Biblioteca Digitale per i Ciechi
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Supplementi


Frase del giorno: Non dee l’uomo, per maggiore amico, dimenticare li servigi ricevuti dal minore (Dante Alighieri)
Santi del giorno: San Leopoldo da Castelnuovo, San Nereo, Sant'Achille, San Pancrazio, San Domenico della Calzada, Sant'Efrem di Gerusalemme, San Filippo di Agira, Beata Imelda Lambertini, Beato Domenico Malaj, Beato Luciano Galan, Beata Giovanna di Portogallo


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Elenco di 212 autori provvisti di supplementi

Cartella Lezioni di musica


Nel 2021, in occasione del decimo anniversario di attività della Biblioteca Digitale per i Ciechi, abbiamo aggiunto ai supplementi i podcast della trasmissione Lezioni di musica della RAI, augurandoci che possano essere di gradimento per gli iscritti che sono appassionati di musica, oltre che di lettura.
I podcast sono file MP3 raccolti in archivi compressi di tipo Rar, relativi agli ultimi 12 mesi. Ciascun archivio contiene le puntate di un quadrimestre. È anche possibile che vengano rese disponibili puntate arretrate, ma solo occasionalmente e per periodi di durata limitata.

Note.

  1. Nella trasmissione Lezioni di musica, che va in onda ogni sabato e domenica alle ore 9 su RAI Radio 3 e che è condotta da musicologi e musicisti italiani tra i più affermati e riconosciuti, vengono presentati i migliori capolavori musicali di ogni tempo con commenti ed esempi che sono sempre interessanti e coinvolgenti.
  2. Ricordiamo che tutte le puntate arretrate possono essere ascoltate nel sito RaiPlay (anche se il prelievo può risultare poco agevole per quanti accedono alla rete mediante tecnologie assistive).
  3. Ringraziamo Carlo Merisio per l'aiuto che ci offre nel prelevare i Podcast.


Lezioni di musica 2012.rar (1563.5 Mb)
Lezioni di musica 2024-B maggio-agosto.rar (1991.1 Mb)
Lezioni di musica 2024-C settembre-dicembre.rar (2080.4 Mb)
Lezioni di musica 2025-A gennaio-aprile.rar (2294.6 Mb)

Supplementi autore Abatantuono Diego - Terruzzi Giorgio


Biografia di Diego Abatantuono

Diego Abatantuono nasce il 20 maggio 1955 a Milano, presso il quartiere popolare del Gianbellino (periferia sud-ovest). Il padre Matteo, di origine pugliese (Vieste), è calzolaio; la madre Rosa è milanese, e lavora come addetta al guardaroba al Derby, storico locale meneghino (di proprietà degli zii), prima circolo jazz, poi teatro di cabaret, trampolino di lancio di molti nomi e volti noti dello spettacolo italiano.
La storia di Diego Abatantuono è così legata a questo locale perché fin da piccolo ha l'opportunità di frequentarlo; gli scarsi risultati scolastici portano il giovane Diego a cercare presto un lavoro. Lo zio lo introduce al Derby come addetto alle luci e direttore di scena: così, da assiduo spettatore Diego diviene un membro del club a tutti gli effetti ed entra in contatto con i cabarettisti; tra gli altri a quel tempo vi erano Massimo Boldi, Teo Teocoli, Gianfranco Funari e Enzo Jannacci.
Per divergenze di opinioni con lo zio, nel 1972 Diego lascia il locale. Torna nel 1975 al Derby come direttore artistico e si trova ad esibirsi sul palco con il suo primo ruolo di terruncello, bullo dall'accento pugliese trapiantato a Milano.
Il suo lavoro nello spettacolo continua e nei primi anni '80 inizia una collaborazione con I Gatti di Vicolo Miracoli, con i quali sbarca al cinema con il film Arrivano i Gatti (1980). Partecipa inoltre, con Massimo Boldi, Mauro Di Francesco e Giorgio Faletti ad uno spettacolo comico dal titolo La tappezzeria, che verrà poi ripreso in TV nel programma Saltimbanchi si muore. La sua caratterizzazione del terruncello riscuote grande successo: Renzo Arbore lo vuole nel cast di uno dei suoi film più irriverenti e dissacranti, Il Pap'occhio (1980), con uno strepitoso Roberto Benigni.
Trasferitosi a Roma, Abatantuono organizza lo spettacolo Cane di Puglia; qui viene notato da Carlo Vanzina.
Dopo Fantozzi contro tutti, Una vacanza bestiale, Fico d'India (1980) e soprattutto I fichissimi (1981), suo primo film da protagonista, s'impone come personaggio di larga presa popolare: il suo trapiantato pugliese, torvo e dirompente, dalla parlata imbastardita, duro ma in fondo pulito diventa un fenomeno di costume.
Diego Abatantuono si dedica anche al teatro: è apprezzata soprattutto l'interpretazione nel Don Giovanni di Molière, per la regia di Franco Morini, del 1984.
Nel 1986 torna al cinema, diretto da Pupi Avati in Regalo di Natale, in cui interpreta una per lui nuova tipologia di personaggio. Recita in modo convincente ed efficace il ruolo drammatico del personaggio dell'esercente cinematografico credulone, che già pieno di debiti perde al gioco, beffato dagli amici di un tempo. Questa esperienza costituisce una sorta di felice secondo esordio, e che consentirà all'attore di misurarsi con soggetti sempre più impegnativi e autori più esigenti.
Con il regista e caro amico Gabriele Salvatores fonda la casa di produzione cinematografica Colorado Records, ma soprattutto un sodalizio artistico che produrrà straordinari risultati, il più noto dei quali è sicuramente l'Oscar del 1992 ricevuto per Mediterraneo, nella categoria Miglior film straniero. Con Salvatores partecipa ai film Marrakech express (1989), Turnè (1990), Mediterraneo (1991), Puerto Escondido (1992), Nirvana (1996), Amnesia (2002), Io non ho paura (2002).
Altri film tra i più noti: Camera da letto, Il testimone dello sposo, Nel continente nero (1992, di Marco Risi),Il barbiere di Rio (1996), Metronotte (2000), La rivincita di Natale (2003, sequel di Regalo di Natale di Pupi Avati).
La carriera di Diego Abatantuono passa anche per la televisione: oltre che in qualità di conduttore (Italia Mia), figura nel cast dello sceneggiato Il segreto del Sahara di Alberto Negrin nel 1987, e nei panni del commissario Corso nella serie Notte di luna di Alberto Sironi.
Nel 2004 conduce e lancia, insieme al caro amico Ugo Conti, su Italia 1 il programma di cabaret Colorado Cafè Live.
Nel dicembre 2005 è il personaggio principale della serie televisiva Il giudice Mastrangelo, con Amanda Sandrelli.
Nel 2006 Diego Abatantuono torna al cinema con il film Eccezzziunale... veramente - Capitolo secondo... me che riprende il suo vecchio personaggio Donato, ex capo tifoso milanista.

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Diego Abatantuono.txt (4.7 kb)

Supplementi autore Adams Douglas


La biografia di Adams Douglas

Douglas Noel Adams (1952-2001) laureato in letteratura inglese, ecologista, ma anche appassionato di scienza e filosofia, si è presto dedicato alla sceneggiatura di serial radiofonici. Nel 1979 ha pubblicato Guida galattica per gli autostoppisti, nato da una serie di enorme successo trasmessa dalla BBC. A questo sono seguiti Ristorante al termine dell'Universo, La vita, l'Universo e tutto quanto, Addio, e grazie per tutto il pesce e Praticamente innocuo, tutti legati alle avventure di Arthur Dent e Ford Prefect, surreali e irriverenti viaggiatori delle galassie, e tutti pubblicati negli Oscar Mondadori. Nel 2002, sempre da Mondadori, è uscito Il salmone del dubbio e nel 2011 La lunga oscura pausa caffè dell'anima.


Supplementi autore Adler-Olsen Jussi


Informazioni su Jussi Adler-Olsen

Jussi Adler-Olsen (Copenaghen, 1950), con la serie della Sezione Q guidata da Carl Mørck, ha ottenuto un immenso successo di critica e pubblico, vendendo decine di milioni di copie in quarantacinque lingue. I suoi libri, premiati da lettori, librai e critici, hanno conseguito importanti riconoscimenti internazionali e sono alla base di numerose trasposizioni cinematografiche e televisive, tra cui una serie Netflix diretta da Scott Frank.

Serie I casi della sezione Q

Ambientazione: Copenaghen
Personaggi principali: Carl Mørck, capo della Sezione Q, Assad, suo braccio destro, e Rose Knudsen, segretaria di Carl Mørck.

Carl Mørck è un burbero ispettore di polizia, ex squadra omicidi, con una quasi ex moglie, un figliastro, un coinquilino e un collega tetraplegico di cui si sente responsabile; Assad è il suo braccio destro, dichiara di essere siriano ma il suo passato è avvolto nel mistero; Rose Knudsen è una ragazza originale dal temperamento instabile e quando si arrabbia con Carl si mette in malattia, mandando al suo posto la sorella gemella Yrsa, altrettanto efficiente e arguta.

Tratto dal sito di Marsilio Editori


Supplementi autore Agirre Julen


Francisco Franco - Discorso Per La Morte Di Carrero Blanco. Natale 1973.mp3 (893.6 kb)

Supplementi autore Alfieri Vittorio


Vittorio Alfieri
16 gennaio 1749
8 ottobre 1803

Considerato il maggiore poeta tragico del Settecento italiano, Vittorio Alfieri ebbe una vita piuttosto avventurosa, diretta conseguenza del suo carattere tormentato che lo rese, in qualche modo, precursore delle inquietudini romantiche. Rimasto orfano di padre a meno di un anno, a nove anni entrò nella Reale Accademia di Torino, ma, insofferente della rigida disciplina militare, ne uscì nel 1766 (nell'autobiografia ne parlerà come di anni di "ingabbiamento" e di "ineducazione").
A conclusione degli studi viene nominato alfiere dell'esercito regio ed è assegnato al reggimento provinciale di Asti. Da quel momento, però, viaggia a lungo per tutta l'Europa, spesso precipitosamente, per dare sfogo ad un'inquietudine interiore che difficilmente si placava. Disadattato e riottoso, era profondamente disgustato dagli ambienti cortigiani di Parigi, Vienna e Pietroburgo, mentre, viceversa, lo attiravano le solitudini dei paesaggi scandinavi o di quelli spagnoli. Nei numerosi viaggi effettuati in quel periodo, sull'onda di quella sensibilità sensibile e onnivora, visitò paesi importanti come la Francia, l'Inghilterra, la Germania, l'Olanda e il Portogallo.
Pur non avendo ancora focalizzato con precisione il centro dei suoi interessi, a quel periodo risalgono anche alcune delle sue più intense letture, che spaziavano in modo disordinato dagli illuministi francesi a Machiavelli fino a Plutarco. Tornato a Torino nel 1773, seguirono per lui anni di operoso isolamento e di lucido ripensamento su di sé e sull'ambiente che lo circondava. Di tale processo di crescita intellettuale e morale sono documento i "Giornali", scritti per una prima parte in francese (anni 1774-75) e ripresi qualche tempo dopo in italiano (1777).
Intanto, in solitudine, dalla sua penna sgorgavano centinaia di pagine di alta letteratura. Il suo talento drammaturgico andava così finalmente delineandosi. Nel 1775 riuscì a far rappresentare la sua prima tragedia, "Cleopatra", che gli procurò un discreto successo e che gli aprì le porte dei teatri italiani, confermandolo nella sua vocazione. Basti pensare che negli anni successivi arrivò a scrivere qualcosa come venti tragedie, fra cui, per citarne alcune, "Filippo", "Polinice", "Antigone", "Virginia", "Agamennone", "Oreste", "La congiura dè Pazzi", "Don Garzia", "Maria Stuarda", "Rosmunda", "Alceste seconda", oltre all'"Abele", da lui stesso definito "tramelogedia", cioè "tragedia mista di melodia e di mirabile".
Tra il 1775 e il 1790, fuggendo ogni distrazione mondana, si diede a un lavoro tenacissimo: tradusse numerosi testi latini, lesse accanitamente i classici italiani da Dante a Tasso, s'impegnò nello studio della grammatica, mirando a impadronirsi dei modi toscani. Nel 1778, non sopportando di esser legato a un monarca da vincoli di sudditanza, lasciò alla sorella tutti i propri beni e, riservata per sé una pensione vitalizia, abbandonò il Piemonte e andò a vivere in Toscana, a Siena e a Firenze; fu anche a Roma (1781-83), e successivamente seguì in Alsazia (a Colmar) e a Parigi Luisa Stolberg contessa d'Albany, da lui conosciuta nel 1777, la quale, separatasi dal marito Carlo Edoardo Stuart (pretendente al trono d'Inghilterra), divenne la compagna della sua vita e la dedicataria della maggior parte delle "Rime".
Nasce un rapporto che Alfieri manterrà sino alla morte e che mette fine alle sue irrequietezze amorose. L'anno successivo fa dono alla sorella di tutti i suoi beni, mantenendo per sé solo una rendita annua e dopo vari soggiorni si trasferisce a Firenze e poi a Siena, per apprendere l'uso del toscano che, per lui piemontese e perciò familiare all'uso del suo dialetto e del francese, era stata una lingua morta imparata sui libri.
Egli ripercorse il suo cammino formativo in un'autobiografia intitolata Vita che cominciò a scrivere intorno al 1790 (l'autobiografia era un genere di moda nel diciassettesimo secolo, valgano gli esempi delle "Mémoires" di Goldoni o delle "Memorie" del Casanova), anche se quest'opera non va considerata come una "riscrittura" a posteriori delle propria esperienza esistenziale, dove quindi la realtà viene a volte forzata per conformarsi al pensiero dell'Alfieri ormai poeta maturo.
Tornato a Firenze, dedica gli ultimi anni della sua vita alla composizione delle "Satire", di sei commedie, della seconda parte della "Vita" e di traduzioni dal latino e dal greco. Nel 1803, a soli 54 anni, muore a Firenze il giorno 8 ottobre, assistito da Luisa Stolberg. La salma si trova nella chiesa di Santa Croce a Firenze.

Aforismi di Vittorio Alfieri.
«Bisogna sempre dare spontaneamente quello che non si può impedire ti venga tolto.»
«Bisogna veramente che l'uomo muoia perché altri possa appurare, ed ei stesso, il di lui giusto valore.»
«Mi disturba la morte, è vero. Credo che sia un errore del padreterno. Non mi ritengo per niente indispensabile, ma immaginare il mondo senza di me: che farete da soli?»


Supplementi autore Alighieri Dante


Dante Alighieri
29 maggio 1265
14 settembre 1321

La vita di Dante Alighieri è strettamente legata agli avvenimenti della vita politica fiorentina. Alla sua nascita, Firenze era in procinto di diventare la città più potente dell'Italia centrale. A partire dal 1250, un governo comunale composto da borghesi e artigiani aveva messo fine alla supremazia della nobiltà e due anni più tardi vennero coniati i primi fiorini d'oro che sarebbero diventati i "dollari" dell'Europa mercantile. Il conflitto tra guelfi, fedeli all'autorità temporale dei papi, e ghibellini, difensori del primato politico degli imperatori, divenne sempre più una guerra tra nobili e borghesi simile alle guerre di supremazia tra città vicine o rivali. Alla nascita di Dante, dopo la cacciata dei guelfi, la città era ormai da più di cinque anni nelle mani dei ghibellini. Nel 1266, Firenze ritornò nelle mani dei guelfi e i ghibellini vennero espulsi a loro volta. A questo punto, il partito dei guelfi, si divise in due fazioni: bianchi e neri.
Dante Alighieri nasce a Firenze il 29 maggio 1265 da una famiglia della piccola nobiltà. Nel 1274, secondo la Vita Nuova, vede per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari) della quale si innamora subito perdutamente. Dante ha circa dieci anni quando muore la madre Gabriella, la «madre bella». Nel 1283 anche suo padre Alighiero di Bellincione, commerciante, muore e Dante a 17 anni diviene il capofamiglia.
Il giovane Alighieri segue gli insegnamenti filosofici e teologici delle scuole francescana (Santa Croce) e domenicana (Santa Maria Novella). In questo periodo stringe amicizie e inizia una corrispondenza con i giovani poeti che si fanno chiamare «stilnovisti». Nelle Rime si trova l'insieme dell'opera poetica di Dante, dagli anni della gioventù fiorentina, lungo in corso della sua carriera letteraria, che non risultano inseriti in alcun'altra opera. È in questo contesto che possiamo trovare le tracce del distacco consapevole che è seguito alla prima stesura dell'"Inferno" e del "Purgatorio", che avrebbe condotto Dante verso false concezioni filosofiche, tentazioni della carne e piaceri volgari.
A 20 anni sposa Gemma Di Manetto Donati, appartenente a un ramo secondario di una grande famiglia nobile, dalla quale avrà quattro figli, Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia.
Nel 1292, due anni dopo la morte di Beatrice, comincia a scrivere la "Vita Nuova". Dante si consacra così molto presto completamente alla poesia studiando filosofia e teologia, in particolare Aristotele e San Tommaso.
Rimarrà affascinato dalla lotta politica caratteristica di quel periodo e costruirà tutta la sua opera attorno alla figura dell'Imperatore, mito di un'impossibile unità. Tuttavia nel 1293, in seguito a un decreto che escludeva i nobili dalla vita politica fiorentina, il giovane Dante è costretto ad attenersi alla cura dei suoi interessi intellettuali.
Nel 1295 un'ordinanza decreta che i nobili riottengano i diritti civici, purché appartenenti ad una corporazione. Dante si iscrive a quella dei medici e dei farmacisti, la stessa dei bibliotecari, con la menzione di «poeta». Quando la lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri si fa più aspra, Dante si schiera col partito dei Bianchi che cercano di difendere l'indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII Caetani, Papa dal dicembre 1294 al 1303.
Nel 1300 Dante viene eletto tra i sei «Priori» - custodi del potere esecutivo, i più alti magistrati del governo che componeva la Signorìa - che, per attenuare la faziosità della lotta politica, prendono la difficile decisione di fare arrestare i più feroci leader dei due schieramenti. Nel 1301, proprio mentre a Firenze arrivava Charles de Valois e il partito dei Neri prendeva il sopravvento (sostenuto dal papato), Dante viene chiamato a Roma alla corte di Bonifacio VIII. Iniziano i processi politici: Dante, accusato di corruzione, viene sospeso dai pubblici uffici e condannato al pagamento di una pesante ammenda. Poiché Dante non si abbassa, al pari dei suoi amici, a presentarsi davanti ai giudici, Dante viene condannato alla confisca dei beni e «al boia» qualora si fosse fatto trovare sul territorio del Comune di Firenze. È così costretto a lasciare la sua città con la coscienza di essere stato beffato da Bonifacio VIII, che l'aveva trattenuto a Roma mentre i Neri prendevano il potere a Firenze; Bonifacio VIII si guadagnerà così un posto di rilievo nei gironi dell'"Inferno" della "Divina Commedia".
A partire dal 1304 inizia per Dante il lungo esilio. Dalla morte di Beatrice agli anni dell'esilio Dante si dedica allo studio della filosofia (per lui l'insieme delle scienze profane) e compone liriche d'amore dove lo stile della lode così come il ricordo di Beatrice sono assenti. Il centro del discorso non è più Beatrice ma «la donna gentile», descrizione allegorica della filosofia che traccia l'itinerario interiore di Dante verso la saggezza. Redige il Convivio (1304-1307), il trattato incompiuto composto in lingua volgare che diventa una summa enciclopedica di sapere pratico.
Quest'opera, è una sintesi di saggi, destinati a coloro che, a causa della loro formazione o della condizione sociale, non hanno direttamente accesso al sapere. Vagherà per città e Corti secondo le opportunità che gli si offriranno e non cesserà di approfondire la sua cultura attraverso le differenti esperienze che vive.
Nel 1306 intraprende la redazione della "Divina Commedia" alla quale lavorerà per tutta la vita. Quando inizia «a far parte per se stesso», rinunciando ai tentativi di rientrare con la forza a Firenze con i suoi amici, prende coscienza della propria solitudine e si stacca dalla realtà contemporanea che ritiene dominata da vizio, ingiustizia, corruzione e ineguaglianza. Nel 1308 compone un trattato in latino sulla lingua e lo stile: il "De vulgari eloquentia", nel quale passa in revisione i differenti dialetti della lingua italiana e proclama di non aver trovato «l'odorante pantera dei bestiari» del Medioevo che cercava, ivi compresi il fiorentino e le sue imperfezioni. Pensa di aver captato «l'insaziabile belva in quel volgare che in ogni città esala il suo odore e in nessuna trova la sua tana». Fonda la teoria di una lingua volgare che chiama «illustre», che non può essere uno dei dialetti locali italiani ma una lingua frutto del lavoro di pulizia portato avanti collettivamente dagli scrittori italiani. È il primo manifesto per la creazione di una lingua letteraria nazionale italiana.
Nel 1310 con l'arrivo in Italia di Enrico VII di Lussemburgo, Imperatore romano, Dante Alighieri spera nella restaurazione del potere imperiale, che gli permetterebbe di rientrare a Firenze, ma Enrico muore. Dante compone "La Monarchia", in latino, dove dichiara che la monarchia universale è essenziale alla felicità terrestre degli uomini e che il potere imperiale non deve essere sottomesso alla Chiesa. Dibatte anche sui rapporti tra Papato e Impero: al Papa il potere spirituale, all'Imperatore quello temporale. Verso il 1315, gli viene offerto di ritornare a Firenze. Il suo orgoglio ritiene le condizioni troppo umilianti: rifiuta con parole che rimangono una testimonianza della sua dignità umana: «Non è questa, padre mio, la via del mio ritorno in patria, ma se prima da voi e poi da altri non se ne trovi un'altra che non deroghi all'onore e alla dignità di Dante, l'accetterò a passi non lenti e se per nessuna siffatta s'entra a Firenze, a Firenze non entrerò mai. Né certo mancherà il pane».
Nel 1319 Dante è invitato a Ravenna da Guido Novello da Polenta, Signore della città; due anni più tardi lo invia a Venezia come ambasciatore.
Rientrando da Venezia Dante viene colpito da un attacco di malaria: muore a 56 anni nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna, dove oggi si trova ancora la sua tomba.

Frasi di Dante Alighieri.
«Uomini siate, e non pecore matte.»
«Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini.»
«Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.»

Nota

Nella Biblioteca Digitale sono disponibili varie edizioni della Divina Commedia.
Alle edizioni classiche curate da vari commentatori, si è ritenuto opportuno affiancare due edizioni contenenti il solo testo che potrebbero essere utili per lo studio. In entrambe queste edizioni i versi sono stati divisi in terzine, in un caso con il numero ogni tre versi.



Supplementi autore Amado Jorge


Jorge Amado

Il grande scrittore brasiliano Jorge Amado nasce il 10 agosto 1912 in una fattoria nell'interno di Itabuna nello stato di Bahia, in Brasile. Figlio di un grande proprietario terriero produttore di cacao (un cosiddetto "fazendeiro"), fu testimone fin da bambino delle lotte violente che venivano scatenate per il possesso della terra. Si tratta di ricordi indelebili, più volte riutilizzati nella stesura delle sue opere.

Attratto dalla letteratura fin dall'adolescenza , si propone subito come giovane ribelle, sia dal punto di vista letterario che politico, scelta fra l'altro alla quale il grande "cantore di Bahia" non ha mai deflesso, anche quando i pericoli erano assai minacciosi (ad esempio, negli anni della dittatura nazista, che, se avesse vinto, rischiava di contagiare anche le civiltà sudamericane).
Inoltre, è utile sottolineare che il Brasile della gioventù di Amado era un Paese assai arretrato e ancorato a tradizioni che gettavano le loro radici addirittura nel sistema schiavistico, peraltro a quel tempo recentemente smantellato. Un Paese, quindi, che guardava con sospetto e timore a qualsiasi forma di "sovversione". Infine, la forte crisi economica e la conseguente apertura delle frontiere, che determinò un fortissimo flusso migratorio di tutte le razze (italiani compresi), non faceva che minare il senso di sicurezza dei cittadini, desiderosi vieppiù di garanzie e stabilità.

In questo mondo attraversato da profonde trasformazioni Jorge Amado esordisce non ancora ventenne con il suo primo romanzo "Il paese del Carnevale", storia di un giovane che non riesce a trovare la sua strada in una società che rifiuta di affrontare i problemi per ignorarli o mascherarli con trucchi di vario genere, fra cui appunto il mitico Carnevale. A proposito di questo primo romanzo, l'Enciclopedia della Letteratura Garzanti così scrive: "qui già si delinea la sua fisionomia di narratore realista, inclina ad una sorta di populismo romantico, legato alla gente e ai problemi della terra bahiana".

Seguirono subito dopo due romanzi di impegno sociale "Cacao" e "Sudore": il primo sul drammatico problema degli "affittati" (in pratica schiavi utilizzati nelle piantagioni di cacao), il secondo sulla condizione non meno drammatica del sottoproletariato urbano. Ma il grande esordio che lo pone davvero all'attenzione di tutti, anche al di fuori del mondo delle lettere, avviene nel 1935 con il romanzo "Jubiabá", dal nome del protagonista, il grande stregone negro di Bahia. Romanzo provocatorio quant'altri mai per la mentalità brasiliana, a causa dell'intensa narrazione che vede protagonisti cultura e personaggi negri (in un paese la cui cultura ufficiale aveva fino ad allora negato il valore della cultura negra in quanto tale), nonché una storia d'amore di un uomo nero con una donna bianca (argomento assolutamente tabù). Infine, sullo sfondo sono tratteggiate le vicende di un grande sciopero, visto come il superamento delle differenze razziali nella lotta di classe. Insomma, un gran calderone che infrangeva in un una sola grande narrazione tutte le fragili, ma al tempo stesso radicate resistenze della cultura brasiliana

A quel punto il cammino di Jorge Amado è tracciato, la sua scelta ideale di vita troverà nelle opere successive una serie di precise conferme mentre le sue scelte politiche, come l'adesione al Partito Comunista, provocheranno più volte il suo arresto e l'esilio. Finita la seconda guerra mondiale, infatti, costretto ad allontanarsi dal Brasile con l'ascesa alla presidenza di Enrico Gaspar Dutra, Jorge Amado vive prima a Parigi e poi, vincitore del premio Stalin, passa tre anni nell'Unione Sovietica. Nel 1952 pubblica in tre volumi "I sotterranei della libertà", la storia delle lotte del partito comunista in Brasile. Pubblica in seguito altre opere minori sul suo soggiorno nei paesi dell'Unione Sovietica.

Poco dopo, però, ecco un'altra grande svolta, avvenuta precisamente nel 1956. Questa è la data della sua uscita dal Partito Comunista Brasiliano per dissensi sugli sviluppi del comunismo in Unione Sovietica.

Nel 1958, ritornato in Brasile, pubblica con sorpresa di tutti "Gabriella, garofano e cannella". Un ritorno al passato, alla sua terra d'origine e alle lotte dei "fazendeiros" per il possesso delle terre; nel romanzo, tra una sparatoria e una cavalcata la bella Gabriela ama e rivendica il diritto di amare. Questo diritto di amare al femminile, questo superamento del binomio sesso-peccato può sembrare banale, al giorno d'oggi, ma a quel tempo, nel 1958, ottenne un effetto provocatorio forse superiore a quello dello stesso "Jubiabá" vent'anni prima. Una riprova? Amado non poté rimettere piede a Ilhéus per molto tempo a causa delle minacce ricevute per aver offeso l'onore e la rispettabilità delle donne del posto.

Molti anni più tardi, quando compirà ottant'anni, il "paese del carnevale" gli renderà omaggio con una grandiosa festa, un gigantesco carnevale nel vecchio quartiere bahiano del Pelourinho, tante volte descritto dal "bahiano più bahiano di Bahia". Verso la fine della sua vita, il bilancio del vecchio e indomito scrittore non potè che essere improntato all'orgoglio e alla soddisfazione. I suoi libri, pubblicati in 52 paesi e tradotti in 48 lingue e dialetti, hanno venduto milioni di copie, contribuendo a risvegliare le coscienze ma anche a distendere e a divertire (soprattutto grazie alla sua "seconda fase", quella "spensierata" di "Gabriella garofano e cannella"). Il leggendario cantore di Bahia è scomparso il 6 agosto 2001.

Bibliografia di Jorge Amado

Gabriella garofano e cannella
Sudore
Mar Morto
Tocaia grande. La faccia oscura
Paese del carnevale
Cucina di Bahia, ovvero Il libro di cucina di Pedro Archanjo e le merende di Dona Flor
Palla innamorata
Santa Barbara dei fulmini. Una storia di stregoneria
Dona Flor e i suoi due mariti
Capitani della spiaggia
Gatto tigrato e miss Rondinella
Terre del finimondo
Messe di sangue
Turchi alla scoperta dell' America
Terre del finimondo
Navigazione di cabotaggio. Appunti per un libro di memorie che non scriverò mai
Alte uniformi e camicie da notte
Ricette narrative
Frutti d' oro
Bahia
Paese di carnevale
Ragazzo di Bahia

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Jorge Amado.txt (6.1 kb)

Supplementi autore Arduino hardware


Arduino, ecosistema open-source

Arduino è una piattaforma hardware e software composta da una serie di schede elettroniche dotate di un microcontrollore e software a corredo che ne permette la programmazione in modalità semplificata. È stata ideata e sviluppata nel 2005 da alcuni membri dell'Interaction Design Institute di Ivrea come strumento per la prototipazione rapida e per scopi hobbistici, didattici e professionali. Il nome della scheda deriva da quello del bar di Ivrea frequentato dai fondatori del progetto, nome che richiama a sua volta quello di Arduino d'Ivrea, Re d'Italia nel 1002.

Con Arduino si possono realizzare in maniera relativamente rapida e semplice piccoli dispositivi come controllori di luci, di velocità per motori, sensori di luce, automatismi per il controllo della temperatura e dell'umidità e molti altri progetti che utilizzano sensori, attuatori e comunicazione con altri dispositivi. La scheda è abbinata a un semplice ambiente di sviluppo integrato per la programmazione del microcontrollore. Tutto il software a corredo è libero, e gli schemi circuitali sono distribuiti come hardware libero e per questo motivo è molto utilizzato nella didattica educativa.

Per altre informazioni consultare:




Supplementi autore Aristotele


Aristotele

Aristotele nacque nel 384 a.C. o nel 383 a.C. a Stagira, l'attuale Stavro, colonia greca situata nella parte nord-orientale della penisola calcidica della Tracia.[6][7] Si dice che il padre, Nicomaco, sia vissuto presso Aminta III, re dei Macedoni, prestandogli i servigi di medico e di amico. Aristotele, come figlio del medico reale, doveva pertanto risiedere nella capitale del Regno di Macedonia, Pella (fatto che gli permetterà più avanti di venire invitato dal re Filippo a fare da precettore a suo figlio Alessandro). Fu probabilmente per questa attività di assistenza al lavoro del padre che Aristotele fu avviato alla conoscenza della fisica e della biologia, aiutandolo nelle dissezioni anatomiche.
Secondo gli studiosi la biografia di Aristotele può essere suddivisa in tre periodi: Il primo periodo ebbe inizio quando, rimasto orfano in tenera età, dovette trasferirsi dal tutore Prosseno ad Atarneo, cittadina dell'Asia Minore nella regione della Misia situata nel nord-ovest dell'attuale Turchia, di fronte all'isola di Lesbo. Prosseno, verso il 367 a.C., lo mandò ad Atene per studiare nell'Accademia fondata da Platone circa vent'anni prima, dove rimarrà fino alla morte del suo maestro. Aristotele non fu dunque mai un cittadino di Atene, ma un meteco.
Continua la lettura su Wikipedia.

È disponibile per gli utenti registrati l'opera Etica nicomachea nella traduzione di Carlo Natali, divisa per capitoli e note in file separati a cura di Postalibro.

Aristotele - Etica Nicomachea - Trad. Carlo Natali.rar (184.1 kb)

Supplementi autore Arslan Antonia


Per la biografia e altre informazioni vedere Wikipedia. Fra le opere di Antonia Arslan citiamo:
La masseria delle allodole, Milano, Rizzoli, 2004.
La strada di Smirne, Milano, Rizzoli, 2009.
Ishtar 2. Cronache dal mio risveglio, Milano, Rizzoli, 2010.
Il cortile dei girasoli parlanti, Milano, Piemme, 2011.
Il libro di Mush, Skira narrativa, 2012.
Il calendario dell'avvento, Milano, Piemme, 2013.
Il rumore delle perle di legno, Milano, Rizzoli, 2015.
Lettera a una ragazza in Turchia, Milano, Rizzoli, 2016.
La bellezza sia con te, Milano, Rizzoli, 2018.

Il genocidio degli armeni

Antonia Arslan parla del genocidio armeno.mp3 (3.6 Mb)
genocidioarmeno.htm (9.2 kb)

Supplementi autore Artico Francesco


Francesco Artico (1911-1975) è stato uno studioso del dialetto veneto. Nacque il 28 dicembre del 1911 da una famiglia di modeste condizioni a Sant'Anastasio di Cessalto. Secondo di sette fratelli, era entrato prestissimo nel Seminario di Vittorio Veneto, dove frequentò il ginnasio e il liceo. L'esperienza di quegli otto anni, che egli ricordava sempre con grande gioia, diede alla sua vita l'impronta che ne caratterizzò il percorso etico e spirituale.

Terminati gli studi classici, avrebbe desiderato iscriversi alla facoltà di medicina. Dovette però rinunciarvi per dare un aiuto economico alla famiglia e così divenne maestro elementare. Da allora, a Cessalto, a San Stino, a Torre di Mosto, centinaia di scolari appresero da lui i principi della conoscenza.

Fu infaticabile nell'impegno sociale nella Chiesa. Si dedicò all'Azione Cattolica, di cui fu presidente, alle ACLI, al Centro Sociale...

Per qualche tempo collaborò ad un periodico universitario come autore di una rubrica intitolata Frégoe, «briciole» [di dialetto], e per molti anni pubblicò sul Bollettino parrocchiale di Ceggia «Tornén un pas indrìo!», un'amena serie di raccontini in dialetto che furono raccolti in un volume pubblicato postumo. I brani sono disponibili per l'ascolto all'indirizzo seguente:

www.artico.name/tornen/
Ciascun brano è dotato di un vocabolarietto che spiega il significato e in molti casi anche l'etimologia di alcuni dei termini utilizzati.

Non va tralasciato che per tutta la vita, nei paesi dove visse, fu organista, e lo fu con una dedizione e una costanza che non vennero mai meno, fino a pochi giorni dalla morte.

Tornò a Dio il 28 ottobre dell'Anno Santo 1975.


Supplementi autore Attivissimo Paolo


Paolo Domenico Attivissimo (York, 28 settembre 1963) è un giornalista, scrittore, conduttore radiofonico e traduttore italiano con cittadinanza britannica e svizzera.
Informazioni su Wikipedia

Se cercate informazioni su una delle tante storie che girano in Rete o avete ricevuto una catena di sant'Antonio contenente un appello o un allarme che vi preoccupa, consultate il suo sito Web.
Nel suo blog pubblica quasi quotidianamente articoli su diritti digitali e diritto d'autore, sicurezza informatica, bufale, Mac e Linux, lotta contro i sistemi anticopia e i formati proprietari, e altro ancora.

Segnaliamo il suo libro, presente nella Biblioteca Digitale, molto chiaro e ben documentato:
LUNA. Sì, ci siamo andati!
Il file qui allegato contiene la voce di Neil Armstrong registrata nel corso dell'allunaggio (16 luglio 1969).

Neil Armstrong - The Moon Landing.mp3 (1.3 Mb)

Supplementi autore Autori vari


Osservazioni sulla cartella Autori vari

In certi casi, come nei corsi di lingua, per i non vedenti è particolarmente indicato far ricorso anche a file audio. Qui di seguito gli iscritti possono scaricare alcuni file audio esemplificativi di breve durata che fanno parte dei corsi di lingua disponibili presso il Centro del Libro Parlato Dell'Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti.

Corso di lingua francese per non vedenti. Capitolo 01 Vocaboli.mp3 (9.7 Mb)
Corso di lingua inglese per non vedenti. Capitolo 01 Vocaboli.mp3 (7.7 Mb)
Corso di lingua spagnola per non vedenti. Capitolo 01 Vocaboli.mp3 (11.4 Mb)
Corso di lingua tedesca per non vedenti. Capitolo 01 Vocaboli.mp3 (11.5 Mb)

Supplementi autore Bacchelli Riccardo


Vita e opere di Riccardo Bacchelli

Riccardo Bacchelli, narratore, poeta, saggista e autore di scritti teatrali (1891 - 1985).
Nel 1914 Bacchelli pubblica i Poemi Lirici che dimostrano subito un rifiuto della trattazione puramente contemplativa della materia lirica. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale e, al termine del conflitto, ritorna alle lettere.

Tra i fondatori de «La Ronda», la sua produzione letteraria non rimane limitata a questa esperienza e spazia dalla meditazione storica alla cronaca di viaggio, dalla saggistica alla biografia; le sue preferenze si orientano però verso la narrativa, in una larga varietà di forme. Il romanzo storico è il genere che esprime al meglio il suo vivo interesse per la storia della società: ne «Il Diavolo a Pontelungo» (1927) l'attenzione è incentrata sull'attività di propaganda di Bakunin in Emilia, mentre la Trilogia «Il Mulino del Po» (1938-40), indubbiamente il suo capolavoro, narra le vicende di varie generazioni contadine e percorre, con una profonda capacità di analisi dell'animo umano, il secolare cammino di un popolo sullo sfondo del grande fiume. Tra le altre opere si ricorda «La Congiura di Don Giulio» (1931), una ricostruzione dell'ambiente sociale di Ferrara all'inizio del XVI secolo in cui Bacchelli svela le sue doti di storico e critico.
Morto a Monza, fu sepolto nel cimitero di Bologna.

Opere

- Lo sa il tonno (1923)
- Il diavolo al Pontelungo (1927)
- La congiura di Don Giulio d'Este (1931)
- Mulino sul Po (1938)
- Rossini (1941)

Tratto da Ferrara Terra e Acqua
Vedere anche la pagina di Riccardo Bacchelli su Wikipedia


Supplementi autore Bach Johann Sebastian


Nel 1954 la grande clavicembalista polacca Wanda Landowska (1879-1959) incise l'integrale del Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach. Proponiamo qui due brani tratti da tale registrazione, messi a confronto con gli stessi eseguiti al pianoforte.
Segnaliamo che nella Biblioteca Digitale è disponibile il commentario scritto da Wanda Landowska che accompagnava l'edizione discografica (da noi appositamente tradotto). Esso può costituire una guida preziosa per l'ascolto e la comprensione di una delle più alte espressioni del genio e dell'arte di tutti i tempi.

Bach-Preludio e fuga in Do maggiore, CBT Vol.2 (Tatiana Nikolayeva).mp3 (5.6 Mb)
Bach-Preludio e fuga in Do maggiore, CBT Vol.2 (Wanda Landowska).mp3 (3.8 Mb)
Bach-Preludio e fuga in Sol minore, CBT vol.1 (Maurizio Pollini).mp3 (3.0 Mb)
Bach-Preludio e fuga in Sol minore, CBT vol.1 (Wanda Landowska).mp3 (4.4 Mb)

Supplementi autore Bach Richard


Note biografiche su Richard Bach

Richard David Bach nasce il 23 giugno del 1936 negli Stati Uniti, a Oak Park, nell'Illinois. Dopo aver frequentato il Long Beach State College, si arruola nella United States Navy Reserve e poi nella New Jersey Air National Guard's 108th Fighter Wing come pilota di un F-84.
In seguito si dedica a diversi lavori, scrivendo per Douglas Aircraft e collaborando con la rivista Flying.
Più tardi, si occupa di rodei volanti e acrobatici, prima di occuparsi di scrittura: molti dei suoi racconti hanno a che fare con il volo.
Voli e gabbiani Il suo primo libro è Stranger to the Ground, cui seguono Biplane (Biplano) nel 1966 e Nothing by Chance (Niente per caso) tre anni più tardi; ma è nel 1970 che Bach arriva al successo grazie a Jonathan Livingston Seagull, noto in Italia come Il gabbiano Jonathan Livingston: la storia di un gabbiano che vola non solo per procurarsi il cibo, ma soprattutto per amore del volo.
L'opera, che viene pubblicata da Macmillan Publishers dopo che molti altri editori avevano rifiutato il manoscritto, include anche foto di gabbiani in volo realizzate da Russel Munson, e in breve tempo diventa un successo editoriale (pur trattandosi di un racconto molto breve, con meno di 10mila parole): infrange record di vendita che si mantenevano intatti dai tempi di Via col vento (solo nel 1972, Il gabbiano Jonathan Livingston venderà un milione di copie).
Nel frattempo, Bach non abbandona la propria passione per il volo: nell'estate del 1970, insieme con il suo amico Chris Cagle viaggia in Irlanda, dove prende parte alle sequenze di volo riprese nel film di Roger Corman Von Richthofen and Brown.
Tra gli anni '70 e gli anni '90 Nel 1973, il libro di Richard Bach viene trasposto al cinema in un film prodotto dalla Paramount Pictures Corporation, con la colonna sonora affidata a Neil Diamond. Quattro anni più tardi Bach, dopo avere pubblicato A Gift of Wings (Un dono d'ali) e There's No Such Place As Far Away (Nessun luogo è lontano), dà alle stampe Illusions: The Adventures of a Reluctant Messiah (noto in Italia come Illusioni: Le avventure di un messia riluttante), che narra la storia di un incontro con un messia dei tempi moderni.
Sempre nel 1977, Bach, che da giovane si era sposato con Bette Fineman (la quale gli aveva dato ben sei figli), si unisce in matrimonio con l'attrice Leslie Parrish, incontrata durante le riprese del film di Jonathan Livingston.
Nel 1984 Richard torna a pubblicare un libro: si tratta di The Bridge Across Forever (Un ponte sull'eternità: una storia d'amore), cui seguirà quattro anni più tardi One (Uno). Dopo aver dato alle stampe Running from Safety (Via dal nido), nel 1997 Bach divorzia da Leslie, mentre due anni più tardi si sposa di nuovo, con Sabryna Nelson-Alexopoulos. Sempre nel 1999 esce Out of My Mind (Le ali del tempo).

Gli anni 2000 e gli ultimi lavori

Tra il 2002 e il 2003 vengono pubblicati Air Ferrets Aloft (Atterraggio di fortuna), Rescue Ferrets at Sea (Salvataggio in mare), Writer Ferrets: Chasing the Muse (Alla ricerca dell'ispirazione), Rancher Ferrets on the Range (Saper perdere) e The Last War: Detective Ferrets and the Case of the Golden Deed, nell'ambito delle cosiddette Ferret Chronicles (Le avventure dei furetti).
Nel 2004 esce Messiah's Handbook: Reminders for the Advanced Soul (Il libro ritrovato - Le risposte che aiutano a vivere), mentre nel 2009 viene dato alle stampe Hypnotizing Maria (Il cielo ti cerca).
Il 31 agosto del 2012 Richard Bach rimane coinvolto in un incidente aereo a San Juan Island, a Washington: il velivolo di cui è alla guida, un idrovolante, nel corso di un tentativo di atterraggio impatta contro un cavo elettrico e si schianta al suolo. Nei giorni successivi, si diffondono notizie poco rassicuranti sullo stato di salute dello scrittore, a causa di un colpo alla testa e di una spalla rotta. Rimasto in ospedale per quattro mesi, egli si riprende pian piano: nel corso della convalescenza, trova l'ispirazione per concludere la quarta parte de Il gabbiano Jonathan Livingstone, che in origine era composta solo da tre parti.
Nel 2014 Bach dà alle stampe il sequel di Illusions: The Adventures of a Reluctant Messiah, intitolato Illusions II: The Adventures of a Reluctant Student, storia che include anche il racconto dell'incidente aereo.

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Richard Bach.txt (4.4 kb)

Supplementi autore Badman Keith


Il file mp3 qui disponibile contiene l'audio del famoso filmato con la sensualissima versione di Happy Birthday, dedicata da Marilyn Monroe a JFK nel 1962, cui fa riferimento Keith Badman nel suo libro Gli ultimi giorni di Marilyn Monroe.

Marilyn Monroe, Happy Birthday Kennedy.mp3 (676.1 kb)

Supplementi autore Bahrami Ramin


Note biografiche

Ramin Bahrami (Teheran, 27 dicembre 1979) è un pianista iraniano naturalizzato italiano.

Nato in una famiglia benestante di Teheran, si appassionò sin da giovanissimo alla musica di Johann Sebastian Bach.
Con la caduta di Mohammad Reza Pahlavi e l'avvento del regime del Ruhollah Khomeyni a seguito della Rivoluzione iraniana, il padre Paviz, ingegnere dello scià, fu incarcerato sotto l'accusa di essere oppositore del nuovo regime islamico (morì successivamente in carcere nel 1991).
La sua famiglia fu costretta a emigrare in Europa quando lui aveva 11 anni. L'intenzione era quella di recarsi in Germania (oggi vive a Stoccarda), patria di origine della nonna paterna, ma il primo Paese che lo accolse fu l'Italia, grazie a una borsa di studio donatagli dall'Italimpianti in seguito all'intervento dell'ambasciata italiana a Teheran.
Rifugiato in Italia, Bahrami studiò pianoforte e si diplomò con Piero Rattalino al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Approfondì gli studi all'Accademia Pianistica Internazionale Incontri col Maestro di Imola e con Wolfgang Bloser alla Hochschule für Musik und darstellende Kunst di Stoccarda.
Da allora in poi si sono susseguite numerose esibizioni presso le maggiori istituzioni musicali e teatri d'Italia, nonché in prestigiosi festival internazionali.

La conversione

Bahrami, fino all'età di 20 anni, ha sofferto un «buio spirituale», tanto da perdere la motivazione e la voglia di suonare il pianoforte. Tuttavia, tornato da un viaggio in Messico, prima di un concerto nella città di Portogruaro, nella sagrestia della chiesa dove doveva avvenire il concerto, trova sul pavimento un santino con l'effige di Gesù Cristo con la didascalia amami come sei. Dopo aver letto questo santino egli prova «una forza che non avevo visto prima, una luce», tanto da definire il concerto tenuto subito dopo «uno dei più belli della sua vita». Qualche mese dopo si battezza con il nome di Ramin Sebastiano Bahrami, ove il secondo nome l'ha scelto in onore di Johann Sebastian Bach.

Carriera

Nel gennaio 2009 Ramin Bahrami è stato insignito del Premio Città di Piacenza - Giuseppe Verdi dedicato ai grandi protagonisti della scena musicale, riconoscimento assegnato prima di lui a Riccardo Muti, José Cura, Leo Nucci e Pier Luigi Pizzi.
La ricerca interpretativa del pianista iraniano è attualmente rivolta alla produzione tastieristica di Johann Sebastian Bach, che rimane tuttora il musicista preferito di Bahrami. La sua predilezione per Bach lo porta talvolta a giudicare altri grandi compositori in modo decisamente provocatorio. Così stigmatizza Bruckner dicendo che «in 99 pagine non riesce a dire quello che Bach dice in due facciate», e persino affermando che Mozart ha composto «i peggiori bassi di tutta la letteratura musicale».
Bahrami si è esibito in importanti festival pianistici tra cui La Roque d'Anthéron, Festival di Uzés, il festival Piano aux Jacobins di Tolosa, il Tallin Baroque Music Festival in Estonia e il Pechino Piano Festival in Cina.
È del giugno 2008 la sua apparizione alla Wigmore Hall di Londra; nella primavera 2009 presenta la sua Arte della fuga al Festival Pianistico Internazionale Arturo Benedetti Michelangeli di Brescia e Bergamo. Nel febbraio 2010 ha debuttato a Parigi con le Variazioni Goldberg, e in marzo ha tenuto un applaudito tour con i Festival Strings Lucerne. A maggio 2010 riscuote grande successo con Riccardo Chailly al Gewandhaus di Lipsia, completando l'integrale dei concerti bachiani.
In Italia Bahrami ha suonato in importanti sedi concertistiche, come il Teatro La Fenice di Venezia, l'Accademia di Santa Cecilia a Roma (nella rassegna Solo Piano), l'Auditorium Rai di Torino, il Teatro alla Scala di Milano, dove ha tenuto un recital nel dicembre 2012, e il Teatro Vittorio Emanuele II di Messina nel quale, il 25 ottobre 2014, ha inaugurato la stagione concertistica della locale Accademia Filarmonica.

Tratto dalla pagina di Ramin Bahrami su Wikipedia


Supplementi autore Balestrieri Riccardo


Qualche tempo fa l'autore di Urania Ligustica ci ha gentilmente inviato la sua traduzione in italiano di una ninna-nanna realizzata da Madonna per sua figlia Lola. Il testo, che può essere scaricato dagli iscritti dopo aver effettuato l'autenticazione, è seguito dalla sceneggiatura di un video, come immaginata dallo stesso Balestrieri.

Piccola stella.txt (5.5 kb)

Supplementi autore Barenboim Daniel


Note biografiche tratte dal libro
LA MUSICA SVEGLIA IL TEMPO
di Daniel Barenboim.

Daniel Barenboim (Buenos Aires, 1942) a sette anni dà il suo primo concerto ufficiale nella sua città. Nel 1952 si trasferisce con la famiglia in Israele.
A dieci anni debutta come pianista a Vienna e a Roma, poi a Parigi nel 1955, a Londra nel 1956 e a New York nel 1957 sotto la direzione di Leopold Stokowski. Da allora compie regolari tournée in Europa, negli Stati Uniti, in Sud America, in Australia e in Estremo Oriente.
Dal 1975 al 1989 è Direttore musicale dell'Orchestre de Paris, dal 1991 al giugno 2006 Direttore musicale della Chicago Symphony Orchestra. Dal 1992 è Generalmusikdirektor della Staatsoper Unter den Linden di Berlino, di cui è stato anche Direttore artistico dal 1992 all'agosto 2002. Nell'autunno 2000 la Staatskapelle di Berlino lo ha nominato Direttore principale a vita. Nel 1999 fonda insieme a Edward Said laWest-Eastern Divan Orchestra, formata da giovani musicisti d'Israele e dei Paesi Arabi. Ha pubblicato due libri: A life in music ( 1991, 2002) e Paralleli e paradossi (il Saggiatore 2004), scritto in collaborazione con Edward Said.
Nel 2007 è stato onorato in Giappone del Praemium Imperiale per la Cultura e le Arti e nominato Ambasciatore delle Nazioni Unite per la Pace dal Segretario generale Ban Ki Moon.


Supplementi autore Baricco Alessandro


Da Tucidide al nostro modo di stare al mondo.mp3 (59.8 Mb)
La deposizione di Van der Weyden - Sulla felicità.mp3 (67.6 Mb)
la grande letteratura. Iliade (MP3).rar (60.9 Mb)

Supplementi autore Basaglia Franco


Biografia di Franco Basaglia

Psichiatra e neurologo italiano, 11 marzo 1924 - 29 agosto 1980.

Franco Basaglia, celebre psichiatra e neurologo, nacque l'11 marzo del 1924 a Venezia.
È considerato il fondatore della moderna concezione della salute mentale. Di sicuro, la disciplina psichiatrica in Italia subì con lui dei rivoluzionamenti tali da essere ancora influenzata dai suoi studi.
A lui si deve la Legge 180, anche detta Legge Basaglia, che trasformò il vecchio ordinamento degli ospedali psichiatrici in Italia, promuovendo notevoli passi avanti nel trattamento del malato di mente, nella cura dei suoi disagi, e nel rispetto per la sua persona.
Si dice che i migliori psichiatri (come i migliori psicologi) siano in genere persone affette loro stesse da turbe intellettive e morali, tormentati da traumi infantili o stress nervosi dell'età adulta, come pare sia stato Freud, e molti altri famosissimi luminari del settore. Questo almeno è quel che il pregiudizio popolare o la leggenda metropolitana ci hanno impartito. In ogni caso, per Franco Basaglia non fu così.

Formazione e studi

Mezzano di tre figli in una famiglia piuttosto agiata, Franco Basaglia si laureò all'età di 25 anni, nel 1949, presso l'Università di Padova, dopo aver frequentato il liceo classico della sua città. Nel 1953 si specializzò in "Malattie nervose e mentali" presso la facoltà della clinica neuropsichiatrica di Padova.
Quello fu anche l'anno fortunato del suo matrimonio: sposa Franca Ongaro, madre dei suoi due figli, con cui avrà un legame non solo sentimentale ma anche intellettuale. Infatti sua moglie è coautrice con lui di vari libri sulla psichiatria moderna.

L'impegno politico e il pensiero innovativo

Politicamente di tendenza liberale, militò con il partito Sinistra Indipendente, tra i cui membri sedette in Parlamento sempre a partire dal 1953: davvero un anno di svolta nella sua già piuttosto serena vita.
Divenne docente in psichiatria dal 1958, e questa fu l'unica nota, se non dolente, un po' più marcatamente difficile della sua vita: tra i colleghi non fu universalmente apprezzato, ed anzi le sue tesi innovative che oggi definiremmo dettate da una mentalità "sempre dalla parte del paziente" furono giudicate spudoratamente rivoluzionarie e perfino assurde da molti accademici.
Sia politicamente che scientificamente troppo progressista per l'ambito nel quale si muoveva, e soprattutto per il periodo, decise dunque nel 1961 di lasciare l'insegnamento e si trasferì con la famiglia a Gorizia, dove aveva ottenuto la direzione dell'ospedale psichiatrico.

La carriera clinica

Vero e proprio manicomio vecchio stile, la clinica psichiatrica di Gorizia non gli diede vita facile. Ma la tenacia con cui si dedicò all'ambita trasformazione dei metodi di cura riuscì a portarlo all'eliminazione della pratica dell'elettroshock sui pazienti (terapia elettroconvulsivante).
Inoltre promosse un nuovo tipo di approccio tra malato e personale ospedaliero: più vicino, ed anzi più attento allo scambio umano dato dal dialogo e dal sostegno morale, piuttosto che alla mera cura farmacologica e professionale.
Dall'esperienza in quel manicomio scaturì l'idea per uno dei suoi più celebri libri: "L'istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico", edito nel 1967.
Dopo esser stato per alcuni anni direttore anche dell'ospedale di Colorno ed in seguito di quello di Trieste, Franco Basaglia fondò un movimento chiamato Psichiatria Democratica, che prende spunto dalla corrente di pensiero dell'"antipsichiatria", già diffusa in Gran Bretagna. Infatti il movimento, che diffuse questa tendenza in Italia per la prima volta, nacque nel 1973, mentre nel Regno Unito era dai moti del 1968 che si era fatta strada questa linea interpretativa dal sapore rivoluzionario rispetto a tutta la medicina psichiatrica degli anni precedenti.

Franco Basaglia morì nella sua amata città sull'acqua, Venezia, il 29 agosto del 1980 all'età di 56 anni a causa di un tumore al cervello.

Il suo approccio alla cura della malattia mentale è correttamente definito fenomenologico-esistenziale, in netta contrapposizione a quello positivistico della medicina tradizionale.
All'epoca non andavano certo per la maggiore le idee portate avanti da Franco Basaglia e pochi altri precursori del suo tempo, ma proprio per questo oggi lo ricordiamo come uno dei più importanti pionieri della psichiatria moderna.

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Franco Basaglia.txt (4.4 kb)

Supplementi autore Baxter Stephen


Biografia di Stephen Baxter

Stephen Baxter (Liverpool, 13 novembre 1957) è un autore di fantascienza britannico, specializzato nella fantascienza hard. È laureato in matematica e ingegneria.
I suoi scritti rientrano in tre categorie principali, ciascuna con uno stile e un tono molto differente.
Le storie della sua "Sequenza Xeelee" sono ambientate in un futuro remoto, in cui l'umanità si eleva a divenire la seconda più potente razza dell'universo, al fianco dei semidei Xeelee. Come avviene spesso nelle opere di fantascienza hard, lo sviluppo dei personaggi in queste storie si pone in secondo piano rispetto alla descrizione di teorie e idee avanzate, come ad esempio la vera natura del Grande Attrattore, delle singolarità nude e la grande battaglia tra forme di vita Barioniche (Baryonic) e fotoniche (Photonic). Esempi di romanzi scritti in questo stile sono: Ring e Infinito (Timelike Infinity).
Le sue storie della Terra al tempo presente sono molto più umane, e i personaggi vengono ritratti con molta più profondità e cura. Indugiano spesso sul "se solo" (if only) e sul principio della storia alternativa, immaginando che cosa potrebbe realizzare l'umanità esplorando lo spazio.
Tuttavia, questi romanzi hanno un tono molto più scuro rispetto a quello delle altre sue storie e spesso non ritraggono molta speranza per umanità come specie morale. Esempi di romanzi scritti in questo stile sono:
Voyage (vincitore del Sidewise Award for Alternate History), Titan e Moonseed.
Le sue storie dell'"Evoluzione" narrano il successivo sviluppo dell'umanità. Queste storie sembrano avere origini in altri suoi stili di scrittura, come ad esempio quelli di Mammoth e Manifold: Origine. Un esempio di romanzo scritto in questo stile è: Evolution.
Baxter è inoltre autore di numerosi altri stili: le sue storie di Mammoth, apparentemente rivolte ai più piccoli, possono essere molto apprezzate anche da un pubblico adulto, mentre L'incognita tempo (The Time Ships, seguito autorizzato de La macchina del tempo di H. G. Wells) è considerato uno dei suoi maggiori romanzi. Ha vinto il John W. Campbell award ed il British SF Award, ed è stato nominato per altri importanti premi di letteratura fantascientifica.
(Tratto da Wikipedia).

Baxter Stephen. Conqueror (in lingua inglese).rar (193.8 kb)

Supplementi autore Bellini Vincenzo


Vincenzo Bellini
3 novembre 1801
23 settembre 1835

Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini, compositore italiano, tra i più celebri operisti dell'800, nasce a Catania il 3 novembre 1801. Studia musica a Catania, poi a Napoli (1819). Tra i suoi maestri vi è Nicola Antonio Zingarelli, che lo indirizza verso lo studio dei classici. Conosce il calabrese Francesco Florimo, con cui instaura una profonda e duratura amicizia; Florimo diventerà bibliotecario del conservatorio di Napoli e sarà biografo dell'amico Bellini, prematuramente scomparso.
Tra le sue prime composizioni, in questo periodo, vi sono opere di musica sacra, alcune sinfonie e alcune arie per voce e orchestra, tra cui la celebre "Dolente immagine", oggi nota per i successivi adattamenti per voce e pianoforte.
Presenta nel 1825 al teatrino del conservatorio "Adelson e Salvini", sua prima opera e lavoro finale del corso di composizione. Solo un anno dopo con "Bianca e Fernando", arriva il primo grande e inaspettato successo. Per non mancare di rispetto al principe Ferdinando di Borbone, l'opera va in scena al teatro San Carlo di Napoli con il titolo modificato in "Bianca e Gernando".
Nel 1827 gli viene commissionata un'opera da rappresentare al Teatro alla Scala di Milano. Bellini lascia Napoli e anche Maddalena Fumaroli, la ragazza di cui è innamorato ma che non aveva potuto sposare a causa dell'opposizione del padre.
A Milano vanno in scena "Il pirata" (1827) e "La straniera" (1829) ottenendo clamorosi successi; nelle pagine della stampa milanese dell'epoca si può apprezzare come Bellini fosse considerato l'unico operista italiano con uno spiccato stile personale in grado di tener testa a quello di Gioacchino Rossini.
"Zaira" nel 1829, rappresentata a Parma, ottiene meno fortuna: sembra che lo stile di Bellini mal si adattasse ai gusti del tradizionalista pubblico di provincia. Delle opere successive le più riuscite sono quelle scritte per il pubblico di Milano: "La sonnambula" (1831), "Norma" (1831) e "Parigi" (I puritani - 1835).
Nello stesso periodo compone anche due opere per il teatro La Fenice di Venezia: "I Capuleti e i Montecchi" (1830), per i quali adatta parte della musica scritta per "Zaira", e la poco fortunata "Beatrice di Tenda" (1833).
La svolta decisiva nella sua carriera come nella sua evoluzione artistica coincide con il suo trasferimento a Parigi. Qui Vincenzo Bellini entra in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa (tra cui Fryderyk Chopin); pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre, il linguaggio musicale dell'italiano si arricchisce di colori e soluzioni nuove.
A Parigi compone numerose romanze da camera di grande interesse, alcune delle quali in francese. È ormai maturo e pronto per comporre un'opera in francese per il Teatro dell'Opéra di Parigi: purtroppo la carriera e la sua vita vengono stroncate alla giovane età di 33 anni, da un'infezione intestinale probabilmente contratta qualche anno prima.
Vincenzo Bellini viene sepolto vicino a Chopin e Cherubini nel cimitero Père Lachaise, dove la salma rimarrà per oltre quarant'anni, fino al 1876, quando verrà portata nel Duomo di Catania.
A partire dal 1985 fino all'entrata in vigore dell'Euro, la banconota italiana da 5.000 Lire ha mostrato la raffigurazione del volto di Vincenzo Bellini.


Supplementi autore Benedetti Maurizio (a cura di)


IL canto degli italiani, poesia di Goffredo Mameli musica di Michele Novaro

«Io sentii dentro di me qualche cosa di straordinario, che non saprei definire adesso. So che piansi, che ero agitato, e non potevo star fermo. Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all'inno, mettendo giù frasi melodiche, l'una sull'altra, ma lungi le mille miglia dall'idea che potessero adattarsi a quelle parole».
Con queste parole Michele Novaro - siamo nell'anno 1875 - ricordava la sera del 10 novembre del 1847: si trovava a casa di Lorenzo Valerio, a Torino, e gli venne recapitato il testo de Il Canto degli Italiani. Goffredo Mameli, studente genovese ventenne e patriota mazziniano, era a Torino per lavorare come secondo tenore e maestro dei cori nei teatri Regio e Carignano. Nasceva così Il Canto degli Italiani, che tutti conosciamo come Fratelli d'Italia.

L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'Unificazione durante il Risorgimento e nei decenni successivi, tanto che il 12 ottobre 1946 venne riconosciuto come inno nazionale della Repubblica Italiana da un decreto mai convertito in legge. Questo passaggio è avvenuto solo di recente, grazie all'impegno di un parlamentare torinese, Umberto D'Ottavio, promotore della legge 181 del 4 dicembre 2017 che ha reso finalmente il brano Inno ufficiale della Repubblica.
Per ricordare questa storia che lega in modo speciale la città di Torino a Il Canto degli Italiani, il Conservatorio di Torino ha organizzato una serie di appuntamenti in città e ha pubblicato un'edizione critica del testo e della partitura che le Edizioni del Conservatorio - coordinate dal professor Mauro Bouvet - hanno reso disponibile in forma digitale gratuitamente.
Un prezioso lavoro filologico curato da Maurizio Benedetti, un percorso che mostra la profondità della ricerca letteraria e musicale che stanno dietro al Canto degli Italiani.
(Da La Stampa, 6 dicembre 2019).

Gli iscritti possono scaricare il documento anche da questa pagina dopo aver inserito le proprie credenziali.

Mettiamo qui a disposizione l'audio in formato MP3 di Fratelli d'Italia, versione per organo dell'inno di mameli, eseguita dal M.o Paolo BOTTINI all'organo "Lingiardi" (1865) di Croce Santo Spirito (presso Cremona), in occasione del secondo centenario della nascita di Michele NOVARO (23 dicembre 1818), autore della melodia dell'inno nazionale italiano su testo di Goffredo Mameli.
Qui il video.

Fratelli D'Italia - Versione Completa, orchestra e canto.mp3 (5.5 Mb)
Fratelli d'Italia, versione per organo dell'Inno di Mameli.mp3 (3.6 Mb)
Il_canto_degli_Italiani. Edizioni del Conservatorio, Torino, 2019.pdf (7.1 Mb)
InnoTesto.PDF (66.6 kb)
M. Novaro - Il canto degli italiani per pianoforte, Argerich 1968.mp3 (2.2 Mb)

Supplementi autore Bergoglio Jorge Mario (papa Francesco)


Saluto del neoeletto papa Francesco.mp3 (6.6 Mb)

Supplementi autore Bergonzoni Alessandro


Alessandro Bergonzoni
21 luglio 1958

Alessandro Bergonzoni nasce a Bologna il 21 luglio del 1958. È un attore di teatro italiano, scrittore e drammaturgo, comico e cabarettista. E' famoso per il suo stile surreale che lo vede giocare con le parole, accostando elementi, suoni e oggetti impensabili, con il fine di suscitare il riso e un'ilarità intelligente e grottesca. È, grazie al suo stile, uno degli interpreti più interessanti del panorama italiano del teatro dell'assurdo.

Biografia di Alessandro Bergonzoni.txt (8.4 kb)

Supplementi autore Berti Orietta


Biografia di Orietta Berti.txt (7.0 kb)

Supplementi autore Bertucci Bruno


Curriculum artistico - professionale di Bruno Bertucci

Nato a Cosenza il 23/04/1957 Residente in via Michele Amari, 47 - 00179 Roma
Telefax: 06 7853678 cell. 338 3524561 E-mail: iobrunobertucci@yahoo.it
Laureato in Pedagogia a Padova il 02/07/1980
Laureato in D.A.M.S., settore musicale, a Bologna il 24/11/1983
Pubblicista iscritto all'Ordine Nazionale dei Giornalisti
Ha ottenuto tre Borse di Studio dal Ministero degli Affari Esteri del Marocco ed una dalla Fondazione R.U.I per ricerche etnomusicologiche
Ha conseguito l'Abilitazione all'insegnamento di Educazione Musicale per la Scuola Media Statale il 20 dicembre 1990.
Ha insegnato Educazione Musicale presso la Scuola Media Statale Italiana a Casablanca (Marocco) dal 1993 al 1996. Successivamente ha sempre insegnato presso la Scuola Media Statale in Italia.
Sono apparsi suoi articoli sulle riviste specializzate: «Il Giornale della Musica», «Strumenti e Musica», «Piano Time», «Musica e Scuola, Gabbiola», «L'Eco della Musica», «Rassegna Veneta di Studi Musicali», «Epta Italy New», «Ciao 2001», «Music & Arts», «Jupiter», «Estra». Inoltre sui quotidiani «Il Giornale», «L'Osservatore Romano», «L'Opinione» e «Quintessenza».
Ha collaborato con i quotidiani: «Il Giornale», «L'Osservatore Romano» e la rivista «Le Mie Notizie .com».
Accademico onorario dell'Accademia Nazionale della Canzone Napoletana e dell'Operetta e dell'Accademia «F.Ferrara» di Altomonte (Cosenza)
Come critico musicale ha partecipato a diverse edizioni del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, ad altre manifestazioni in Italia e all'estero e ad alcune importanti trasmissioni RAI anche come esperto di musica maghrebina.
Ha tenuto conferenze e seminari su varie problematiche musicali in Honduras, in Colombia, in Bulgaria e in Marocco, dove è stato intervistato sulla sua attività dai giornalisti dei quotidiani maghrebini «Al Maghrib» e «Al Bayane». Ha svolto un seminario di musica maghrebina presso la Scuola Americana di Roma. Ha trattato altresì varie tematiche etnomusicologiche, sostenendo una serie di seminari e conferenze, presso l'Università Cattolica di Bogotà (Colombia).
Ha pubblicato il libro «Confidenze Musicali» - Lombardo Editore - Roma, recensito dalla RAI e da altre importanti emittenti, dai maggiori quotidiani nazionali e presentato nell'Istituto Italiano di Cultura di Bogotà (Colombia), per l'occasione è stato intervistato da emittenti radio-televisive colombiane e dal giornale «El tiempo».
Nel 2012 è stato intervistato su alcune tematiche musicologiche dalla Radio Nazionale Estone , nel 2013 da Radio ClassicFM in Bulgaria, nel 2015 dal giornale Le Mauritien.
Ha collaborato al programma musicale «Diapason»; attualmente alla rubrica «Pagine e Fogli» di Radio Vaticana.
Lingue: buona conoscenza di Francese, Inglese, Spagnolo , Portoghese e Arabo.


Supplementi autore Bettera Stefano


Intervista del Corriere della Sera a Stefano Bettera

Stefano Davide Bettera, scrittore, giornalista, direttore responsabile di Connessioni. Il Corriere della Sera lo ha inserito nella collana di libri sulla meditazione e la mindfulness come uno tra i venti autori internazionali più significativi. Conosciamolo insieme

Quali sono state le esperienze più significative della tua vita?
Iniziando dai tempi del liceo, che sono quelli che racconto nel libro «Il Buddha era una persona concreta», edito da Rizzoli, sono state esperienze di vario tipo che risalgono ai tempi della scuola. Sono stati anni di avvicinamento a determinati temi che poi hanno segnato il mio sviluppo personale e culturale, come ad esempio l'incontro con la filosofia greca, piuttosto che il primo approccio con il buddhismo, grazie a persone che conoscevo all'epoca. Soprattutto poi mi hanno segnato molto i viaggi che avevo cominciato a fare in quell'epoca, specie in Grecia dove sono stato più volte, avevo un grande amore per quella terra. Poi sono stato anche in giro per l'Europa, l'Africa e l'America. Come per tutti, la dimensione del viaggio è stata un'occasione di scoperta e di confronto che mi ha permesso di aprire il cervello - e che me lo permette anche oggi - e di conoscere punti di vista diversi, luoghi diversi, di comprendere come vivono le persone in posti che non sono i miei. Questo tipo di approccio alla vita è una cosa che mi sono portato dietro fin da quando ero ragazzo e che ancora oggi, che sono una persona sempre con la valigia in mano, tra un aeroplano e l'altro, è una passione che ancora non mi è assolutamente passata. Devo dire poi che l'incontro che ha cambiato radicalmente il modo di vivere le esperienze, di rapportarmi con gli altri, di concepire ed affrontare anche le esperienze più traumatiche, è stato sicuramente quello con la pratica Buddhista, che aldilà degli aspetti più religiosi, per me ha sempre rappresentato sostanzialmente uno strumento per sviluppare una diversa sensibilità nei confronti delle cose. E come tante persone che hanno iniziato il loro percorso all'interno di questo mondo, anch'io sono andato a tentoni, a tentativi. Devo dire che gli incontri che hanno più caratterizzato questa mia esperienza sono stati due: in primis quello con un grande maestro Zen americano che si chiamava Bernie Glassman (morto un anno fa), fondatore dello Zen Peacemakers International. Bernie ha portato in modo molto forte, questa idea di pratica all'interno dell'impegno sociale, confrontandosi attivamente con il disagio, la sofferenza, le problematicità. Poi con Stephem Batchelor, scrittore, pensatore e insegnante di meditazione. Stephen è stato prima monaco tibetano poi monaco Zen. Ha fondato una realtà di studio sui testi buddhisti antichi che si chiama Bodhi College In Inghilterra. Oggi lo considero un amico oltre che una figura importante nel mio percorso.

Bernie Glassman quando lo hai conosciuto?
Ho conosciuto Bernie Glassman all'inizio degli anni 2000 quando lo invitammo a Torino a tenere un workshop sul suo modello di pratica Buddhista fondato su il Buddhismo Sociale. Poi lo frequentai anche all'estero. Anche quello fu un incontro folgorante. Quella dell'estero è una forma mentis, tanto è vero che io sono anche all'interno dell'Unione Buddhista Europea, non a caso perché ho una certa familiarità con questi mondi oltre confine. Glassman e Batchelor sono le due figure che più mi hanno influenzato nel mio percorso. Tutte e due di origine anglosassone. Tornando ai miei tanti percorsi, come per tanti nel periodo del liceo e dell'università, c'è stata l'esperienza della politica: l'impegno nei movimenti studenteschi con il classico spirito rivoluzionario che abbiamo tutti a 20 anni. Tutti da giovani abbiamo il desiderio di cambiare il mondo, un po' come sta succedendo oggi. L'impegno ambientalista è sempre stato un altro dei life-motive della mia vita ed è stata una cosa che ho sentito molto forte. Per tornare alla tua domanda, le esperienze sono state tante. Diciamo che se devo trovare una sorta di coerenza in tutti questi percorsi la riconosco nel volerli vivere tutti con estrema libertà ed estrema autenticità. Questo è sempre stato il metro che ho cercato di utilizzare nei momenti in cui incontravo culture, idee, personaggi ed esperienze più o meno piacevoli nella mia vita. 12/buddhismo

Puoi parlarci del tuo primissimo approccio con il buddhismo? Come l'hai conosciuto? Come è nato questo interesse?
In realtà, quella per il buddhismo, è una propensione che penso di avere avuto sempre. C'è da dire che non ho avuto una educazione cattolica anzi... C'è un aneddoto che mi piace raccontare sempre di quando io ero in prima elementare e chiamarono mia madre disperati da scuola perché durante l'ora di religione martellavo di domande la mia maestra fino a farla piangere. A me interessava capire le cose. Se c'è un modo per farmi fare esattamente il contrario di quello che si vorrebbe facessi è dirmi che le cose stanno così e che si deve fare in un unico modo e basta. Questo spirito di continua e costante interrogazione ho scoperto essere lo spirito tipico della filosofia e dell'insegnamento della religione Buddhista. Il mio incontro con il buddhismo è stato, da un certo punto di vista, casuale perché, il primo centro Buddhista italiano lo aprirono alla fine degli anni 70 a pochi metri da dove abitavo io. Per cui io iniziai a vedere uscire questi monaci e, fin da ragazzino, ero incuriosito da queste persone. Inoltre, io sono cresciuto in una famiglia aperta ad amicizie con persone di culture diverse. I miei genitori avevano amici africani, del Gabon, colleghi di mio padre che vennero a visitarci la prima volta quando io avevo circa 3 anni. Inizialmente ricordo di essere stato un po'incuriosito, ma poi il rapporto è diventato subito estremamente naturale. Sono cresciuto in una famiglia dove l'incontro con il «diverso» era all'ordine del giorno: ebrei, mormoni, ecc. «Incuriosirmi» era un fatto normale. Sentivo che si trattava di persone e situazioni alle quali mi sentivo affine. Per venire poi a tempi più recenti, la prima volta che il Dalai Lama venne in Italia, erano gli anni 90, decisi di andare a sentire quello che diceva per cercare di capirne un po' di più e approfondire. Sentirlo parlare fu folgorante, pur non essendo mai stato il buddhismo tibetano nella mia tradizione buddhista, l'impatto con il Dalai Lama fu talmente forte che iniziai a pensare di praticare e di seguire questa strada in modo più concreto. Da lì possiamo tornare ad oggi, tenendo presente che io, più che altro, ho frequentato maestri e comunità all'estero. Devo dire con tutta onestà che, nonostante io oggi sia parte della Comunità Buddhista Italiana, e che quindi oggi frequenti di più questo mondo rispetto ad allora, per lunghi anni ho sempre avuto a che fare con le comunità del mondo anglosassone. Negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Australia o Nuova Zelanda il buddhismo è arrivato molto prima che da noi, per motivi coloniali, culturali, ecc. Lì siamo ai buddhisti di quarta generazione cioè insegnanti nati buddhisti. È stato molto facile per me, rivolgermi a quel mondo che ho sempre sentito molto in sintonia con il mio approccio e la mia personalità. Ci puoi spiegare in maniera semplice in cosa consiste la differenza tra il Buddhismo in Italia e la corrente anglosassone? L'impegno sociale, per esempio,

lo ritieni più consistente o magari c'è un'altra peculiarità? Secondo me sono due gli elementi: il primo è una maggiore consapevolezza del fatto che il Buddhismo in Occidente ha una storia che nei paesi anglosassoni è radicata da molto più tempo. Qui, proprio per un fatto di matrice coloniale, venivano importati anche aspetti di carattere religioso, filosofico e culturale grazie alla presenza già dalla fine del 1800 di importanti comunità di orientali. Per questo la conoscenza del Buddhismo è molto più precoce che da noi. Il buddhismo italiano è un fenomeno relativamente recente che ha una quarantina d'anni, anni che, per una filosofia e una religione che ha 2500 anni sono un po' pochi. Negli Stati Uniti o in Inghilterra il buddhismo ha una storia di quasi 150 anni, per cui ha avuto il tempo e l'opportunità di affrontare determinate dinamiche che vengono fuori dall'incontro con la cultura occidentale. Non dimentichiamoci poi che l'Italia è un paese con una matrice cattolica molto forte, che sicuramente, ha avuto, anche per altri paesi del bacino del Mediterraneo, la funzione di freno. Però anche qui oggi sta succedendo quello che in altri paesi è successo all'inizio del 900: la società che si apriva e sentiva l'esigenza di verificare altre visioni del mondo. Il secondo elemento e indiscutibilmente una maggiore porosità dal punto di vista della cultura, soprattutto americana, che non avendo una struttura culturale dominante su tutte le altre, ma essendo sostanzialmente un melting-pot di culture, ha aperto le braccia al buddhismo, come ha fatto con altri culti ed altre religioni, senza che ci fosse nessun tipo di ostacolo. Oggi il Buddhismo negli Stati Uniti è la seconda religione praticata da decine di milioni di persone. Se tu pensi che in tutta l'Europa i buddhisti saranno 3-4 milioni, degli Stati Uniti questa cifra è molto più alta. Quindi questo vuol dire anche la possibilità di avere centri molto più frequentati, di avere strutture molto più organizzate e tanto altro. Il buddhismo italiano sta facendo tanti passi importanti, in particolare l'Unione Buddhista Italiana (UBI) sta facendo un grosso lavoro di organizzazione, di modernizzazione e di diffusione di strumenti di conoscenza. Il processo è in atto. Vorrei parlare adesso del tuo «mestiere» di scrittore, hai sempre avuto un'inclinazione per la scrittura, oppure c'è stato un momento particolare in cui

tu hai deciso di diventare scrittore?
Sono vere entrambe le cose, nel senso che io ho sempre scritto fin da quando ero molto giovane. Quando ero piccolo, credo alle elementari, dissi ai miei genitori: «voglio fare il liceo classico per diventare giornalista e scrivere». Venendo io da una famiglia semplice, che non apparteneva alla cosiddetta classe colta, mi assecondarono, anche perché, una volta che mi mettevo in testa una cosa, difficilmente cambiavo idea. Con tutte le difficoltà del caso, scelsi questa strada. La scrittura è stata sempre una cosa molto presente: iniziai fin da giovane a scrivere canzoni, poesie, le cose che fanno in tanti quando sono ragazzi. Questo rappresentò il mio primo avvicinamento alla scrittura. All'epoca suonavo la chitarra che ora, come si suol dire, ho appeso al chiodo, sia per motivi di tempo che di onestà nei confronti di me stesso. Poi ad un certo punto ho capito che quel tipo di vita non faceva per me e, dalla mattina alla sera, decisi di smettere. Anche se continuo ad amare la musica, questa però non rappresenta più qualcosa in cui voglio impegnare la mia vena creativa, anche se è durata per anni. Ad un certo punto ho sentito l'esigenza di scrivere il modo più strutturato. Nel 1996 (avevo 30 anni) pubblicai il mio primo libro di racconti, con Mursia. Erano storie ambientate a Milano, vissute viaggiando in taxi per la città, si chiamava «Taxistories». Poi per anni scrissi cose diverse, anche sul teatro ecc., ma non pubblicai più nulla fino a circa il 2010, quando pubblicai il primo saggio che aveva a che fare con il tema dell'emigrazione e dell'ambiente e che veniva fuori da un mio impegno ambientalista deciso. Fu il mio ritorno alla scrittura intesa come scrittura non da giornalista. Nel frattempo avevo lavorato per riviste, giornali, uffici stampa. Dopo questo periodo decisi di dedicarmi alla scrittura in modo continuativo e da qui sono nati i quattro libri pubblicati dal 2017 ad oggi. I primi due «Felice come un Buddha» e «Fai la cosa giusta», pubblicati da Morellini nella collana di Yoga Journal , cui è seguito un altro testo scritto con due amici romani, Massimo Paradiso e Stefano Ventura, «Karma polis. Da Bauman a Buddha e ritorno. Per un'etica che restituisca valore alle relazioni umane» pubblicato da Franco Angeli, un saggio universitario sul Buddhismo nella società moderna. A maggio è stato pubblicato il libro «Il Buddha era una persona concreta» edito da Rizzoli che inizia a essere un libro di scrittura più narrativa, più intima anche se c'è una parte di ragionamento che, però, è molto più presente nei libri precedenti. In realtà anche la vena narrativa c'è sempre stata, sia nei libri che nelle canzoni e nelle poesie. Forse inizialmente c'era bisogno di testimoniare un percorso personale, un impegno, una filosofia, una visione del mondo piuttosto. Ad un certo punto quando scrissi la prima bozza di questo libro, la mia editor mi disse con grande coraggio: «Ho letto, è scritto molto bene, però riscrivilo perché manchi tu, sei nascosto. Devi trovare il coraggio di parlare di te, perché, solo se parli di te, riesci a trasmettere il calore di un'esperienza». Fu coraggiosa ed aveva perfettamente ragione. Io non sono uno particolarmente geloso delle proprie idee e delle proprie scelte, per cui se qualcuno che stimo mi indica una strada che mi permette di essere più efficace e di migliorare il lavoro che sto facendo, sono felice. Credo che la pratica Buddhista abbia contribuito molto a ragionare in questa prospettiva. Ecco perché io non riesco a legarla da una narrazione personale non perché io sia particolarmente legato al fatto di dire «io sono Buddhista!», cosa che non mi importa molto, ma per il fatto che questo ormai è diventato un modo di vedere il mondo. Anche quando scrivo per me è una forma di pratica, perché comunque è una immersione in quello che sono, in quello che vivo. La scrittura, è comunque anche una pratica psicanalitica di rilettura di tante cose. Per cui la scrittura narrativa è sorta come modo di narrare ed è il motivo per cui io sono sempre meno disponibile alla scrittura giornalistica che mi interessa sempre meno.

A quale dei due libri ti senti più legato e perché?
I libri come figli e quindi li ami tutti ovviamente. Diciamo che «Felice come un Buddha», che è stato il libro di esordio editoriale (i primi due sono stati dei tentativi) lo considero come il mio primo «figlio». Tra l'altro è stato un best seller che ha venduto molto ed è stato inserito nella collana del Corriere della Sera, uscita quest'anno con i 15 libri più significativi in ambito della meditazione a livello mondiale. Per me questo è il libro che mi ha fatto diventare una «figura pubblica», anche se il termine non mi piace. Però posso dire che ha definito i miei contorni, per cui oggi posso dire di essere un giornalista, ma soprattutto un autore, che è l'impegno che sento più profondamente mio.

Perché hai accettato di diventare il direttore di Connessioni? Cosa ti è piaciuto? Già ci conoscevi?
Innanzi tutto mi ha colpito il titolo. Io credo nelle Connessioni, che sono un aspetto della filosofia Buddhista. C'è una parabola del dio Indra che aveva una rete in cui in ogni nodo della rete era infilata una perla che rifletteva tutte le altre. È una metafora della vita degli esseri umani: sono, siamo tutti connessi a una grande rete. Il concetto di comunità globale era già presente 2500 anni fa. Tutti gli esseri sono all'interno di una grande rete e ogni essere umano è una specie di perla che riflette la propria esperienza e l'esperienza degli altri. Quindi questo è il motivo per cui, quando Paolo Andrizzi mi ha ho parlato di questo progetto, io subito ho subito accettato di farne parte, mi è venuto direttamente dal cuore. Poi con Paolo ci unisce il fatto di essere entrambi praticanti buddhisti quindi c'è un ulteriore livello di connessione ancora più profonda. Quindi il poter dare un apporto ad un progetto che ha questo valore per me non è certo una fatica! Sei riuscito ad esprimere con pochissime parole il senso che, con questo nome «Connessioni», volevamo dare al nostro lavoro. È una grossa sfida, ma sicuramente è una bella sfida! Io ci credo molto! Se osserviamo a cosa sta succedendo oggi sul piano globale, con questa nuova coscienza ambientale, che sta nascendo, con tutto l'impegno dei movimenti ambientalisti, aldilà dei luoghi in cui ci si sente maggiormente rappresentati o in sintonia. L'elemento che più caratterizza ciò che sta succedendo oggi è quello del riemergere della consapevolezza di un destino globale. Oggi la crisi climatica ci sta mettendo di fronte all'obbligatorietà di creare connessioni altrimenti non ne veniamo fuori. Ti confesso che non sono mai stato un fanatico della anti-globalizzazione dal punto di vista economico finanziario. Io trovo che lo sviluppo economico dell'Occidente, specie l'iper capitalismo, ha sicuramente avuto un impatto devastante, ad es. sul clima. Però occorre anche dire che ha consentito lo scambio, la creazione di uno sviluppo e di reali opportunità tecnologiche e di conoscenza altrimenti impensabili: Internet, i social network, ecc. Sono opportunità che sono nate all'interno di un mondo globale. Poi certamente la deriva che ha preso è sotto gli occhi di tutti. Però io ho sempre visto all'interno di questa possibilità delle opportunità: di comunicazione di gruppo e di possibilità che fino a 30 anni fa erano impensabili. Lo sviluppo tecnologico di oggi consente con la tecnologia 5G ad un medico di operare dal San Raffaele alla Nuova Zelanda comandando un robottino. Tutto questo è frutto delle possibilità che lo sviluppo tecnologico ed economico ha portato con sé. Oggi più che mai per far fronte all'emergenza che stiamo vivendo le connessioni sono fondamentali, senza quelle non se ne riesce a venirne fuori. Per cui poter contribuire a qualsiasi genere di progetto che vada in questa direzione è motivo di vanto e anche il modo per sentire che stai dando il tuo piccolo contributo, soprattutto se questo progetto è fatto col cuore, da persone che lo fanno col cuore. Per me fare da direttore responsabile di Connessioni è un dovere etico.
Stefano Davide Bettera

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Supplementi autore Bevilacqua Alberto


Alberto Bevilacqua
27 giugno 1934 - 9 settembre 2013

Narratore di fama e di successo, alchimista della fantasia sui cui binari fa sapientemente scorrere le contraddizioni del reale, in un continuo gioco di scambi, Alberto Bevilacqua è nato a Parma il 27 giugno 1934. Attira fin da giovane l'attenzione di Leonardo Sciascia, che gli fa pubblicare la prima raccolta di racconti La polvere sull'erba (1955). Esordisce come poeta nel 1961 pubblicando L'amicizia perduta. Il successo internazionale arriva però con l'ormai celeberrimo La Califfa (1964), diventato film (da lui stesso diretto) e interpretato da Ugo Tognazzi e Romy Schneider. La protagonista, Irene Corsini, nel suo vitalistico vibrare tra fierezze e abbandoni, inaugura la galleria dei grandi personaggi femminili di Bevilacqua, mentre Annibale Doberdò incarna un'emblematica figura di industriale nella provincia italiana degli anni '60.
Romanzo tra i più importanti del decennio è Questa specie d'amore (1966, premio Campiello), nel quale il dissidio tra il richiamo della propria terra, la provincia parmigiana e l'impegno della vita nella capitale, scuote la coscienza inquieta dell'intellettuale protagonista; tema onnipresente nella narrativa di Bevilacqua, assieme alla vicenda della passione amorosa e alle atmosfere liriche, visionarie e fantastiche, rese corporee da uno stile denso e non alieno da un seppur cauto sperimentalismo linguistico.
Dell'epopea provinciale dei suoi eroi grandi e meschini, Bevilacqua aveva già fornito uno splendido affresco inUna città in amore (1962, ripubblicato in una nuova stesura nel 1988).
Intellettuale impegnato e presente nella vita italiana fin dagli inizi degli anni '60, giornalista critico del costume, polemista, l'attività di Alberto Bevilacqua è sempre stata multimediale. La sua produzione narrativa, sempre accompagnata da grande successo, ha ottenuto anche numerosi riconoscimenti, fra cui l'apprezzamento dei maggiori premi letterari italiani: fra i suoi titoli premiati troviamo L'occhio del gatto (1968, Premio Strega), Un viaggio misterioso (1972, Premio Bancarella) e I sensi incantati (1991, premio Bancarella).
Intensa e continua, da sempre parallela e mai subordinata all'attività di narratore, la produzione poetica di Bevilacqua è raccolta nelle opere: La crudeltà (1975), Immagine e somiglianza (1982), Vita mia (1985), Il corpo desiderato (1988), Messaggi segreti (1992) e Piccole questioni di eternità (Einaudi 2002). Le opere di Bevilacqua sono state ampiamente tradotte in Europa, Stati Uniti, Brasile, Cina e Giappone. Come ha scritto efficacemente Maurizio Cucchi Amore ed erotismo, consapevolezza degli indissolubili legami non solo con la propria terra d'origine, ma anche con le figure parentali, costituiscono altri elementi irrinunciabili della sua poesia, la cui tendenza, evidente anche nella sua più recente raccolta (Legami di sangue), parrebbe quella di ricondurre incessantemente al presente suggestioni, vicende, situazioni prelevate da una memoria anche remota.
Alberto Bevilacqua è morto il 9 settembre 2013 all'età di 79 anni, dopo una lunga malattia. Lascia la sua compagna, l'attrice e scrittrice Michela Miti (Michela Macaluso).

Frasi di Alberto Bevilacqua «La poesia è registrazione rapidissima di momenti chiave della nostra esistenza. In ciò è pura, assoluta, non ha tempo di contaminarsi con nulla. Nemmeno con i nostri dubbi.»
«i>Gli editori credono ciecamente, con apriorismo razzistico, che la poesia sia tabù per la libreria. E lo credono anche i librai.»
«Bertolucci, mi ha insegnato a leggere i libri giusti e il sapore di quello che è il gusto letterario.»

Biografia di Alberto Bevilacqua.txt (3.7 kb)

Supplementi autore Block Lawrence


Cenni biografici su Lawrence Block

Lawrence Block è nato a Buffalo nel 1938. Ha cominciato a scrivere quando ancora frequentava il secondo anno di università. Ma prima di dedicarsi al romanzo ha scritto un considerevole numero di racconti. Ha lavorato per un certo periodo in una agenzia letteraria che ritiene sia stata un'ottima palestra.
Block nella sua carriera di narratore ha creato diversi personaggi fissi. Il primo è Evan Tanner. Poi c'è Chip Harrison, protagonista di una serie di quattro romanzi. Poi ancora Matt Scudder, personaggio che lo scrittore ama moltissimo e infine Bernie Rhodenbarr. Ecco come lo scrittore racconta la gestazione e la nascita di Bernie:
L'origine di Bernie Rhodenbarr sta in un romanzo con Scudder che non ho mai scritto. Cioè ne avevo scritto circa trenta pagine. Era la storia di uno scassinatore che va a svaligiare un appartamento e dentro ci trova un cadavere. Riesce a sfuggire alla polizia e a mettersi in contatto con Scudder, che lui già aveva conosciuto, e lo prega di aiutarlo. Il libro, come ho detto, non è mai stato scritto e quel personaggio, nella sua evoluzione, non aveva nulla in comune con Bernie. Ma poi decisi di farne un mistery e il personaggio era scaturito dalla trama stessa. Comunque ancora non sapevo che ne avrei derivato un ciclo.
Lawrence Block quando sta scrivendo un libro lavora cinque giorni alla settimana. Si mette alla scrivania verso le nove del mattino, rilegge il capitolo che ha scritto il giorno precedente, e poi inizia a scrivere con una media di cinque pagine al giorno.
Ha scritto anche con lo pseudonimo di Paul Kavanaugh alcuni romanzi di spionaggio: Such men are dangerous (Amico, esci dal branco), The triumph of evil, Not comin homes to you.
Block è un lettore accanito e i suoi autori preferiti sono Ross Thomas, Don Westlake, Rex Stout, Dashiell Hammett, Ross Macdonald, John D. MacDonald, Frederic Brown.
Dal 1977 Lawrence Block firma una rubrica sul Reader's Digest ed ora tutti i suoi articoli verranno raccolti in una antologia.
Quando non scrive fa footing, va in palestra, cucina e legge. Ama molto viaggiare e va a trovare le due figlie, che vivono con la madre, una signora dalla quale Block ha divorziato. Ora convive con un'altra donna e abita nel West Village.
A chi gli ha recentemente chiesto se era soddisfatto della propria carriera Block ha così risposto:
Sì, penso di sì. È molto difficile, nella carriera di uno scrittore, stabilire quanto tempo si è perso e quanto no. A volte mi capita di scrivere per giorni e poi buttare via tutto... Comunque sono abbastanza soddisfatto, mi piace fare ciò che faccio e mi piace quello che ho fatto...



Supplementi autore Boccaccio Giovanni


Giovanni Boccaccio
Anno di nascita: 1313
21 dicembre 1375

Giovanni Boccaccio nasce nel 1313 a Certaldo, probabilmente nel mese di giugno. Anche la sua località di nascita non è certa: secondo alcune fonti nasce a Firenze, secondo altre (meno attendibili) addirittura a Parigi. Il padre, Boccaccino da Chelino, è un ricco e potente mercante appartenente alla cerchia dei Bardi di Firenze, la madre invece è una donna di bassa estrazione sociale. Giovanni nasce fuori dal matrimonio. Sei anni dopo la sua nascita il padre si sposa ufficialmente con Margherita da Mardoli.
Sin da piccolo mostra una forte inclinazione per gli studi letterari che coltiva da autodidatta. Si concentra molto soprattutto sulla letteratura latina, imparando a padroneggiare perfettamente la lingua. Comincia anche a coltivare la sua venerazione per Dante Alighieri, al cui studio viene iniziato da Giovanni Mazzuoli da Strada.
Il padre non è però contento delle sue inclinazioni letterarie, e lo invia a Napoli perché impari il mestiere di mercante presso la Banca Bardi. Lo scarso successo di Giovanni nell'apprendimento di questo mestiere, induce il padre a tentare con il diritto canonico. Giovanni ha diciotto anni e, per quanto decida di seguire le indicazioni paterne, non riesce neanche in questo secondo tentativo. L'unica nota positiva del soggiorno napoletano è la frequentazione della corte, alla quale accede grazie alle credenziali paterne. Boccaccino infatti è consigliere e ciambellano del re Roberto. I cortigiani che osserva e tra i quali vive finiscono per diventare ai suoi occhi le incarnazioni degli ideali cortesi.
Il padre non riesce, dunque, a fargli dimenticare la passione letteraria.
Anzi, nel periodo napoletano scrive: il "Filostrato" (1336-1338), poemetto composto in ottave con protagonista il giovane Troilo perdutamente innamorato di Criselda; il romanzo in prosa il "Filocolo" (1336-39) e il poemetto epico "Teseida delle nozze d'Emilia" (1339-1340).
Nel 1340 torna improvvisamente a Firenze richiamato dal padre a seguito del dissesto finanziario di alcune banche di cui è investitore. Il padre muore durante la peste del 1348, e Giovanni è libero per la prima volta di dedicarsi ai suoi studi con l'ausilio di una serie di maestri come Paolo da Perugia e Andalò del Negro.
Il cambiamento da Napoli a Firenze si rivela però difficile, e, come scrive nella "Elegia di Madonna Fiammetta", egli non ritrova l'ambiente lieto e pacifico di Napoli in una Firenze che definisce triste e noiosa. Diventa così fondamentale la figura di Fiammetta che dominerà i suoi scritti per lungo tempo, incarnazione poetica di una favolistica figlia del re Roberto d'Angiò.
La peste nera del 1348 è lo spunto principale del suo "Il Decameron" (1348-1351). I protagonisti sono un gruppo di dieci giovani che durante la peste si rifugiano presso la chiesa di Santa Maria Novella, dove, per fare in modo che il tempo trascorra più lietamente, si raccontano dieci novelle al giorno.
Fino al 1559 il testo viene proibito, ma con l'introduzione della stampa comincia ad essere uno dei testi più popolari e diffusi. Nel periodo 1347-1348 è ospite a Forlì di Francesco Ordelaffi il Grande. Presso la corte di Ordelaffi viene in contatto con due poeti, Nereo Morandi e Francesco Miletto de Rossi, con i quali rimarrà a lungo in contatto.
Svolge in questo periodo molti incarichi pubblici e di rappresentanza per la sua città. Il compito che lo emoziona di più è la consegna di dieci fiorini d'oro alla figlia di Dante Alighieri, diventata nel frattempo Suor Beatrice.
Tra il 1354 e il 1365 si reca come ambasciatore anche ad Avignone presso i pontefici Innocenzo VI e Urbano V. Riesce nel frattempo a colmare persino una lacuna che si porta dietro sin dalla gioventù: impara finalmente il greco.
Nel 1359 conosce il monaco calabrese Leonzio Pilato che vive presso la sua abitazione dal 1360 al 1362 con il compito di tradurre l'Iliade e l'Odissea;
la traduzione gli viene commissionata da Francesco Petrarca. Boccaccio conosce personalmente il Petrarca grazie ad un incontro fortuito in campagna mentre questi è in viaggio diretto a Roma per il Giubileo del 1350. Per impedire che il monaco vada via dopo la fine del suo lavoro, Boccaccio lo stipendia e lo tiene in casa nonostante il loro rapporto sia spesso burrascoso.
In questo periodo vive nella nativa Certaldo, dove scrive opere in latino come la "Genealogia Deorum Gentilium" e l'opera in volgare il "Corbaccio".
Questo lasso di tempo è reso più complicato dalle difficoltà economiche dovute ai problemi delle Banche Bardi. Tenta di risolvere le difficoltà appoggiandosi alla corte napoletana degli Angiò, ottenendo però scarsi risultati.
Si divide così tra gli incarichi pubblici a Firenze e il commento della "Divina commedia" di Dante Alighieri, che non riesce a portare a termine a causa di alcuni problemi di salute. Nel 1370 scrive anche un codice autografo del suo "Decameron".
La sua salute intanto peggiora notevolmente: Giovanni Boccaccio muore nella sua Certaldo il 21 dicembre del 1375. La sua ultima volontà rimane è quella che sulla sua tomba sia incisa la frase "Studium fuit alma poesis" (La sua passione fu la nobile poesia).

Frasi di Giovanni Boccaccio.
«Amor può molto più che né voi né io possiamo.»
«Le leggi deono essere comuni e fatte con consentimento di coloro a cui toccano.»
«Donna del cielo, e non m'avere a sdegno, | Perch'io sia di peccati grave e brutto. | Io spero in te, e 'n te sempre ho sperato: | Prega per me, ed esser mi fà degno | Di veder teco il tuo beato frutto.»



Supplementi autore Bond Stephanie


Stephanie Bond, nata il 25 marzo 1965, ha scritto oltre cinquanta romanzi, che l'hanno resa famosa come autrice di storie sexy. Originaria del Kentucky, prima di diventare scrittrice è stata programmatrice informatica.

Avviso. In generale i suoi romanzi non sono adatti ai lettori minorenni.


Supplementi autore Borsellino Paolo


Paolo Borsellino
Le caratteristiche della caparbietà, dell'allegria e della passione per il suo lavoro fanno di Borsellino una persona speciale, un esempio, capace di trasmettere dei valori positivi per le generazioni future. La triste tragedia del suo assassinio, come quella dell'amico e collega Giovanni Falcone, non va dimenticata per il semplice fatto che deve ancora essere raggiunto l'obiettivo di una vita: sconfiggere la mafia.

Paolo Borsellino nasce a Palermo il 19 gennaio 1940 in una famiglia borghese, nell'antico quartiere di origine araba della Kalsa. Entrambe i genitori sono farmacisti. Frequenta il Liceo classico "Meli" e si iscrive presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo: all'età di 22 anni consegue la laurea con il massimo dei voti.
Membro dell'esecutivo provinciale, delegato al congresso provinciale, nel periodo universitario Paolo Borsellino viene anche eletto come rappresentante studentesco nella lista del Fuan Fanalino.

Pochi giorni dopo la laurea subisce la perdita del padre. Prende così sulle sue spalle la responsabilità di provvedere alla famiglia. Si impegna con l'ordine dei farmacisti a tenere l'attività del padre fino al conseguimento della laurea in farmacia della sorella. Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studia per il concorso in magistratura che supera nel 1963.

L'amore per la sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia. La professione di magistrato nella città di Palermo ha per lui un senso profondo.

Nel 1965 è uditore giudiziario presso il tribunale civile di Enna. Due anni più tardi ottiene il primo incarico direttivo: Pretore a Mazara del Vallo nel periodo successivo al terremoto.
Si sposa alla fine del 1968, e nel 1969 viene trasferito alla pretura di Monreale dove lavora in stretto contatto con il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile.

È il 1975 quando Paolo Borsellino viene trasferito al tribunale di Palermo; a luglio entra all'Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Con il Capitano Basile lavora alla prima indagine sulla mafia: da questo momento comincia il suo grande impegno, senza sosta, per contrastare e sconfiggere l'organizzazione mafiosa.

Nel 1980 arriva l'arresto dei primi sei mafiosi. Nello stesso anno il capitano Basile viene ucciso in un agguato. Per la famiglia Borsellino arriva la prima scorta con le difficoltà che ne conseguono. Da questo momento il clima in casa Borsellino cambia: il giudice deve relazionarsi con i ragazzi della scorta che gli sono sempre a fianco e che cambieranno per sempre le sue abitudini e quelle della sua famiglia.

Borsellino, magistrato "di ottima intelligenza, di carattere serio e riservato, dignitoso e leale, dotato di particolare attitudine alle indagini istruttorie, definisce mediamente circa 400 procedimenti per anno" e negli anni si distingue "per l'impegno, lo zelo, la diligenza, che caratterizzano la sua opera". Per questi e altri lusinghieri giudizi a Borsellino viene conferita la nomina a magistrato d'appello con deliberazione in data 5 marzo 1980, dal Consiglio Superiore della Magistratura.

Anche nei periodi successivi continua a svolgere le sue funzioni presso l'ufficio d'istruzione del Tribunale, dando ulteriore, luminosa dimostrazione delle sue qualità, veramente eccezionali, di magistrato e, particolarmente, di giudice inquirente.

Viene costituito un pool che comprende quattro magistrati. Falcone, Borsellino e Barrile lavorano uno a fianco all'altro, sotto la guida di Rocco Chinnici. È nei giovani la forza su cui contare per cambiare la mentalità della gente e i magistrati lo sanno. Vogliono scuotere le coscienze e sentire intorno a sé la stima della gente. Sia Giovanni Falcone sia Paolo Borsellino hanno sempre cercato la gente. Borsellino comincia a promuovere e a partecipare ai dibattiti nelle scuole, parla ai giovani nelle feste giovanili di piazza, alle tavole rotonde per spiegare e per sconfiggere una volta per sempre la cultura mafiosa.

Fino alla fine della sua vita Borsellino, nel tempo che gli rimane dopo il lavoro, cercherà di incontrare i giovani, di comunicargli questi nuovi sentimenti e di renderli protagonisti della lotta alla mafia.

Si chiede la promozione di pool di giudici inquirenti, coordinati tra loro ed in continuo contatto, il potenziamento della polizia giudiziaria, l'istituzione di nuove regole per la scelta dei giudici popolari e di controlli bancari per rintracciare i capitali mafiosi. I magistrati del pool pretendono l'intervento dello stato perché si rendono conto che il loro lavoro, da solo, non basta.

Chinnici scrive una lettera al presidente del tribunale di Palermo per sollecitare un encomio nei confronti di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, utile per eventuali incarichi direttivi futuri. L'encomio richiesto non arriverà.

Poi il dramma. Il 4 agosto 1983 viene ucciso il giudice Rocco Chinnici con un'autobomba. Borsellino è distrutto: dopo Basile anche Chinnici viene strappato alla vita. Il leader del pool, il punto di riferimento, viene a mancare.

A sostituire Chinnici arriva a Palermo il giudice Caponnetto e il pool, sempre più affiatato continua nell'incessante lavoro raggiungendo i primi risultati. Nel 1984 viene arrestato Vito Ciancimino e si pente Tommaso Buscetta: Borsellino sottolinea in ogni momento il ruolo fondamentale dei pentiti nelle indagini e nella preparazione dei processi.

Comincia la preparazione del Maxiprocesso e viene ucciso il commissario Beppe Montana. Ancora sangue, per fermare le persone più importanti nelle indagini sulla mafia e l'elenco dei morti è destinato ad aumentare. Il clima è terribile: Falcone e Borsellino vengono immediatamente trasferiti all'Asinara per concludere le memorie, predisporre gli atti senza correre ulteriori rischi.

All'inizio del maxiprocesso l'opinione pubblica inizia a criticare i magistrati, le scorte e il ruolo che si sono costruiti.
Conclusa la monumentale istruttoria del primo maxi-processo all'organizzazione criminale denominata "Cosa Nostra" insieme al collega Giovanni Falcone, unitamente al dott. Leonardo Guarnotta e al dott. Giuseppe Di Lello-Filinoli, Paolo Borsellino chiede il trasferimento alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala per ricoprire l'incarico di Procuratore Capo. Il CSM, con una decisione storica e non priva di strascichi polemici accoglie la relativa istanza sulla base dei soli meriti professionali e dell'esperienza acquisita da Paolo Borsellino negando per la prima volta validità assoluta al criterio dell'anzianità.

Borsellino vive in un appartamento nella caserma dei carabinieri per risparmiare gli uomini della scorta. In suo aiuto arriva Diego Cavaliero, magistrato di prima nomina, lavorano tanto e con passione. Borsellino è un esempio per il giovane Cavaliero. Teme che la conclusione del maxiprocesso attenui l'attenzione sulla lotta alla mafia, che il clima scemi e si torni alla normalità e per questo Borsellino cerca la presenza dello Stato, incita la società civile a continuare le mobilitazioni per tenere desta l'attenzione sulla mafia e frenare chi pensa di poter piano piano ritornare alla normalità.

Il clima comincia a cambiare: il fronte unico che aveva portato a grandi vittorie della magistratura siciliana e che aveva visto l'opinione pubblica avvicinarsi agli uomini in prima linea e stringersi intorno a loro, comincia a cedere.

Nel 1987 Caponnetto è costretto a lasciare la guida del pool a causa di motivi di salute. Tutti a Palermo attendono la nomina di Giovanni Falcone al posto di Caponnetto, anche Borsellino è ottimista. Il CSM non è dello stesso parere e si diffonde il terrore di veder distruggere il pool. Borsellino scende in campo e comincia una vera e propria lotta politica: parla ovunque e racconta cosa stia accadendo alla procura di Palermo; sui giornali, in televisione, nei convegni, continua a lanciare l'allarme. A causa delle sue dichiarazioni Borsellino rischia il provvedimento disciplinare. Solo il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga interviene in suo appoggio chiedendo di indagare sulle dichiarazioni del magistrato per accertare cosa stia accadendo nel palazzo di giustizia di Palermo.

Il 31 luglio il CSM convoca Borsellino che rinnova le accuse e le sue perplessità. Il 14 settembre il CSM si pronuncia: è Antonino Meli, per anzianità, a prendere il posto che tutti aspettavano per Giovanni Falcone. Paolo Borsellino viene riabilitato, torna a Marsala e riprende a lavorare. Nuovi magistrati arrivano a dargli una mano, giovani e, a volte di prima nomina. Il suo modo di fare, il suo carisma ed i suo impegno in prima linea è contagiaso; lo affiancano con lo stesso fervore e con lo stesso coraggio nelle indagini su fatti di mafia. I pentiti cominciano a parlare: prendono forma le indagini su connessioni tra mafia e politica. Paolo Borsellino è convinto che per sconfiggere la mafia i pentiti abbiano un ruolo fondamentale. È tuttavia convinto che i giudici debbano essere attenti, controllare e ricontrollare ogni dichiarazione, ricercare i riscontri ed intervenire solo quando ogni fatto sia provato. L'opera è lunga e complicata ma i risultati non tarderanno ad arrivare.

Da questo momento gli attacchi a Borsellino diventano forti ed incessanti. Le indiscrezioni su Falcone e Borsellino sono ormai quotidiane; si parla di candidature alla Camera o alla carica di Sindaco. I due magistrati smentiscono ogni cosa.

Comincia intanto il dibattito sull'istituzione della Superprocura e su chi porre a capo del nuovo organismo. Falcone, intanto, va a Roma come direttore degli affari penali e preme per l'istituzione della Superprocura. Si sente la necessità di coinvolgere le più alte cariche dello stato nella lotta alla mafia. La magistratura da sola non può farcela, con Falcone a Roma si ha un appoggio in più: Borsellino decide di tornare a Palermo, lo seguono il sostituto Ingroia e il maresciallo Canale. Maturati i requisiti per essere dichiarato idoneo alle funzioni direttive superiori - sia requirenti che giudicanti - pur rimanendo applicato alla Procura della Repubblica di Marsala Paolo Borsellino chiede e ottiene di essere trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo con funzioni di Procuratore Aggiunto. Grazie alle sue indiscusse capacità investigative, una volta insediatesi presso la Procura di Palermo alla fine del 1991, è delegato al coordinamento dell'attività dei Sostituti facenti parte della Direzione Distrettuale Antimafia.

I Magistrati, con l'arrivo di Borsellino trovano nuova fiducia. A Borsellino vengono tolte le indagini sulla mafia di Palermo dal procuratore Giammanco, e gli vengono assegnate quelle di Agrigento e Trapani. Ricomincia a lavorare con l'impegno e la dedizione di sempre. Nuovi pentiti, nuove rivelazioni confermano il legame tra la mafia e la politica, riprendono gli attacchi al magistrato e lo sconforto ogni tanto si manifesta.

A Roma viene finalmente istituita la superprocura e vengono aperte le candidature; Falcone è il numero uno ma, anche questa volta, sa che non sarà facile. Borsellino lo sostiene a spada tratta sebbene non fosse d'accordo sulla sua partenza da Palermo. Il suo impegno aumenta quando viene resa nota la candidatura di Cordova. Borsellino esce allo scoperto, parla, dichiara, si muove: è di nuovo in prima linea. I due magistrati lottano uno a fianco all'altro, temono che la superprocura possa divenire un arma pericolosa se in possesso di magistrati che non conoscono la mafia siciliana.

Nel Maggio 1992 Giovanni Falcone raggiunge i numeri necessari per vincere l'elezione a superprocuratore. Borsellino e Falcone esultano, ma il giorno dopo nell'atto tristemente noto come la "strage di Capaci" Giovanni Falcone viene ucciso insieme alla moglie.

Paolo Borsellino soffre molto, il legame che ha con Falcone è speciale. Dalle prime indagini nel pool, alle serate insieme, alle battute per sdrammatizzare, ai momenti di lotta più dura quando insieme sembravano "intoccabili", al periodo forzato all'Asinara fino al distacco per Roma. Una vita speciale, quella dei due amici-magistrati, densa di passione e di amore per la propria terra. Due caratteri diversi, complementari tra loro, uno un po' più razionale l'altro più passionale, entrambi con un carisma, una forza d'animo ed uno spirito di abnegazione esemplari.

A Borsellino viene offerto di prendere il posto di Falcone nella candidatura alla superprocura, ma rifiuta. Resta a Palermo, nella procura dei veleni, per continuare la lotta alla mafia, diventando sempre più consapevole che qualcosa si è rotto e che il suo momento è vicino.

Vuole collaborare alle indagini sull'attentato di Capaci di competenza della procura di Caltanissetta. Le indagini proseguono, i pentiti aumentano e il giudice cerca di sentirne il più possibile. Arriva la volta dei pentiti Messina e Mutolo, ormai Cosa Nostra comincia ad avere sembianze conosciute. Spesso i pentiti hanno chiesto di parlare con Falcone o con Borsellino perché sapevano di potersi fidare, perché ne conoscevano le qualità morali e l'intuito investigativo. Continua a lottare per poter avere la delega per ascoltare il pentito Mutolo. Insiste e alla fine il 19 luglio 1992 alle 7 di mattina Giammanco gli comunica telefonicamente che finalmente avrà quella delega e potrà ascoltare Mutolo.

Lo stesso giorno Borsellino si reca a Villagrazia per rilassarsi. Si distende, va in barca con uno dei pochi amici rimasti. Dopo pranzo torna a Palermo per accompagnare la mamma dal medico: l'esplosione di un'autobomba sotto la casa di via D'Amelio strappa la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta. È il 19 luglio 1992.

Con il giudice perdono la vita gli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna poliziotto a essere uccisa in un attentato di mafia.


Supplementi autore Brofferio Angelo


Breve biografia

Angelo Brofferio nacque nel 1802 a Castelnuovo Calcea e morì a Locarno nel 1866.
Oltre che giornalista e drammaturgo, fu poeta in lingua e in dialetto, polemista accanito, storico e memorialista. Deputato al Parlamento Subalpino, militò nelle file della sinistra democratica, in opposizione perciò alla politica di Cavour, anche se finì con l'appoggiare le maggiori iniziative del governo.
Nel 1839 pubblicò una prima serie di Canzoni piemontesi, in seguito accresciuta.

La barchetta

[Una poesia di Angelo Brofferio tradotta dal dialetto in italiano a cura di R. Gandolfo.]

Guarda che bianca luna, guarda che ciel sereno: presto mia cara presto: vieni, Carolina, vieni. Una tranquilla arietta, senti, consola il cuore: vieni, vieni sulla barchetta dell'amore e della felicità. I geni dalle sponde nel mare ci tracciano la strada, la terra, i venti e le onde per noi sembrano creati; il signore me lo permetta, il mio cielo è il tuo cuore; voga la barchetta dell'amore e della felicità. Amore vogliono che sia una favilla seminata dal vento; non crederci, è una bugia: voghiamo allegramente. Guarda quell'isoletta... Ci andiamo, mio bel cuore? Gira la barchetta dell'amore e della felicità. L'ultima stella svela che l'alba vuole spuntare; ma quel mai cambiar vela, comincia a far sbagliare una piccola nuvoletta viene a turbare il cuore: dondola la barchetta dell'amore e della felicità. L'Oriente non sembra più puro, il cielo non sembra più azzurro; i turbini prendono l'aire, lontano e glà scuro; si alza la maretta. uno si sente il cuore a battere, fa acqua la barchetta dell'amore e della felicità. Tempesta sopra e sotto, tuono lampi, lampi e tuono il remo va in malora addio vela e timone; cade il fulmine, non batte piu il cuore... buon viaggio alla barchetta dell'amore e della felicità.


Supplementi autore Brooks Terry


Notizie biografiche su Terry Brooks (da Wikipedia)

Ha studiato letteratura inglese all'Hamilton College e si è laureato in legge alla Washington & Lee University. Prima di dedicarsi alla scrittura ha praticato la professione di avvocato. Attualmente vive tra Seattle e le Hawaii con la moglie Judine.

Il suo primo romanzo, La spada di Shannara del 1977, diventò un best seller mondiale e rimase nella classifica del New York Times dei libri più venduti per oltre cinque mesi. Col tempo, la produzione di Brooks, riconducibile quasi per intero alle vicende di Shannara, è andata discostandosi dai canoni tipici del fantasy. La sua vasta produzione, che ricopre circa quarant'anni di carriera fino ai giorni più recenti, si struttura in vari cicli o saghe, e manuali correlati, come Il magico mondo di Shannara (2002) scritto insieme a Teresa Patterson ed illustrato da David Cherry, di cui è in lavorazione una seconda edizione riveduta ed ampliata.

Nel 1991 si dedicò alla stesura della trasposizione del film Hook - Capitan Uncino di Steven Spielberg. Circa a metà della stesura della trilogia del Verbo & Vuoto, poi, George Lucas, il creatore di Star Wars, chiese personalmente a Terry di scrivere la trasposizione di Star Wars Episodio I: La Minaccia Fantasma. Terry, acclamato fan di Star Wars, accettò e discusse il progetto con Lucas presso il Ranch Skywalker. Un mese prima dell'uscita del omonimo film nei cinema, il libro fu pubblicato riscuotendo grandi successi sia da parte dei fan di Brooks sia di quelli di Star Wars.

Un suo racconto, Amici immaginari, in cui compare il silvano Pick della trilogia del Verbo e Vuoto, è stato poi pubblicato nell'antologia di scrittori fantasy Magicland, a cura di Lester del Rey.

Da citare anche l'autobiografia e guida alla scrittura A volte la magia funziona (2003), in cui Brooks espone le origini dei suoi romanzi e dà consigli ai giovani aspiranti scrittori.

Cronologia della saga di Shannara

L'ordine di uscita dei vari libri in Italia della serie Shannara, escludendo Landover, è il seguente:


Supplementi autore Brotto Francesca


E vissero quasi tutti
Siamo molto grati all'autrice per aver donato alla Biblioteca Digitale la versione audio di quest'opera.

Trama del romanzo

Nell'operoso nord-est soggiogato dall'afa, Ada, stagista sottopagata, è in ufficio a sbrigare le ultime faccende. Quando l'architetto Compassi la convoca nel suo studio, lei spera sia per firmare il sudato contratto a tempo indeterminato, e invece si trova a doversi difendere da un tentativo di violenza sessuale. Riesce a fuggire, ma lo spavento è tale che finisce col sentirsi come le povere bestiole senza vita che da bambina seppelliva dietro alla casa dei suoi genitori, morti da anni. Ora deve ripartire da capo. Deve ricostruirsi sulle macerie dei sogni del passato. Decisivo è l'incontro con un'altra donna il cui padre vuole costringerla a lavorare nella sua azienda di pompe funebri. Un'idea stramba si fa strada nei pensieri delle amiche di sempre, Piera e Marta: e se insieme fondassero un'impresa di pompe funebri tutta al femminile? Le difficoltà sono tante, i pregiudizi nemmeno si contano. Ma dalla loro parte hanno la determinazione e una buona dose di ironia, e un pizzico di fortuna. Ancora una volta l'unione fa la forza: il desiderio di non arrendersi e di avere nuovi orizzonti a cui guardare può abbattere ogni ostacolo. Si tratta solo di tenere duro.

L'autrice

Francesca Brotto nasce a Cittadella (PD) nel 1968 ma da tempo vive in provincia di Treviso. Da anni si dedica al teatro, sia come attrice sia come autrice. Tiene corsi di teatro per monologhisti e di scrittura autobiografica, per la quale si è formata alla Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari. Tra i suoi racconti pubblicati, spesso autobiografici e carichi di umorismo, che mescolano l'italiano al dialetto padovano e trevigiano, ricordiamo "Renatina", "Tappeto volante", "Amorevole inverno", "Amburgher", tutti apparsi in raccolte collettive presso editori di Verona e Roma. La compagnia dei frighi, finalista al festival H-drà 2015, è la sua prima opera drammaturgica. Attualmente è in scena con Mina, le scarpe e altri imprevisti, monologo che tratto da un'esperienza autobiografica.

La trovate su Facebook e su Instagram @francybrotto.

E vissero quasi tutti.zip (634.9 Mb)

Supplementi autore Bukowski Charles


Biografia di Charles Bukowski

16 agosto 1920 - 9 marzo 1994.

Voglio una vita maleducata, di quelle vite fatte così. Voglio una vita che se ne frega, che se ne frega di tutto sì. Voglio una vita spericolata, di quelle che non dormi mai.
Se Henry Charles Bukowski, detto Hank, avesse sentito la famosa canzone di Vasco Rossi, c'è da scommettere che se ne sarebbe innamorato al volo. Probabilmente ne avrebbe fatto un suo inno. Non paia troppo azzardato ai fan di Hank (come spesso chiamava, con civetteria autobiografica, molti personaggi dei sui libri) l'accostamento con il cantautore nostrano, ma Bukowski, nato il 16 agosto 1920 ad Andernach (una piccola cittadina tedesca nei pressi di Colonia), la vita spericolata, la vita da strada e randagia, l'ha probabilmente incarnata al meglio, come pochi altri al mondo.
Figlio di un ex artigliere delle truppe americane, Charles ha solo 3 anni quando la famiglia si trasferisce a Los Angeles, negli Stati Uniti. Qui trascorre l'infanzia costretto dai genitori a un quasi totale isolamento dal mondo esterno. Già si notano i primi segni della sua vena ribellistica e di una fragile, confusa vocazione alla scrittura. A sei anni, era un bambino con un carattere già ben formato: schivo e impaurito, escluso dalle partite di baseball giocate sotto casa, irriso per il suo tenue accento teutonico, manifesta difficoltà di inserimento.
A tredici anni inizia a bere e a frequentare una chiassosa banda di teppisti. Nel 1938 Charles Bukowski si diploma senza troppi entusiasmi alla L.A. High School e a vent'anni abbandona la casa paterna. Inizia così un periodo di vagabondaggio segnato dall'alcol e da una sequenza infinita di lavori saltuari. Bukowski è a New Orleans, a San Francisco, a St. Louis, soggiorna in una pensione-bordello di tagliagole filippini, fa il lavapiatti, il posteggiatore, il facchino, si sveglia sulle panchine dei parchi pubblici, per qualche tempo finisce perfino in galera. E continua a scrivere.

I suoi racconti e le sue poesie trovano spazio su giornali come Story ma soprattutto sulle pagine delle riviste underground. Non è infatti una fugace o poetica linfa creativa che lo induce a scrivere, ma la rabbia verso la vita, l'amarezza perenne del giusto di fronte ai torti e all'insensibilità degli altri uomini. Le storie di Charles Bukowski sono imperniate su un autobiografismo quasi ossessivo. Il sesso, l'alcol, le corse dei cavalli, lo squallore delle vite marginali, l'ipocrisia del sogno americano sono i temi sui quali vengono intessute infinite variazioni grazie a una scrittura veloce, semplice ma estremamente feroce e corrosiva. Assunto dal Postal Office di Los Angeles e inaugurato un burrascoso rapporto sentimentale con Jane Baker, Bukowski attraversa gli anni '50 e '60 continuando a pubblicare semiclandestinamente, soffocato dalla monotonia della vita d'ufficio e minato da eccessi di ogni genere. Nel settembre dei 1964 diviene padre di Marina, nata dalla fugace unione con Frances Smith, giovane poetessa.

Comincia l'importante collaborazione con il settimanale alternativo Open City: le sue velenose colonne verranno raccolte nel volume Taccuino di un vecchio sporcaccione, che gli regalerà ampi consensi fra gli ambienti della protesta giovanile. La speranza di poter divenire uno scrittore full time gli diede il coraggio di licenziarsi dall'insopportabile ufficio postale all'età di 49 anni (quegli anni sono condensati nel memorabile Post Office). Comincia il periodo dei readings poetici, vissuti come vero e proprio tormento.

Nel 1969, dopo la tragica morte di Jane stroncata dall'alcol, Bukowski conosce l'uomo destinato a cambiargli la vita: John Martin. Manager di professione e appassionato di letteratura per vocazione, Martin era rimasto fortemente impressionato dalle poesie di Bukowski tanto da proporgli di lasciare l'impiego all'ufficio postale per dedicarsi completamente alla scrittura. Lui si sarebbe occupato della fase organizzativa di tutta l'operazione, provvedendo a versare a Bukowski un assegno periodico quale anticipo sui diritti d'autore e impegnandosi a promuovere e a commercializzare le sue opere. Bukowski accetta la proposta.

Incoraggiato dai buoni risultati ottenuti dalle prime plaquette stampate in poche centinaia di copie, John Martin fonda la Black Sparrow Press, ripromettendosi di pubblicare tutte le opere di Charles Bukowski. In pochi anni è il successo. Inizialmente i consensi sembrano essere limitati all'Europa, poi la leggenda di Hank Bukowski, ultimo scrittore maledetto, sbarca negli Stati Uniti. Inizia il periodo dei reading poetici, vissuti da Bukowski come un vero e proprio incubo e documentati magnificamente in molti dei suoi racconti. Proprio durante una di queste letture, nel 1976, Bukowski conosce Linda Lee, unica tra le sue molte compagne a mitigarne la vena autodistruttiva, l'unica tra le sue bizzose compagne capace di mettere freno alla pericolosa imprevedibilità di Hank. Gli stenti del vagabondo paiono d'altronde ormai terminati: Hank è ricco e universalmente conosciuto come il bizzarro scrittore di Storie di ordinaria follia.

Linda gli fa cambiare regime alimentare, gli riduce l'alcol, lo incoraggia a non alzarsi mai prima di mezzogiorno. Il periodo degli stenti e del vagabondaggio si chiude definitivamente. Gli ultimi anni sono vissuti in grande serenità e agiatezza. Ma la vena creativa non viene meno. Si ammala ammala di tubercolosi nel 1988, tuttavia, in condizioni fisiche via via più precarie, Bukowski continua a scrivere e a pubblicare. Alle sue opere si ispirano i due registi Marco Ferreri e Barbet Schroeder per altrettante riduzioni cinematografiche. Documentata dalle ormai celeberrime sue ultime parole: Ti ho dato tante di quelle occasioni che avresti dovuto portarmi via parecchio tempo fa. Vorrei essere sepolto vicino all'ippodromo... per sentire la volata sulla dirittura d'arrivo, la morte lo colpisce il 9 marzo 1994.

Aforismi di Charles Bukowski

«La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare.»
«La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ne impiega troppo.»
«Detesto i prati perchè tutti hanno un prato con l'erba e, quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri, si diventa tutti gli altri.»
«Genio è l'uomo capace di dire cose profonde in modo semplice.»
«I grandi uomini sono i più soli.»
«La mia unica ambizione è quella di non essere nessuno, mi sembra la soluzione più sensata.»
«Scrivere poesie non è difficile. Difficile è viverle.»
«Le due più grandi invenzioni dell'uomo sono il letto e la bomba atomica: il primo ti tiene lontano dalle noie, la seconda le elimina.»
«Parlare di morte è come parlare di denaro. Noi non sappiamo nè il prezzo nè il valore.»
«Ospedali, galere e puttane: sono queste le università della vita. Io ho preso parecchie lauree. Chiamatemi dottore.»
«Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri.»
«Viaggiare non è altro che una seccatura: di problemi ce ne sono sempre più che a sufficienza dove sei.»
«La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto.»
«L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perchè provi un senso di benessere quando gli sei vicino.»
«Non essere giù perchè la tua donna ti ha lasciato: ne troverai un'altra e ti lascerà anche quella.»
«Ovviamente è possibile amare un essere umano, se non lo si conosce abbastanza bene.»
«Solo i poveri riescono ad afferrare il senso della vita, i ricchi possono solo tirare a indovinare.»

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Charles Bukowski.txt (7.6 kb)

Supplementi autore Calamandrei Piero


Discorso Piero Calamandrei su Costituzione - 02-01-1955.MP3 (22.0 Mb)

Supplementi autore Calvino Italo


Biografia di Italo Calvino

15 ottobre 1923 - 19 settembre 1985

Italo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de Las Vegas, presso l'Avana (Cuba). Il padre, Mario, è un agronomo di origine sanremese, che si trova a Cuba per dirigere una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola agraria dopo venti anni passati in Messico. La madre, Evelina Mameli, di Sassari è laureata in scienze naturali e lavora come assistente di botanica all'Università di Pavia.
Nel 1927, Calvino frequenta l'asilo infantile al St. George College, sempre a Cuba. Nello stesso anno nasce suo fratello Floriano, futuro geologo di fama internazionale, mentre nel 1929 frequenta le scuole Valdesi, una volta che la famiglia si trasferisce definitivamente in Italia (Calvino fa anche in tempo, alla fine delle elementari, a diventare Balilla). Nel 1934 supera l'esame per il ginnasio-liceo "G. D. Cassini" e completa la prima parte del suo percorso scolastico.
Il primo contatto con la letteratura avviene all'età di dodici anni, quando gli capita fra le mani il primo ed il secondo "Libro della giungla" di Kipling. È un amore al primo colpo, una fulminea infatuazione per i mondi esotici, le avventure e per le sensazioni fantastiche che può dare la lettura solitaria di testi trascinanti. Si diletta anche a leggere riviste umoristiche, cosa che lo spinge a disegnare lui stesso vignette e fumetti.
In quegli anni si appassiona al cinema, un amore che durerà per tutta la sua adolescenza.
Intanto scoppia la guerra, un evento che segna la fine della sua giovinezza, così come il declino della cosiddetta "belle epoque" in versione sanremese.
La sua posizione ideologica è incerta, tra il recupero di una identità
locale ed un confuso anarchismo. Tra i sedici ed i venti anni scrive brevi racconti, opere teatrali ed anche poesie ispirandosi a Montale suo poeta prediletto per tutta la vita.
È nei rapporti personali e nell'amicizia con il compagno di liceo Eugenio Scalfari, invece, che cominciamo a crescere in lui interessi più
specificatamente e politici. Attraverso un intenso rapporto epistolare con Scalfari segue il risveglio dell'antifascismo clandestino ed una sorta di orientamento rispetto ai libri da leggere: Huizinga, Montale, Vittorini, Pisacane e così via.
Nel 1941, conseguita la licenza liceale, si iscrive alla Facoltà di Agraria dell'Università di Torino. Dopo la morte di un giovane combattente, chiede ad un amico di presentarlo al Pci; in seguito insieme al fratello si arruola e combatte per venti mesi uno dei più aspri scontri tra partigiani e nazifascisti. È opinione della critica più accreditata che la sua scelta di aderire al partito comunista non derivò da ideologie personali, ma dal fatto che in quel periodo era la forza più attiva ed organizzata.
Nel frattempo i genitori vengono sequestrati dai tedeschi. Finita la guerra e liberati i genitori, nel 1946 comincia a gravitare attorno alla casa editrice Einaudi, vendendo libri a rate. Su esortazione di Cesare Pavese e del critico Giansiro Ferrata, si dedica alla stesura di un romanzo che conclude negli ultimi giorni di dicembre; è il suo primo libro, "Il Sentiero dei Nidi di Ragno", una ricognizione appunto del periodo bellico e del mondo partigiano.
Sempre più inserito nella casa editrice, presso Einaudi, Italo Calvino si occupa dell'ufficio stampa e di pubblicità stringendo legami di amicizia e di fervido confronto intellettuale con i grandi nomi dell'epoca, presenti e futuri, come Pavese, Vittorini, Natalia Ginzburg, Delio Cantimori, Franco Venturi, Norberto Bobbio e Felice Balbo.
Nel 1948, però, lascia momentaneamente Einaudi per collaborare, in veste di redattore della terza pagina, con l'Unità torinese. Collabora anche al settimanale comunista "Rinascita"; nel 1949 torna da Einaudi ed esce la raccolta "Ultimo viene il corvo", ma rimane inedito il romanzo "Il Bianco Veliero" sul quale Vittorini aveva espresso un giudizio negativo.
Dal 1° gennaio 1950 Calvino viene assunto da Einaudi come redattore stabile: si occupa dell'ufficio stampa e dirige la parte letteraria della nuova collana "Piccola Biblioteca Scientifico-Letteraria". Sarebbero stati proprio Vittorini , Pavese e Calvino, fra l'altro, a creare quei risvolti di copertina che sono diventati uno stile nell'editoria italiana.
Nel 1951 finisce di scrivere un romanzo d'impianto realistico-sociale, "I giovani del Po", che viene pubblicato sulla rivista "Officina" solo negli anni 1957/1958; in estate invece scrive di getto "Il visconte dimezzato".
Per una raccolta di lettere su un viaggio fatto nell'Unione Sovietica ("Taccuino di viaggio di Italo Calvino") pubblicata sull'Unità riceve il Premio Saint-Vincent.
Nel 1955 viene promosso dall'Einaudi come dirigente mantenendo questa qualifica fino al giugno 1961; dopo tale data diventa consulente editoriale.
Lo stesso anno esce su "Paragone Letteratura", "Il midollo del leone", il primo di una serie di saggi, volti a definire la propria idea di letteratura rispetto alle principali tendenze culturali del tempo.
L'anno seguente (1956) escono "Le fiabe italiane" che consolidano, anche grazie al lusinghiero successo, l'immagine di Italo Calvino come favolista.
Il 1956, però, è assai importante per un altro fatto significativo e cruciale nella vita dello scrittore: i fatti di Ungheria, l'invasione della Russia Comunista nell'inquieta Praga, provocano il distacco dello scrittore dal Pci e lo conducono progressivamente a rinunciare ad un diretto impegno politico.
La sua creatività è invece sempre feconda ed inarrestabile, tanto che non si contano le sue collaborazioni su riviste, i suoi scritti e racconti (vince in quegli anni anche il Premio Bagutta), nonché la stesura di alcune canzoni o libretti per opere musicali d'avanguardia come "Allez-hop" dell'amico e sodale Luciano Berio. Insomma, un'attività culturale e artistica a tutto campo.
In questi anni scrive "Il visconte dimezzato", "Il barone rampante", "Il cavaliere inesistente", "Marcovaldo".
Alla fine degli anni Cinquanta risale anche il soggiorno di sei mesi negli Stati Uniti, coincidenti con la pubblicazione della trilogia "Nostri antenati", mentre appare sul "Menabò" (altra rivista di vaglia di quegli anni), il saggio "Il mare dell'oggettività".
Nel 1964 avviene una svolta fondamentale nella vita privata dello scrittore: si sposa con un'argentina e si trasferisce a Parigi, pur continuando a collaborare con Einaudi. L'anno dopo nasce la sua prima figlia, Giovannea, che gli infonde un senso di personale rinascita ed energia.
Esce nel frattempo il volume "Le Cosmicomiche", a cui segue nel 1967 "Ti con zero", in cui si rivela la sua passione giovanile per le teorie astronomiche e cosmologiche.
Parallelamente, Calvino sviluppa un forte interesse per le tematiche legate alla semiologia e alla decostruzione del testo, tanto che arriva ad adottare procedimenti assai intellettualistici nell'elaborazione dei suoi romanzi, così come succede ad esempio in quel gioco di specchi che è "Se una notte d'inverno un viaggiatore".
L'inclinazione fantastica, costante di tutta l'opera di Calvino, rappresenta comunque la corda più autentica dello scrittore. In molte delle sue opere, infatti, egli infrange una regola ferrea della vita (e di gran parte della letteratura) che vuole da una parte la realtà, dall'altra la finzione.
Calvino, invece, spesso mescola i due piani, facendo accadere cose straordinarie e spesso impossibili all'interno di un contesto realistico, senza perdere colpi né sull'uno né sull'altro versante. Una delle sue caratteristiche è quella di saper mantenere nei confronti della materia trattata, un approccio leggero, trattenuto dall'umorismo, smussandone gli aspetti più sconcertanti con un atteggiamento quasi di serena saggezza.
"Eleganza", "leggerezza", "misura", "chiarezza", "razionalità" sono i concetti a cui più usualmente si fa ricorso per definire l'opera di Italo Calvino; in effetti, essi individuano aspetti reali della personalità dello scrittore anche se, al tempo stesso, rischiano di sottovalutarne altri, ugualmente presenti e decisivi.
Gli anni Settanta sono anch'essi ricchissimi di collaborazioni giornalistiche, di scritti ma soprattutto di premi, che colleziona in quantità. Rifiuta il premio Viareggio per "Ti con zero" ma accetta due anni dopo il premio Asti, il premio Feltrinelli e quello dell'accademia dei Lincei, nonché quello della città di Nizza, il Mondello ed altri ancora. In questo periodo un impegno assai importante è rappresentato inoltre dalla direzione della collana Einaudi "Centopagine", nella quale vengono pubblicati, oltre ai classici europei a lui più cari (Stevenson, Conrad, Stendhal, Hoffmann, Balzac e Tolstoj), svariati scrittori minori italiani a cavallo fra '800 e '900.
Intanto viene ultimata la villa di Roccamare, presso Castiglione della Pescaia, dove Calvino trascorre tutte le estati. Sul piano dell'impegno di scrittura inizia a scrivere nel 1974 sul "Corriere della sera" racconti, resoconti di viaggio ed articoli sulla realtà politica e sociale del paese;
la collaborazione dura fino al 1979. Scrive anche per la serie radiofonica "Le interviste impossibili" i "Dialoghi di Montezuma" e "L'uomo di Neanderthal". Nel 1976 tiene conferenze in molte università degli Stati Uniti, mentre i viaggi in Messico e Giappone gli danno spunti per alcuni articoli, che verranno poi ripresi in "Collezioni di sabbia". Riceve a Vienna lo "Staatpreis".
Si trasferisce a Roma nel 1980 in piazza Campo Marzio ad un passo dal Pantheon. Raccoglie nel volume "Una pietra sopra" gli scritti di "Discorsi di letteratura e società" la parte più significativa dei suoi interventi saggistici dal 1955 in poi. Nel 1981 riceve la Legion d'onore. Cura l'ampia raccolta di scritti di Queneau "Segni, cifre e lettere".
Nel 1982 alla Scala di Milano viene rappresentata "La vera storia", opera scritta insieme al già ricordato compositore Luciano Berio. Di quest'anno è
anche l'azione musicale "Duo", primo nucleo del futuro "Un re in ascolto", sempre composta in collaborazione con Berio.
Nel 1983 viene nominato per un mese "directeur d'ètudes" all'Ecole des Hautes Etudes. A gennaio tiene una lezione su "Science et metaphore chez Galilèe" e legge in inglese alla New York University la conferenza "Mondo scritto e mondo non scritto". Nel 1985, avendo ricevuto l'incarico di tenere una serie di conferenze negli Stati Uniti (nella prestigiosa Harvard University), prepara le ormai celeberrime "Lezioni Americane", che tuttavia rimarranno incompiute, e saranno edite solo postume nel 1988.
Durante il 1984 in seguito alla crisi aziendale dell'Einaudi decide di passare alla Garzanti presso la quale appaiono "Collezione di sabbia" e "Cosmicomiche vecchie e nuove". Compie dei viaggi in Argentina e a Siviglia dove partecipa ad un convegno sulla letteratura fantastica. Nel 1985 traduce "La canzone del polistirene" di Queneau mentre durante l'estate lavora ad un ciclo di sei conferenze. Il 6 settembre viene colto da ictus a Castiglione della Pescaia.
Ricoverato all'ospedale Santa Maria della Scala di Siena, Italo Calvino muore il 19 settembre 1985, all'età di 61 anni, colpito da un'emorragia celebrale.

Frasi di Italo Calvino.
«La vita di una persona consiste in un insieme di avvenimenti di cui l'ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l'insieme.»
«La lettura è un atto necessariamente individuale molto più bello dello scrivere.»
«Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.»

Italo Calvino a 100 anni dalla nascita

Mettiamo a disposizione degli iscritti un archivio contenente i seguenti articoli pubblicati in occasione del centenario della nascita dell'autore.

Italo Calvino a cento anni dalla nascita.rar (154.0 kb)

Supplementi autore Camilleri Andrea


Andrea Calogero Camilleri (Porto Empedocle, 6 settembre 1925 - Roma, 17 luglio 2019) è stato uno scrittore, sceneggiatore, regista e drammaturgo italiano.
Ha raggiunto la popolarità dalla fine degli anni novanta per aver ispirato la serie televisiva di grande successo Il commissario Montalbano trasmessa da Rai 1.
Ha insegnato regia all'Accademia nazionale d'arte drammatica, e tra gli studenti ha avuto Luca Zingaretti, che in seguito interpreterà il Commissario Montalbano. Le sue opere (oltre cento) sono state tradotte in almeno trenta lingue e ha venduto più di dieci milioni di copie.

Per approfondimenti consultare le pagine dedicate ad Andrea Camilleri da Wikipedia e da vigata.org

Andrea Camilleri. Perche' Tiresia.txt (15.1 kb)
Bio-bibliografia di Andrea Camilleri.txt (9.8 kb)
Camilleri Racconta - Il Commissario Montalbano.rar (15.2 Mb)
Camilleri sono-Antologia di interviste.rar (33.1 Mb)
Intervista di Bianca Berlinguer ad Andrea Camilleri (2019).mp3 (21.1 Mb)
Siracusa-CIECO COME TIRESIA, Camilleri al Teatro Greco.mp3 (5.7 Mb)
bibliografia di Andrea Camilleri.txt (15.2 kb)

Supplementi autore Campbell John W. Jr


John Wood Campbell Jr (Newark, 8 giugno 1910 - Mountainside, 11 giugno 1971) è stato un autore di fantascienza e curatore editoriale statunitense. La sua fama è legata soprattutto alla rivista Astounding Science Fiction, che diresse dalla fine del 1937 alla propria morte, inaugurando la cosiddetta "epoca d'oro" della fantascienza che caratterizzò gli anni quaranta e cinquanta del Novecento.

Per altre notizie consultare questa pagina su Wikipedia.

L'incubo di un letterato-John W. Campbell, Jr.txt (73.5 kb)

Supplementi autore Cardarelli Vincenzo


Biografia di Vincenzo Cardarelli.txt (5.4 kb)

Supplementi autore Carlotto Massimo


Bibliografia di Massimo Carlotto.txt (0.6 kb)

Supplementi autore Carpinteri Lino - Faraguna Mariano


Maldobrìe
Storie di mare e di terra
di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna
Le Maldobrìe sono ambientate nelle vecchie province dell'Impero Austro-ungarico.
Si tratta di alcune gustosissime scenette in dialetto triestino tratte dalla ricca serie che la sede RAI di Trieste realizzò e trasmise fra gli anni '60 e '70 nel corso delle trasmissioni El campanón, Cari stornèi e altre. Il protagonista è Bortolo, un pescivendolo ex uomo di mare, che racconta le sue storie a siora Nina, una popolana triestina pettegola e credulona.
Le Maldobrìe sono state pubblicate in varie raccolte a stampa, che differiscono dalla realizzazione radiofonica per particolari minimi, evidentemente motivati da esigenze di ambientazione.
Alcune Maldobrìe sono state recuperate da vecchi nastri e sono disponibili qui per l'ascolto.


Supplementi autore Castaneda Carlos


Carlos Castaneda

25 dicembre 1925 - 27 aprile 1998

Carlos César Salvador Aranha Castañeda, più noto come Carlos Castañeda o, nella versione anglofona, Castaneda, nasce il giorno di Natale del 1925 a Cajamarca (Perù) secondo alcune fonti, e a San Paolo del Brasile secondo altre. Muore a Los Angeles all'età di 72 anni, il 27 aprile 1998, per le complicazioni di un tumore. La sua opera è circondata dal mistero: a tutt'oggi non è chiaro quanto vi sia di autobiografico nei suoi racconti e quanta sia la finzione.

Carlos Castaneda: la formazione e il trasferimento negli Stati Uniti
La sua formazione è quella di antropologo ma, intorno al 1968 si afferma come scrittore. Molte fonti lo considerano però uno sciamano, un "ponte" tra il mondo terreno e quello ultraterreno.
La sua infanzia sarebbe infatti trascorsa a San Paolo del Brasile, dove sarebbe entrato in contatto con pratiche spiritistiche e sciamaniche locali. Negli anni Cinquanta si trasferisce negli Stati Uniti, dove potrebbe aver frequentato l'Università della California. Di certo, nel 1957 Castaneda viene adottato da una famiglia di Los Angeles.
Gli insegnamenti di Don Juan
La sua opera fa ampiamente riferimento a Don Juan, personaggio che sembra essere don Juan Matus, un indiano yaqui incontrato dall'allora antropologo Castaneda nel 1961. Don Juan diventa il maestro di Castaneda e lo inizia alle pratiche sciamaniche. La sua figura è presente in tutti i libri di Castaneda.
Il tirocinio di Carlos Castaneda con don Juan dura 13 anni, nel corso dei quali lo sciamano fa ampio ricorso alla droga per far sperimentare allo scrittore stati alterati di coscienza. Secondo lo stesso Castaneda, prima di incontrare lo sciamano è prigioniero dell'educazione ricevuta, ma le droghe lo aiutano a liberarsi dei pregiudizi e a diventare "fluido": condizione essenziale per entrare nel mondo di don Juan e raggiungere la libertà tramite la consapevolezza dell'essere, scopo ultimo della vita terrena.
Gli sciamani come don Juan sono essenzialmente pratici. Per loro esiste solo un universo predatorio in cui intelligenza o consapevolezza sono il prodotto di sfide di vita o di morte. Egli si considerava un navigatore dell'infinito e diceva che per navigare nell'ignoto, come fa uno sciamano, si ha bisogno di pragmatismo illimitato, sconfinata sobrietà e fegato d'acciaio.
Il pensiero di Castaneda
Attraverso i libri di Carlos Castaneda, si può sintetizzare il pensiero dello scrittore come un percorso lungo le strade che "hanno un cuore". Se una strada (ovviamente metaforica) ha un cuore, è una strada giusta, altrimenti è una strada inutile ("Gli insegnamenti di Don Juan").
Nel cammino è importante non distrarsi (rifiuto dell'autoindulgenza). Le mete da raggiungere, che diventano ostacoli, sono quattro: Nella vita è necessario raggiungere la consapevolezza di disporre di poteri che, sviluppati, permettono di arrivare alla "padronanza dell'intento". La padronanza è il "movimento controllato" del punto di unione, il centro energetico della sfera luminosa di energia dell'uomo in cui si mette insieme la nostra percezione, che risulta il responsabile della nostra percezione sensoriale.
Ogni sensazione, sentimento o azione dell'individuo è determinata dalla posizione del punto di unione. Il suo movimento consapevole permette una percezione differente e l'ingresso in mondi diversi dal nostro.
Carlos Castaneda
Mentre i piccoli movimenti comportano cambiamenti percettivi altrettanto piccoli, i grandi cambiamenti sono quelli a cui tende il guerriero, in quanto comportano cambiamenti sostanziali.
Il guerriero è colui che "osa con misura": fa cose, forse non pericolose, ma che agli occhi degli altri e anche ai propri appaiono folli (e infatti Carlos Castaneda parla di "follia controllata"), avendo come obiettivo finale l'amore.
Le critiche
Il successo gli arride fin dal primo libro, "Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza", pubblicato nel 1968. Nel 1973 la prestigiosa rivista Time gli dedica l'articolo di copertina. Da questo momento, Castaneda si sottrae all'opinione pubblica e non riappare che nel 1990.
Nel frattempo, incontra il regista Federico Fellini che è intenzionato a girare un film sullo scrittore: Fellini tuttavia rinuncia, per gli ostacoli frapposti dalla comunità sciamanica, timorosa che attraverso il film ne vengano rivelati alcuni segreti, oltre che per l'improvvisa, quanto misteriosa, sparizione dello scrittore stesso.
Nel frattempo contro lo scrittore si levano critiche che lo accusano di avere sostanzialmente ripreso il lavoro di altri antropologi. Altri tentano, senza riuscirvi, di ricostruire gli eventi narrati nei libri, associandoli alla vita dello scrittore: da questa mancata ricostruzione, deriva una sostanziale sfiducia nella veridicità dei suoi racconti. Parte delle critiche si accentrano anche sull'uso e la descrizione delle sostanze psicotrope.
Libri di Carlos Castaneda
I libri pubblicati da Castaneda sono i seguenti, citati nell'edizione italiana e tutti editi da Rizzoli:

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Carlos Castaneda.txt (5.3 kb)

Supplementi autore Chandler A. Bertram


Profilo di Arthur Bertram Chandler

Arthur Bertram Chandler (Aldershot, 28 marzo 1912 - 6 giugno 1984) è stato un autore di fantascienza ed un comandante di navi australiano. È famoso nel mondo della fantascienza per aver creato la serie del comandante Grimes (famoso anche come l'Horatio Hornblower dello spazio) ambientata in una futuristica frontiera della bolla di espansione nello spazio da parte della razza umana. Nato ad Aldershot, Inghilterra, Chandler ha navigato per tutto il mondo sui mezzi più disparati (dalle navi a vapore sino ai trasporti truppa). Nel 1956 emigrò in Australia dove proseguì nel comando delle navi, stavolta mercantili, sotto la bandiera australiana e neozelandese, fino al suo ritiro in pensione avvenuto nel 1974. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1984, Chandler scrisse decine di romanzi e storie brevi, talvolta scrivendo sotto gli pseudonimi di George Whitley od Andrew Dunstan. Molti dei romanzi hanno un tema nautico trasposto verso le «navi dello spazio» del futuro. Nel 1985 Gordon Benson ne scrive la biografia: A. Bertram Chandler: Master Navigator of Space.

Bibliografia italiana del Comandante Grimes
secondo il sito ufficiale dell'autore




Supplementi autore Chiara D'assisi (Santa)


Cenni biografici su Santa Chiara d'Assisi

16 luglio 1194 - 11 agosto 1253
Santa Chiara è celebrata il giorno 11 agosto. È patrona di Assisi, in provincia di Perugia, e di Iglesias, nella provincia del Sud Sardegna. È anche protettrice delle coccinelle, degli oculisti, dei tintori, delle lavandaie, delle telecomunicazioni e della televisione. Proprio come la televisione, infatti, anche Chiara - come dice il suo nome - è chiamata a chiarire, rendere trasparente, illuminare. Non solo: il suo nome comprende anche una vocazione, perché Chiara in latino deriva dalla stessa radice di clamare, cioè chiamare: che è il compito delle telecomunicazioni e della tv in particolare.

Vita di Santa Chiara

Chiara nasce il 16 luglio 1194 ad Assisi, figlia di Ortolana e Favarone di Offreduccio. Il suo nome è Chiara Scifi. Benché discendente da una famiglia che appartiene a una classe sociale elevata, la ragazza opta per scelte più radicali, e con grande forza d'animo rifugge il matrimonio organizzato dai suoi genitori per dedicare l'intera esistenza a Dio. A soli diciotto anni, la notte del 28 marzo 1211, cioè della domenica delle Palme, scappa dalla casa paterna (che si trova vicino alla cattedrale di Assisi) passando da una porta secondaria. Quindi raggiunge, nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli, conosciuto con il nome di Porziuncola, Francesco d'Assisi e i primi frati minori.
La chiesetta dipende dal monastero di San Benedetto, ed è improntata agli stessi principi.
Francesco taglia i capelli a Chiara, per evidenziare la sua condizione di penitente; poi le consegna una tunica e la porta a Bastia Umbra, a pochi chilometri da Assisi, nel monastero benedettino di San Paolo delle Badesse.
Da qui, Santa Chiara si sposta a Sant'Angelo di Panzo, in un monastero benedettino non lontano dal monte Subasio, dove trova riparo e protezione dall'ira della sua famiglia, e dove viene raggiunta ben presto anche da Agnese, sua sorella. La ragazza, quindi, prende definitivamente dimora in un fabbricato modesto di fianco alla chiesa di San Damiano: in breve tempo, accoglie, oltre alla madre Ortolana e alla sorella Beatrice, una cinquantina di donne e ragazze.

Il privilegio della povertà

Affascinata dall'esempio di Francesco e dalla sua predicazione, dà vita a una realtà di povere claustrali, dedite alla preghiera. Si tratta delle Povere Dame, o Damianite, in seguito conosciute come Clarisse: seguiranno l'esempio di Chiara tra le altre santa Eustochia da Messina, la beata Battista e santa Caterina da Bologna.
A San Damiano Chiara passa ben quarantadue anni, di cui quasi trenta da malata. Ciò, tuttavia, non scalfisce la sua fede nella preghiera e nella contemplazione, secondo il modello benedettino (di Benedetto da Norcia): rispetto ad esso, però, difende la povertà in maniera coraggiosa e salda.
Ella, in sostanza, non vuole essere dispensata da questa condizione (che per lei rappresenta la sequela Cristi) nemmeno dal Papa, che le vorrebbe assegnare una regola nuova mirata a lenire la povertà. Il privilegio della povertà le viene confermato da una solenne bolla del 1253 emessa da Innocenzo IV: così che ella, affidandosi a Dio e lasciando da parte i beni materiali, riesca a compiere perfettamente il proprio percorso religioso.

L'ultima parte della sua vita

La seconda metà della vita di Santa Chiara è contrassegnata dalla malattia.
Essa comunque non le impedisce di prendere parte con una certa frequenza ai divini uffici.
La tradizione vuole che, nel 1240, riesca addirittura a salvare il convento da un assalto dei Saraceni portando sull'ostensorio l'Eucarestia.
Muore l'11 agosto del 1253 fuori le mura di Assisi, a San Damiano, all'età di sessant'anni.

Due anni dopo viene proclamata Santa ad Anagni, da Papa Alessandro IV.
A proclamarla santa patrona della televisione e delle telecomunicazioni è papa Pio XII, il 17 febbraio 1958.

A santa Chiara rapita in estasi nelle feste della Natività e della Passione di Cristo

Nel XVI secolo Torquato Tasso dedicò i seguenti bellissimi versi a Santa Chiara.
Vergine bella, che dal Re del Cielo
Dell'alma i doni sì graditi avesti;
Che 'l gentil sangue, e i bei sembianti onesti
Sprezzasti, e ciò, ch'offende il caldo, e 'l gelo:

Tu con sì casto amor, sì vero zelo
Voto del nobil core a lui facesti;
Ch'ei sen fè puro tempio, onde prendesti
Le benedette bende, e 'l sacro velo.

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Santa Chiara d'Assisi.txt (4.3 kb)

Supplementi autore Chiari Walter


Biografia di Walter Chiari

Verona 8 marzo 1924 - Milano 20 dicembre 1991

Nasce come Walter Annicchiarico a Verona il giorno 8 marzo 1924. Figlio di genitori di origine pugliese, il padre era un brigadiere di professione; Walter ha solo 8 anni quando la famiglia si trasferisce a Milano.
All'età di tredici anni si iscrive ad uno dei tanti boxing club di Milano e nel 1939, non ancora sedicenne, diventa campione regionale della Lombardia nella categoria dei Pesi piuma.
Dopo aver prestato servizio militare e aver intrapreso per un breve periodo la carriera pugilistica, Walter Chiari incomincia a realizzare il sogno di diventare attore. Nell'immediato dopoguerra, è il 1946, fa una breve e casuale apparizione in uno spettacolo intitolato Se ti bacia Lola. L'anno seguente arriva il suo esordio come attore cinematografico nel film Vanità di Giorgio Pastina, per il quale si aggiudica un Nastro d'argento speciale come miglior attore esordiente.
Nel 1950 è l'impareggiabile interprete della rivista Gildo. Poi è protagonista con Anna Magnani nel capolavoro drammatico Bellissima diretto da Luchino Visconti. Sempre nel 1951 viene acclamato in una rivista dal titolo Sogno di un Walter. In seguito continua ad alternare i successi cinematografici ai successi sul palcoscenico. Si afferma come uno dei talenti più rivoluzionari della comicità italiana.
Chiari propone un nuovo modo di recitare grazie alla sua innata capacità di chiacchierare per ore con il pubblico e di interpretare diversi personaggi.
Il suo modo di recitare è proprio così, veloce come una chiacchierata continua.
Nel 1956 accanto alla bravissima Delia Scala, prende parte alla commedia musicale dal titolo Buonanotte Bettina, di Garinei e Giovannini. Nel 1958 appare in televisione nel varietà La via del successo, dove accanto a Carlo Campanini, propone numeri già collaudati nelle sue riviste, dal Sarchiapone - con Carlo Campanili come spalla - al sommergibile, dalla belva di Chicago al bullo di Gallarate.
La collaborazione con Garinei e Giovannini prosegue con la commedia musicale Un mandarino per Teo (1960), con Sandra Mondaini, Ave Ninchi e Alberto Bonucci. Nel 1964 è uno straordinario interprete nel film Il giovedì, diretto da Dino Risi. L'anno seguente interpreta due commedie teatrali, la prima a fianco di Gianrico Tedeschi, dal titolo Luv (1965) di Shisgal, e la seconda a fianco di Renato Rascel, dal titolo La strana coppia (1966) di Neil Simon.
Nel 1966 è il tartagliante signor Silence nel film Falstaff, diretto e interpretato da Orson Welles, e l'italiano del miracolo economico, egoista e cinico, in Io, io, io... e gli altri, diretto da Alessandro Blasetti. Nel 1968 viene chiamato a condurre per la televisione la famosissima trasmissione musicale Canzonissima, accanto a Mina e a Paolo Panelli.
La sua è una fama di vero donnaiolo: molte bellissime donne famose cadono ai suoi piedi, da Silvana Pampanini a Sylva Koscina, da Lucia Bosè a Ava Gardner, da Anita Ekberg a Mina, fino a che decide di sposare l'attrice e cantante Alida Chelli: i due avranno un figlio, Simone.
Nel maggio del 1970 riceve un mandato di cattura. L'accusa è molto pesante: consumo e spaccio di cocaina. Il 22 maggio 1970 viene rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli e il 26 agosto prosciolto dalle prime due imputazioni, le più gravi. Rimane però in piedi l'accusa di consumo personale, per la quale ottiene comunque la libertà provvisoria.
La sua carriera subisce una sorta di retrocessione in serie B. Solo nel 1986 inizia a tornare sulla cresta dell'onda: vanno in onda in tv sette puntate della Storia di un altro italiano, che parafrasa la Storia di un italiano, con Alberto Sordi, un'intensa biografia filmata, che Tatti Sanguinetti gira per la RAI.
Ugo Gregoretti, direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, lo chiama per iniziare un'intensa collaborazione, dalla quale nasceranno una memorabile interpretazione de Il critico, caustica commedia settecentesca di Richard Sheridan, e Six heures au plus tard, una prova d'attore a due, scritto da Marc Terrier, che Chiari recita insieme a Ruggero Cara.
Peppino di Leva, poi, con il Teatro Regionale Toscano, lo dirige insieme a Renato Rascel in Finale di partita di Samuel Beckett.
Arriva poi anche il risarcimento da parte del cinema. Nel 1986 gira Romance, film di Massimo Mazzucco, che viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Tutti i cinefili lo aspettano come sicuro vincitore del Leone d'oro per la migliore interpretazione, ma il premio tocca a Carlo Delle Piane, che Walter aveva conosciuto e aiutato nei suoi difficili inizi di carriera nel teatro di varietà.
Nel 1988 in televisione recita nello sceneggiato a puntate I promessi sposi, nel ruolo marginale di Tonio. Nel 1990 interpreta la sua ultima pellicola, nel film drammatico Tracce di vita amorosa, diretto da Peter Del Monte, offrendo ancora una volta un'interpretazione perfetta.
Walter Chiari muore nella sua abitazione a Milano il 20 dicembre 1991 all'età di 67 anni, colto da un infarto.
A febbraio del 2012 la Rai produce una fiction in due puntate dedicata alla tormentata vita dell'artista: il protagonista è l'attore Alessio Boni.

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Walter Chiari.txt (5.2 kb)

Supplementi autore Churchill Winston


Winston Churchill - 08-05-1945 - Annuncio della resa tedesca.mp3 (782.4 kb)
Winston Churchill - Non ci arrenderemo mai.mp3 (5.6 Mb)

Supplementi autore Coelho Paulo


Paulo Coelho

Il fascino della ricerca spirituale

Nato a Rio de Janeiro il 24 agosto 1947, il noto scrittore di fama mondiale Paulo Coelho dimostra fin da ragazzo una sorta di avversione per le regole e, al tempo stesso, un bisogno quasi ossessivo di affermare la propria creatività.
Il padre Pedro è ingegnere, la madre Lygia, devota e religiosa: la famiglia appartiene al ceto borghese. Paulo vive in un appartamento nell'incantevole quartiere di Botafogo, e frequenta la scuola gesuita Santo Ignacio. Qui scopre la sua vera vocazione letteraria: vuole diventare uno scrittore. Vince il suo primo premio in un concorso scolastico di poesia. Ben presto si denota una chiara vocazione da artista in netto contrasto con il futuro da brillante avvocato deciso per lui dal padre. All'età di 17 anni, il padre, d'accordo con un amico medico, fa rinchiudere Paulo in manicomio. Ma questa soluzione per quanto drastica non distoglie il ribelle Paulo dai suoi obiettivi. Paulo entra poi in contatto con un gruppo di teatro e comincia a lavorare come giornalista. Il teatro rappresentava un'attivitá immorale per la borghesia dell'epoca. I genitori, nuovamente scossi, lo portano in ospedale per la terza volta.
Coelho attraverserà tutte le esperienze della sua generazione e tutte in modo estremo. "Sarà estremamente politicizzato, marxista e guerrigliero. Estremamente hippy, fino a provare tutte le droghe. Estremamente spirituale, tanto da frequentare una setta dove la magia bianca si confonde con la nera. E sperimenta anche tutte le arti: fa teatro, fonda una rivista alternativa, scrive canzoni" (L'Espresso).

Nel 1971 Paulo Coelho incontra Raul Seixas, cantante e compositore; diventano grandi amici e Raul invita Paulo a scrivere i testi per le sue canzoni. Il primo album esce nel 1973 con il titolo "Khig-Há-Bangalo". Il secondo album esce nel 1974 ed è un successo capace di vendere oltre 600.000; per Paulo è la prima vera esperienza di guadagno. Nel 1976 Coelho compone più di sessanta canzoni con Raul Seixas contribuendo alla svolta del panorama rock brasiliano.
I due inoltre hanno fatto parte della "Società Alternativa", un'organizzazione che si opponeva all'ideologia capitalista, difendeva il diritto del singolo individuo a fare ciò che voleva, e praticava la magia nera.
In questo periodo Paulo e Raul pubblicano il "manifesto de Khig-há", in nome della libertà. La dittatura militare attivissima in quel periodo, li reputa sovversivi, e vengono arrestati e imprigionati. Raul esce presto, mentre Paulo rimane in cella più a lungo perchè considerato pericoloso "capo" di quella operazione editoriale. Due giorni dopo la sua scarcerazione Paulo viene fermato mentre cammina per strada e portato a un centro militare di tortura dove è trattenuto per vari giorni. La vicenda lo segnerà profondamente.

Dopo queste travagliate esperienze, tenta un percorso più tranquillo. Lavora alla casa discografica Polygram e nel 1977 si trasferisce a Londra. L'anno seguente ritorna in Brasile dove lavora per un'altra casa discografica, la CBS. Dopo soli tre mesi abbandona il lavoro.
Nel 1979 incontra Christina Oiticica, il grande amore della sua vita, che sposerà il 2 luglio 1980.
Paulo e Chris viaggiano in vari paesi europei, dove le esperienze raccolte costituiranno linfa per la produzione letteraria dello scrittore brasiliano.

Inizia a scrivere e i suoi testi, che parlano di forza individuale, riscuotono subito un grande successo. In breve tempo Paulo Coelho diventa così ricco da comprarsi ben cinque appartamenti. Lui stesso avrà modo di affermare di avere denaro a sufficienza per vivere tre reincarnazioni. Il suo esordio avviene nel 1986 con il libro "Diario di un mago", seguito un anno dopo, da "L'Alchimista". Quest'ultimo titolo vende 11 milioni di copie e viene tradotto in 44 lingue. In Francia "L'Alchimista" rimane in testa alle classifiche per trentatre settimane consecutive. Altri suoi successi sono "Il cammino di Santiago" (2001), "Monte Cinque" (1996), "Il manuale del guerriero della luce" (1997), "Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto" (1994), "Veronika decide di morire" (1999, vincitore del Premio Bancarella 2000), "Il diavolo e la Signorina Prym" (2000), "Undici minuti" (2003), "Lo Zahir" (2005).
In totale Coelho ha venduto oltre 31 milioni di libri pubblicati in 150 Paesi, dal Giappone, all'Iran, alla Lituania, e tradotti in 56 lingue.
Per i contenuti dei suoi libri, che sono stati definiti "stelle per chi cerca la luce nel proprio cuore o nell'infinito mistero dell'universo", il governo francese gli ha conferito nel 2000 la prestigiosa onoreficenza della Legione d'Onore.

Paulo Coelho è un eterno pellegrino, geniale nell'arte di trasmettere le sue esperienze utilizzando un linguaggio universale, semplice e immediato, capace di raggiungere il cuore di milioni di lettori. La filosofia e i temi trattati nei suoi libri sono diventati un punto di riferimento per le persone in cerca della propria strada e di nuovi modi per comprendere il mondo.
I critici apprezzano particolarmente questo suo stile poetico, realistico e filosofico così come quel suo "linguaggio simbolico che non parla alla nostra testa ma al nostro cuore". I suoi racconti hanno il potere di ispirare i popoli. L'autore è diventato nel tempo una vero mito della letteratura mondiale.

Paulo Coelho è anche autore televisivo e giornalista; è autore di una rubrica domenicale su "O Globo", uno tra i quotidiani a maggior tiratura in Brasile. La rubrica si basa su storie che giungono da tutto il mondo e da culture diverse ed esprime i tratti fondamentali della filosofia di Coelho. È pubblicata anche in Messico, Argentina, Cile, Bolivia e Polonia.
Papa Giovanni Paolo II lo ha ricevuto in udienza nella città del Vaticano nel 1998. Coelho è stato il primo scrittore non musulmano a visitare l'Iran dopo la rivoluzione Islamica del 1979.
E' membro dell'Accademia Brasiliana delle Lettere, membro dell'istituto Shimon Perez per la pace, consigliere speciale dell'Unesco per i dialoghi interculturali e convergenze spirituali, membro della direzione della Schwab foundation for social Entrepreneuship.

Citazioni dalle opere di Paulo Coelho

«Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni.»
«Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.»
«Tutto l'universo cospira affinchè chi lo desidera con tutto sè stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni.»
«Le cose più semplici sono le più straordinarie, e soltanto il saggio riesce a vederle.»
«Esistono due tipi di idioti: quelli che rinunciano a fare qualcosa perchè hanno ricevuto una minaccia e quelli che pensano che faranno qualcosa perchè li stanno minacciando.»
«Il Signore ascolta le preghiere di coloro che chiedono di dimenticare l'odio. Ma è sordo a chi vuole sfuggire all'amore.»
«Anche se parlo la lingua degli uomini e degli angeli, anche se possiedo il dono della profezia ed ho una fede così grande da spostare i monti, se non avrò Amore, non sarò nulla.»
«Il guerriero della luce crede. Poichè crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere.»
«Quanto più lontano stanno dagli occhi, tanto più vicini al cuore sono i sentimenti che cerchiamo di soffocare e dimenticare.»
«Perfino Dio ha il suo inferno: è il suo amore per gli uomini.»
«Le dune si trasformano con il vento ma il deserto rimane sempre uguale.»

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Paulo Coelho.txt (7.4 kb)

Supplementi autore Colombo Giuseppe


Cenni biografici su Giuseppe Colombo (teologo)

Giuseppe Colombo (Albiate, 30 settembre 1923 - Venegono Inferiore, 13 giugno 2005) è stato un presbitero e teologo italiano.

Giuseppe Colombo (detto familiarmente don Pino), secondo di tre fratelli e fratello del politico e Presidente del Senato Vittorino Colombo, fu ordinato sacerdote dal card. Alfredo Ildefonso Schuster il 22 maggio 1948.
Conseguì la laurea in teologia nel 1955, con la tesi Natura e soprannaturale nella filosofia di Maurice Blondel (il soprannaturale nella teologia contemporanea).

Incarichi

Dal 1956 fu insegnante presso il Seminario Arcivescovile di Milano, nella sede di Venegono Inferiore, dove risiedette sino al termine della vita.
Come collaboratore di mons. Carlo Colombo, lavorò alla costituzione della nuova Facoltà Teologica Interregionale (poi Facoltà teologica dell'Italia settentrionale), inaugurata ufficialmente il 7 marzo 1968 dal card. Giovanni Colombo. Dal 1972 al 1998 tenne il corso di Metodologia teologica. Dal 1971 al 1980 fu vicepreside, e dal 1985 al 1993 Preside della Facoltà. Dal 1998 al 2003 insegnò Storia della teologia contemporanea.
Fu tra i fondatori della rivista Teologia, organo ufficiale della Facoltà Teologica, il cui primo numero uscì nel 1976.
Fu socio fondatore dell'Associazione Teologica Italiana, e membro della Commissione Teologica Internazionale dal 1980 al 1997. Dal 1986 fu Presidente della Fondazione Ambrosiana Paolo VI. Fu consigliere d'amministrazione dell'Istituto Paolo VI di Brescia.
Nel 2003 ricevette l'onorificenza dal comune di Milano, il cosiddetto Ambrogino d'oro.

La riflessione teologica

Cresciuto alla scuola di Carlo Colombo (teologo cui si è ispirato Paolo VI soprattutto per la conduzione del Concilio Vaticano II), Giuseppe Colombo è divenuto nel tempo punto di riferimento e maestro riconosciuto di un nutrito gruppo di teologi, che viene solitamente identificato come scuola di Milano.
Pur essendosi occupato di tutti i settori della teologia, ha concentrato il suo insegnamento e la sua produzione nella metodologia, nell'antropologia e nella teologia eucaristica.

Metodologia teologica

È soprattutto nel primo ambito che si è distinto come fine e meticoloso indagatore dei presupposti, della consequenzialità dei procedimenti logici, della coerenza interna delle diverse produzioni teologiche, sia del passato come soprattutto del presente.
Il fine di una simile indagine è l'elaborazione dei criteri per produrre un'autentica teologia, intesa come sapere critico della fede. La fede, infatti, risposta alla rivelazione (e suscitata da quest'ultima), può essere argomentata attraverso la comprensione razionale del credente, che ne sa mostrare il valore e la qualità anche di fronte alle obiezioni del sapere. Per svolgere questo compito, non si deve recuperare una logica dalle elaborazioni concettuali estranee alla fede, ma mostrare, seguendo i suggerimenti del metodo dell'immanenza di Maurice Blondel, che l'adesione credente alla rivelazione cristologica ha argomenti convincenti e sicuri per esibire la sua razionalità intrinseca.

Antropologia teologica

L'idea-guida che ha ispirato gran parte delle osservazioni metodologiche di Colombo è stata l'unicità del piano salvifico di Dio, che non può essere radicalmente separato in un ordine naturale e in uno soprannaturale, giustapposto in un secondo momento; in altri termini non deve essere separata la creazione dell'uomo dalla sua redenzione dal peccato (e quindi il fine naturale dal fine soprannaturale), come se l'unione con Dio fosse accessoria, successiva e secondaria. L'idea prende forma dagli studi di Henri De Lubac sul soprannaturale e sul dibattito della teologia moderna sulla natura pura e sugli aiuti divini necessari alla salvezza: la natura pura è un'ipotesi metodologica irreale e di fatto fuorviante; l'unico uomo esistente è pensato e voluto da Dio come suo figlio in Cristo.
Da qui Colombo ricava l'impostazione del trattato di antropologia, unificazione dei precedenti De Deo creante et elevante e De Gratia: l'uomo è creato in Cristo, la cui predestinazione è origine e fondamento dell'intera iniziativa di Dio, non adeguatamente distinguibile in due momenti. Ciò comporta che la persona e l'azione di Cristo non debba essere pensata come necessitata dal peccato dell'uomo: in tal caso infatti si affermerebbe una centralità del peccato (amartiocentrismo) di fatto illogica, misconoscendo il primato dell'azione salvifica dell'uomo operata da Cristo (cristocentrismo).

Teologia eucaristica

La riflessione sacramentaria di Colombo si concentra sull'Eucaristia, di cui recupera innanzi tutto il tratto celebrativo, secondo quanto suggerito dal Movimento Liturgico e da Odo Casel in particolare: essa è memoriale che rende presente in ogni luogo e tempo Gesù e la sua dedizione fino al dono della vita. Pertanto deve essere compresa a partire dalla rivelazione e dall'intenzione di Gesù (e non attraverso il confronto con altre forme rituali presenti in tradizioni religiose e culturali diverse).
Intendere l'Eucaristia come gesto di Gesù (prima ancora che della Chiesa) permette la giusta comprensione della celebrazione, favorendo il riconoscimento del primato di Cristo e della sua azione di grazia: è Gesù Cristo a porre in atto il sacramento, che ha come effetto salvifico il costituirsi della comunità cristiana (contro ogni lettura devozionale e intimistica che pensa il sacramento come realtà rivolta solo al singolo credente); la Chiesa dunque ha compito esclusivamente ministeriale nella celebrazione. Ne consegue che la Chiesa può essere detta sacramento di salvezza solo perché è costituita come tale dalla celebrazione dei sacramenti, in particolare dall'Eucaristia.

Per ulteriori informazioni consultare la pagina di Giuseppe Colombo (teologo) su Wikipedia


Supplementi autore Cornwell Bernard


Biografia di Bernard Cornwell

Bernard Cornwell, Londra,1944.
Il padre apparteneva all'aeronautica canadese e la madre era un'inglese membro della Women's auxiliary air force. Venne adottato nell'Essex dalla famiglia Wiggins. Dopo la morte del padre adottivo cambiò il cognome in Cornwell, il cognome della madre naturale. Incontrò il vero padre per la prima volta all'età di 58 anni.
Frequentò la Monkton Combe School e si laureò al collegio di San Marco e di San Giovanni, in seguito lavorò come insegnante. Si sposò ed ebbe una figlia, successivamente divorziò e si risposò con una statunitense e nel 1979 si trasferì negli Stati Uniti.
Dopo aver lavorato a lungo nella BBC, si è dedicato interamente alla letteratura, specializzandosi in romanzi storici e d'avventura. È noto in particolare per la serie di romanzi incentrata sulle avventure di Richard Sharpe e per la trilogia dedicata alla ricerca del Sacro Graal.

Informazioni bibliografiche.


Supplementi autore Cossiga Francesco


Francesco Cossiga

Segreti e picconi

Francesco Cossiga nasce il 26 luglio 1928 a Sassari. E' senza dubbio uno dei politici italiani più longevi e più prestigiosi. La sua è una carriera che sembra non chiudersi mai. Enfant prodige della Democrazia Cristiana del dopoguerra, ha ricoperto tutti gli incarichi di governo possibili, dal ministero dell'Interno, alla presidenza del Consiglio, fino alla presidenza della Repubblica.
Il giovane Francesco non perde tempo: consegue la maturità a sedici anni, e quattro anni dopo la laurea in Giurisprudenza. A diciassette anni è già iscritto alla Dc. A 28 è segretario provinciale. Due anni dopo, nel 1958, entra a Montecitorio. E' il più giovane sottosegretario alla Difesa nel terzo governo guidato da Aldo Moro; è il più giovane ministro dell'Interno (fino ad allora) nel 1976 a 48 anni; è il più giovane presidente del Consiglio (fino ad allora) nel 1979 a 51; il più giovane presidente del Senato nel 1983 a 51 anni e il più giovane presidente della Repubblica nel 1985 a 57 anni.

Francesco Cossiga è passato indenne attraverso il fuoco di feroci polemiche dei cosiddetti "anni di piombo". Negli anni '70 è identificato dall'estrema sinistra come il nemico numero uno: il nome "Kossiga", viene scritto sui muri con la "K" e le due esse runiche delle Ss naziste. Il sequestro di Aldo Moro (16 marzo-9 maggio 1978) è il momento più difficile della sua carriera. Il fallimento delle indagini e l'uccisione di Moro lo costringono alle dimissioni.

Sui 55 giorni del sequestro, le polemiche e le accuse a Cossiga sembrano non finire mai.
C'è chi accusa Cossiga di inefficienza; altri sospettano addirittura che il "Piano di emergenza" predisposto da Cossiga non mirasse affatto alla liberazione dell'ostaggio. La accuse sono pesantissime e per anni Cossiga si difenderà in modo sempre fermo e tenace, come il suo carattere.

In gran parte dell'opinione pubblica è radicata la convinzione che sia tra i depositari di molti misteri italiani degli anni del terrorismo. In un'intervista Cossiga ha dichiarato: "Se ho i capelli bianchi e le macchie sulla pelle è per questo. Perchè mentre lasciavamo uccidere Moro, me ne rendevo conto".

Presidente del Consiglio nel 1979, è accusato di favoreggiamento nei confronti del terrorista di "Prima Linea" Marco Donat Cattin, figlio del politico Dc Carlo. Le accuse saranno dichiarate infondate dalla commissione inquirente. Il suo governo cade nel 1980, impallinato dai "franchi tiratori" Dc che bocciano il suo "Decretone economico" che avrebbe dovuto benedire l'accordo Nissan e Alfa Romeo. Per un voto Cossiga cade e con lui l'intesa. Un giornale titola ironico: "Fiat voluntas tua", alludendo alla soddisfazione dell'industria automobilistica di Torino per il mancato sbarco in Italia dei giapponesi. Per qualche anno Francesco Cossiga rimane nell'ombra, scalzato dalla Dc del "preambolo" che chiude a qualsiasi ipotesi di accordo col Pci.

Nel 1985 Cossiga viene eletto Presidente della Repubblica Italiana con una maggioranza record: 752 voti su 977 votanti. Per lui Dc, Psi, Pci, Pri, Pli, Psdi e Sinistra Indipendente. Per cinque anni ricopre il ruolo di "presidente notaio", discreto e pignolo nell'attenersi alla Costituzione. Nel 1990 cambia stile. Diventa il "picconatore", attacca CSM (il Consiglio Superiore della Magistratura), la Corte Costituzionale e il sistema dei partiti. Lo fa, dice, per "togliersi qualche sassolino dalle scarpe".

Cossiga sollecita una grande riforma dello Stato e se la prende con singoli esponenti politici. C'è chi arriva a dargli danno del matto: lui risponde di "farlo, non di esserlo. E' diverso".

Nel 1990, quando Giulio Andreotti rivela l'esistenza di "Gladio", Cossiga attacca praticamente tutti, soprattutto la Dc dalla quale si sente "scaricato". Il Pds avvia la procedura di impeachment. Cossiga attende le elezioni del 1992 e poi si dimette con un discorso televisivo di 45 minuti. Cossiga esce di scena volontariamente: tutto il sistema che critica e accusa da due anni, crollerà pochi mesi dopo.

Francesco Cossiga ricompare a sorpresa nell'autunno del 1998, al momento della crisi del governo Prodi. Fonda l'Udeur (Unione democratici per l'Europa) e dà un sostegno decisivo alla nascita del governo di Massimo D'Alema. L'idillio dura poco. Dopo meno di un anno Cossiga lascia l'Udeur e torna a fare il "battitore libero" con l'Upr (Unione per la Repubblica). Alle elezioni politiche del 2001 dà l'appoggio a Silvio Berlusconi, tuttavia in seguito, in Senato, non voterà la fiducia.

Citazione

«Alla mia veneranda età accade di dover essere alle prese con i medici. Ma la malattia finisce per essere una cosa bellissima, quando aiuta ad allontanare la tentazione della politica.»

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Francesco Cossiga.txt (4.7 kb)

Supplementi autore Coulter Catherine


Coulter Catherine-Opere in lingua inglese.rar (5.9 Mb)

Supplementi autore Crais Robert


Crais Robert-Opere in lingua inglese.rar (1.6 Mb)

Supplementi autore Crichton Michael (alias Jeffery Hudson)


Crichton Michael-Opere in lingua inglese.rar (1.1 Mb)

Supplementi autore Crombette Fernand


Biografia di Fernand Crombette

Fernand Crombette nacque il 24 settembre a LOOS-les-Lille nel Nord della Francia. Istruito dai Frati Maristi di Lilla, si preparava a continuare gli studi quando la morte improvvisa del padre lo costrinse ad abbandonarli per lavorare.
Dopo varie peripezie, rriesce ad entrare nell'Amministrazione Francese delle Poste. Lui, che sognava di diventare politecnico, farà lì la sua carriera. Elemento notevole per le sue capacità, poco dopo l'entrata nell'Amministrazione, perde la Fede a causa del comportamento antisociale dei suoi primi padroni che pur si dicevano cattolici. La ritroverà provvidenzialmente più tardi, durante una prigionia in Germania, nella seconda Guerra Mondiale.
Riprende successivamente la sua carriera alle Poste dove scala tutti i gradini dell'amministrazione fino a quando gli viene proposto un posto di Direttore, che egli rifiuta preferendo conservare la propria libertà d'azione e di espressione. In effetti, contrariamente a tanti, e per la sua innata onestà, ogni volta che scopre delle irregolarità e delle ingiustizie le denuncia, mettendo così a disagio quasi tutti, anche in alto loco. In più, lavorando in un ambiente sempre più anticlericale ed anche agnostico (siamo vicini al Fronte Popolare), mostrarsi cattolico praticante (è terziario francescano e membro dell'arciconfraternita del Sacro Cuore) non è cosa facile.
Prosegue nondimeno la sua carriera con coraggio e convinzione, ma, avendo scoperto nuove irregolarità, particolarmente negli ambienti massonici (oggi diremmo degli "affari") e malgrado l'insistenza dei suoi superiori perché desista, egli va avanti.
Il governo varerà addirittura una legge ad-hoc per farlo andare in pensione in anticipo, legge che verrà subito dopo ritirata! Questo gli permetterà di dedicarsi a tempo pieno alle sue ricerche iniziate già alcuni anni prima ma che, per mancanza di tempo, non aveva potuto concludere. Per la cronaca, una di queste riguardava la nozione di «spirale» nei molluschi.
Da TOURNAI, in Belgio, passando provvidenzialmente per GRENOBLE (durante la seconda guerra mondiale) ed in seguito a FROIDMONT (Tournai) egli va senza mai flettere, e con una Fede incrollabile, a redigere un'opera considerevole. Giacché, come lui soleva dire: «La Fede, lungi dall'essere lo spegnitoio della scienza, ne è la vera luce».
Lo si giudichi: 41 volumi (circa 16.000 pagine) e due Atlanti con un centinaio di pagine finemente disegnate su argomenti diversi quali la geografia, la geologia, l'astronomia, la storia antica, l'esegesi, etc., con la particolarità, richiesta dall'utilizzo di molti caratteri tratti dalle lingue antiche, che l'insieme dei volumi originali è stato scritto tutto a mano.
I suoi primi studi, iniziati prima di andare in pensione, datano del 1937 e proseguiranno fino al 1965, data alla quale farà alcune correzioni aiutato in ciò da un gruppo ristretto di amici che lo hanno conosciuto da poco. Nel 1967 egli fa pubblicare, a sue spese, sempre sotto lo pseudonimo di «Un cattolico francese», la sua opera sull' «affare Galileo». Successivamente, nel 1970, uscirà «La rivelazione della Rivelazione» in 2 tomi (in ordine cronologico la penultima della serie) ma, come per Galileo, anche questa pubblicazione non incontra il successo che egli sperava. Visto il contesto dell'epoca, ciò è perfettamente comprensibile: non sarebbe lo stesso anche oggi?
Le sue forze cominciano però a lasciarlo e renderà la sua anima a Dio il 13 novembre 1970. Ora riposa nel cimitero Nord di Tournai, presso sua madre e sua figlia che lo ha raggiunto anni più tardi.
Qualche tempo dopo, il 18 marzo 1971, nasce il CESHE (Circolo Scientifico e Storico) creato al fine di far conoscere la sua opera e soprattutto di studiarla.

Tratto da:

https://crombette.altervista.org/biografia.htm



Supplementi autore Cussler Clive e altri


Clive Eric Cussler (Aurora, 15 luglio 1931 - Scottsdale, 24 febbraio 2020) è stato uno scrittore statunitense di romanzi d'avventura.
Clive Cussler è uno dei rari scrittori in cui vita e fiction s'intrecciano in modo inestricabile. Impegnato fin da giovanissimo in mirabolanti imprese, fondatore della NUMA (che si occupa del recupero di navi e aerei scomparsi in circostanze misteriose), Cussler ha trasposto nei suoi romanzi la sua straordinaria esperienza di cacciatore di emozioni, dando vita al celebre personaggio di Dirk Pitt, suo fedele e ironico alter ego.

Per informazioni particolareggiate sull'autore e sulla sua opera, consultare la pagina su Wikipedia. e scaricare il file contenente la biografia e la cronologia delle opere messo qui a disposizione.

Clive Cussler-Biografia e cronologia opere.txt (14.5 kb)

Supplementi autore Davies Leslie Purnell


Biografia di Leslie Purnell Davies.txt (1.0 kb)

Supplementi autore De Tocqueville Alexis


Vita e opere di Alexis de Tocqueville

29 luglio 1805 - 16 aprile 1859

Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville nasce a Verneuil-sur-Seine (Francia) il 29 luglio 1805.
Fu precursore della sociologia, giurista e magistrato francese. È considerato uno degli storici e studiosi più importanti del pensiero liberale classico e conservatore, sostenitore e valorizzatore della giovane democrazia rappresentativa ma al contempo precoce critico delle sue inefficienze e degenerazioni.

Cenni biografici

Appartiene ad una famiglia aristocratica legittimista, sostenitrice cioè del diritto dei Borboni a regnare in Francia.
La caduta di Robespierre del 1794 evita all'ultimo momento la ghigliottina ai suoi genitori.
La rivoluzione del 1830 che porta sul trono Luigi Filippo d'Orléans scatena in Alexis de Tocqueville una forte crisi spirituale e politica, in quanto è combattuto tra la fedeltà al re precedente, in linea con gli ideali familiari, e il desiderio di appoggiare il nuovo sovrano, le cui posizioni appaiono invece in linea con le sue idee liberali.

Lo studio dei sistemi penitenziari

Tocqueville è un magistrato, e tra i suoi obiettivi c'è quello di apportare un miglioramento al sistema penitenziario francese, che vive un periodo di crisi a causa delle inadeguatezze rispetto alle esigenze del paese.
Con questa motivazione decide di studiare il sistema penitenziario statunitense, così nel 1831 parte per l'America; pare tuttavia che nella decisione di partire grande parte abbia avuto il desiderio di Tocqueville di allontanarsi dalla patria per poter osservare la situazione politica francese dall'esterno.
Durante la permanenza negli Stati Uniti, non sarà unicamente l'organizzazione del sistema penitenziario a colpire l'attenzione di Tocqueville: rimane impressionato di quanto peso abbia l'assenza di privilegi di nascita e di ceti chiusi, e di conseguenza quanto sia a disponibilità di tutti poter partire dallo stesso livello nella competizione sociale.
Le osservazioni della realtà d'oltreoceano daranno vita a uno studio che si concretizzerà nell'opera «La democrazia in America» (pubblicata dopo il ritorno in Francia, in due parti, nel 1835 e nel 1840). Quest'opera costituisce il lavoro più importante di Alexis de Tocqueville e di fatto sarà una base fondamentale per comprendere la società statunitense, in particolare del XIX secolo.

L'analisi sociale e la teoria di democrazia

Ne «La democrazia in America» Tocqueville afferma - peraltro contro molte teorie - che la rivoluzione francese e quella americana non hanno aspetti in comune, in quanto da quella francese scaturiscono violenza e terrore mentre da quella americana nasce il vero concetto di libertà.
Nella società americana la religione può aiutare ad esprimere libertà e assume un ruolo fondamentale nella vita; l'analisi di Tocqueville mostra come nell'ambito sociale siano molto attive le associazioni a cui ogni persona è libera di iscriversi, mentre in Francia si combatte contro chiesa e religione, perché ritenute ostacoli alla libertà, e quindi oggetto che impedisce alle persone di associarsi.
L'intellettuale francese Raymond Aron (1905 - 1983) ha messo in evidenza il contributo di Alexis de Tocqueville alla sociologia, tanto da annoverarlo tra i fondatori della disciplina e facendolo considerare uno degli storici e studiosi più importanti del pensiero liberale.

Il ritorno in Europa

Tra il 1833 e il 1835 compie due viaggi in Inghilterra. Nel 1835 sposa l'inglese Mary Mottley, conosciuta a Versailles prima della rivoluzione del 1830.
L'anno seguente soggiornoa in Svizzera, mentre nel 1837 si candida alle elezioni legislative per l'Arrondissement di Valognes, nel dipartimento della Manica, ma non viene eletto.
Trova miglior fortuna due anni dopo quando diventa deputato nel medesimo Arrondissement: Tocqueville incentra la sua attività politica parlamentare su tre questioni principali: Ottiene importanti riconoscimenti per la propria opera intellettuale e sociale, entrando nel 1838 all'Accademia delle Scienze morali e politiche e tre anni dopo all'Académie française.

La rivoluzione del 1848 e Napoleone III

Nel 1848 scoppiano nuovi tumulti e Luigi Filippo abdica in favore del nipote; fugge con la famiglia e in Francia viene proclamata la Seconda Repubblica.
Tocqueville si oppone alla deriva radicale e socialista della rivoluzione francese del 1848, spaventato dal possibile ritorno del Terrore rivoluzionario e dal paventato emergere di un «uomo forte»: ciò accadrà qualche tempo dopo con Napoleone III.
Alle elezioni presidenziali del 10 dicembre 1848 Tocqueville dichiara di votare per il generale Cavaignac.
Nel 1849 Alexis de Tocqueville viene eletto deputato nel villaggio normanno di cui porta il nome e di cui parlerà nelle sue memorie.
Dal 3 giugno al 29 ottobre 1849 ricopre la carica di ministro degli Esteri nel governo di Odilon Barrot.
Si avvicina alla corrente dei cattolici liberali; cerca di evitare l'intervento francese contro la Repubblica Romana del 1849, e la seguente restaurazione reazionaria di Pio IX; nella sua veste di Ministro degli esteri Tocqueville tenta di dissuadere Luigi Napoleone dall'intervento armato, già in corso.
Il suo tentativo tuttavia è vano, come vano sarà il tentativo di conciliazione tra il Pontefice e i liberali romani.
Tocqueville però si accorge quasi subito delle intenzioni del Presidente: diviene così critico verso il crescente autoritarismo ed è costretto alle dimissioni.
Precipita nello sconforto quando Bonaparte abbatte la Seconda Repubblica francese per restaurare l'impero napoleonico, divenendo Napoleone III. Celebre il suo commento di due anni prima:
il corvo cerca di imitare l'aquila.
A causa delle sue critiche, Napoleone III - nipote di Napoleone Bonaparte - lo fa arrestare brevemente nella fortezza di Vincennes. Tocqueville viene presto liberato e si ritira a vita privata, continuando i suoi studi.
Si stabilisce a Cannes nel 1858, dove grazie al clima mite può curare la tubercolosi di cui soffre.
Tocqueville muore a Cannes il 16 aprile 1859, all'età di 53 anni.
La salma viene inumata presso il villaggio che porta il suo nome.

Altre opere di Tocqueville

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Alexis de Tocqueville.txt (6.6 kb)

Supplementi autore Del Boca Angelo


Cenni biografici

Angelo Del Boca (Novara, 23 maggio 1925 - Torino, 6 luglio 2021) è stato uno storico, giornalista e scrittore italiano, considerato il maggiore studioso del colonialismo italiano.
Si definiva il primo italiano ad essersi occupato della ricostruzione critica e sistematica della storia politico-militare dell'espansione italiana in Africa orientale e in Libia, e il primo storico ad avere denunciato i crimini di guerra compiuti dalle truppe italiane durante le guerre coloniali fasciste. Ha diretto la rivista di storia contemporanea I sentieri della ricerca ed è stato presidente dell'Istituto per la Storia della Resistenza di Piacenza nonché direttore della rivista Studi piacentini.

Vita e opere di Angelo Del Boca.txt (21.0 kb)

Supplementi autore Delany Samuel R


Notizie biografiche di Delany su Wikipedia. Il file scaricabile qui di seguito è tratto da Urania.

Vita e opere di Samuel Ray Delany.txt (12.5 kb)

Supplementi autore Deledda Grazia


Grazia Deledda

Nuoro, 27 settembre 1871 - 15 agosto 1936.

Grazia Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre 1871 da Giovanni Antonio e Francesca Cambosu, quinta di sette figli. La famiglia appartiene alla borghesia agiata: il padre che ha conseguito il diploma di procuratore legale, si dedica al commercio del carbone ed è un cattolico intransigente.
Diciasettenne, invia alla rivista «Ultima moda» di Roma il primo scritto, chiedendone la pubblicazione: è «Sangue sardo», un racconto nel quale la protagonista uccide l'uomo di cui è innamorata e che non la corrisponde, ma aspira ad un matrimonio con la sorella di lei. Il testo rientra nel genere della letteratura popolare e d'appendice sulle orme di Ponson du Terrail. Incerte sono le notizie di un lavoro ancora precedente, datato da alcuni critici al 1884. Tra il 1888 ed il 1890, collabora intensamente con riviste romane, sarde e milanesi, incerta tra prosa e poesia. L'opera che segna più propriamente l'inizio della carriera letteraria è «Fior di Sardegna» (1892), che ottiene qualche buona recensione.

Gli scritti risentono di un clima tardo romantico, esprimendo in termini convenzionali e privi di spessore psicologico un amore vissuto come fatalità ineluttabile. E' anche, per lei, un'epoca di sogni sentimentali, più che di effettive relazioni: uomini che condividono le sue stesse aspirazioni artistiche sembrano avvicinarla, ma per lo più un concreto progetto matrimoniale viene concepito da lei sola. Si tratta di Stanislo Manca, nobile sardo residente a Roma, di Giuseppe M. Lupini, musicista che le dedica una romanza, del giornalista triestino Giulio Cesari e del maestro elementare Giovanni Andrea Pirodda, «folclorista gallurese».

Sollecitata da Angelo De Gubernatis, si occupa di etnologia: della collaborazione alla «Rivista di Tradizioni Popolari Italiane», che va dal dicembre 1893 al maggio 1895, il miglior risultato sono le undici puntate delle «Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna».

Nel 1895 presso Cogliati a Milano, viene publicato «Anime oneste».
L'anno successivo esce «La via del male» che incontra il favore di Luigi Capuana.
Durante una permanenza a Cagliari, nel 1899, conosce Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze in missione. Contemporaneamente compare a puntate su «Nuova Antologia» il romanzo «Il vecchio della montagna».

L'11 gennaio dell'anno successivo, si sposa con Palmiro e in aprile si trasferiscono a Roma: si realizza in questo modo il suo sogno di evadere dalla provincia sarda. Sebbene conduca vita appartata, nella capitale verrà a contatto con alcuni dei maggiori interpreti della cultura italiana contemporanea.
Tra agosto e dicemdre del 1900, sempre su «Nuova Antologia», esce «Elias Portolu».
Il 3 dicembre nasce il primogenito, Sardus; tenuto a battesimo dal De Gubernatis (avrà in seguito un altro figlio, Franz). La giornata di Grazia Deledda si divide fra la famiglia e la scrittura, a cui dedica alcune ore tutti i pomeriggi.

Nel 1904 viene pubblicato il volume «Cenere», da cui verrà tratto un film interpretato da Eleonora Duse (1916).
I due romanzi del 1910, considerati in genere frutto di una tenace volontà di scrivere piuttosto che di autentica ispirazione, sono notevoli tuttavia per essere, il primo, «Il nostro padrone», un testo a chiaro sfondo sociale e il secondo, «Sino al confine», per certi aspetti autobiografico.

Al ritmo sostenuto di quasi due testi all'anno compaiono i racconti di «Chiaroscuro» (1912), i romanzi «Colombi e sparvieri» (1912), «Canne al vento» (1913), «Le colpe altrui» (1914), «Marianna Sirca» (1915), la raccolta «Il fanciullo nascosto» (1916), «L'incendio nell'uliveto» (1917) e «La madre» (1919).
Si tratta della stagione più felice. I romanzi hanno tutti una prima pubblicazione su riviste (volta a volta «Nuova Antologia», «Illustrazione italiana«, «La lettura» e «Il tempo»), quindi vengono stampati per i tipi di Treves.

Nel 1912 esce «Il segreto di un uomo solitario», vicenda di un eremita che scelto l'isolamento per nascondere il proprio passato. «Il Dio dei viventi», del 1922, è la storia di un'eredità da cui trtaspare una religiosità dicarattere immanente.

Il 10 settembre 1926 Grazia Deledda riceve il Nobel per la Letteratura: è il secondo autore in Italia, preceduta solo da Carducci vent'anni prima; resta finora l'unica scrittrice italiana premiata.

In «Annalena Bilsini» si avverte una certa stanchezza, che colpisce la critica soprattutto a seguito dei recenti riconoscimenti. L'ultimo romanzo «La chiesa della solitudine» è del 1936. La protagonista è, come l'Autrice, ammalata di tumore.

Di li a poco Grazia Deledda si spegne, è il 15 agosto.
Lascia un'opera incompiuta, che verrà pubblicata l'anno successivo a cura di Antonio Baldini con il titolo «Cosima, quasi Grazia».

Aforismo di Grazia Deledda

« Se vostro figlio vuole fare lo scrittore o il poeta sconsigliatelo fermamente. Se continua minacciatelo di diseredarlo. Oltre queste prove, se resiste, cominciate a ringraziare Dio di avervi dato un figlio ispirato, diverso dagli altri.»

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Grazia Deledda.txt (5.0 kb)

Supplementi autore Delly


Informazioni su Delly

Delly è uno pseudonimo collettivo adottato dai fratelli Jeanne-Marie (Avignone, 13 settembre 1875 - Versailles, 1947) e Frédéric Petitjean de la Rosière (Vannes, 1876 - Versailles, 1949).
I romanzi di Delly furono estremamente popolari fra gli anni dieci e gli anni cinquanta del 1900; alcuni di essi si collocano fra i più grandi successi editoriali dell'epoca.

Biografia

Jeanne-Marie e Frédéric erano figlia e figlio di Ernest Petijean, militare di carriera, e di sua moglie Charlotte Gaultier de la Rosière. Trascorsero la loro infanzia a Vannes, trasferendosi poi a Versailles quando il padre andò in pensione.
Marie consacrò la propria vita alla scrittura, dando il via a una notevole produzione letteraria, la cui pubblicazione iniziò nel 1903 con il romanzo Dans les ruines. Il contributo del fratello Frédéric fu fondamentale, oltre che nella scrittura, nell'abile gestione dei contratti di edizione con le varie case editrici. Il ritmo di produzione dei romanzi - ne furono pubblicati più di uno all'anno fino al 1925 - e l'ottimo ricavo delle vendite assicurarono ai due una vita agiata, che però non impedì loro di restare nell'ombra, sconosciuti al pubblico e alla critica. L'identità di Delly, infatti, fu rivelata solo dopo la morte di Marie, nel 1947, due anni prima di quella del fratello.
Marie e Frédéric Petijean lasciarono una parte delle loro ricchezze e tutti i loro manoscritti alla Société des gens de lettres, per fini assistenziali rivolti agli scrittori malati e in difficoltà. Una sala dell'Hôtel de Massa, sede della Société des gens de lettres, porta il nome di Sala Delly.

Per approfondimenti consultare la pagina di Delly su Wikipedia e scaricare il file indicato di seguito.

Biografia e opere di Delly.txt (10.5 kb)

Supplementi autore Eco Umberto


Biografia di Umberto Eco.txt (4.3 kb)

Supplementi autore Eddings David


David Eddings (Spokane, 7 luglio 1931 - Carson City, 2 giugno 2009) è stato uno scrittore statunitense.
È autore di molti romanzi di fantasy eroica, spesso scritti in collaborazione con la moglie, Leigh Schall Eddings.

Per informazioni particolareggiate sull'autore e sulla sua opera, consultare la pagina su Wikipedia. e scaricare il file messo qui a disposizione.

Eddings David-Biografia e bibliografia.txt (15.8 kb)

Supplementi autore Einstein Albert


Albert Einstein To End Nuclear Proliferation.mp3 (512.1 kb)

Supplementi autore Einstein Alfred


Cenni biografici su Alfred Einstein

Alfred Einstein (Monaco di Baviera, 30 dicembre 1880 - El Cerrito, 13 febbraio 1952) è stato un musicologo e critico musicale tedesco naturalizzato statunitense.

Alfred Einstein proveniva da una famiglia ebrea di Monaco di Baviera. Minore di tre figli, il fratello Max e la sorella Bertha, Einstein era cugino del celeberrimo fisico Albert Einstein. Avviato agli studi di giurisprudenza, poi abbandonati, per un certo periodo prese lezioni di composizione da Anton Beer-Walbrunn all'Accademia di Musica di Monaco. Lì iniziò a studiare musicologia, completando il suo percorso nel dicembre 1903 con una tesi sulla viola da gamba nei secoli XVI e XVII. In seguito, il suo supervisore Adolf Sandberger gli negò l'abilitazione: a detta dello stesso Einstein, a causa delle sue posizioni antisemite. Sandberger continuò, comunque, a coinvolgerlo nelle sue ricerche e nel 1918 lo aiutò a diventare curatore del Journal of Musicology.
Dopo il rifiuto di Sandberger all'abilitazione, ad Einstein fu preclusa la carriera accademica, nonostante la sua rilevante attività editoriale. Durante la Prima Guerra Mondiale Einstein fu ricoverato in ospedale per "malessere mentale", dove scrisse la sua prima importante opera musicologica, la «Storia della musica» (1917). Dal 1909 al 1917 lavorò per le Münchener Neuesten Nachrichten e tra il 1917 e il 1927 per il Münchener Post. Tra il 1927 e il 1933 fu redattore al Berliner Tageblatt, dove divenne uno dei critici di lingua tedesca più rispettati. Si trasferì quindi a Londra, nel 1933, poi in Italia dal 1935 al 1938, e - in ultimo - a partire dal 1939 negli Stati Uniti. Negli USA insegnò presso lo Smith College di Northampton nel Massachusetts, alla Columbia University di New York, ad Ann Arbor, a Princeton e infine alla Julius Harrt School of Music di Hartford in Connecticut. Si ritirò dall'insegnamento nel 1950 per motivi di salute, dopo aver preso la cittadinanza statunitense nel 1945. Fu molto conosciuto all'epoca anche per l'approccio, dai toni spesso forti, tenuto nella sua attività di critico musicale.

Fra le sue opere, ricordiamo in particolare:

Per informazioni più complete consultare la pagina di Alfred Einstein su Wikipedia

Einstein Alfred. Mozart. L'uomo e l'opera (versione italiana realizzata con Google Traduttore).rar (348.8 kb)

Supplementi autore Fair A. A. (alias Gardner Erle Stanley)


Erle Stanley Gardner

Erle Stanley Gardner (Malden, 17 luglio 1889 - Temecula, 11 marzo 1970) è stato uno scrittore statunitense specializzato in letteratura poliziesca. Creatore della figura letteraria di Perry Mason, ha firmato spesso i suoi lavori anche con lo pseudonimo di A.A. Fair, ACharles M. Green, Kyle Corning, Grant Holiday, Robert Parr, Carleton Kendrake, Charles M. Stanton.

Originario del Massachusetts, nato a Malden, Erle Stanley Gardner passò la sua infanzia nei campi minerari, dato che suo padre faceva il minatore. Ha compiuto i suoi studi al liceo di Palo Alto, in California e, dal 1909, all'Università dell'Indiana. Ammesso all'avvocatura nel 1911, a Oroville in California alternava la pratica legale presso lo studio di un vice procuratore distrettuale con l'attività di boxeur dilettante. Ha esercitato la professione di legale per numerosi anni a Oxnard, in California, spesso come avvocato delle minoranze messicane e cinesi. Affascinato da questi ultimi, cominciò a studiare la storia e la lingua cinese, tanto che poi, nel 1931, andò in Cina e viaggiò per tutto il paese per parecchi mesi.

Per migliorare la sua situazione economica, iniziò a scrivere romanzi e novelle vendendo il suo primo racconto nel 1923. Nel 1928, firmò un contratto con alcune riviste popolari impegnandosi a scrivere un milione di parole l'anno per poter guadagnare in modo da poter continuare nel contempo la sua carriera di avvocato. Nei dieci anni successivi ha pubblicato diverse centinaia di storie poliziesche, western e di avventura in genere sulle pagine di note riviste hard boiled (una forma antesignana del genere pulp) dell'epoca, divenendo una delle colonne portanti della più rilevante tra esse: la rivista Black Mask.

Nel suo primo romanzo Perry Mason e le zampe di velluto del 1933 appare il celebre avvocato Perry Mason, capace di risolvere i casi più complicati con un'abilità legale diabolica e sconcertante. Mason sarà protagonista di una serie di ben 82 romanzi e pochi racconti, e determinerà l'incredibile successo mondiale del suo creatore. Fino al 1970 Gardner manterrà una produzione impressionante, con circa 130 opere poliziesche al suo attivo: una media di tre all'anno, viaggiando moltissimo e vivendo a Honolulu, nei Mari del Sud, in Messico, in vari stati degli Usa, perfino in Alaska. Ha abitato per due anni in una roulotte: ne aveva tre, una per lui, due per le segretarie e gli impiegati.

Gardner, che si era sempre interessato alle condizioni dei detenuti, nel 1948 fonda l'organizzazione privata "The Court of Last Resort", con lo scopo di aiutare le persone vittime di errori giudiziari e, se possibile, far riaprire indagini ormai chiuse. Questa organizzazione ottiene dei risultati importanti, illustrati da Gardner nel libro The Court of Last Resort, 1952, che vince il premio Edgar Award per il miglior saggio.

Nel 1962 Gardner viene nominato "Grand Master" dai Mystery Writers of America. Muore l'11 marzo 1970. Si è sposato due volte, la prima nel 1912 con Natalie Talbot, dalla quale ebbe una figlia, la seconda nel 1968 con la sua storica segretaria, Agnes Jean Bethell (1902-2002), che gli aveva ispirato il personaggio di Della Street.

Vanno ricordati gli altri personaggi da lui creati e che, insieme a Perry Mason, hanno fatto la storia del giallo: Bertha Cool, investigatrice privata sessantenne ed extralarge, protagonista di 29 romanzi assieme al suo socio, il mingherlino ma geniale Donald Lam; il procuratore distrettuale Douglas Selby; l'anziano Gramps Wiggins; il distinto studioso Terry Clane e lo sceriffo Bill Eldon.

Romanzi di A.A. Fair




  • Supplementi autore Fallaci Oriana


    Oriana Fallaci-Sopra ogni cosa la passione.mp3 (39.3 Mb)

    Supplementi autore Fanzaga Livio


    Livio Fanzaga (Dalmine, 11 novembre 1940) è un presbitero, conduttore radiofonico, teologo e saggista italiano dell'Istituto religioso degli scolopi e direttore di Radio Maria.
    Vedi Livio Fanzaga in Wikipedia

    Catechesi giovanile - Padre Livio Fanzaga - 2007-10-26 - 08 L'aldilà.mp3 (76.6 Mb)

    Supplementi autore Flaiano Ennio


    Biografia di Ennio Flaiano

    5 marzo 1910 - 20 novembre 1972

    Scrittore, sceneggiatore e giornalista italiano, Ennio Flaiano nasce a Pescara il giorno 5 marzo 1910.
    Giornalista specializzato in apprezzati elzeviri (articoli di approfondimento solitamente non legati alla cronaca), Flaiano è ricordato anche come brillante umorista, critico teatrale e cinematografico.

    Formazione e prime esperienze professionali

    La sua infanzia è caratterizzata da continui spostamenti che lo vedono trasferirsi tra scuole e collegi di Pescara, Camerino, Senigallia, Fermo e Chieti. Giunge a Roma a cavallo tra il 1921 e il 1922: nella capitale termina gli studi e si iscrive alla facoltà di architettura. Non porterà a termine tuttavia il corso universitario.
    All'inizio degli anni '30 Flaiano conosce Mario Pannunzio, così come altre grandi firme del giornalismo italiano: inizia così a collaborare per le riviste "Oggi", "Il Mondo" e "Quadrivio".

    Vita privata

    Si unisce in matrimonio nel 1940 con Rosetta Rota, sorella del musicista Nino Rota.
    Due anni più tardi nasce la figlia Lelè, che dopo solo pochi mesi inizia a manifestare i primi segni di una gravissima forma di encefalopatia. La malattia compromette tragicamente la vita della figlia, la quale muore nel 1992, a 40 anni: splendide pagine di Flaiano che raccontano di questa drammatica vicenda, si possono trovare nel suo lavoro "La valigia delle Indie".

    Gli anni '40 ed il cinema

    Nel 1943 inizia a lavorare per il cinema assieme a registi del calibro di Federico Fellini, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni e altri.
    Il rapporto di Ennio Flaiano con il mondo del cinema sarà sempre un rapporto di amore-odio.
    Tra i numerosi film cui partecipa sono da ricordare "Roma città libera" (1948), "Guardie e ladri" (1951), "La romana" (1954), "Peccato che sia una canaglia" (1955), "La notte" (1961), "Fantasmi a Roma" (1961), "La decima vittima" (1965), "La cagna" (1972).
    Con Federico Fellini collabora alla sceneggiatura dei film "I vitelloni" (1953), "La strada" (1954), "Le notti di Cabiria" (1957), "La dolce vita" (1960) e "8 e mezzo" (1963).
    Scrive e pubblica "Tempo di uccidere" nel 1947; questo suo appassionato romanzo sulla sua esperienza in Etiopia gli fa ottenere il primo Premio Strega.
    Da qui e per i successivi 25 anni Ennio Flaiano scriverà alcune tra le più belle sceneggiature del cinema del dopoguerra.

    Testimone di Roma

    Il nome di Flaiano si lega a doppio filo alla città di Roma, amata ma anche odiata. Lo scrittore è di fatto un testimone delle evoluzioni e degli stravolgimenti urbanistici, dei vizi e delle virtù dei cittadini romani; Flaiano saprà vivere la Capitale in tutti i suoi aspetti, tra i suoi cantieri, i locali della "Dolce Vita" e le trafficate strade.
    La sua produzione narrativa è percorsa da un'originale vena satirica ed un vivo senso del grottesco, elementi attraverso cui stigmatizza gli aspetti paradossali della realtà contemporanea.
    Acre, diretto e tragico, il suo stile è soprattutto quello di un ironico moralista. A lui si deve l'introduzione nella lingua italiana del detto "saltare sul carro del vincitore".

    Gli ultimi anni

    Dopo essere stato colpito nel 1971 da un primo infarto, Ennio Flaiano inizia a rimettere ordine tra le sue carte: il suo intento è quello di pubblicare una raccolta organica di tutti quegli appunti sparsi che rappresentano la sua instancabile vena creativa. Gran parte di questa catalogazione sarà pubblicata postuma.
    Dal 1972 pubblica sul Corriere della Sera alcuni brani autobiografici.
    Il 20 novembre dello stesso anno si trova in clinica per alcuni semplici accertamenti, quando viene colpito da un secondo infarto che stronca la sua vita.
    Dopo la morte della moglie Rosetta, spentasi alla fine del 2003, le salme della famiglia vengono riunite nel cimitero di Maccarese, vicino Roma.
    Ad Ennio Flaiano sono stati dedicati un monumento all'ingresso del centro storico di Pescara, e un premio alla sua memoria: il più importante concorso (che dal 1974 si svolge a Pescara) per soggettisti e sceneggiatori del cinema.

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Ennio Flaiano.txt (4.1 kb)

    Supplementi autore Fleming Ian


    Ian Lancaster Fleming (Londra, 28 maggio 1908 - Canterbury, 12 agosto 1964) è stato uno scrittore, giornalista e militare britannico, famoso soprattutto per aver creato il personaggio dell'agente 007 (James Bond), dando vita con i suoi romanzi a una nuova visione della letteratura gialla inglese.

    La biografia di Ian Fleming, tratta da Wikipedia, è stata trascritta in formato testo ed è qui disponibile per il download da parte degli iscritti.

    Biografia di Ian Fleming.txt (16.5 kb)

    Supplementi autore Fogar Ambrogio


    Biografia diAmbrogio Fogar

    13 agosto 1941 - 24 agosto 2005

    Ambrogio Fogar nasce a Milano il 13 Agosto 1941. Fin da giovanissimo coltiva la passione per l'avventura. A soli diciotto anni attraversa le Alpi con gli sci per ben due volte. Successivamente si dedica al volo: al suo 56° lancio con il paracadute subisce un grave incidente, ma si salva con grande fortuna. La paura e lo spavento non lo fermano e arriva ad ottenere il brevetto di pilota per piccoli aerei acrobatici.

    Nasce poi un grande amore per il mare. Nel 1972 attraversa in solitario l'Atlantico del Nord per buona parte senza l'uso del timone. Nel gennaio 1973 partecipa alla regata Città del Capo - Rio de Janeiro.

    Dal giorno 1 novembre 1973 fino al 7 dicembre 1974 compie il giro del mondo in barca a vela in solitario navigando da Est verso Ovest contro le correnti e il senso dei venti. E' il 1978 quando Surprise" la sua barca, nel tentativo di circumnavigare l'Antartide viene affondata da un'orca e naufraga al largo delle isole Falkland. Comincia la deriva su una zattera che durerà 74 giorni con l'amico giornalista Mauro Mancini. Mentre Fogar verrà tratto in salvo per coincidenze fortuite, l'amico perderà la vita.

    Dopo aver trascorso due mesi intensi ed impegnativi in Alaska per imparare a guidare i cani da slitta, Fogar si trasferisce nella zona dell'Himalaia e successivamente in Groenlandia: il suo obiettivo è preparare un viaggio in solitaria, a piedi, per raggiungere il Polo Nord. L'unica compagnia sarà il suo fedele cane Armaduk.

    Dopo queste imprese Fogar approda in televisione con la trasmissione Jonathan: dimensione avventura: per sette anni Fogar girerà il mondo con la sua troupe, realizzando immagini di rara bellezza e spesso in condizioni di estremo pericolo.

    Fogar non poteva non subire l'attrazione e il fascino del deserto: tra le sue avventure successive annovera la partecipazione a tre edizioni della Parigi-Dakar oltre a tre Rally dei Faraoni. E' il 12 settembre 1992 quando durante il raid Parigi-Mosca-Pechino la macchina su cui viaggia si capovolge e Ambrogio Fogar si ritrova con la seconda vertebra cervicale spezzata e il midollo spinale tranciato. L'incidente gli provaca un'immobilità assoluta e permanente, che ha come grave danno conseguente l'impossibilità di respirare autonomamente. Da quel giorno per Ambrogio Fogar resistere è l'impresa più ardua della sua vita.

    Durante la sua carriera Fogar è nominato commendatore della Repubblica Italiana e ha ricevuto la medaglia d'oro al valore marinaro.

    Nell'estate del 1997 compie un giro d'Italia in barca a vela su di una sedia a rotelle basculante. Battezzato Operazione Speranza, nei porti dove si ferma, il giro promuove una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle persone disabili, destinate a vivere su una carrozzella.

    Ambrogio Fogar ha scritto vari libri, due dei quali Il mio Atlantico e La zattera, hanno vinto il Premio Bancarella Sport. Tra gli altri titoli ricordiamo Quattrocento giorni intorno al mondo, Il Triangolo delle Bermude, Messaggi in bottiglia, L'ultima leggenda, Verso il Polo con Armaduk, Sulle tracce di Marco Polo e Solo - La forza di vivere.

    Per comprendere i valori umani che Fogar rappresentava e che egli stesso voleva trasmettere sarebbero sufficienti poche delle sue stesse parole (tratte dal libro Solo - La forza di vivere): In queste pagine ho cercato di mettere tutto me stesso. Soprattutto dopo essere stato così duramente ferito dal destino. Tuttavia ho ancora un ritaglio di vita. E' strano scoprire l'intensità che l'uomo ha nei confronti della voglia di vivere: basta una bolla d'aria rubata da una grotta ideale, sommersa dal mare, per dare la forza di continuare quella lotta basata su un solo nome: Speranza. Ecco, se leggendo queste pagine qualcuno sentirà la rinnovata voglia di sperare, avrò assolto il mio impegno, e un altro momento di questa vita così affascinante, così travagliata e così punita si sarà compiuto. Una cosa è certa: nonostante le mie funzioni non siano più quelle di una volta, sono fiero di poter dire che sono ancora un uomo.

    Ambrogio Fogar veniva considerato un miracolo umano, ma anche un simbolo e un esempio da seguire: un sopravvissuto che può portare la speranza a quei duemila sfortunati che ogni anno in Italia sono vittime di lesioni midollari; il suo caso clinico dimostra come si può convivere con un handicap gravissimo. È la forza della vita che ti insegna a non mollare mai - racconta lui stesso - anche quando sei sul punto di dire basta. Ci sono cose che si scelgono e altre che si subiscono. Nell'oceano ero io a scegliere, e la solitudine diventava una compagnia. In questo letto sono costretto a subire, ma ho imparato a gestire le emozioni e non mi faccio più schiacciare dai ricordi. Non mi arrendo, non voglio perdere.

    Dal suo letto Ambrogio Fogar aiutava la raccolta di fondi per l'associazione mielolesi, era testimonial per Greenpeace contro la caccia alle balene, rispondeva alle lettere degli amici e collaborava con La Gazzetta dello Sport e No Limits world.

    Dalla scienza arrivavano buone notizie. Le cellule staminali danno qualche chance: si sperimentano per la sclerosi multipla, poi, forse, per le lesioni midollari. Contemporaneamente all'uscita del suo ultimo libro Contro vento - La mia avventura più grande, nel mese di giugno 2005 arrivava la notizia che Ambrogio Fogar era pronto a recarsi in Cina per sottoporsi alle cure con cellule fetali del neurochirurgo Hongyun. Poche settimane dopo, il 24 agosto 2005, Ambrogio Fogar si spegneva, a causa di un arresto cardiaco.

    Io resisto perchè spero un giorno di riprendere a camminare, di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo, diceva Fogar. E in quel cielo, tra le stelle, ce n'è una che porta il suo nome: Ambrofogar Minor Planet 25301. Gli astronomi che l'hanno scoperta l'hanno dedicata a lui. È piccola, ma aiuta a sognare ancora un po'.

    Aforismi di Ambrogio Fogar

    «È la forza della vita che ti insegna a non mollare mai, anche quando sei sul punto di dire basta.»
    «È strano scoprire l'intensità che l'uomo ha nei confronti della voglia di vivere: basta una bolla d'aria rubata da una grotta ideale, sommersa dal mare, per dare la forza di continuare quella lotta basata su un solo nome: speranza.»
    «I vincitori rappresentano per un attimo l'uomo o la donna insuperabili. Splendono sul podio distinguendosi per qualche minuto dal resto dell'umanità. Chi arriva secondo, invece, rappresenta l'umanità.»
    «Non si pensa di morire quando si è felici.»

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Ambrogio Fogar.txt (6.5 kb)

    Supplementi autore Follett Ken


    Biografia di Ken Follett

    5 giugno 1949

    Il noto scrittore Ken Follett nasce a Cardiff, nel Galles, il 5 giugno 1949. Figlio di un ispettore del fisco, studia a Londra e consegue la laurea in Filosofia. Diventa reporter, prima per il giornale della sua città the South Wales Echo, e più tardi per il London Evening News. Mentre lavora scrive un primo romanzo, che riuscirà si a pubblicare, ma che non diventerà un bestseller. Lavora poi per una piccola casa editrice londinese, la Everest Books, diventando direttore editoriale. Nel frattempo, per diletto e passione, nel tempo libero continua a scrivere.

    Esordisce nel professionale mondo dei romanzi nel 1978 con La cruna dell'ago, un racconto eccitante, magistrale capolavoro di suspense, teso ed originale con un personaggio femminile memorabile nel ruolo di protagonista. Il libro ha vinto l'Edgar award ed è divenuto un film per il grande schermo, una pellicola eccezionale che vede Kate Nelligan e Donald Sutherland come protagonisti.
    Dopo il successo de La cruna dell'ago, altri titoli di Follett hanno ispirato film e miniserie televisive, da Il Codice Rebecca a Sulle ali delle aquile. Quest'ultimo lavoro narra la vera storia di come due impieagti di Ross Perot vengono tratti in salvo dall'Iran durante la rivoluzione del 1979. Al libro si ispirerà una miniserie tv con Richard Crenna e Burt Lancaster.

    Follett è riuscito a sperimentare con successo anche altri generi letterari, oltre al mistery. Il suo titolo più celebre, in questo senso, è I pilastri della terra, uno dei titoli più amati dai fan dell'autore gallese: il libro ha totalizzato diciotto settimane di permanenza in testa alle classifiche dei libri più venduti sul New York Times. I pilastri della terra è stato per oltre sei anni uno dei titoli più venduti in Germania e ha raggiunto la prima posizione delle classifiche in Canada, Gran Bretagna e Italia.
    Nel 1994 Timothy Dalton, Omar Sharif e Marg Helgenberger sono stati i protagonisti della miniserie televisiva Lie Down with Lions, ispirata al suo omonimo lavoro.

    Ken Follett ritorna al thriller con la pubblicazione de Il terzo gemello, accolto con un vertiginoso crescendo di interesse da parte del pubblico, tanto da risultare il secondo libro più venduto del mondo nel 1997 (secondo solo a Il partner, di John Grisham).
    Nel 1998 esce Il martello dell'Eden, un altro romanzo ricco di suspense.
    I suoi lavori successivi sono Codice a zero (2000), Le gazze ladre (2001), Il volo del calabrone (2002), Nel bianco (2004).
    Tra i suoi progetti futuri c'è un seguito per I pilastri della terra, il capolavoro che ha totalizzato il considerevole numero di circa 90 milioni di copie vendute nel mondo.

    Ken Follett è attualmente sposato con Barbara, deputato del Parlamento nelle file dei laburisti. La coppia vive tra Londra e Stevenage (Hertfordshire), insieme a una vasta schiera di figli avuti nei matrimoni precedenti. Lo scrittore britannico è un grande amante di Shakespeare, e spesso è possibile incontrarlo alle rappresentazioni tenute dalla Royal Shakespeare Company di Londra. Adora la musica e suona il basso in una band dal nome Damn Right I Got the Blues.

    Tratto da biografieonline.it

    Bibliografia di Ken Follett.txt (1.7 kb)
    Biografia di Ken Follett.txt (3.2 kb)

    Supplementi autore Forsyth Frederick


    Bibliografia di Frederick Forsyth.txt (0.5 kb)

    Supplementi autore France Anatole


    Biografia di Anatole France

    16 aprile 1844 - 12 ottobre 1924, scrittore francese, premio Nobel.

    François-Anatole Thibault nasce a Parigi il giorno 16 aprile 1844, in un quartiere di editori, librai e antiquari. Il padre François, originario della Beauce e già sottufficiale monarchico, si faceva chiamare France Libraire e al numero 19 del quais Malaquais aveva il proprio negozio di libri. Proprio dal genitore Anatole prenderà lo pseudonimo France con il quale è soprattutto noto.
    Studia prima presso l'Institution Sainte Marie e poi al Collège Stanislas; esce dall'istituto classico nel 1862 senza una brillante carriera scolastica e ottiene il baccellierato nel 1864. Fin da giovanissimo aiuta il padre nel suo commercio: nella libreria, specializzata in opere e documenti sulla Rivoluzione francese, si appassiona alla conoscenza erudita.
    Dal 1863 Anatole France inizia a collaborare a riviste bibliografiche, come il Bullettin du bouquiniste, lo Chasseur bibliographe e l'Intemediaire des chercheurs et des curieux, finché nel 1867 viene assunto dall'editore parigino Lemerre come lettore: il suo incarico consiste nel proporre e curare la pubblicazione di nuove opere.
    Il primo scritto di Anatole France, un saggio su Alfred de Vigny, risale al 1868, quando ha solo 24 anni.
    In occasione della rivoluzione comunarda non prende posizione e si allontana da Parigi. Rientra nella capitale solo alla fine del 1871.
    Comincia poi a scrivere poesie, due delle quali vengono pubblicate nel 1872 nel Parnasse Contemporain; l'anno dopo esce il volume di poesie, di fattura parnassiana, Poèmes dorés (Poemi dorati). Nel 1875 France cura la terza antologia poetica del Parnasse Contemporain, e l'anno seguente pubblica il dramma in versi Les noces corinthiènnes (Le nozze di Corinto), tratto da una ballata di Goethe.
    Nel 1876 viene assunto presso la Biblioteca del Senato, impiego che gli permette di raggiungere una certa stabilità economica. Così nel 1877 si unisce in matrimonio con Marie-Valérie Guérin de Sauville, dalla quale avrà la figlia Susanne (1881).
    Dopo la pubblicazione dei due racconti Jocaste e Le chat maigre (Il gatto magro, 1879), nel 1881 ottiene il primo grande successo con la pubblicazione del romanzo Le crime de Sylvestre Bonnard membre de l'Institut (Il delitto dell'accademico Sylvestre Bonnard), premiato dall'Académie Française.
    Anatole France è ormai uno scrittore affermato e ricercato nei salotti parigini; caro amico di Ernest Renan, pubblica nel 1882 Les désirs de Jean Servais (I desideri di Jean Servais) e nel 1883 Le livre de mon ami (Il libro del mio amico), collaborando anche come critico letterario a diversi quotidiani. Il risultato di queste collaborazioni saranno i quattro volumi de La Vie littéraire, pubblicati tra il 1888 e il 1893: in quest'opera France non risparmia aperte polemiche con il creatore del naturalismo Émile Zola, e nemmeno con il poeta parnassiano Leconte de Lisle, dal quale viene perfino sfidato a duello.
    Intanto il suo matrimonio conosce una grave crisi: nel 1888 France intreccia una relazione sentimentale con Arman de Caillavet, donna non più giovane che sembra aver avuto un importante influsso sull'orientamento delle idee politiche dello scrittore; da un progressismo illuminato di matrice settecentesca France si orienta infatti verso le posizioni socialiste che avevano allora, in Francia, il più popolare rappresentante nella figura di Jean Jaurès.
    Nel ventennio seguente France realizza le sue opere di maggiore qualità: pubblica nel 1890 Thaïs (Taide), nel 1893 La rôtisserie de la reine Pédauque (La rosticceria della regina Piedoca), una sorta di romanzo filosofico che ha un seguito nello stesso anno con Les opinions de M. Gérôme Coignard.
    Celebre in tutta la Francia, Anatole France viene insignito della Legion d'onore; amante dell'antichità classica, visita l'Italia e prosegue la produzione letteraria con il romanzo Le lys rouge (Il giglio rosso) del 1894, e con i racconti Il pozzo di Santa Chiara (1895), mentre ne Le jardin d'Épicure (Il giardino di Epicuro) affronta con ironia temi filosofici, volgendosi a dimostrare quanta irrazionalità vi sia nella società di quel tempo.
    Divenuto accademico di Francia nel 1896 al posto di Ferdinand de Lesseps, inizia a scrivere la tetralogia della Storia contemporanea (1897-1901), quattro romanzi - L'orme du Mail (l'olmo del viale), Le mannequin d'oisier (il manichino di vimini), L'anneau d'améthyste (L'anello d'ametista) e M. Bergeret à Paris (Bergeret a Parigi) - che hanno per protagonista il signor Bergeret, modesto e disilluso, ma colto e arguto professore di un liceo di provincia, attraverso i cui occhi France descrive la società del suo tempo, le sue miserie e le sue ipocrisie, mantenendo tuttavia fiducia nella possibilità del riscatto e dell'elevamento umano.
    L'ultimo volume della serie è dedicato all'affare Dreyfus, il celebre caso giudiziario dell'ufficiale francese ebreo, accusato ingiustamente di spionaggio e deportato alla Caienna, sul quale la Francia si è divisa in colpevolisti - i clericali e i nazionalisti - e innocentisti, a capo dei quali c'era Émile Zola, che avrebbe denunciato il complotto ai danni di Dreyfus con il celebre articolo «j'accuse». Zola riceve l'appoggio di Anatole France, il quale nell'occasione rompe il suo rapporto con gli intellettuali colpevolisti come François Coppée, Paul Bourget e Maurice Barrès.
    Da lì in avanti l'impegno politico di Anatole France si fa più stringente: plaude alla Rivoluzione russa del 1905 e condanna la repressione zarista; con la Vita di Giovanna d'Arco, del 1908, attacca uno dei miti cattolici e nazionalistici, quello della pulzella d'Orléans; nello stesso anno pubblica L'île des Pinguins, una satira sulla storia e i destini della Francia. Nel 1909, oltre a Les contes de Jacques Tournebroche e Les sept femmes de Barbebleu, raccoglie i suoi scritti polemici nel tre volumi di Vers les temps meilleurs.
    Nel gennaio 1910 la sua compagna, la signora de Caillevet, muore. France pubblica molte meno opere ma nel 1912 ottiene un vero trionfo con Les Dieux ont soif (Gli dei hanno sete), ambientato ai tempi della Rivoluzione francese. Dopo i saggi de Le génie latin (Il genio latino) del 1913, con La révolte des anges (La rivolta degli angeli), del 1914, si conclude il suo impegno narrativo.
    France si ritira nella sua residenza di campagna della Béchellerie, presso Tours, con la moglie Emma Laprévotte, in precedenza cameriera della signora de Caillevet. Mentre giustifica la guerra della Francia contro la Germania, approva la Rivoluzione russa del 1917 e scrive libri di memorie, come Le petit Pierre (Pierino) nel 1918. Nel 1920 la Chiesa cattolica mette all'indice tutte le sue opere.
    L'anno seguente, nel 1921, Anatole France viene insignito del premio Nobel per la Letteratura in riconoscimento della sua brillante realizzazione letteraria, caratterizzata da nobiltà di stile, profonda comprensione umana, grazia, e vero temperamento gallico.
    Il suo ultimo libro di memorie è La vie en fleur (La vita in fiore) del 1922.
    Muore il 12 ottobre 1924: dopo grandiosi funerali di Stato, la sua salma viene sepolta nel cimitero di Neuilly-sur-Seine, a Parigi.

    Tratto da biografieonline.it


    Biografia di Anatole France.txt (7.1 kb)

    Supplementi autore Francesco D'Assisi (Santo)


    Biografia di San Francesco D'Assisi

    San Francesco D'Assisi nasce ad Assisi tra il dicembre 1181 e il settembre 1182. Alcuni indicano come probabile data di nascita il 26 settembre 1182.
    Il padre, Pietro Bernardone dei Moriconi, è un ricco mercante di stoffe e spezie, mentre la madre, Pica Bourlemont, è di estrazione nobile. La leggenda racconta che Francesco viene concepito durante un viaggio in Terra Santa della coppia, ormai in là con gli anni. Battezzato dalla madre Giovanni, vedrà mutato il suo nome in Francesco al ritorno del padre, assente per un viaggio di affari in Francia.

    Studia il latino e il volgare, la musica e la poesia e il padre gli insegna anche il francese e il provenzale con l'intento di avviarlo al commercio. Ancora adolescente si ritrova a lavorare dietro il bancone della bottega del padre. A vent'anni partecipa alla guerra che vede contrapposte le città di Assisi e Perugia. L'esercito in cui combatte Francesco viene sconfitto e lui rimane prigioniero per un anno. La prigionia è lunga e difficile, e torna a casa gravemente ammalato. Una volta ripresosi grazie alle cure materne, parte nuovamente al seguito di Gualtiero da Brienne, diretto a sud. Ma durante il cammino ha la prima apparizione, che lo induce ad abbandonare la vita da soldato e a tornare indietro ad Assisi.

    La sua conversione ha inizio nel 1205. Si raccontano vari episodi risalenti a questo periodo: da quello in cui, nel 1206, scambia i propri abiti con quelli di un mendicante romano e comincia a chiedere l'elemosina davanti alla Basilica di San Pietro, al famoso incontro con il lebbroso sulla piana di fronte ad Assisi. Gli amici che non riconoscono più in lui l'allegro compagno di scorribande di un tempo lo abbandonano, e il padre che comincia a capire quanto siano infondate le aspirazioni che nutre nei suoi confronti, entra in aperto contrasto con lui.
    Francesco medita nelle campagne intorno ad Assisi ed un giorno, mentre è in preghiera nella Chiesetta di San Damiano, il crocifisso si anima per chiedergli di riparare la chiesa in rovina. Per ottemperare alla richiesta divina, carica un cavallo di stoffe prese nella bottega paterna e le vende. Poi rendendosi conto che il ricavato non è sufficiente, vende persino il cavallo. Dopo questo episodio lo scontro con il padre si fa sempre più duro, fino a quando Pietro decide di diseredarlo. Ma Francesco sulla pubblica piazza di Assisi rinuncia ai beni paterni: è il 12 aprile del 1207.
    Da questo momento abbandona Assisi e si dirige a Gubbio, dove, proprio fuori le mura, affronta il terribile lupo che getta il terrore tra gli abitanti della città. Riesce ad ammansire il feroce animale, semplicemente parlandogli. Si attua così quello che viene considerato il suo primo miracolo.
    Francesco si cuce da solo una camicia di tela grezza, legata in vita da una cordicella a tre nodi, indossa dei sandali e rimane nei territori di Gubbio fino alla fine del 1207. Porta sempre con sé una sacca piena di strumenti da muratore, con i quali restaura personalmente la chiesetta di San Damiano e la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, che diventa la sua abitazione. E' questo il periodo in cui concepisce i primi abbozzi di quella che poi diventerà la Regola Francescana. La lettura del Vangelo di Matteo, Capitolo X, lo ispira al punto da indurlo a prenderlo alla lettera. Il passo ispiratore dice: "Non vi procurate oro argento o denaro per le vostre tasche, non una borsa da viaggio, né due tuniche, né calzature e neppure un bastone; poiché l'operaio ha diritto al suo sostentamento!".

    Il primo discepolo ufficiale di Francesco è Bernardo da Quintavalle, magistrato, seguito poi da Pietro Cattani, canonico e dottore in legge. A questi primi due discepoli si uniscono: Egidio, contadino, Sabatino, Morico, Filippo Longo, prete Silvestro, Giovanni della Cappella, Barbaro e Bernardo Vigilante e Angelo Tancredi. In tutto i seguaci di Francesco sono dodici, proprio come gli apostoli di Gesù. Eleggono a loro convento prima la Porziuncola e poi il Tugurio di Rivotorto.
    L'ordine francescano nasce ufficialmente nel luglio del 1210, grazie a papa Innocenzo III. La regola principale dell'ordine francescano è l'assoluta povertà: i frati non possono possedere nulla. Tutto quello che serve loro, compreso il rifugio, deve essere frutto di donazione. A fornire ai francescani un tetto sulla testa ci pensano i benedettini che, in cambio di un cesto di pesci all'anno, concedono loro la Porziuncola in uso perpetuo.

    Nel 1213 Francesco d'Assisi parte per recarsi in missione prima in Palestina, poi in Egitto, dove incontra il sultano Melek el-Kamel, ed infine in Marocco. Uno dei suoi viaggi lo porta fino al santuario di San Giacomo di Compostela in Spagna, ma è costretto a ritornare indietro per l'aggravarsi del suo stato di salute.
    Nel 1223 si dedica alla riscrittura della regola dell'ordine, impiegandovi tutto l'autunno. Purtroppo frate Leone e frate Bonifazio la perdono, ma Francesco si rimette di buon grado all'opera. Sarà papa Onorio III a riconoscere la regola francescana come Legge per la Santa Chiesa.
    Nel dicembre del 1223 Francesco organizza anche la prima natività in una grotta, che è ormai considerata il primo presepio della storia. L'anno successivo compie il miracolo dell'acqua che sgorga da una roccia e riceve le stigmate.
    Nonostante la stanchezza e la sofferenza fisica, compone anche il famoso "Cantico dei Cantici", che contribuisce a consacrarlo nell'immaginario collettivo come il frate che predica agli uccelli.
    La salute intanto peggiora sempre di più: è addirittura quasi cieco. Francesco d'Assisi muore nella sua chiesetta della Porziuncola il 3 ottobre del 1226 a soli 44 anni.
    Il 16 luglio del 1228 viene dichiarato Santo da Papa Gregorio IX.

    San Francesco D'Assisi.txt (5.6 kb)

    Supplementi autore Gadda Carlo Emilio


    Intervista a Carlo Emilio Gadda.mp3 (4.2 Mb)

    Supplementi autore Gandhi Mohandas Karamchand


    Mahatma Gandhi - Messaggio spirituale al mondo (1931).mp3 (1.4 Mb)

    Supplementi autore Garwood Julie


    Garwood Julie-Opere in lingua inglese.rar (2.7 Mb)

    Supplementi autore Gatto Alfonso


    Biografia di Alfonso Gatto.txt (3.2 kb)

    Supplementi autore Gemmell David


    David Andrew Gemmell (Londra, 1 agosto 1948 - 28 luglio 2006) è stato uno scrittore britannico.
    È considerato uno dei più autorevoli scrittori di fantasy britannici , conosciuto soprattutto per la Saga dei Drenai, un ciclo heroic fantasy composto da undici volumi pubblicati nell'arco di vent'anni, a partire da La leggenda dei Drenai del 1984 fino a Le spade del giorno e della notte del 2004. Ha pubblicato anche vari romanzi autonomi e quattro saghe di minor ampiezza, tutte caratterizzate da un impianto di fantasy storico: il Ciclo delle Sipstrassi (1987-1994) è articolato fra una trilogia fanta-western, una dilogia arturiana, e una dilogia di ambientazione ellenistica; il Ciclo dei Rigante (1998-2002) in quattro volumi si svolge in un paese immaginario modellato sulla Britannia celtica e ricalca sia l'invasione romana sia quella anglosassone; il Ciclo della Regina Guerriera (1997) prende spunto dalla storia del regno di Scozia e dalle leggende delle Highlands; infine, il Ciclo di Troia (2005-2007) è una ri-narrazione in prosa dell'Iliade che attinge anche al resto del ciclo troiano.

    Per informazioni particolareggiate sull'autore e sulla sua opera, consultare la pagina su Wikipedia. e scaricare il file messo qui a disposizione.

    Gemmell David-Bibliografia e contenuti.txt (18.1 kb)

    Supplementi autore Gervaso Roberto


    Roberto Gervaso

    Roberto Gervaso è nato a Roma il 9 luglio 1937. È giornalista, storico e scrittore. E' noto per le sue massime, i suoi aforismi, i suoi interventi precisi e taglienti; val la pena introdurlo con le sue stesse parole:
    «Io sono un divulgatore e un polemista. Ho questa vena un po' epigrammatica e aforistica: non potrei mai scrivere non dico un romanzo, ma neanche un racconto, perchè non ho il tipo di fantasia necessario. Ho bisogno di fatti e di attaccare: sono un po' un pubblico ministero, non sono capace di difendere nessuno salvo me stesso, e comunque mi difendo attaccando.»
    Roberto Gervaso studia prima in Italia, poi negli USA conseguendo una laurea in Lettere moderne. Diventa presto collaboratore di quotidiani e periodici: il suo lavoro si dimostra da subito molto prolifico. Lavora anche in radio e in televisione, dove viene chiamato in qualità di opinionista o commentatore, sia politico che di costume.

    A partire dalla seconda metà degli anni '60 si dedica alla divulgazione storica: insieme all'amico e collega Indro Montanelli firma sei volumi dell'opera "Storia d'Italia".
    Come commentatore politico, a partire dal 1996 e ininterrottamente fino al 2005, conduce "Peste e Corna e... Gocce di storia", alle 7.30 del mattino su Retequattro. Nel 2002 presenta il programma "Storie dell'altro secolo". Vive a Roma ma è solito girare l'Italia (e l'estero) frequentando convegni e conferenze dove è spesso invitato. Appena gli è possibile trova rifugio nella sua casa di Spoleto che contiene una fornita e ricca biblioteca. Ama anche la musica classica: tra i suoi compositori preferiti vi sono Bach, Wagner, Brahms, Grieg e Vivaldi.
    Nel corso della sua carriera Gervaso ha anche avuto modo di incontrare molti protagonisti del XX secolo come George Simenon, Salvador Dalì, Andres Segovia, Arthur Miller, Lauren Bacall, Michail Gorbaciov e David Rockefeller.
    I suoi 40 libri sono stati tradotti in molti paesi tra cui Stati Uniti, Spagna, Portogallo, Francia, Gran Bretagna, Germania, America Latina, Giappone, Bulgaria e Polonia. Nella sua carriera ha avuto numerosi riconoscimenti letterari tra cui due prestigiosi Premi Bancarella.

    Citazioni dalle opere di Roberto Gervaso

    «A pentirsi c'è sempre tempo, a peccare no!»
    «Accettare se stessi è saggezza; accettare gli altri può anche essere menefreghismo.»
    «Non si è mai troppo giusti. Si è giusti, e basta.»
    «Se l'amore fosse disinteressato, non sarebbe più amore.»
    «I vent'anni sono più belli a quaranta che a venti.»
    «A leggere nel pensiero di certa gente si rischiano solo delusioni.»
    «Ciò che mi trattiene dallo scrivere un capolavoro è il timore che me ne chiedano subito un altro.»
    «Ciò che rende duraturo il matrimonio sono la buona educazione, lo scarso ardore, il reciproco interesse.»
    «Chi ama il prossimo suo come se stesso, o non conosce abbastanza il prossimo o non ama abbastanza se stesso.»
    «Chi pensa con la testa altrui, difficilmente rischia di essere messo in minoranza.»

    Tratto da biografieonline.it


    Supplementi autore Giovanni XXIII (papa Angelo Roncalli)


    Sotto il Monte, 25 novembre 1881
    Città del Vaticano, 3 giugno 1963

    La storia lo ricorda come il papa che iniziò il Concilio Vaticano II, i credenti ricordano Angelo Giuseppe Roncalli, papa Giovanni XXIII, come il "papa buono". Nasce il giorno 25 novembre 1881 a Sotto il Monte (Bergamo), in località Brusicco, quartogenito dei 13 figli di Battista Roncalli e Marianna Mazzola, semplici contadini. Com'era abitudine viene battezzato lo stesso giorno; il parroco è don Francesco Rebuzzini, il padrino è il prozio Zaverio Roncalli, capo famiglia, fratello del nonno Angelo.

    Il giovane cresce in un ambiente povero: il futuro Papa riconoscerà sempre la preziosità delle virtù assimilate in famiglia quali la fede, la carità, la preghiera. A undici anni, nel 1892, entra in seminario a Bergamo grazie anche all'aiuto economico del suo parroco e di don Giovani Morlani, proprietario del fondo coltivato dalla famiglia Roncalli. Qui Angelo matura la determinazione di compiere ogni sforzo per diventare santo, come si legge ripetutamente nel suo diario "Il giornale dell'anima", iniziato nel 1895. Le capacità intellettuali e morali sono notevoli e nel 1901 viene mandato a Roma per continuare gli studi come alunno del Seminario Romano dell'Apollinare, usufruendo di una borsa di studio.

    Negli anni 1901-1902 anticipa la richiesta per il servizio militare come volontario, sacrificandosi a favore del fratello Zaverio la cui presenza era necessario a casa per i lavori in campagna. Nonostante le difficoltà incontrate sotto le armi avrà modo di scrivere "eppure sento il Signore con la sua santa provvidenza vicino a me". Consegue la laurea in Sacra Teologia nel 1904.

    Nel 1905 viene scelto dal nuovo vescovo di Bergamo, Giacomo Radini-Tedeschi, come segretario personale. Roncalli viene segnalato per la dedizione, la discrezione e l'efficienza. Radini-Tedeschi rimarrà sempre guida ed esempio per il futuro Papa, che resta al suo fianco fino alla morte di questi, il 22 agosto 1914; durante questo periodo Roncalli si dedica anche all'insegnamento della storia della Chiesa presso il seminario di Bergamo.

    Allo scoppio della Prima guerra mondiale (1915) è richiamato nella sanità militare, per esserne poi congedato con il grado di tenente cappellano.
    Nel 1921 papa Benedetto XV lo nomina prelato domestico (che gli vale l'appellativo di monsignore) e presidente del Consiglio Nazionale Italiano dell'Opera della Propagazione della Fede. In tale ambito si occupa della redazione del motu proprio di Pio XI, che diverrà in seguito la magna charta della cooperazione missionaria.

    Inizia poi un periodo di missioni diplomatiche: nel 1925 papa Pio XI lo nominò Visitatore Apostolico in Bulgaria, elevandolo al grado di vescovo e affidandogli il titolo della diocesi di Aeropolis. Angelo Roncalli scegli come motto episcopale "Oboedientia et Pax", frase (ripresa dal motto di Cesare Baronio "Pax et Oboedientia") che diverrà il simbolo del suo operato. Durante la missione in Bulgaria affrontare la spinosa questione dei rapporti tra i cattolici di rito romano e quelli di rito ortodosso. Nel 1935 Roncalli è Delegato Apostolico in Turchia e Grecia. Questo periodo della vita di Roncalli, che coincide con la Seconda guerra mondiale, è ricordato in particolare per i suoi interventi a favore degli ebrei in fuga dagli stati europei occupati dai nazisti. Nel 1944 è nominato (da Pio XII) Nunzio Apostolico a Parigi, dove c'è una situazione difficilissima, che vede molti vescovi accusati di aver collaborato con i tedeschi invasori. L'equilibrio, l'accortezza, la semplicità e l'amabilità di Roncalli riescono a risolvere i problemi e a conquistare le simpatie dei francesi e di tutto il Corpo Diplomatico.

    Nel 1953 viene nominato cardinale e patriarca di Venezia. Già durante questo periodo si segnala per alcuni importanti gesti di apertura. Fra i tanti va ricordato il messaggio che invia al Congresso del PSI - partito ancora alleato del PCI i cui dirigenti e propagandisti erano stati scomunicati da papa Pio XII nel 1949 - quando nel 1956 i socialisti si riuniscono nella città di Venezia.

    Dopo la morte di Papa Pio XII, Angelo Roncalli viene eletto Papa il 28 ottobre 1958, con sua grande sorpresa; sceglie il nome di Giovanni XXIII e il 4 novembre dello stesso anno viene incoronato. Secondo alcuni analisti Roncalli sarebbe stato scelto principalmente per la sua età: dopo il lungo pontificato del suo predecessore, i cardinali avrebbero scelto un uomo che presumevano, per via della sua età avanzata e della modestia personale, sarebbe stato un Papa cosiddetto "di transizione". Giungerà invece in qualche modo inaspettata la conquista dell'affetto di tutto il mondo cattolico, in un modo che i predecessori di Roncalli non avevano mai ottenuto, proprio grazie al calore umano, al buon umore e alla gentilezza del nuovo papa, oltre alla sua importante esperienza diplomatica.

    Sceglie Loris Francesco Capovilla come segretario privato, la persona che già lo assisteva a Venezia.

    Tra le molte novità introdotte nel pontificato di Giovanni XXIII, c'è l'aumento del numero massimo di cardinali a 75, superando il tetto di 70 cardinali ormai fermo da secoli. Oltre che da un'aneddotica celeberrima e vastissima il suo pontificato è segnato da episodi indelebilmente registrati dalla memoria popolare: durante il suo primo Natale da papa visita i bambini malati ospiti dell'ospedale romano Bambin Gesù, dove con intima e contagiosa dolcezza benedice i piccoli, alcuni dei quali lo scambiano per Babbo Natale. Il giorno seguente (Santo Stefano) visita i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli. Nell'occasione dice loro: "Non potete venire da me, così io vengo da voi. Dunque eccomi qua, sono venuto, m'avete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore. La prima lettera che scriverete a casa deve portare la notizia che il papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari".
    Un altro esempio che si può ricordare è quando Jacqueline Kennedy, moglie del Presidente degli Stati Uniti, arriva in Vaticano per incontrarlo, il papa inizia a provare nervosamente le due formule di benvenuto che gli era stato consigliato di usare ("mrs Kennedy, madame" e "madame, mrs Kennedy"); all'incontro, per il divertimento della stampa, il papa abbandona entrambe le forumle e correndole incontro la chiama semplicemente "Jackie!".

    Fra lo stupore dei suoi consiglieri e vincendo le remore e le resistenze della parte conservatrice della Curia, Giovanni XXIII indice un concilio ecumenico, meno di 90 anni dopo il controverso Concilio Vaticano I. Mentre i suoi aiutanti stimavano di dover impiegare almeno un decennio per i preparativi, Giovanni XXIII progettò di tenerlo nel giro di pochi mesi. Il 4 ottobre 1962, ad una settimana dall'inizio del concilio, Giovanni XXIII si reca in pellegrinaggio a Loreto e Assisi per affidare le sorti dell'imminente Concilio alla Madonna e a San Francesco. Per la prima volta dall'unità d'Italia un papa varcava i confini del Lazio ripercorrendo i territori che anticamente erano appartenuti allo Stato pontificio: questo seppur breve tragitto ripristinerà l'antica figura del papa pellegrino che i suoi successori porteranno poi a pieno compimento.

    Il 2 dicembre 1960 in Vaticano, Giovanni XXIII incontra Geoffrey Francis Fisher, arcivescovo di Canterbury; è la prima volta in oltre 400 anni che un capo della Chiesa Anglicana visita il Papa.

    Tra gli altri eventi che caratterizzano la storia recente c'è da ricordare la scomunica da parte di Papa Giovanni XXIII a Fidel Castro (3 gennaio 1962) in linea con un decreto del 1949 di Pio XII, che vietava ai cattolici di appoggiare governi comunisti.

    L'11 ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio, piazza San Pietro è gremita di fedeli. A gran voce chiamato ad affacciarsi - atto che non si sarebbe mai immaginato possibile richiedere al papa predecessore - Roncalli si presenta alla finestra e qui pronuncia uno dei suoi discorsi più famosi, il cosiddetto "discorso della luna". Il discorso non è preparato: risulta da subito poetico, dolce, semplice.

    Salutando la luna e i fedeli, con grande umiltà, impartisce un ordine come fosse una carezza: "Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera, a guardare a questo spettacolo, che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare. La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità e grazia di Dio, facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene. Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza".

    Sin dal settembre 1962, prima ancora dell'apertura del Concilio, si erano manifestate le avvisaglie della malattia che sarà per lui fatale: un tumore allo stomaco, di cui altri fratelli Roncalli erano già stati colpiti. Pur visibilmente provato dal progredire del cancro, papa Giovanni XXIII l'11 aprile 1963 firma l'enciclica Pacem in Terris. Un mese più tardi (11 maggio 1963) riceve dal Presidente della Repubblica italiana Antonio Segni il premio Balzan per il suo impegno in favore della pace. Sarà l'ultimo impegno pubblico del papa.

    Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII, muore dopo un'agonia di tre giorni la sera del 3 giugno 1963, alle 19:49. "Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria", sono le sue ultime parole rivolte al proprio segretario.

    Dal Concilio Vaticano II, che Giovanni XXIII non vedrà terminare, si sarebbero prodotti negli anni successivi fondamentali cambiamenti che avrebbero dato una nuova connotazione al cattolicesimo moderno.

    Chiamato affettuosamente il "Papa buono", Giovanni XXIII viene dichiarato beato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000. Viene inoltre ricordato l'11 ottobre, giorno di apertura del Concilio. La salma di Giovanni XXIII, inizialmente sepolta nelle Grotte Vaticane, all'atto della beatificazione è stata traslata nella navata destra della Basilica di San Pietro, esposta in una teca di vetro (il perfetto stato di conservazione si deve ad un particolare processo di sostituzione del sangue con un liquido speciale eseguita dal professor Gennaro Goglia subito dopo il decesso).

    Papa Giovanni XXIII - Discorso alla Luna (11 Ottobre 1962).mp3 (5.5 Mb)

    Supplementi autore Giussani don Luigi


    La collana Quasi Tischreden di Luigi Giussani

    Quasi Tischreden (reso graficamente come Quasi TISCHREDEN) è una collana di saggi antologici del sacerdote cattolico e teologo Luigi Giussani, fondatore del movimento Comunione e Liberazione.

    Storia editoriale

    Pubblicata tra il 1997 e il 2004 per il marchio editoriale BUR di Rizzoli Editore, come parte della collana I libri dello spirito cristiano diretta dallo stesso Giussani, la serie composta da sette volumi contiene la trascrizione dei dialoghi avuti dall'autore con un gruppo di aderenti all'associazione laicale Memores Domini nella loro casa. Il termine tedesco tischreden (letteralmente discorso a tavola, "conversazione conviviale") nel titolo fa riferimento esplicito ai Discorsi a tavola di Martin Lutero nei quali il teologo espose i suoi pensieri a un gruppo di discepoli, mentre il quasi indica il naturale rispetto del significato storico dell'opera originale.

    L'opera completa contiene la trascrizione di oltre 200 incontri settimanali, a cena, tra Giussani e un gruppo di ragazze di una casa femminile dei Memores Domini a Milano dal novembre del 1990 e all'aprile del 1997. Gli incontri a tavola si svolgevano mettendo a tema una parola, una lettura, una riflessione o una preghiera alla base del percorso di studio dei Memores Domini in genere basato su uno dei testi di Giussani, libri o trascrizioni degli esercizi spirituali. I dialoghi furono raccolti dai curatori, la disegnatrice Raffaella Zardoni e l'economista e docente universitario Mario Molteni, non in ordine cronologico, ma raggruppati in base a temi e a parole chiave care all'autore.

    Il testo conserva la spontaneità e l'immediatezza dei dialoghi, trascritti integralmente, gran parte dei quali fu registrato per dare modo a una delle ragazze della casa, trasferitasi negli Stati Uniti e presente all'inizio, di poterli ascoltare. Ogni volume è preceduto da un testo introduttivo di Giussani dedicato al tema principale, di norma scelto tra quelli che erano utilizzati come traccia durante gli incontri.

    La serie

    «Tu» (o dell'amicizia)
    Un particolare della Vocazione di san Matteo di Caravaggio custodito nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma compare sulla copertina di «Tu» (o dell'amicizia), primo volume della serie Quasi Tischreden.
    Il primo volume fu pubblicato nel luglio del 1997 con una introduzione tratta da un intervento di Giussani all'Università "Gabriele D'Annunzio" a Chieti del 15 maggio 1996 dal titolo Educazione per la formazione della persona protagonista di popolo e di storia. L'intervento completo fu pubblicato come supplemento alla rivista Tracce nel settembre del 1996.
    Indice
    • Introduzione di Luigi Giussani (La scoperta del Tu)
    • Natura dell'amicizia
    • Sulla preferenza
    • L'esperienza del "Tu"
    • Dalla simpatia profonda la morale
    • Epilogo
    Vivendo nella carne
    Un particolare dell'affresco Roboamo e Abia di Michelangelo parte delle lunette della Cappella Sistina a Roma compare sulla copertina di Vivendo nella carne.
    Il secondo volume, pubblicato a distanza di un anno dal primo, è introdotto dalla trascrizione di un intervento inedito dell'autore a un gruppo di novizi dei Memores Domini del 21 dicembre 1997.
    Indice
    • Introduzione di Luigi Giussani
    • Sottomessi all'esperienza
    • Attraverso le creature
    • Il centuplo quaggiù
    • La gloria umana di Cristo
    L'attrattiva Gesù
    Un particolare dell'Ultima Cena di Giotto facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova compare sulla copertina di L'attrattiva Gesù.
    Il terzo volume della collana fu pubblicato nel luglio del 1999, mantenendo la periodicità annuale. L'introduzione di Giussani, intitolata Il "sì" di Pietro, è tratta da una conversazione con i novizi dei Memores Domini tenutasi a La Thuile il 3 agosto 1995 ed era già stata pubblicata, in forma leggermente differente, nel testo L'origine della morale sul mensile 30 Giorni.
    In questo libro viene proposta l'attrattiva che suscita l'incontro con Cristo e il cambiamento profondo che si prova quando si ha il coraggio accoglierlo e seguirlo, oggi come duemila anni fa.
    L'edizione in lingua spagnola di L'attrativa Gesù fu presentato a Buenos Aires il 27 aprile 2001 durante la Fiera Internazionale del Libro dall'allora cardinale e arcivescovo della capitale argentina Jorge Bergoglio.
    Indice
    • Introduzione di Luigi Giussani (Il "sì" di Pietro)
    • Un incontro eccezionale
    • Genesi esistenziale di una moralità
    • Dire Tu a Cristo
    • Il nome storico della Misericordia
    • L'utilità di Cristo per il mondo
    L'autocoscienza del cosmo
    Un particolare di Notte stellata di Vincent van Gogh compare sulla copertina di L'autocoscienza del cosmo.
    Il quarto volume della collana fu pubblicato nell'agosto del 2000 e contiene la trascrizione di un gruppo di tischreden che avevano a tema l'approfondimento de Il senso religioso, basilare testo di Giussani del 1986. In questo libro si approfondiscono i temi già introdotti ne Il senso religioso: il rapporto con il significato della vita e il confrontarsi con la realtà di tutti i giorni, senza censurare nulla di ciò che accade; il tutto nelle normali dinamiche della vita quotidiana: la conoscenza, la libertà e l'esperienza.
    In luogo di una introduzione inedita dall'autore, fu scelto di includere nel volume un "antefatto" costituito dalle prime pagine della originale edizione de Il senso religioso pubblicata nel 1957.
    La presentazione del libro L'autocoscienza del cosmo, a cui partecipò l'allora rettore della Pontificia Università Lateranense Angelo Scola, fu l'incontro conclusivo della XXI edizione del Meeting di Rimini.
    Indice
    • Antefatto
    • Il punto di vista
    • Il primato della realtà
    • L'uomo, struttura di domanda
    • La dinamica della conoscenza
    • La dinamica della libertà
    • La dinamica del segno
    Affezione e dimora
    Nel 2001 fu pubblicato il quinto titolo della serie che contiene un gruppo di tischreden dedicate all'amore e al metodo scelto da Dio per farsi compagnia all'uomo, un luogo, un'amicizia, una "dimora". Il volume è preceduto da una introduzione di Giussani, trascrizione inedita di un dialogo con un gruppo di Memores Domini del 24 febbraio 1996 durante gli esercizi spirituali di Quaresima. Nel libro si sottolinea come la mentalità odierna tenda a ridurre la nostra naturale affettività verso ciò che ci circonda ad una semplice istintività: così, ciò che prevale nei nostri rapporti affettivi, la famiglia anzitutto, è il tornaconto, i soldi, il piacere. L'avvenimento cristiano rende invece questa affettività capace di immensa gratuità verso gli altri, ed è ciò che costruisce la struttura vera dell'umanità.
    Anche questo volume fu presentato al Meeting di Rimini nell'agosto del 2001 dal curatore Mario Molteni e da don Julián Carrón, al tempo docente di Sacra Scrittura all'Istituto San Damaso di Madrid e in seguito successore di Giussani alla guida di Comunione e Liberazione.
    Indice
    • Introduzione di Luigi Giussani (Se avesse avuto tempo da perdere)
    • Una strada umana
    • Cristo, sorgente dell'affezione
    • Il sacrificio come condizione
    • Mistero e segno coincidono
    • Una dimora come metodo
    • Il metodo della dimora
    Dal temperamento un metodo
    Un'immagine della statua di San Teodoro di Eraclea situata presso una delle porte della Cattedrale di Chartres (la prima a sinistra) fu utilizzata per la copertina di Dal temperamento un metodo.
    Il sesto volume della serie fu pubblicato nel luglio del 2002. Il tema del "temperamento" è riferito all'atteggiamento di Simone, la sua indole, il suo impeto, fattori che portarono Cristo a chiamarlo Pietro: «Tu sei Pietro». L'introduzione è il resoconto inedito di una conversazione con i giovani dei Memores Domini del 20 novembre 1994.
    Come i precedenti libri, anche Dal temperamento un metodo fu presentato al Meeting di Rimini nell'agosto del 2002 dal curatore Mario Molteni e da Giancarlo Cesana, del Consiglio Nazionale di Comunione e Liberazione, con un intervento in collegamento video dello stesso Giussani dedicato all'Inno alla Vergine di Dante.
    Indice
    • Introduzione di Luigi Giussani (Dentro quello sguardo)
    • Una certa modalità, totelizzante
    • Attraverso un temperamento
    • Seguire una presenza
    • Una mentalità nuova
    • In azione
    • Dentro la vita di un popolo
    Una presenza che cambia
    L'ultimo volume della serie fu pubblicato, contrariamente a quanto avvenuto in precedenza, quando la cadenza era annuale, dopo due anni dall'ultimo, nel luglio del 2004. Le tischreden contenute avevano come testo di riferimento Perché la Chiesa, ultimo volume del PerCorso di Giussani. Nei dialoghi proposti si evidenzia come il Cristianesimo possa essere vissuto, oggi come 2000 anni fa, attraverso una compagnia di persone che vive e testimonia profondamente l'annuncio cristiano. L'introduzione, dal titolo Unità e fraternità: la sintesi di ogni giorno è la trascrizione degli appunti di un intervento di Giussani a un raduno estivo dei responsabili universitari di Comunione e Liberazione del 2003.
    Anche Una presenza che cambia fu presentato al Meeting di Rimini da Mario Molteni, da Julián Carrón e dal poeta brasiliano Bruno Tolentino.
    Indice
    • Introduzione di Luigi Giussani (Unità e fraternità: la sintesi di ogni giorno)
    • Metodo o utopia?
    • Il divino nella nostra vita
    • Afferrati da Cristo
    • Un messaggio affidato all'esperienza

    Riferimenti bibliografici

    Luigi Giussani, «Tu» (o dell'amicizia), in I libri dello spirito cristiano, Quasi Tischreden, vol. 1, 1ª ed., BUR Rizzoli, luglio 1997, ISBN 88-17-11144-9.
    Luigi Giussani, Vivendo nella carne, in I libri dello spirito cristiano, Quasi Tischreden, vol. 2, 1ª ed., BUR Rizzoli, luglio 1998, ISBN 88-17-11273-9.
    Luigi Giussani, L'attrattiva Gesù, in I libri dello spirito cristiano, Quasi Tischreden, vol. 3, 1ª ed., BUR Rizzoli, luglio 1999, ISBN 88-17-14709-5.
    Luigi Giussani, L'autocoscienza del cosmo, in I libri dello spirito cristiano, Quasi Tischreden, vol. 4, 1ª ed., BUR Rizzoli, agosto 2000, ISBN 88-17-14723-0.
    Luigi Giussani, Affezione e dimora, in I libri dello spirito cristiano, Quasi Tischreden, vol. 5, 1ª ed., BUR Rizzoli, settembre 2001, ISBN 88-17-12640-3.
    Luigi Giussani, Dal temperamento un metodo, in I libri dello spirito cristiano, Quasi Tischreden, vol. 6, 1ª ed., BUR Rizzoli, luglio 2002, ISBN 88-17-12939-9.
    Luigi Giussani, Una presenza che cambia, in I libri dello spirito cristiano, Quasi Tischreden, vol. 7, 1ª ed., BUR Rizzoli, luglio 2004, ISBN 88-17-00231-3.

    (Tratto da Wikipedia.)
    Per approfondire andare alla pagina originale


    Supplementi autore Giusti Amabile (alias Dellamore Virginia)


    Chi è Amabile Giusti?

    Se Amabile Giusti fosse una pianta, sarebbe un succulento cactus dai fiorellini rosa. Se fosse un libro, sarebbe un misto tra Persuasione e Jane Eyre.
    In teoria è un avvocato, in pratica ha mollato la carriera forense per diventare una sognatrice dall'immaginazione sempre in movimento. Ama tutti gli animali - che sia una formica, un serpente, un gattino -, per questo mangia e pensa vegano.
    Ama tutto ciò che è silenzioso e verde, infatti il suo sogno è quello di vivere in un casale in Toscana, circondata dai suoi adorati amici a quattro zampe e dalle sue storie in scrittura.
    Oltre a quello di Virginia Dellamore per i regency, ha in mente nuovi pseudonimi per nuovi generi... Un domani, chi lo sa, potrebbe scrivere un giallo, un distopico o addirittura un dark romance!

    Tratto dal sito di Amabile Giusti


    Supplementi autore Giustiniani Isabel


    Il romanzo di Tutankhamon. Titoli e recensioni.txt (6.5 kb)

    Supplementi autore Goldoni Carlo


    CARLO GOLDONI
    Venezia, 25 febbraio 1707
    Parigi, 6 febbraio 1793

    Carlo Goldoni nacque a Venezia il 25 febbraio 1707. Fece i primi studi a Perugia, presso il padre medico, e poi a Rimini.
    Dal '23 al '25 seguì i corsi di giurisprudenza a Pavia, dove aveva ottenuto un posto nel collegio Ghislieri.
    Espulso dal collegio, per una satira che egli s'era lasciato indurre a scrivere e a divulgare contro le donne di quella città, tornò presso la famiglia a Chioggia.
    Negli anni '28 - '29 fu coadiutore del cancelliere criminale, prima a Chioggia e poi a Feltre; nel '31 si laureò a Padova, e l'anno seguente iniziava a Venezia la professione dell'avvocatura, che continuò
    poi, sebbene alquanto saltuariamente, fino al 1747, alternandola con incarichi diplomatici a Milano e a Genova, con frequenti peregrinazioni nelle varie regioni d'Italia e con una ricca e multiforme attività di scrittore teatrale.
    Al teatro s'era accostato con passione fin dall'infanzia: il gusto dello spettacolo era assai vivo nell'ambiente veneziano (anche il nonno di Carlo amava organizzare nella sua villa rappresentazioni di commedie e melodrammi, non ultima ragione della rovina economica della famiglia); e Goldoni fin dai primi anni s'era dato con molto gusto alla lettura dei drammi del Cicognini, e si divertiva con le marionette; tredicenne , partecipo' in casa a una rappresentazione della "Sorellina di don Pilone";
    mentre era a Rimini, per studiare filosofia, si distraeva frequentando le recite di una compagnia comica, con la quale scappo' poi in barca per ricongiungersi con i suoia Chioggia; più tardi a Pavia, scartabellando nella biblioteca di un suo professore, vi lesse raccolte di opere teatrali inglesi, spagnole e francesi, meravigliandosi che non ve ne fosse alcuna di autori italiani: avvertiva fin d'allora con pena questa lacuna della nostra letteratura.
    In seguito conobbe le commedie del Della Porta, del Gigli, del Fagiuoli, del Nelli; ammirò| la "Mandragola"; lesse Aristofane, Plauto, Terenzio; lodò lo Zeno e il Metastasio; studi| il teatro francese e, con particolare predilezione, Moliere; non gli furono ignote neppure le opere teoriche e critiche sull'arte drammatica, dal Castelvetro al Gravina, dal Muratori al Maffei.
    Ma già prima di procurarsi quella salda preparazione critica e quella disciplina di studi, di cui si riconosce il frutto nelle opere più mature, s'era dato a scrivere per il teatro con una passione e un entusiasmo, un po' frettolosi e sbandati, ma non dilettanteschi.
    Nel '32 aveva composto la prima tragedia per musica , l'"Amalasunta"; e negli anni successivi (a Milano, a Verona, a Venezia, a Genova, a Pisa) scriveva e faceva rappresentare melodrammi, intermezzi, tragicommedie e commedie, in parte opere originali, in parte rifacimenti di libretti dello Zeno e del Pariati.
    Passando per diversi tentativi veniva a poco a poco preparando se stesso e il pubblico a quella riforma della commedia , considerata come organismo letterario, che egli vagheggiava e doveva poi attuare in pieno negli anni successivi, e che gi à
    s'annunzia nel "Momolo cortesan" e nella "Donna di garbo".
    Nel '47, dopo la rappresentazione a Livorno di quest'ultima commedia, strinse un contratto con la compagnia di Girolamo Medebac, della quale fu il poeta stipendiato fino al '52.
    Le commedie, da lui dettate e recitate dai comici del Medebac gli procurarono una rapida fama, che s'accrebbe quando nel febbraio del '50, promise di comporre per la stagione prossima ben sedici commedie nuove, e mantenne l'impegno presentandone addirittura diciassette.
    Nell'83 intraprese a scrivere, in francese, le sue "Memorie", che poi condusse innanzi fino al 1787.
    Morì il 6 febbraio 1793.



    Supplementi autore Gougaud Henri


    Le magicien de Venise. (In lingua francese).txt (3.9 kb)

    Supplementi autore Gozzano guido


    Guido Gozzano, poeta e scrittore italiano

    19 dicembre 1883 - 9 agosto 1916
    Guido Gustavo Gozzano nasce a Torino il 19 dicembre 1883. La famiglia, benestante, borghese e di buon livello culturale, è originaria di Agliè, paese nei pressi di Torino. Il padre Fausto muore a causa di una polmonite quando lui è ancora un ragazzino. Dopo le scuole superiori si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza, ma non si laurea perché i suoi interessi letterari prendono in lui il sopravvento. In particolare, Guido Gozzano preferisce frequentare i corsi di letteratura, soprattutto quelli tenuti dallo scrittore e letterato Arturo Graf.

    Guido Gozzano: le frequentazioni culturali ed il primo amore

    Durante gli anni dell'Università Guido Gozzano conosce alcuni esponenti del Crepuscolarismo (che in quel periodo è la corrente letteraria più diffusa anche in Italia) e comincia a collaborare ad alcune riviste di letteratura e giornali torinesi. Nel contempo partecipa attivamente alla dinamica vita culturale del capoluogo piemontese. Nello specifico, lo scrittore è tra i più assidui frequentatori della «Società di Cultura», un circolo fondato nel 1898 da alcuni intellettuali del periodo.
    Nel 1907, ancora giovanissimo, si ammala di tubercolosi; per curarsi trascorre lunghi periodi lontano dalla città, in località montane o marittime.
    Durante gli anni giovanili Guido Gozzano si innamora (corrisposto) di una poetessa, Amalia Guglielminetti, con la quale ha una breve relazione; di essa c'è traccia in un epistolario intitolato «Lettere d'amore». Pare che i due si siano conosciuti proprio durante la frequentazione del circolo culturale torinese. Si tratta di un rapporto intenso ma tormentato: la Guglielminetti è una donna assai sofisticata, una musa perfetta per le sue poesie.

    Una vita breve ma intensa

    A partire dal 1912 il poeta comincia a girare il mondo, visitando alcuni Paesi orientali come l'India e l'isola di Ceylon, insieme all'amico Giacomo Garrone. Il libro «Verso la cuna del mondo» è il resoconto di questi viaggi durati alcuni mesi, pubblicato anche sul quotidiano torinese «La Stampa».
    La vita di Guido Gozzano è breve ma intensa.
    La tubercolosi se lo porta via a soli 33 anni, il 9 agosto 1916. Muore nella sua Torino.

    Le opere e la poesia di Guido Gozzano.

    Gozzano è un intellettuale incapace di vivere nel suo tempo, è un ribelle che si rifugia in un passato fatto di cose semplici, rifiutando quell'ambiente borghese e provinciale che caratterizza la società dell'epoca. Il taglio del linguaggio letterario è diretto, immediato, piuttosto vicino al parlato. Questa caratteristica rende le liriche di Gozzano più simili a «novelle in versi»: infatti, dal punto di vista della metrica, la scelta del poeta ricade soprattutto sulla forma chiusa della sestina.
    Il tono delle poesie di Guido Gozzano è piuttosto distaccato, ironico; è tipico di chi si diverte a cogliere e mettere in evidenza la meschinità di un ambiente chiuso e provinciale.
    Le prime poesie vengono raccolte nel volume «La via del rifugio». In seguito viene elaborata una seconda raccolta di componimenti, intitolata «I colloqui» - considerato il capolavoro del poeta torinese. Quest'ultima opera, particolarmente apprezzata dal pubblico e dai critici, è strutturata in tre parti:

    Le influenze letterarie

    Mentre il primo periodo di produzione poetica e letteraria di Gozzano si caratterizza per l'emulazione di Gabriele D'Annunzio, ed in particolare del mito del «dandy», successivamente il poeta si avvicina ai versi di Giovanni Pascoli, che sente sicuramente più affine al proprio modo di essere e di intendere la vita.
    Sempre a Gozzano viene attribuita la novella dal titolo «I tre talismani» ed il poemetto incompiuto «Le farfalle».
    Il poeta e scrittore torinese è anche autore di un copione cinematografico, dal titolo «San Francesco».
    Negli ultimi anni di vita dimostra interesse per la sceneggiatura e l'arte cinematografica, ma purtroppo nessuna delle sue opere riesce a diventare una pellicola.
    Nel 1917, un anno dopo la sua morte, la madre pubblica una raccolta di fiabe per bambini scritta da Gozzano ed intitolata «La principessa si sposa».
    In alcuni versi, ed in particolare nel poemetto «Le farfalle» ci sono echi poetici che ricordano Giacomo Leopardi, nell'ultimo periodo della sua produzione poetica.

    Di lui Eugenio Montale scrisse:

    Colto, intrinsecamente colto se anche di non eccezionali letture, ottimo conoscitore dei suoi limiti, naturalmente dannunziano, ancor più naturalmente disgustato del dannunzianesimo, egli fu il primo dei poeti del Novecento che riuscisse (com'era necessario e come probabilmente lo fu anche dopo di lui) ad «attraversare D'Annunzio» per approdare a un territorio suo, così come, su scala maggiore, Baudelaire aveva attraversato Hugo per gettare le basi di una nuova poesia. Il risultato di Gozzano fu certo più modesto: un album di vecchie stampe che resterà, nel primo Novecento, come 'Gaspard de la Nuit' di Aloysius Bertrand resterà nel primo Ottocento francese. (E. Montale, Saggio introduttivo a Le Poesie, I Garzanti)

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Guido Gozzano.txt (5.1 kb)

    Supplementi autore Gregorio XVI papa


    Biografia di papa Gregorio XVI.txt (62.8 kb)

    Supplementi autore Grimaldi Laura


    Laura Grimaldi (Rufina, 1928 - Milano, 3 luglio 2012 ) è stata una scrittrice, giornalista e traduttrice italiana.
    Nata a Rufina, vicino a Firenze, trascorse l'infanzia con la famiglia a Bergamo. Trasferitasi giovanissima a Milano, iniziò a tradurre dall'inglese come consulente della Arnoldo Mondadori Editore. Nel 1962 iniziò a dirigere collane come Segretissimo, Il Giallo Mondadori e Urania. Nel 1989 fondò con Marco Tropea la casa editrice Interno Giallo. Ha al suo attivo più di duecento traduzioni. Nel suo ultimo libro, Faccia un bel respiro (Mondadori 2012), racconta l'esperienza personale nei reparti di terapia intensiva e nelle corsie d'ospedale.

    Per informazioni particolareggiate sull'autore e sulla sua opera, consultare la pagina su Wikipedia. e scaricare il file messo qui a disposizione.

    Grimaldi Laura-Notizie biografiche, opere, trame dei libri.txt (7.6 kb)

    Supplementi autore Grisham John


    Bibliografia di John Grisham.txt (0.6 kb)

    Supplementi autore Guareschi Giovannino


    Giovannino Guareschi
    Fontanelle di Roccabianca, 1 maggio 1908
    Cervia, 22 luglio 1968

    L'ideatore di Peppone e Don Camillo è stato uno dei più importanti intellettuali civili italiani del Novecento, attività che lo ha contraddistinto sia come uomo che come giornalista e scrittore. Nato il primo giorno di maggio del 1908 a Fontanelle di Roccabianca (nel parmense) iniziò giovanissimo a fare il giornalista nella città emiliana, ma emigrò in altrettanta giovane età a Milano.

    Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi (questo è il suo nome completo, e spesso scherzava sul fatto che un omone come lui fosse stato battezzato come "Giovannino"), povero e solo, ma dall'animo forte e difficilmente influenzabile, si mette a scrivere per la rivista umoristica dell'epoca, il "Bertoldo" non curandosi affatto delle possibili reazioni del regime fascista allora dominante in Italia (che anzi Guareschi non perde occasione di sbeffeggiare). Sono gli anni trenta, quelli del pieno plebiscito, sul piano popolare, del regime.
    Ma gli effetti di questa "militanza" indesiderata si fanno presto sentire. Scoppia la seconda guerra mondiale, l'Italia adotta, scimmiottando la Germania nazista, una politica espansionista ma anche razzista e sempre più intransigente nei confronti delle voci di dissenso. Lo scrittore subisce quindi una traumatica sorte: catturato e incarcerato, nel 1943 viene deportato in Germania e poi in Polonia.

    Dopo due anni di Lager torna in Italia e fonda "Il Candido", un altro settimanale di satira. Malgrado la brutta esperienza della carcerazione e del campo di concentramento, la lingua dello scrittore non si è certo ammorbidita. Sul Candido conduce battaglie antigovernative e "antipolitiche", senza risparmiare però neanche la fazione comunista e di sinistra. Nel 1954 è di nuovo agli arresti, con la scusa di aver pubblicato compromettenti lettere (poi risultate false), dell'allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Nel frattempo aveva dato vita con "Mondo Piccolo" alla saga di Don Camillo e Peppone, figure contrapposte di due tipiche anime dell'Italia post bellica. Don Camillo, infatti, rappresenta la figura dell'antifascista furbo e rispettoso dello "status quo", mentre Peppone è un sindaco comunista ortodosso, petulante, ma sostanzialmente buono. Dai romanzi che vedono protagonisti i due personaggi sono stati tratti in seguito anche numerosi film.

    Ad ogni modo, a fronte del grande successo popolare, la critica e gli intellettuali tendono a snobbarlo, a causa soprattutto della semplicità di linguaggio utilizzata e di una certa patina di ingenuità un po' "naif" che pervade i suoi scritti. Ma dietro l'umorista si nascondeva un uomo che ha dovuto soffrire disagi, umiliazioni, dolori e tradimenti (girò anche la voce, priva di fondamento, che fosse finanziato dalla Cia). Molti tra i suoi più toccanti racconti sono in realtà trasposizioni di fatti reali che hanno inciso la sua anima fin nel profondo. Successivamente, per fortuna, fu ampiamente "sdoganato". La rivista "Life" riconobbe il suo fondamentale contributo, e lo definì come "il più abile ed efficace propagandista anticomunista in Europa", mentre Indro Montanelli ha più volte elogiato l'uomo e l'amico, fino ad affermare: "C'è un Guareschi politico cui si deve la salvezza dell'Italia. Se avessero vinto gli altri non so dove saremmo andati a finire, anzi lo so benissimo".

    Muore a Cervia il 22 luglio 1968 dopo aver passato gli ultimi anni di attività dietro le quinte e po' dimenticato da lettori e critica. Silente in un mondo in cui si riconosceva sempre meno.

    Bibliografia.
    1941 La scoperta di Milano Rizzoli
    1942 Il destino si chiama Clotilde Rizzoli
    1944 Il marito in collegio Rizzoli
    1945 La favola di Natale Ed. Riunite
    1971 Idem Rizzoli
    1994 Idem con musicassetta (G.Tedeschi legge la "Favola") Rizzoli
    1947 Italia provvisoria Rizzoli
    1983 Idem (Ristampa anastatica) Rizzoli
    1948 Don Camillo Rizzoli
    1948 Lo zibaldino Rizzoli
    1949 Diario clandestino Rizzoli
    1953 Don Camillo e il suo gregge Rizzoli
    1954 Il corrierino delle famiglie Rizzoli
    1963 Il compagno don Camillo Rizzoli
    1967 La calda estate di Gigino il pestifero Il Borgo

    Opere postume
    1968 L'Italia in graticola Il Borghese
    1968 Vita in famiglia Rizzoli
    1968 Cofanetto con edizioni rilegate, riunisce:
    Don Camillo
    Don Camillo e il suo gregge
    Il compagno don Camillo Rizzoli
    1968 Don Camillo e i giovani d'oggi Rizzoli
    1980 Gente cosi Rizzoli
    1981 Lo spumarino pallido Rizzoli
    1982 Il decimo clandestino Rizzoli
    1983 Noi del Boscaccio Rizzoli
    1984 In famiglia riunisce:
    La scoperta di Milano
    Lo zibaldino
    Corrierino delle famiglie Rizzoli
    1986 L'anno di don Camillo Rizzoli
    1988 Osservazioni di uno qualunque Rizzoli
    1989 Ritorno alla base Rizzoli
    1991 Mondo candido 1946-1948 Rizzoli
    1992 Mondo candido 1948-1951 Rizzoli
    1993 Chi sogna nuovi gerani? Rizzoli
    1994 La calda estate del pestifero Rizzoli
    1995 Vita con Giò (Vita in famiglia e altri racconti) Rizzoli
    1996 Ciao don Camillo Rizzoli
    1996 Don Camillo e don Chichì Rizzoli
    1997 Mondo candido 1951-1953 Rizzoli




    Supplementi autore Guevara Ernesto Che


    Biografia di Ernesto Che Guevara.txt (15.6 kb)
    Che Guevara - Discorso di saluto all'assemblea dell'ONU 1963.mp3 (662.8 kb)

    Supplementi autore Gulbranssen Trygve


    Trygve Emanuel Gulbranssen (15 giugno 1894 - 10 ottobre 1962) è stato un romanziere, uomo d'affari e giornalista norvegese.
    Gulbranssen è noto per aver scritto la trilogia di Bjørndal - Og bakom synger skogene (1933), tradotta collettivamente con il titolo inglese The Wind from the Mountains e pubblicata in italiano da Mondadori con il titolo La voce della foresta.
    I suoi libri sono stati ben accolti dalla critica e dai lettori, sono stati tradotti in oltre 30 lingue e hanno venduto più di 12 milioni di copie. Ad un certo punto prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, la popolarità della trilogia fece di Gulbranssen il quarto autore più venduto al mondo, e il successo delle edizioni americane del suo lavoro gli assicurò il primato di essere l'unico autore di narrativa scandinavo incluso nella prestigiosa List of Books Chosen for the White House - una raccolta di opere letterarie selezionate dagli editori statunitensi e presentate alla Casa Bianca per fornire al presidente una biblioteca del meglio della letteratura contemporanea. I suoi romanzi furono successivamente adattati per il cinema, anche se l'autore rimase deluso dai risultati.

    Biografia di Trygve Gulbranssen.txt (19.9 kb)
    Note biografiche tradotte dall'edizione inglese di Wikipedia.htm (19.7 kb)

    Supplementi autore Harris Charlaine


    Harris Charlaine-Opere in lingua inglese.rar (1.6 Mb)

    Supplementi autore Harrison M. John


    Note su Michael John Harrison

    Michael John Harrison (Warwickshire, 26 luglio 1945) è uno scrittore britannico, noto soprattutto con lo pseudonimo di M. John Harrison come autore di slipstream, fantascienza e fantasy. Esponente di rilievo della New Wave, la sua prima pubblicazione risale al 1966. Dal 1968 al 1975 ha lavorato come redattore per la rivista New Worlds. Appassionato di roccia, ha scritto nel 1989 il racconto Climbers, vincitore del Boardman Tasker Memorial Award. Tra le altre sue opere vi sono il ciclo di Viriconium (formato da diversi racconti), il romanzo di fantascienza Luce dell'universo (2002, Light) e un'altra raccolta di storie brevi, Things That Never Happen. Harrison scrive regolarmente articoli sulla letteratura per il Times Literary Supplement, il Guardian e il Daily Telegraph. In Italia, sino al 2020 sono stati tradotti cinque suoi romanzi: il già citato Luce dell'universo, La città del lontanissimo futuro (The Pastel City, 1971), Nova swing (Nova Swing, 2006), Lo spazio deserto (Empty Space, 2012) e Riaffiorano le terre inabissate (The Sunken Land Begins to Rise Again, 2020).

    Per approfondimenti consultare la pagina di M. John Harrison su Wikipedia.


    Supplementi autore Hemingway Ernest


    Biografia di Ernest Hemingway.txt (46.4 kb)

    Supplementi autore Higgins Clark Mary


    Vita e opere di Mary Higgins Clark


    Supplementi autore Hillerman Tony


    Notizie biografiche su Tony Hillerman

    Tony Hillerman (Sacred Heart, 27 maggio 1925 - Albuquerque, 26 ottobre 2008) è stato uno scrittore statunitense di libri gialli.
    È morto ad Albuquerque, in Nuovo Messico il 26 ottobre 2008 per insufficienza polmonare.
    Ha scritto thriller di grandissimo successo pubblicati, oltre che negli Stati Uniti, in Inghilterra, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Finlandia ed Italia. Personaggi principali dei suoi gialli "etnici" sono il tenente della polizia navajo Leaphorn ed il sergente Jim Chee. Profondo conoscitore del mondo dell'ovest statunitense e delle riserve indiane, nelle sue opere miscela temi polizieschi, thriller e spiritualismo indiano.

    Opere

    Oltre a A Fly on the Wall (1970), finalista Edgar Award 1972, segnaliamo le seguenti serie.
    Serie con Joe Leaphorn
    1970 Il canto del nemico (The Blessing Way), stampato nella collana Il giallo Mondadori con il numero 2312.
    1973 Là dove danzano i morti (Dance Hall of the Dead), stampato nella collana Il giallo Mondadori con il numero 1787.
    1978 Donna che ascolta (Listening Woman), HarperCollins 2022. Finalista Edgar Award 1979.
    Serie con Jim Chee
    1980 Il popolo delle tenebre (People of Darkness), stampato nella collana Il giallo Mondadori con il numero 1747.
    1982 Il vento oscuro (The Dark Wind), stampato nella collana Il giallo Mondadori con il numero 2291.
    1984 La via dei fantasmi (The Ghostway), stampato nella collana Il giallo Mondadori con il numero 2340.
    Serie con Joe Leaphorn e Jim Chee
    1986 Lo stregone deve morire (Skinwalkers), stampato nella collana Il giallo Mondadori con il numero 2364 e ristampato dalla Piemme come La notte degli sciamani.
    1988 Ladri del tempo (A Thief Of Time), finalista Edgar Award 1989, stampato nella collana Il giallo Mondadori con il numero 2196.
    1989 La maschera del Dio parlante (Talking God), stampato nella collana Il giallo Mondadori con il numero GM 2258.
    1990 La fame del coyote (Coyote Waits), stampato dalla Mondadori.
    1993 L'ultima danza del sacro giullare (Sacred Clowns), stampato dalla Mondadori.
    1996 L'ombra del deserto (Fallen Man) stampato nella collana Il giallo Mondadori con il numero 2548.
    1998 Il mistero della riserva indiana (The First Eagle) stampato dalla Piemme e pubblicato anche come Il contagio.
    1999 Morte nel canyon (Hunting Badger), stampato dalla Piemme.
    2002 Notte di Halloween (The Wailing Wind), stampato dalla Piemme
    2003 The Sinister Pig
    2004 Skeleton Man (Skeleton Man), edizione Rizzoli HD,2010
    2006 The Shape Shifter
    Informazioni tratte dalla Pagina di Tony Hillerman su Wikipedia.


    Supplementi autore Hitchcock Alfred


    Cenni biografici su Alfred Hitchcock, regista inglese naturalizzato statunitense

    13 agosto 1899 - 29 aprile 1980
    Re del thriller, maestro della suspense, genio della cinepresa, irriverente performer, evocatore dell'inconscio. Quanti termini sono stati spesi per cercare di definire quello che per molti appassionati è il rappresentante supremo della settima arte?

    Alfred Joseph Hitchcock, nato il 13 agosto 1899 a Leytonstone in Inghilterra, ha avuto il pregio di non trincerarsi mai dietro fumosi intellettualismi, di non voler mai caricare le sue opere di significati oscuri e reconditi, con il pericolo di fare sofismi sull'arte. No, lui si è sempre limitato a girare storie coinvolgenti e incredibili, divertendosi un mondo dietro la sua macchina da presa.
    Forse l'aria scanzonata che il maestro ha sempre mostrato in occasione delle sue apparizioni pubbliche scaturisce da una reazione al tipo di educazione ricevuta.

    Formazione e studi

    Figlio di William ed Emma cresce con una rigorosa educazione religiosa e frequenta il duro Collegio Cattolico di Saint Ignatius.
    Gli studi proseguono con l'iscrizione alla scuola di Ingegneria e Navigazione che deve abbandonare per motivi economici, alla morte del padre nel 1914.
    Fin da quegli anni in cui non era nessuno, Alfred Hitchcock manifesta un grande interesse verso il mondo del crimine e verso gli omicidi, collezionando saggi ed articoli tratti dai giornali e visitando spesso il museo del crimine di Scotland Yard.
    Un po' sbandato e senza un progetto di vita coerente, nel 1915 trova lavoro come disegnatore presso la Henley telegraph and cable Company.

    Il mondo del cinema

    Il suo primo impiego nel ramo cinematografico arriva nel 1920 quando viene assunto come disegnatore di titoli in un nuovo studio londinese, il Players-Lasky-Studios (il futuro cineasta disegnerà i titoli per tutti i film prodotti dal suddetto studio nel corso dei successivi due anni).
    Nel 1922 quando il regista di Always tell your wife si ammala, Hitchcock termina di girare il film al suo posto mettendosi immediatamente in luce per le sue buone qualità.
    Gli viene affidata la sua prima regia con il film Number 13 che però rimane sfortunatamente incompleto a causa della chiusura della sede londinese dello studio.
    Nel 1923 Alfred Hitchcock viene assunto dalla compagnia più tardi conosciuta come Gainsborough Pictures; durante i tre anni successivi lavora nell'ombra per numerosi film, occupandosi di una quantità straordinaria di mansioni: dalla sceneggiatura, ai disegni, dai titoli alle scenografie fino ad arrivare al montaggio e all'aiuto regia.

    La carriera di regista

    È finalmente nel 1925, quando la compagnia gli affida la regia del film Il labirinto della passione, che la brillante carriera di Alfred Hitchcock segna il suo inizio.
    Nel 1926 sposa Alma Reville, una redattrice che collaborerà più tardi come sceneggiatrice a molti dei suoi film.
    Nasce una figlia, Patricia Hitchcock, che apparirà in molti film del padre.
    Nel 1929 Alfred Hitchcock dirige Ricatto, il primo film inglese con suono sincronizzato; mentre il primo film americano Rebecca, del 1940, vince il Premio Oscar per la miglior fotografia.
    Poi la carriera di Hitchcock conosce numerosi alti e bassi, ma il regista si sforza di rimanere sempre ad un livello qualitativo impeccabile.
    I critici, tuttavia, rilevano come gli anni '40 siano di scarsa rilevanza per la produzione del maestro. Di questi anni è comunque da ricordare Notorious (1946, con Cary Grant e Ingrid Bergman).

    Gli anni d'oro

    Straordinariamente importanti risultano gli anni '50 e '60, in cui si incontrano i capolavori più celebri del regista (Da Gli uccelli a Psyco, da Vertigo a La finestra sul cortile).
    Carattere gioviale ma complesso, Hitchcock non fu mai assalito dalla prosopopea del grande autore, divertendosi anche a produrre film per la televisione, dove poteva sfogare tutta la sua vena arguta e sottilmente satirica.
    Leggendarie sono rimaste le antologie del mistero per il piccolo schermo come Regali di Hitchcock e L'ora di Hitchcock; produzioni che fra l'altro contribuirono non poco a diffondere il suo nome presso gente di tutti i tipi.
    Tecnico meticoloso e stilista sopraffino, i suoi film erano scrupolosamente e puntigliosamente confezionati, tanto da essere tuttora considerati delle perle assolute delle settima arte.
    Celebri anche le sue immancabili apparizioni da cammeo, inserite praticamente in tutte le sue pellicole.
    Nelle sue opere Hitchcock mescola commedia e suspense. Le sceneggiature sono ricche di battute brillanti. È considerato un interprete e divulgatore, anche ironico, della psicoanalisi.
    L'ultimo film del maestro è Complotto di famiglia, del 1976.
    Naturalizzato statunitense, Alfred Hitchcock muore a Los Angeles il 29 aprile 1980, all'età di 80 anni, mentre lavora con un collaboratore ad un'opera che avrebbe dovuto intitolarsi La notte breve.

    Di lui Dario Argento ha detto:

    Ha innovato il cinema facendogli fare un passo così gigantesco che un suo vecchio film del muto ci appare girato tecnicamente oggi. I suoi bisogni espressivi fecero infatti progredire la tecnica, non il contrario.

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Alfred Hitchcock.txt (5.2 kb)

    Supplementi autore Hitler Adolf


    Biografia di Adolf Hitler

    Dittatore tedesco.
    Nato a Braunau am Inn (Austria), sabato 20 aprile 1889.
    Morto suicida a Berlino, lunedì 30 aprile 1945 (a 56 anni)

    Figlio di un padre autoritario e repressivo, Adolf Hitler nasce nella piccola cittadina austriaca di Braunau am Inn nel 1889. La precoce morte della madre (a cui era estremamente legato), inoltre, lascia profonde ferite nel suo animo.

    Iscrittosi alla scuola Reale di Linz, è un allievo problematico e dal rendimento non certo brillante. Fatica ad integrarsi, a studiare e ad avere un rapporto armonico con studenti e professori. Il risultato di questo disastroso iter scolastico è che di lì a qualche anno abbandona l'istituto. Si trasferisce allora a Vienna cercando di entrare all'Accademia di Belle Arti, spinto da certe velleitarie tendenze artistiche (testimoniate anche da numerosi quadri). L'Accademia però lo respinge per ben due anni consecutivi, generando in lui notevole frustrazione, alimentata anche dal fatto che, non possedendo una licenza superiore, è impossibilitato a iscriversi alla facoltà di Architettura, possibile nobile ripiego alle bocciature in Accademia.

    Il suo quadro psicologico, così, tende a farsi preoccupante. Sono anni bui, segnati fra l'altro da episodi di vagabondaggio e di isolamento sociale (senza contare il grave decadimento fisico a cui questo stile di vita lo stava conducendo). Si racconta che girasse, ironia della sorte, nei ghetti ebraici come un fantasma, vestito di un soprabito nero e sformato (donatogli da un occasionale amico ebreo) ed estremamente trascurato nell'aspetto.

    Negli anni di Vienna, comincia a sviluppare il suo odioso e ossessivo antisemitismo. Per campare, deve rassegnarsi a fare l'impiegato, mentre nel tempo libero discute di politica con amici e conoscenti, con una veemenza tale da lasciare spesso esterrefatti gli interlocutori. I suoi discorsi, spesso fluviali e monologanti, sono contrassegnati da estrema decisione, punti di vista privi di sfumature e da un'esaltazione della violenza come soluzione per i problemi che affliggono la società.

    In particolare, contesta ferocemente le teorie marxiste e bolsceviche, soprattutto per il loro rifiuto dei valori borghesi e capitalistici. Il solo sentir parlare di comunismo gli provoca crisi isteriche. A odio si aggiunge odio quando scopre che tra i principali fautori e divulgatori di tali idee si cela gran parte dell'intellighentia ebraica. Nel suo delirio, comincia ad addossare agli ebrei le colpe più assurde. Di essere internazionalisti e materialisti (quindi contro la supremazia dello stato nazionale), di arricchirsi a scapito dei cittadini di altre religioni, di minare la supremazia della razza tedesca nell'Impero, ecc.

    Nel 1913 decide di partire per Monaco e nel 1914, dinanzi al Consiglio di revisione a Salisburgo, viene riformato per cattive condizioni di salute. Quando, il 1° agosto 1914, c'è la dichiarazione di guerra, Hitler è addirittura felice e non vede l'ora di partecipare all'impresa. Scoppiata quindi la prima guerra mondiale si distingue sul campo guadagnandosi numerosi riconoscimenti militari. Nel 1918 però la Germania viene sconfitta e la cosa lo getta nello sconforto. Naufragavano quell'Impero e quella vittoria, per i quali aveva appassionatamente combattuto per quattro anni. Bisogna rilevare, per una comprensione maggiore della cause che porteranno la Germania a scatenare il successivo conflitto e per capire fino a che punto egli fosse in grado di intercettare gli umori dei suoi connazionali, che questo senso di frustrazione e di umiliazione per la sconfitta era comune a tutti i tedeschi del tempo.

    Successivamente, sempre a Monaco (siamo nel 1919), inizia la sua attività politica vera e propria costituendo l'anno seguente il Partito Nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi (NSDAP). Gli esordi sono burrascosi, tanto che in seguito alle sue attività di agitatore viene arrestato. Durante la prigionia scrive il Mein Kampf orrendo manifesto della sua ideologia, infarcita di nazionalismo, razzismo, convinzioni circa la superiorità di una presunta razza ariana, odio contro ebrei, marxisti e liberali. Scarcerato dopo soli 9 mesi, torna alla guida del NSDAP. La grande crisi economica del 1929 permette a Hitler e al suo movimento di far leva sul malcontento di alcune frange della popolazione esasperate da disoccupazione e tensioni sociali. Alle elezioni del 1930 il suo partito cresce di molto guadagnando oltre un centinaio di seggi in parlamento. Intanto Hitler impiega le sue camicie brune, una vera e propria organizzazione paramilitare, negli scontri di piazza. L'ascesa del nazismo è iniziata.

    Nel 1932 Hitler perde le elezioni per pochissimi voti ma l'anno seguente il partito nazista è già il primo partito della Germania. Il consolidamento del potere di Hitler avviene con l'eliminazione degli avversari all'interno e all'esterno del partito. Come primo provvedimento dichiara fuorilegge il partito comunista arrestandone i leader principali, poi scioglie tutti i partiti tranne il NSDAP. Nel 1934, nella celebre quanto sanguinaria e terrificante notte dei lunghi coltelli fa eliminare con un massacro oltre un centinaio di camicie brune, divenute scomode e di difficile controllo. L'anno seguente ottiene il potere assoluto proclamandosi Fuhrer (capo supremo del Terzo Reich), e istituendo un apparato militare di controllo e repressione di burocratica ferocia. A capo di questo apparato vi sono le famigerate SS che, insieme alla Gestapo (polizia di Stato con pieni poteri), istituirono il sistema dei campi di concentramento per eliminare gli oppositori.

    Le persecuzioni cominciano a colpire con virulenza gli ebrei espulsi in massa dai loro incarichi lavorativi e, con le leggi antirazziali del 1935, privati della cittadinanza tedesca e in seguito deportati nei campi di sterminio. Sul piano della politica estera il programma prevedeva l'unione di tutte le popolazioni germaniche in un'unica grande nazione con il compito di colonizzare l'Europa e distruggere i sistemi comunisti. Alla luce di questo progetto imperialista, nonostante i patti internazionali, Hitler comincia una corsa al riarmo, mentre in contemporanea stringe un Patto d'Acciaio prima con Mussolini e in seguito con il Giappone.

    Nel 1939 (anno in cui scampa in modo fortuito a un attentato, organizzato da Georg Elser) si annette l'Austria con un colpo di mano ancora in qualche modo politico (ossia con il consenso sostanziale degli stessi austriaci) mentre Francia e Inghilterra, quasi stordite, rimangono a guardare. Senza più freni inibitori e in preda ad un delirio di onnipotenza, invade la Polonia, malgrado avesse stipulato un patto di non aggressione poco prima, poi la Cecoslovacchia. A quel punto, le potenze europee, consce dell'enorme pericolo che si andava profilando, dichiarano finalmente guerra alla Germania, ormai però preparatissima alla guerra, suo reale e nient'affatto recondito scopo.

    Scoppia dunque la cosiddetta seconda guerra mondiale. In un primo momento, fra l'altro, stringe paradossalmente alleanza con la Russia di Stalin (il celebre patto Molotov-Ribbentrop), patria degli odiati bolscevichi.

    Nel 1940 invade la Francia mentre De Gaulle si rifugia in Inghilterra per organizzare la resistenza, poi l'Africa del Nord. L'avanzata della Germania a questo punto sembra inarrestabile. Solo l'Inghilterra, forte di un alleato naturale come la Manica, che tante volte l'ha protetta anche in passato, ancora resiste e anzi sconfigge un primo tentativo di invasione di Hitler.

    Nel 1941, in preda alle sue mire espansionistiche e nonostante i patti che aveva stipulato con l'URSS decide di invadere anche la Russia. Sul fronte europeo la Germania è impegnata anche nella difficile e logorante guerra con l'Inghilterra, un vero osso duro, ma stranamente Hitler trascura e relega in secondo piano questo conflitto. Inizialmente poi, la campagna di Russia sembra a lui favorevole e l'avanzata tedesca vittoriosa e inarrestabile. I contadini russi attuano però una strategia difensiva di grande intelligenza, bruciando ogni cosa dietro di sé in attesa dell'arrivo del grande inverno russo, sapendo che è quest'ultimo il vero, importante alleato. Intanto, inaspettatamente gli USA entrano in guerra in difesa dei Russi. La Germania si trova dunque ad essere attaccata su due fronti, ad Est dai Sovietici e a Ovest dagli Alleati. Nel 1943 avviene la disastrosa ritirata dalla Russia, poi la perdita dei territori africani; gli alleati sbarcavano poi in Normandia e liberavano la Francia (1944). Il Giappone veniva bombardato con le armi atomiche e costretto in questo modo alla resa.

    Nel 1945 il cerchio di fuoco si chiude intorno a Berlino. Nel 1945 Hitler, sconfitto ed isolato nel bunker della Cancelleria dove tenta ancora una strenua difesa, si toglie la vita dopo aver sposato la sua amante, Eva Braun (suicida anch'essa insieme a lui), e redatto le sue ultime volontà. I loro cadaveri, frettolosamente bruciati dopo essere stati cosparsi di benzina, saranno rinvenuti dalle truppe sovietiche.

    Tratto da biografieonline.it
    LICENZA Creative Commons 2.5

    Si consiglia la lettura dell'opera seguente, della quale è qui riportata l'introduzione:

    Robert Payne, Vita E Morte Di Adolf Hitler, edizioni Res Gestae, 2023.

    INTRODUZIONE

    L'ascesa di Adolf Hitler al potere supremo è uno di quegli avvenimenti della storia mondiale che riescono totalmente inspiegabili in termini razionali. Lo sconcertante avventuriero che conquistò il popolo tedesco con la semplice forza della propria volontà e che, dopo averlo armato, lo lanciò alla conquista del mondo, non presentava alcuna verosimiglianza come candidato al manto di Napoleone o di Alessandro il Grande: eppure soggiogò regioni più vaste di quelle mai occupate da loro e lasciò nella storia mondiale tali segni d'artigli che ben difficilmente le ferite guariranno prima che passino secoli. Fu uno di quei rari uomini che di tempo in tempo emergono dall'oscurità per scuotere il mondo dalle fondamenta.
    Eruppe come una forza della natura, come un ciclone o un uragano, distruggendo ogni cosa sul suo passaggio; e ancora adesso, benché le tracce della sua furia distruttiva ci circondino da ogni parte, sembra incredibile che un solo individuo abbia potuto causare tanta rovina. Ciò che voleva, ciò che per poco non gli riuscì, era dominare il mondo intero e riplasmarlo secondo i suoi desideri, come se esso fosse stato creato per il suo piacere. Procedeva, come egli stesso ebbe a dire, «con la sicurezza di un sonnambulo» : e di questa sicurezza nessuno dubitò mai, benché parecchi vedessero fin dal principio che era immerso in uno strano groviglio di sogni e di incubi. Consapevole della natura demoniaca dei suoi doni, talvolta si applicò con discreto impegno a cercare di comprenderli, ma non giunse mai a conclusioni soddisfacenti. Era legge a se stesso, diverso da tutti. Ben presto si rese conto di essere straniato dagli altri uomini, di condividere poche delle loro gioie e delle loro ambizioni, e di poter fare a meno della loro compagnia. Visse solo, amando la propria solitudine e la propria singolarità, e accostandosi a qualcuno solo quando aveva bisogno di servirsene. Per lunghi periodi prescelse di abitare in stanzette nude, non molto più ampie della cella d'un carcerato.
    Nel Mannerheim di Vienna, nei vari appartamenti che occupò a Monaco e nei bunker sotterranei dai quali diresse le sue guerre, viveva in uno spazio così ristretto che qualsiasi operaio si sarebbe vergognato di risiedervi. Era come se deliberatamente si rinchiudesse in una prigione da lui stesso architettata, da dove non poteva evadere se non nelle sfere dei sogni.
    Alla mercé dei sogni fu fin da un'epoca lontana della sua vita. August Kubizek, che lo conobbe in gioventù, lo ha descritto in atto di vagare per le vie di Linz fantasticando sul giorno in cui avrebbe potuto radere al suolo la città e riedificarla in una foggia più consona ai suoi gusti. Già allora cera nella sua voce una spaventosa veemenza. Il suo furore nichilistico prendeva di mira specialmente città che non aveva mai viste: ed egli dibatteva con calma, tra sé, se a Mosca, a Leningrado, a Belgrado o a Parigi (che visitò brevemente) si dovesse permettere di continuare ad esistere. Giunto ad una decisione, impartiva gli ordini del caso e rientrava nella sua cella di prigioniero, come un individuo che torni nella sua bara e ne riabbassi il coperchio.
    La pazzia esisteva in lui quasi fin dall'inizio. La sua mente era uno specchio distorto in cui egli si vedeva come una gigantesca figura imperiale che copriva della sua ombra il mondo intero, giudice e giustiziere, padrone e signore destinato a purificare la terra dalle sue iniquità. I suoi odii feroci si pascevano di mitologie nelle quali credeva soltanto a metà; né provava alcun profondo affetto per i tedeschi, che divennero volontari strumenti della sua egoistica volontà di potere. Nei suoi sogni si vedeva come un uomo segnato dal destino, protetto da una provvidenza divina: ma il destino e la provvidenza hanno le loro mitologie. Per il fatto che egli viveva, morirono 40 milioni, la maggior parte tra crudeli sofferenze: e come se questo non bastasse, egli passò i suoi ultimi giorni dando ordini per la distruzione della Germania, con la fervida speranza che non sopravvivessero tedeschi a piangere sulla loro sconfitta. «Non sono degni di me», disse. Tale fu il suo verdetto finale su quel popolo che gli aveva obbedito con la stessa cieca docilità con cui i bambini seguivano il Pifferaio di Hamelin.
    In quasi tutti i grandi personaggi della storia possiamo discernere una logica essenziale, una conformazione mentale nettamente riconoscibile, la cui ricostruzione non impone un gran lavoro di congetture. Le stesse virtù e gli stessi vizi coesistono, intensificandosi attraverso gli anni e influenzandosi a vicenda, e raramente si verificano bruschi cambiamenti di direzione. Il giovane Alessandro il Grande e il giovane Napoleone possedevano già i tratti tipici del conquistatore.
    Nessuno ne possedeva invece il giovane Hitler. Era un buono a nulla che campava vendendo cartoline dipinte a mano e che sembrava rassegnato a passare il resto della vita in un istituto pubblico per gli indigenti. Se somigliava a qualcuno, era al cupo e bisbetico «uomo sotterraneo» di Dostoevskij, all'individuo sbucato di sotto le tavole del pavimento, che «ha sete di potere ed è impotente, desidera torturare ed essere torturato, degradarsi e degradare gli altri, gonfiarsi d'orgoglio e umiliarsi». Come l'«uomo sotterraneo», anch'egli poteva dire: «Il mondo vada pure in malora, purché io abbia la mia tazza di tè». Nessun vincolo di fedeltà, nessuna fede religiosa, nessuna cultura, nessun legame domestico. Se apparteneva ad una categoria sociale, era a quell'intellighènzia urbana priva di radici che si manteneva isolata da ogni altro ambiente sociale. La sua forza consisteva nel fatto di essere completamente alienato: conquistare il mondo o spararsi un colpo in bocca, per lui era tutt'uno.
    L'individuo totalmente alienato soffre d'una terribile irrazionalità. Più ha successo agli occhi del mondo, più diventa rabbioso e disprezza le sue vittime. Siccome il successo gli riesce in tollerabile, deve ineluttabilmente distruggere i risultati dei suoi sforzi; e siccome ugualmente intollerabile gli è il fallimento, si trova condannato ad affermarsi in una lotta essenzialmente priva di significato, in quanto il trionfo non ha ai suoi occhi maggior valore della più squallida disfatta.
    Hitler fu ineluttabilmente soggetto alla propria rabbia, al proprio furore di distruzione. Distrusse dapprima coloro per i quali nutriva un residuo d'affetto e coloro che più gli somigliavano, e che quindi erano più facilmente riconoscibili. Spinse al suicidio la sua nipote Geli Raubal, che era la sua amante; uccise gli ebrei perché lo avevano aiutato quando era povero e perché costituivano il bersaglio più accessibile per le sue energie distruttive. Uccise Ernst Roehm e Gregor Strasser, perché non poteva sopportare che, restando in vita, gli ricordassero che un tempo aveva avuto bisogno di loro. Uccidere diventò poi un'abitudine, ed egli trasse la conclusione logica: nulla gli impediva di uccidere chiunque fosse alla portata dei suoi colpi.
    Lo sterminatore di masse che uccide tranquillamente, con calma, senza batter ciglio e senza tradire la menoma emozione, è un fenomeno dei nostri tempi: e probabilmente si ripeterà ancora. Gli strumenti per la distruzione di massa sono a portata di mano, in attesa di essere usati. Il dittatore non ha nemmeno più da premere un grilletto o da schiacciare un bottone: gli basta fare un sorriso appena percettibile o dare un qualsiasi piccolo segnale antecedentemente stabilito. Dall'epoca di Hitler, dobbiamo imparare a stare attenti a questi piccoli segnali.
    Lo psicopatico assurto ad una posizione di potere supremo è quasi un fatto ordinario, perché nessuno all'infuori d'uno psicopatico desidera il potere supremo. Godere del potere significa essere dannati; godere d'un potere arbitrario significa essere dannati senza alcuna possibile speranza d'una redenzione finale. Il potere non soltanto corrompe in cerchi sempre più ampi, ma tende inevitabilmente ad essere usato in modo insensato e irresponsabile: verità ben nota ad ogni piccolo funzionario collocato in una posizione d'autorità. Hitler incarnò il potere elevato al suo massimo potenziale: fu quindi totalmente corrotto e totalmente irresponsabile. Tra i molti titoli che si attribuì, uno gli procurava un piacere particolare: quello di O ber ster Gerichtsherr, o Supremo Signore della Legge, poiché indicava che egli era al disopra di tutte le leggi e non doveva rispondere a nessuno delle proprie azioni. Strano d'altronde che si compiacesse di questo titolo, perché nella sua vita vi furono ben pochi periodi in cui non si considerasse al disopra della legge.
    La sua ascesa al potere e la sua catastrofe finale costituiscono l'evento più cruciale e più sconcertante di questo secolo. Altri dittatori sono sorti, ma nelle loro decisioni c'era qualche parvenza di logica. Sapevano quel che facevano, non si considerarono mai come sonnambuli e cercarono di realizzare qualcosa di buono secondo i loro punti di vista e le loro capacità. Hitler, al di là del bene e del male, si servì del potere per perseguire le sue fantasie personali, costringendo i tedeschi a tradurre in azione i suoi sogni e i suoi incubi. Come riuscisse a trasformare i tedeschi in sue vittime volontarie, e perché essi si mostrassero tanto bramosi di marciare alla loro rovina, resta un mistero. Se questo poté accadere una volta, può accadere di nuovo.
    Dobbiamo metterci di fronte a Hitler cercando di saperne di più sul suo conto, perché il suo spirito è tutt'altro che morto. Si aggira dovunque, in attesa d'incarnarsi in un dittatore, in un presidente, in un primo ministro. Là dove esiste un'autorità assoluta, la tentazione d'indulgere a terribili fantasie è sempre presente, e inevitabilmente la figura del despota perde il più prezioso dei suoi beni : il senso della propria umanità. Isolato dalla grande corrente della vita, arbitro di forze che in scarsa misura comprendeva, Hitler s'ingolfò ineluttabilmente nel delitto. L'enormità dei suoi crimini e l'immensità della sua colpa formano il nocciolo di questo studio. Uno dei compiti più importanti della nostra epoca consiste nel fare in modo che la suprema autorità sia responsabile verso il popolo e che nessuno assuma da solo quell'autorità. Il potere supremo è sempre criminale, e il mondo non può più permettersi alcun Supremo Signore della Legge.
    Nelle pagine che seguono io ho cercato di disegnare un ritratto preciso e completo dell'uomo Hitler, senza alcun legame con le leggende che intorno a lui si sono accumulate. Grande importanza rivestono i suoi primi anni, perché proprio in questo periodo cominciarono a manifestarsi gli impulsi determinanti della sua condotta e le forme dei suoi sogni. Sulla sua infanzia e sulla sua giovinezza si sa parecchio, e gli anni in cui fece il pittore di cartoline a Vienna si possono ricostruire con notevole esattezza. Il suo viaggio in Inghilterra e i suoi rapporti col fratellastro sono qui indagati con una certa ampiezza. Ho accuratamente esaminato il suo stato di servizio di portaordini nella prima guerra mondiale. Anche il suicidio-assassinio di Geli Raubal è trattato diffusamente, perché fu una delle più traumatiche esperienze della vita di Hitler. Ho invece detto pochissimo sullo sfondo sociale della Germania dopo la sua ascesa al potere, e nulla affatto sugli espedienti finanziari con cui il dottor Hjalmar Schacht riuscì a salvare la Germania dalla bancarotta. Questa non è una storia sociale o politica, né io ho minimamente tentato di esporre la filosofia del nazionalsocialismo, convinto, come sono che non ne aveva alcuna, o almeno non più di quanta si possa pretenderne da un sistema improvvisato giorno per giorno allo scopo di esaltare il Fuehrer. Nei capitoli conclusivi, poi, non mi sono affatto proposto di scrivere una storia per filo e per segno della guerra. Ho invece tenuto fissa la mia attenzione sui bunker della Prussia Orientale e sulla Cancelleria di Berlino, dove si trovavano i posti di comando di Hitler, cercando di vedere la guerra attraverso i suoi occhi. Questa biografia pecca forse d'ingiustizia nel concedere poco spazio ad alcuni dei suoi più ragguardevoli compagni, specie Goering, tanto simile a una rana, Goebbels, il nano zoppo, e Himmler, l'uomo senza mento: terzetto di sanguinari clowns che si credevano importanti personaggi storici, mentre erano semplici burattini che ballavano appesi ai suoi fili.
    Per il resto, questa è la biografia d'un individuo strano, caparbio e capriccioso, invaso da terrori, che per poco non riuscì a conquistare il mondo e che un giorno si definì «l'uomo più duro che mai fosse esistito >: definizione alla cui esattezza rese testimonianza con la vita.



    Adolf Hitler - Discorso dopo Stalingrado.mp3 (443.0 kb)
    Adolf Hitler e' morto. Annuncio della BBC.mp3 (147.3 kb)
    Biografia di Adolf Hitler.txt (21.6 kb)
    Discorsi Adolf Hitler - Discorso Del 30-01-1940.mp3 (8.1 Mb)
    Hitler. Dichiarazione di guerra.mp3 (1.4 Mb)

    Supplementi autore Hornby Nick


    Biografia di Nick Hornby

    Scrittore e sceneggiatore inglese.
    Nick Hornby nasce il 17 aprile del 1957 a Redhill, in Gran Bretagna. Iscrittosi alla Maidenhead Grammar School, frequenta poi il Jesus College di Cambridge. Comincia a lavorare come insegnante, per poi dedicarsi all'attività giornalistica da freelance e diventare, infine, romanziere.
    Raggiunge la fama a 35 anni, nel 1992, quando pubblica il libro autobiografico "Fever Pitch" (titolo italiano: "Febbre a 90°"), che racconta le sue peripezie da tifoso dell'Arsenal (nel 1997 ne verrà tratto anche un film, con protagonista Colin Firth, di cui Hornby curerà l'adattamento).
    Nel 1993 Nick diventa padre di un bambino autistico, mentre nel 1995 dà alle stampe "High Fidelity" (titolo italiano: "Alta fedeltà" - anche in questo caso verrà tratto un film, interpretato da John Cusack, che però, a differenza del libro, sarà ambientato a Chicago e non a Londra), cui fanno seguito "About a Boy" (titolo italiano: "Un ragazzo" - uscirà un film anche in questo caso, con protagonista Hugh Grant) e "How to Be Good" (titolo italiano: "Come diventare buoni"), usciti rispettivamente nel 1998 e nel 2001.
    Dopo avere curato un'antologia di racconti intitolata "Speaking with the Angel" (titolo italiano: "Le parole per dirlo") e avere scritto "Not a star" (titolo italiano: "È nata una star ?"), nel 2001 Nick Hornby cura un'antologia di articoli riguardanti il mondo della musica, "Da Capo Best Music Writing 2001" (titolo italiano: "Rock, pop, jazz & altro").
    L'anno successivo scrive "31 canzoni", una raccolta di saggi su album e brani da lui scelti, con citazioni di artisti come Ani DiFranco, Bob Dylan, Nelly Furtado e Bruce Springsteen.
    Diventato recensore di libri per "The Believer", una rivista statunitense (mentre in Italia a pubblicare la rubrica è il settimanale "Internazionale"), nel 2005 - anno in cui esce "L'amore in gioco", film statunitense tratto da "Febbre a 90°" ma riferito al baseball (e non più al calcio) con Jimmy Fallon nei panni di un tifoso dei Boston Red Sox) - Nick Hornby scrive "A Long Way Down" (titolo italiano: "Non buttiamoci giù"), per poi raccogliere - l'anno seguente - le sue recensioni letterarie nel volume "The complete polysyllabic spree" (titolo italiano: "Una vita da lettore").
    Nel 2006, in occasione dei campionati mondiali di calcio che si svolgono in Germania, cura "Il mio anno preferito", una raccolta di racconti sul pallone con storie di vari autori. Due anni più tardi pubblica "Slam" (titolo italiano: "Tutto per una ragazza"), romanzo vincitore dell'ALA Best Books for Young Adults che ha come protagonista Sam Jones, un ragazzo di quindici anni appassionato di skateboard, e "Shakespeare Wrote for Money" (titolo italiano: "Shakespeare scriveva per soldi"), altra raccolta di articoli comparsi su "The Believer".
    L'anno successivo scrive "Juliet, Naked" (titolo italiano: "Tutta un'altra musica"), mentre nel 2010 si cimenta per la prima volta nella scrittura di una sceneggiatura cinematografica per il film "An Education".
    Autore dei testi di tutte le canzoni del disco di Ben Folds "Lonely avenue", nel 2012 pubblica "More Baths, Less Talking" (titolo italiano: "Sono tutte storie"), raccolta dei testi pubblicati su "The Believer" tra la primavera del 2010 e l'inverno del 2011. Nello stesso periodo in Italia esce il film "È nata una star?", di Lucio Pellegrini, con Luciana Littizzetto e Rocco Papaleo, adattamento cinematografico del racconto omonimo di Hornby, il quale nel frattempo dà alle stampe anche "Everyone's Reading Bastard" (titolo italiano: "Tutti mi danno del bastardo"), che narra una storia d'amore conclusa in malo modo, e riceve il British Sport Book Award per l'importante contributo fornito al mondo della scrittura sportiva.
    Al 2014 risale, invece, "Funny Girl", romanzo ambientato negli anni Sessanta che mette in scena una ragazza desiderosa di scappare dalla noia della provincia inglese e che ha l'obiettivo di diventare un'attrice. Nello stesso periodo, Nick Hornby è sceneggiatore del film di Jean-Marc Vallée "Wild".
    Tratto da biografieonline

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    Supplementi autore Hosseini Khaled


    Biografia di Khaled Hosseini

    scrittore e medico statunitense di origine afgana.
    4 marzo 1965

    Khaled Hosseini nasce il 4 marzo del 1965 a Kabul, in Afghanistan, quinto di cinque fratelli, figlio di un'insegnante di storia e persiano in un liceo e di un diplomatico impiegato al Ministero degli Esteri. Proprio per motivi legati al lavoro del padre, Khaled e il resto della famiglia sono costretti a spostarsi nel 1970 in Iran, a Teheran; tre anni dopo, mentre il re afghano Zahir Shah perde il trono a causa del colpo di stato orchestrato da suo cugino Mohammed Daoud Khan, la famiglia Hosseini torna in patria.
    I trasferimenti non sono, comunque, destinati a concludersi: nel 1976 gli Hosseini traslocano a Parigi, con l'obiettivo di tornare a casa nel 1980. Le cose, però, non vanno secondo i piani: mentre l'Afghanistan viene governato da un'amministrazione filo-comunista direttamente appoggiata dall'Armata Rossa, il padre di Khaled, temendo gli effetti della guerra sovietica in patria, chiede l'asilo politico negli Stati Uniti: la famiglia, quindi, ottiene il permesso di stabilirsi, nel settembre del 1980, in California, a San Josè.
    Dopo aver vissuto unicamente grazie ai sussidi statali per i primi tempi (visto che tutte le proprietà della famiglia erano rimaste in Afghanistan), la situazione economica di Khaled e dei suoi familiari migliora progressivamente. Egli, in questo modo, ha la possibilità di frequentare l'Independence High School di San Josè e, dopo essersi diplomato nel 1984, iscriversi alla Santa Clara University, dove si laurea in biologia quattro anni più tardi. L'anno seguente entra a far parte della Scuola di Medicina dell'Università di San Diego, dove nel 1993 conquista il Master Degree. Inizia a lavorare, quindi, presso il Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, e nel frattempo coltiva la passione per la scrittura.
    Nel 2003 Khaled Hosseini pubblica il suo primo romanzo, Il cacciatore di aquiloni, la storia di un giovane ragazzo (Amir) che lotta per stabilire un rapporto più intimo con il padre. La vicenda è ambientata in Afghanistan, dalla caduta della monarchia fino al collasso del regime talebano, e nella Bay Area di San Francisco, a Fremont: si parla di tensioni etniche tra Hazara e Pashtun, ma anche dell'esperienza di chi migra negli Stati Uniti. Il cacciatore di aquiloni si rivela un successo straordinario: nel 2005 è il terzo libro più venduto negli Stati Uniti, mentre nel 2007 viene realizzato un film tratto dall'opera (in cui, tra l'altro, Khaled appare in un cameo, interpretando un passante in scena mentre Amir compra un aquilone).
    Nello stesso 2007 Khaled Hosseini dà alle stampe Mille splendidi soli, a sua volta ambientato in Afghanistan. Molti dei temi sono ripresi dal Cacciatore di aquiloni, ma visti in una prospettiva più femminile: è la storia di due donne, Mariam e Laila, le cui vite diventano intrecciate nei trent'anni che vanno dall'occupazione sovietica dell'Afghanistan fino al dominio talebano e alla ricostruzione post-talebana. Anche questo libro ottiene un riscontro eccezionale (vendendo più di un milione di copie solo in Italia), e anche in questo caso la casa di produzione cinematografica di Steven Spielberg, la Dreamworks (che già aveva comprato i diritti del Cacciatore di aquiloni) ne acquisisce i diritti.
    A diversi anni di distanza Il 21 maggio del 2013, esce il terzo romanzo dello scrittore di origini asiatiche: si chiama E l'eco rispose (titolo originale: And the mountains echoed).

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    Tratto da biografieonline.it
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    Supplementi autore Huxley Aldous


    La biografia di Aldous Huxley

    Aldous Huxley nasce il 26 luglio 1894 a Godalming, nella contea del Surrey, da una famiglia illustre. Suo nonno era il noto biologo Thomas Henrv Huxley, uno dei più accesi sostenitori delle teorie darviniane in Inghilterra, mentre suo padre, Leonard, aveva per lungo tempo diretto la Cornhill Magazine, fondata da William Thackeray nel 1860. La madre, Julia Arnold, era invece nipote del poeta Matthew Arnold. Huxley si iscrive a Eton con l'intenzione di diventare medico, ma appena iniziati gli studi, contrae una grave forma di cheratite e, nel giro di pochi mesi, perde quasi completamente la vista. A causa della malattia lo scrittore impara a leggere libri e spartiti musicali in Braille e a scrivere a macchina, ma è costretto a continuare gli studi con precettori privati. Tuttavia il sogno di una brillante carriera scientifica è svanito per sempre e Huxley decide di dedicarsi allo studio della letteratura inglese e della filologia. A vent'anni, grazie a una lente di ingrandimento riesce a recuperare l'uso di un occhio e può iscriversi al Balliol College di Oxford, dove si laurea nel 1915. Lo scrittore trascorre il restante periodo bellico lavorando Per il governo ma dedicandosi anche all'insegnamento e a lavori diversi, tra cui il giardinaggio. Nel 1919 sposa Maria Nys, una donna belga rifugiatasi in Inghilterra durante il conflitto mondiale, da cui avrà un figlio, Matthew. In quegli anni inizia a pubblicare recensioni di teatro, arte, musica e libri sulla prestigiosa rivista "Athenaeum" e sulla "Westminster Gazette", dove fa la conoscenza di John Middleton Murry, Katherine Mansfield e D.H. Lawrence. Con quest'ultimo condivide una schietta passione per l'Italia, dove dimora dal 1923 al 1930 - con l'esclusione del '25 e '26, trascorsi viaggiando in India - dedicandosi soprattutto alla scrittura di racconti e romanzi, tra cui Punto contro punto, del 1928. A differenza di molti altri connazionali, Huxley impara a conoscere a fondo l'Italia, come dimostrano i racconti ambientati a Firenze, Il giovane Archimede, e a Roma, Dopo i fuochi di artificio. Poco prima di morire, nel 1929, Lawrence è ospite a Forte dei Marmi degli Huxley, che poco dopo lo assisteranno negli ultimi istanti di vita. Sarà lo stesso Huxley a curare, nel 1932, la prima raccolta delle lettere di Lawrence. Nel 1930 Huxley acquista una casa nel Sud della Francia, dove si ritira quando non è a Londra. Influenzato dal clima intellettuale britannico di quegli anni, lo scrittore si interessa soprattutto di politica e raggiunge vasta notorietà internazionale pubblicando, nel 1932, Il mondo nuovo. Nel '34 e nel '35 Huxley inizia una serie di viaggi in Centroamerica e negli Stati Uniti. Qui, nel 1937, entra in contatto con l'équipe medica del dottor Bates di New York, che finalmente cura in modo efficace la sua malattia alla cornea. Per poter continuare questa terapia nel modo migliore, si trasferisce nel Sud della California e ottiene un recupero quasi totale della vista. Nel marzo del 1942 gli Huxley si trasferiscono a Llano, in California, dove Aldous lavora al volume L'arte di vedere, un vero e proprio gesto di gratitudine nei confronti dell'oculista che l'ha curato. I coniugi prendono in affitto anche un appartamento a Beverly Hills, ed è qui che lo scrittore ultima il romanzo Il tempo si deve fermare, pubblicato nell'agosto del '44. Si dedica quindi alla stesura di Filosofia perenne, una raccolta di saggi filosofici - dove Huxley manifesta un interesse sempre più marcato per il misticismo - che viene pubblicata poco dopo il termine del secondo conflitto mondiale. In una lettera indirizzata alla scrittrice argentina Ocampo, Huxley esprime la propria soddisfazione per l'avvenimento, ma anche le sue preoccupazioni. "Gli Stati nazionali" scrive infatti Huxley "a cui la scienza fornisce un potere militare enorme mi fanno sempre pensare alla descrizione data da Swift di Gulliver trasportato da una gigantesca scimmia sul tetto del palazzo del re di Brobdingnag: la ragione, il rispetto per gli altri, i valori dello spirito, si trovano nelle grinfie della volontà collettiva che ha il fisico di una divinità, ma anche la mentalità di un delinquente di quattordici anni." Nel '55 muore la prima moglie e Huxley si risposa l'anno successivo con la torinese Laura Archera che, nel 1968, pubblicherà negli Stati Uniti un libro di memorie: A Personal View of A. H. A partire dai primi anni Cinquanta lo scrittore abbandona progressivamente la narrativa per dedicarsi sempre più intensamente alla speculazione filosofica. Questa ricerca lo porta ad approfondire gli studi esoterici - intrapresi più di vent'anni prima in occasione dei viaggi in India - e a sperimentare estesamente su se stesso gli effetti della mescalina e dell'acido lisergico - che per primo chiama psichedelico - intesi come strumenti per conoscere le capacità della psiche umana. In particolare, lo scrittore tenta di far convergere in un'unica forma di esperienza la conoscenza scientifica e quella mistica, " ma " come scrive in uno dei suoi saggi di quegli anni "più la scienza amplia i suoi confini e maggior comprensione ci dà dei meccanismi dell'esistenza, più chiaramente spicca il mistero stesso dell'esistenza". Nel 1960 gli viene diagnosticato un cancro alla lingua e la vista riprende a peggiorare. Il 12 maggio del 1961 un incendio divampa nella sua casa e distrugge tutti i suoi libri e le sue carte. La perdita è una prova durissima: "Vedi un uomo senza passato" confida in tale occasione a un amico. Huxley si spegne a Hollywood il 22 'novembre 1963, lo stesso giorno dell'assassinio del presidente Kennedy.

    Non è facile individuare nella vasta produzione di Huxley un unico filo conduttore perché lo scrittore, intellettuale irrequieto e curiosissimo ha sempre partecipato con calore al dibattito politico del suo tempo e seguito con entusiasmo lo sviluppo delle scoperte scientifiche, facilitato in questo dal fratello Julian, di sette anni più vecchio, biologo di fama mondiale, e dal fratellastro Andrew, premio Nobel 1963 per la medicina. La sua opera prima, un romanzo scritto a diciotto anni e mai pubblicato, è andata perduta e neppure l'autore ha potuto leggerla per intero perché quando, due anni dopo, ebbe recuperato parzialmente la vista, il dattiloscritto nel frattempo si era smarrito. Nelle sue prime composizioni Huxley contempla con occhio disincantato la società inglese dopo il primo conflitto mondiale, mettendo a nudo la fragilità e le contraddizioni dei luoghi comuni su cui è costruita. Un esempio tipico di questo atteggiamento è il poemetto in prosa La giostra, contenuto nella raccolta Leda, del 1920. Anche il primo romanzo, Giallo cromo (1921), è una garbata satira dell'alta borghesia frequentata dallo scrittore. Gli stessi temi satirici, col passare del tempo sempre più scoperti, sono ripresi anche nei romanzi successivi, come Passo di danza, del 1923 e Foglie secche, del 1925. Il momento più significativo di questo primo periodo è rappresentato da Punto contro punto (1928), scritto durante il soggiorno italiano e considerato unanimemente la miglior prova di Huxley nel campo del romanzo delle idee. Qui lo scrittore mette a confronto tutti gli ideali dell'uomo contemporaneo - religione e falso misticismo, scienza, arte, sesso e politica - con la soddisfazione e la disillusione causate dalla loro inadeguatezza. Con una tecnica che si ispira a quella usata da Joyce nel celebre Ulisse, lo scrittore inglese si serve della sua conoscenza della musica per creare un romanzo che si dispiega come un brano sinfonico: attraverso la costante contrapposizione dei tempi, degli umori, dei personaggi e delle scene, ritrae il flusso della vita in una rappresentazione frammentata che spetta al lettore unificare. Grazie a questa struttura narrativa il messaggio di Huxley risulta enfatizzato: chi vive per le idee e gli assoluti sarà un essere umano frammentato e insoddisfatto. Dopo questo romanzo Huxley opera un radicale cambiamento nelle proprie convinzioni filosofiche e comincia ad avvertirsi l'influenza dei viaggi in India negli anni '25 e '26. Queste nuove convinzioni si possono facilmente verificare contrapponendo il protagonista di Punto contro punto, Philip Quarles, ad Anthony Beavis, protagonista de La catena del passato, del 1930, un romanzo abilmente costruito manipolando le sequenze temporali come aveva fatto Faulkner in L'urlo e il furore. Beavis, dopo un'esistenza contraddittoria, approda alla fede nel pacifismo di stampo gandhiano-tolstoiano. Il punto cruciale di questa evoluzione può essere individuato ne Il mondo nuovo, del 1932. Il romanzo è ambientato in un immaginario stato totalitario del futuro, pianificato nel nome del razionalismo produttivistico, qui simboleggiato dal culto di Ford. I cittadini di questa società non sono oppressi dalla guerra né dalle malattie e possono accedere liberamente a ogni piacere materiale. Affinché si mantenga questo equilibrio, però, gli abitanti vengono concepiti e prodotti industrialmente in provetta sotto il costante controllo di ingegneri genetici. Durante l'infanzia vengono condizionati con la tecnologia e con le droghe e da adulti occupano ruoli sociali prestabiliti secondo il livello di nascita L'equilibrio si spezza quando John, un giovane cresciuto in una società più primitiva, entra in contatto con questa società "perfetta". La sua ribellione contro la massificazione però non ha fortuna: un tema, questo - la sconfitta del singolo a vantaggio del numero - che costituisce uno dei temi ricorrenti di tutta la narrativa successiva di Huxley. Il successo de Il mondo nuovo, così come il dibattito che si sviluppa intorno alle tesi discusse nel libro, spingono Huxley a pubblicare, nel 1958, Ritorno al mondo nuovo, dove evidenzia che molte delle sue più catastrofiche previsioni del 1932 si sono avverate anzitempo. Ritorno al mondo nuovo non è infatti un romanzo, ma una raccolta di saggi, in cui l'autore espone le proprie convinzioni politico-sociali. I pilastri ideologici che fanno da sfondo al fortunato romanzo vengono qui ripresi e analizzati singolarmente per dimostrare che in più di un caso fanno già parte del presente. A partire dagli anni Quaranta Huxley è sempre più spesso affascinato dagli studi storici e scientifici e si dedica alla narrativa sempre più raramente. L'opera in cui lo scrittore esprime più compiutamente il proprio pessimismo è I diavoli di Loudun (1952), ambientato nella Francia del Seicento. Rigorosa ricostruzione storica di un processo per stregoneria, il libro è giustamente considerato l'opera più riuscita dello scrittore inglese proprio grazie alla ricchezza e alla diversità dei temi trattati. L'autore, abbandonate le catene dell'ideologia che lo hanno legato per tanti anni, attinge liberamente alla propria eccezionale erudizione, realizzando una puntigliosa e dettagliata ricostruzione in cui nulla viene trascurato. In quest'opera infatti lo scrittore non modella la trama in base alle proprie premesse teoriche, ma si serve di un fatto storico, ampiamente documentato, per rappresentare l'esperienza umana sulla Terra in tutta la sua orrenda e grottesca tragicità. Huxley deve la sua fama anche alla sua attività di critico, di poeta, di drammaturgo e, soprattutto, di saggista. Le sue opere più significative in questo campo sono, oltre alla già citata Filosofia perenne, Le porte della Percezione, del 1954 e Paradiso e inferno del 1956. Questi due volumi parlano degli esperimenti di Huxley con le droghe. Lo scrittore parte dalla considerazione che la scienza contemporanea ha dimostrato che gran parte della felicità e dell'infelicità è una questione di composizioni chimiche: la linea di demarcazione tra pazzia e sanità mentale, tra malattia e benessere, può essere tracciata dalla presenza o dall'assenza di un elemento o di una vitamina nel nostro cibo. I due saggi raccontano anche in modo molto dettagliato come ottenere quelle visioni che ci consentono di diventare consapevoli dell'esistenza di un mondo ulteriore. Un anno prima di morire Huxley pubblica ancora un romanzo, L'isola, in cui ripropone il tema sviluppato in tanti saggi: il libro è ambientato a Pala, un'immaginaria isola del Pacifico, i cui abitanti hanno creato una società armoniosa, fondendo le scoperte tecnologiche dell'Occidente con i valori spirituali dell'Oriente. Purtroppo, però, Pala viene sopraffatta dalle interferenze politi che e dal cinismo degli Occidentali che vogliono sfruttarne le risorse naturali.

    Negli anni tra le due guerre la critica italiana si occupa di Huxley in modo miope e superficiale. Carlo Linati, nel 1932, si limita a evidenziare i contenuti comici delle sue prime opere, mentre Maria Astaldi, in un breve saggio del 1940, si preoccupa soprattutto di dimostrare che lo scrittore inglese è profondamente influenzato dalla cultura italiana e che solo a questa deve la propria grandezza. Anche dopo il venir meno delle faziosità dovute al totalitarismo del Ventennio, si deve tuttavia attendere sino agli anni Sessanta perché su Huxley vengano pubblicati studi approfonditi che cerchino di analizzare in modo esauriente i molti aspetti della sua opera monumentale. Nel '45 infatti Napoleone Orsini stigmatizza lo psicologismo di Punto contro punto e lo stesso, attentissimo, Mario Praz solo in un secondo tempo rileva il carattere erratico dell'esperienza umana e artistica di Huxley e il sottile filo tragico che lega la superficiale comicità dei suoi racconti. Emilio Cecchi, all'inizio degli anni Cinquanta, si entusiasma in modo forse eccessivo per Punto contro punto, che arriva a giudicare " una pietra miliare della letteratura novecentesca ", un romanzo che al contrario non ha resistito a lungo all'uso del tempo. Negli stessi anni però Elemire Zolla sottolinea negativamente la freddezza e il cinismo che traspaiono dallo stile dello scrittore. Dopo le argomentazioni di Manlio Miserocchi che, nei 1964, tenta, con risultati non del tutto convincenti, di dimostrare la coincidenza degli ideali di Huxley con quelli dell'umanesimo cristiano, nel 1968 e successivamente nel 1977 Romo Runcini si dedica finalmente al compito di studiare in modo approfondito tutta l'opera di Huxley e di collocarla nell'ambito della cultura inglese ed europea. A proposito de Il' mondo nuovo scrive: " Il romanzo è lontano tanto dalla tenace sicurezza e operosità vittoriane, quanto dalla annunciata catarsi sociale che Shaw e i suoi amici fabiani davano per certa. Qui si proietta il presente in una favola del futuro per esaltare quel processo di massificazione dell'uomo accettato dai più quale prezzo da pagare per una società prospera e sicura ". Sulla stessa linea si muovono altri studiosi che negli anni successivi si occupano del problema dell'utopia negativa, come Ruggero Bianchi, Elena Bonicelli e Vita Fortunati. Daniela Guardamagna nel 1980 si sofferma finalmente sull'importanza che assume in Huxley l'ironia rivolta non solo al di fuori del testo, ma anche verso i personaggi dei suoi romanzi e verso lo scrittore stesso. Un'attenta analisi, ancora dei temi utopici di Huxley, e quindi riferita a Il mondo nuovo, La scimmia e l'essenza e L'isola, si trova nel bel libro di Stefano Manferlotti Anti-utopia, Huxley Orwell Burgess, dove si analizza, nei tre autori, il tema dell'utopia negativa, o distopia, così ricorrente nella cultura britannica: "Da un lato" scrive Manferlotti "l'affermarsi delle strutture-individuali dei grandi apparati produttivi e dei monopoli, con i relativi corollari della reificazione e mercificazione dell'esistenza, concorre a distruggere il mito di un progresso lineare illimitato e, con ciò stesso, le premesse per descrizioni utopiche che chiameremo per comodità di sintesi, "conservatrici". Dall'altro lato il fallimento pragmatico dell'ipotesi marxista in tutti i Paesi del cosiddetto "socialismo reale", sembra dimostrare l'impossibilità di dar vita a narrazioni assiologicamente organizzate intorno all'ideologia marxista e che chiameremo, per comodità di sintesi, "di sinistra" o progressiste"." Caduti quindi anche i pregiudizi della cultura di sinistra, la valutazione complessiva di Huxley nel nostro Paese è finalmente destinata ad avviarsi verso un definitivo equilibrio, in cui abbiano finalmente il loro rilievo le opere meno ideologizzate e, proprio per questo, più avvincenti e istruttive, come I diavoli di Loudun, e L'eminenza grigia (1941), una biografia di padre Giuseppe da Parigi, al secolo Francois Leclerc du Tremblay, segretario del cardinale Richelieu, una delle più compiute condanne dell'attività politica e della ragion di Stato di questo secolo. "Più e più volte"vi scrive tra l'altro Huxley "uomini di Chiesa e laici devoti sono divenuti uomini di Stato con la speranza di elevare la politica al loro livello morale e sempre la politica è riuscita a trascinarli giù al suo livello morale su cui gli uomini di Stato, in quanto fanno della politica, sono costretti a vivere".

    L'attenzione della critica anglosassone nei confronti di Huxley è stata naturalmente molto più ampia e più dettagliata, anche se prevalgono gli studi parziali su quelli complessivi dell'opera dello scrittore britannico. Tra i giudizi dei grandi nomi della letteratura contemporanea si può ricordare quello non certo benevolo di T.S. Eliot che, nel 1927, definì Huxley " uno di quegli scrittori che debbono scrivere trenta romanzi prima di scriverne uno buono " e aggiunse che era malato di sentimentalismo e di "religiosità chic ". Anche George Orwell e Virginia Woolf hanno spesso manifestato le loro perplessità nei confronti di Huxley, e il filosofo tedesco Th. W. Adorno esprime giudizi pesantemente negativi su Il mondo nuovo: "Huxley si schiera con coloro che all'era industriale rimproverano non tanto la disumanità quanto la decadenza di costumi. L'umanità viene posta dinanzi alla scelta tra la ricaduta in una mitologia che a Huxley stesso pare discutibile e un progresso verso una compatta illibertà della coscienza. Non resta nessun spazio per un concetto dell'uomo che non si esaurisca né nella coercizione del sistema collettivistico né nella contingenza del singolo. La costruzione di pensiero che denuncia lo Stato universale totalitario mentre esalta retrospettivamente l'individualismo che vi portò, è totalitaria essa stessa" Tuttavia, a parte gli esempi sopracitati, la quasi totalità della critica anglosassone ha sempre manifestato il proprio apprezzamento nei confronti di Huxley. Vi si insiste sulla definizione di "romanzi di idee" e ricorrono spesso gli studi comparati con Orwell, Burgess, Zamjatin e non sono rari quelli con Lawrence. Vengono evidenziate, in particolare, la sua capacità di guardare con occhio disincantato ai fasti del mondo contemporaneo e le sue peculiarità all'interno della civiltà letteraria britannica, troppo spesso aliena alla speculazione filosofica.


    Supplementi autore Kaku Michio


    Michio Kaku è uno dei più eminenti fisici teorici attualmente viventi e si occupa del campo più avanzato della fisica teorica contemporanea: l'universo delle superstringhe. È autore di bestsellers a livello internazionale, che sono stati resi disponibili per gli utenti della Biblioteca Digitale.
    Il file seguente contiene un'intervista a M. Kaku fatta dall'astrofisico Massimo Teodorani in occasione delle celebrazioni per il centenario di Einstein. Le tematiche della conversazione riguardano la teoria delle superstringhe, la struttura dell'universo e il modo in cui le possibili intelligenze viventi in questo vasto universo si rapportano con esso.

    Michio Kaku e la teoria dell'iperspazio.txt (22.1 kb)

    Supplementi autore Kaplan Robert David


    Cenni biografici

    Robert David Kaplan (nato il 23 giugno 1952) è un politologo americano. I suoi libri riguardano la politica, principalmente gli affari esteri, e i viaggi. Il suo lavoro nell'arco di tre decenni è apparso su The Atlantic, The Washington Post, The New York Times, The New Republic, The National Interest, Foreign Affairs e The Wall Street Journal, tra le altre pubblicazioni.
    Uno degli articoli più influenti di Kaplan è "The Coming Anarchy", pubblicato su The Atlantic Monthly nel 1994. I critici dell'articolo lo hanno paragonato alla tesi di Samuel P. Huntington sullo Scontro di civiltà, poiché Kaplan presenta i conflitti nel mondo contemporaneo come la lotta tra primitivismo e civiltà. Un altro tema frequente nel lavoro di Kaplan è il riemergere di tensioni culturali e storiche temporaneamente sospese durante la Guerra Fredda.
    Dal 2008 al 2012 Kaplan è stato Senior Fellow presso il Center for a New American Security di Washington, DC; è rientrato nell'organizzazione nel 2015. Tra il 2012 e il 2014 è stato capo analista geopolitico presso Stratfor, una società privata di previsioni globali. Nel 2009, il Segretario alla Difesa Robert Gates ha nominato Kaplan membro del Defense Policy Board, un comitato consultivo federale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Nel 2011 e nel 2012, la rivista Foreign Policy ha nominato Kaplan uno dei "100 migliori pensatori globali" del mondo. Nel 2017, Kaplan è entrato a far parte di Eurasia Group, una società di consulenza sul rischio politico, in qualità di consulente senior. Nel 2020 gli è stata assegnata la cattedra Robert Strausz-Hupé di Geopolitica presso il Foreign Policy Research Institute.

    Kaplan è cresciuto a Far Rockaway in una famiglia ebrea, figlio di Philip Alexander Kaplan e Phyllis Quasha. Il padre di Kaplan, un camionista del New York Daily News, ha instillato in lui un interesse per la storia fin dalla tenera età. Ha frequentato l'Università del Connecticut con una borsa di studio , prendendo lezioni di scrittura giornalistica con Evan Hill e ha conseguito una laurea in inglese nel 1973.
    Nel 2006-2008, Kaplan è stato professore in visita presso l'Accademia navale degli Stati Uniti, ad Annapolis, dove ha tenuto un corso chiamato "Future Global Security Challenges". Dal 2023 è titolare della cattedra Robert Strausz-Hupé in Geopolitica presso FPRI.

    Tra le sue numerose pubblicazioni, in italiano sono usciti per Marsilio Adriatico. Un incontro di civiltà (2022) e La mente tragica. Paura, destino, potere nella politica contemporanea (2023).

    Per approfondimenti consultare la pagina in inglese su Wikipedia.

    Nota. Questo autore non va confuso con Robert Lee Kaplan (30 maggio 1933 - 11 novembre 2021) che è stato un professore di matematica ad Harward. In Italia è uscito per BUR il suo libro intitolato Zero. Storia di una cifra.


    Supplementi autore Kennedy Fitzgerald John


    John F Kennedy - Ich bin ein Berliner - 25-06-63.mp3 (308.6 kb)
    John F. Kennedy - Berlin Wall.mp3 (458.0 kb)

    Supplementi autore Kerouac Jack


    Biografia di Jack Kerouac

    Scrittore statunitense, 12 marzo 1922 - 21 ottobre 1969.

    Conosciuto e quasi idolatrato dai giovani di tutto il mondo che vedono nel suo romanzo Sulla strada l'opera che più di ogni altra rispecchia i propri bisogni e sogni di libertà, Jack Kerouac rappresenta oggi uno degli autori più importanti dell'intero '900. Grazie a lui e a questo libro che sconvolse gli Stati Uniti prima, e il resto del mondo poi, i protagonisti della famosa contestazione studentesca trovarono un capo saldo, una figura su cui poggiarsi ed a cui fare risalire i loro ideali e le loro proteste.
    Jean Louis de Kerouac, meglio noto come Jack Kerouac, nasce il 12 marzo 1922 a Lowell, Massachusetts, da una famiglia franco canadese di origine bretone. A undici anni scrive il suo primo racconto (The cop on the beat), redige un diario e scrive articoli immaginari su argomenti che difficilmente poteva conoscere, come le corse di cavalli, i campionati di baseball e football americano e altro ancora. Tutti temi in cui la sua fantasia può spaziare in lungo in largo anche a scapito della coerenza. Naturalmente queste sue prime prove non interessano per la qualità letteraria bensì come indice della sua naturale predisposizione a scrivere e inventare storie e situazioni.
    Kerouac non era solo uno scrittore dedito alle letture e alla poesia, era anche un ragazzo vivace e pieno di risorse. Ai tempi del liceo si distingue per le sue grandi doti di sportivo che gli consentono di vincere una borsa di studio. Iscrittosi alla Columbia University di New York malgrado un'ottima partenza non riesce a concludere gli studi. Troppo anarchico, troppo scapestrato per stare dietro un tavolo. Jack ha voglia di assaporare il mondo e la vita, un desiderio incontenibile che lo porta a scontrarsi con le realtà più dure.
    Si mantiene inizialmente lavorando come muratore e apprendista metallurgico fino a quando nel 1942 decide di arruolarsi in marina. Viene presto congedato per problemi psicologici ma il mare lo affascina e decide di trascorrere qualche anno da marinaio su un cargo mercantile: come i vecchi scrittori di una volta (come Conrad, per intenderci), verrebbe da dire.
    Purtroppo nel 1944 finisce la sua avventura marina. Coinvolto in una vicenda a sfondo omosessuale terminata in omicidio, viene arrestato e rinchiuso in carcere per favoreggiamento. Mentre si trova in galera sposa Edie Parker che poco dopo pagherà la cauzione per lui. Non si sa con precisione se sia stato un matrimonio di convenienza ma sta di fatto che la coppia si scioglie pochi mesi dopo la libertà conquistata.
    Kerouac, sempre vagabondo e randagio, tra un viaggio e l'altro frequenta William Burroughs, che gli presenta Allen Ginsberg, futuro guru per un'intera generazione di ribelli. Fra i due nasce una profonda amicizia, il caposaldo che terrà uniti i principali esponenti della cosiddetta beat generation.
    Kerouac si cimenta anche nella critica musicale e scrive alcuni articoli sul jazz, pubblicati sul giornale della Columbia University. In seguito esegue i suoi scritti con accompagnamento jazz, ispirando un grande interesse nelle collaborazioni jazz-poesia iniziate da Kenneth Patchen, Kenneth Rexroth e Lawrence Ferlinghetti.
    Nel 1945 inizia a scrivere il suo primo romanzo La città e la metropoli (poi pubblicato nel 1950), mentre un anno dopo incontra Neal Cassady, che diventerà il suo più grande amico e il personaggio di molti suoi romanzi.
    Il 1947 è l'anno in cui Jack affronta la prima traversata degli Stati Uniti, in autobus e autostop: inizia la sua vita on the road, alla ricerca di nuove sensazioni e di esperienze forti.
    Durante un periodo sulla West Coast fa amicizia con Gary Snyder, e da lui viene guidato verso un duraturo interesse per il buddhismo. Ne I barboni del Dharma Kerouac pone proprio Snyder come figura centrale; di questo libro si è detto che aveva dato inizio alla rivoluzione dello zaino, espressione indicativa di giovani che vivono con poco, del tutto a proprio agio sia in città che nella natura, con una manifesta spiritualità e una maggiore familiarità col pensiero buddhista e taoista che con i sistemi filosofici occidentali.
    Nel 1951 scrive su un rotolo di carta da telescrivente Sulla strada (On the road il titolo originale), il romanzo capolavoro che è la summa e il modello massimo di un certo stile di vita e di un certo modo di concepire l'esistenza.
    Il percorso di questo romanzo sarà però accidentato, un po' come quello del suo autore, visti i rifiuti incontrati dagli editori, timorosi di pubblicare un libro troppo sperimentale.
    Come per molti classici del Novecento (si pensi al Gattopardo di Tomasi di Lampedusa o al Dott. Zivago di Boris Pasternak) queste iniziali difficoltà si sono poi trasformate in punti di forza per l'opera letteraria e in un'accusa senza appello all'insipienza di molte case editrici.
    A successo ancora lontano Kerouac continua comunque a scrivere ininterrottamente alternando la sua attività con lunghe pause a San Francisco, dove incontra i massimi esponenti della cosiddetta San Francisco Renaissance, tra cui Robert Duncan, Gary Snider e Philip Whalen; scrive la sua prima raccolta di poesie, struggente ed intensa come la sua personalità.
    Nel 1956 (l'anno in cui esplode il fenomeno del rock di Elvis Presley), grazie ad articoli pubblicati sulle maggiori testate, l'America si accorge dell'esistenza della beat generation. Dall'anno successivo, quando finalmente On the road viene dato alle stampe, il romanzo diventerà quel besteller che conosciamo, un vero e proprio livre de chevet per ragazzi di tutto il mondo.
    Kerouac muore il 21 ottobre 1969 per complicazioni dovute all'alcolismo. In tutto ha scritto una dozzina di romanzi.

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Jack Kerouac.txt (5.7 kb)

    Supplementi autore King Martin Luther


    Martin Luther King: «I have a dream!»
    15 gennaio 1929
    4 aprile 1968

    Esistevano in America fontanelle pubbliche separate per bianchi e neri. A teatro, le balconate erano altrettanto separate e così i posti negli autobus pubblici. La lotta per cambiare queste condizioni e guadagnare la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di qualsiasi razza è stata la scelta di fondo della breve vita di Martin Luther King.
    Pacifista convinto e grande uomo del Novecento, Martin Luther King Jr. nasce il 15 gennaio 1929 ad Atlanta (Georgia), nel Profondo sud degli States. Suo padre era un predicatore della chiesa battista e sua madre una maestra. I King inizialmente vivono nella Auburn Avenue, soprannominata il Paradiso Nero, dove risiedono i borghesi del ghetto, gli "eletti della razza inferiore", per dirla con un'espressione paradossale in voga al tempo. Nel 1948 Martin si trasferisce a Chester (Pennsylvania) dove studia teologia e vince una borsa di studio che gli consente di conseguire il dottorato di filosofia a Boston.
    Qui conosce Coretta Scott, che sposa nel '53. A partire da quell'anno, é pastore della Chiesa battista a Montgomery (Alabama). Nel periodo '55-'60, invece, è l' ispiratore e l' organizzatore delle iniziative per il diritto di voto ai neri e per la parità nei diritti civili e sociali, oltre che per l'abolizione, su un piano più generale, delle forme legali di discriminazione ancora attive negli Stati Uniti.
    Nel 1957 fonda la "Southern Christian Leadership Conference" (Sclc), un movimento che si batte per i diritti di tutte le minoranze e che si fonda su ferrei precetti legati alla non-violenza di stampo gandhiano, suggerendo la nozione di resistenza passiva. Per citare una frase di un suo discorso: "...siamo stanchi di essere segregati e umiliati. Non abbiamo altra scelta che la protesta. Il nostro metodo sarà quello della persuasione, non della coercizione... Se protesterete con coraggio, ma anche con dignità e con amore cristiano, nel futuro gli storici dovranno dire: laggiù viveva un grande popolo, un popolo nero, che iniettò nuovo significato e dignità nelle vene della civiltà.". Il culmine del movimento si ha il 28 agosto 1963 durante la marcia su Washington quando King pronunci a il suo discorso più famoso "I have a dream...." ("Ho un sogno"). Nel 1964 riceve ad Oslo il premio Nobel per la pace.
    Durante gli anni della lotta, King viene più volte arrestato e molte manifestazioni da lui organizzate finiscono con violenze e arresti di massa. Egli continua a predicare la non violenza pur subendo minacce e attentati.
    "Noi sfidiamo la vostra capacità di farci soffrire con la nostra capacità di sopportare le sofferenze.metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora.
    Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case nell' ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora. Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello alla vostra coscienza e al vostro cuore che alla fine conquisteremo anche voi, e la nostra vittoria sarà piena.
    Nel 1966 si trasferisce a Chicago e modifica parte della sua impostazione politica: si dichiara contrario alla guerra del Vietnam e si astiene dal condannare le violenze delle organizzazioni estremiste, denunciando le condizioni di miseria e degrado dei ghetti delle metropoli, entrando così direttamente in conflitto con la Casa Bianca.
    Nel mese di aprile dell'anno 1968 Luther King si recò a Memphis per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città (bianchi e neri), che erano in sciopero. Mentre, sulla veranda dell'albergo, s'intratteneva a parlare con i suoi collaboratori, dalla casa di fronte vennero sparati alcuni colpi di fucile: King cadde riverso sulla ringhiera, pochi minuti dopo era morto. Approfittando dei momenti di panico che seguirono, l'assassino si allontanò indisturbato. Erano le ore diciannove del 4 aprile. Il killer fu arrestato a Londra circa due mesi più tardi, si chiamava James Earl Ray, ma rivelò che non era stato lui l'uccisore di King; anzi, sosteneva di sapere chi fosse il vero colpevole. Nome che non poté mai fare perché venne accoltellato la notte seguente nella cella in cui era rinchiuso.
    Ancora oggi il mistero della morte dell'indimenticabile leader nero rimane insoluto.
    A lui sono oggi dedicate molte vie, piazze, poesie e canzoni; non ultima la famosissima "Pride - In the name of love" degli U2.

    Frasi di Martin Luther King.
    «Se un uomo non ha ancora scoperto qualcosa per cui morire non ha ancora iniziato a vivere.»
    «La vera misura di un uomo non si vede nei suoi momenti di comodità e convenienza bensì tutte quelle volte in cui affronta le controversie e le sfide.»
    «Alla fine, non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma i silenzi dei nostri amici.»

    Martin Luther King - Io ho un sogno.mp3 (14.9 Mb)

    Supplementi autore Lamport Leslie


    L'archivio contiene una dispensa con le regole di uso comune del sistema di scrittura TeX, realizzata vari anni addietro da G. Benettin e M.R. Modenato. Sono fornite la riproduzione PDF della dispensa e, a beneficio delle persone affette da deficit visivo, anche la lettura a voce del testo in formato MP3.
    I file contenuti nell'archivio, , insieme con altre informazioni, sono disponibili anche alla pagina:
    https://www.artico.name/access/
    Gli iscritti alla Biblioteca Digitale per i Ciechi possono approfondire l'argomento consultando la versione testo del classico manuale LATeX di Leslie Lamport (ovviamente questo file è privo di immagini).

    Nota. Malgrado gli autori siano diversi, il supplemento è stato posto nella cartella Leslie Lamport per l'affinità del contenuto.

    TeX. Regole di uso comune.rar (37.9 Mb)

    Supplementi autore Larsson Stieg


    Cenni su vita e opere di Stieg Larsson

    Stieg Larsson, nome completo Karl Stig-Erland Larsson (Skellefteå, 15 agosto 1954 - Stoccolma, 9 novembre 2004), è stato uno scrittore, giornalista e critico letterario svedese.
    Esperto conoscitore di organizzazioni di estrema destra e neonaziste, è stato fondatore della rivista antirazzista Expo, consulente di Scotland Yard e corrispondente dal Regno Unito, consulente del Ministero della Giustizia svedese, inviato per l'OSCE. È morto improvvisamente per un attacco cardiaco nel 2004.
    Dopo la sua morte sono stati pubblicati i suoi romanzi polizieschi, facenti parte della serie Millennium, di cui ha scritto i primi tre volumi. È stato il secondo autore più venduto nel mondo nel 2008, dietro l'afghano Khaled Hosseini. Al 2021, la sua trilogia Millennium ha venduto 100 milioni di copie in oltre 40 paesi.

    Biografia

    Cresciuto dai nonni materni, Larsson inizia a lavorare facendo i mestieri più vari. Nel 1983 diventa grafico presso l'agenzia di stampa svedese Tidningarnas Telegrambyrå. Poco alla volta si orienta verso il giornalismo diventando critico letterario (romanzi polizieschi e fumetti soprattutto). Nel 1995, dopo l'omicidio di cinque ragazzi a Stoccolma per mano di estremisti di destra, lascia Tidningarnas Telegrambyrå per fondare la rivista trimestrale EXPO, con intenti antirazzisti, rivista che sarà schierata in prima linea contro l'ascesa neofascista in Svezia.
    La sua battaglia contro il razzismo, il fascismo e l'estremismo di destra lo porta a scrivere nel 1991, insieme con Anna-Lena Lodenius, Extremhögern ("Estremismo di destra"). Dieci anni dopo pubblica (a quattro mani con Mikael Ekman) Sverigedemokraterna: den nationella rörelsen ("Democratici svedesi: il movimento nazionale"). Tiene conferenze in tutto il mondo e collabora con Scotland Yard. In più occasioni riceve minacce di morte.
    Politicamente, Stieg Larsson fu un attivista della Kommunistiska Arbetareförbundet (Lega Comunista dei Lavoratori- sezione svedese della Quarta Internazionale), in contrasto con la scarsa democratizzazione dei Paesi del socialismo reale. Grande fan di Pippi Calzelunghe, il personaggio creato nel 1945 da Astrid Lindgren, Larsson è stato anche lettore appassionato e profondo conoscitore di fantascienza.
    L'autore è morto il 9 novembre 2004 a Stoccolma a causa di un infarto, nella redazione del suo giornale EXPO, a soli 50 anni; il malore sopravvenne dopo che ebbe salito sette rampe di scale per arrivare al suo ufficio, poiché l'ascensore non funzionava. Un personaggio minore di un suo romanzo, curiosamente, era un giornalista che muore d'infarto sul posto di lavoro. Il testamento del 1977, con cui egli disponeva la sua eredità a favore della sede di Umeå della sezione svedese della IV internazionale, è stato ritenuto non valido, per cui i suoi beni e i proventi della vendita dei libri spettano al fratello e al padre, Joakim ed Erland. Nessun diritto all'eredità, nonostante una causa legale, è stato riconosciuto alla sua compagna di sempre, l'architetto Eva Gabrielsson, con cui aveva vissuto per 32 anni. A lei andarono solo i mobili di casa e gli effetti personali, tra cui una bozza per il quarto romanzo della serie Millennium; i primi tre, già consegnati all'editore e patrimonio degli eredi, andarono in stampa postumi con grande successo.
    Sino al 2004, anno della sua morte, Larsson aveva pubblicato solamente saggi sulla democrazia svedese e sui movimenti di estrema destra. Solo poco prima di morire Larsson contattò una delle principali case editrici svedesi, la Norstedts, e consegnò una serie di tre romanzi polizieschi che costituiscono la prima parte della serie Millennium. Larsson aveva pensato a una serie di dieci romanzi e prima di morire aveva già sviluppato il quarto e il quinto volume. In seguito alla sua morte, la trilogia conobbe un enorme successo, dapprima in Svezia quindi in Francia, dove fu pubblicato dalla casa editrice Actes Sud, poi in tutta Europa divenendo il caso letterario dell'anno: finora sono stati venduti 8 milioni di copie; i suoi libri sono stati tradotti in 25 paesi. In Italia i suoi libri sono stati tutti pubblicati dalla casa editrice Marsilio. Durante la sua vita giornalistica si occupò anche dell'omicidio del premier svedese Olof Palme, di cui attribuì la responsabilità all'ambiente neofascista.

    La trilogia Millennium è composta da:

    1. 2005 - Uomini che odiano le donne (Män som hatar kvinnor), Marsilio, 2007.
    2. 2006 - La ragazza che giocava con il fuoco (Flickan som lekte med elden), Marsilio, 2008.
    3. 2007 - La regina dei castelli di carta (Luftslottet som sprängdes), Marsilio, 2009.
    Tratto dalla Pagina di Stieg Larsson su Wikipedia.

    Nota. Dopo la morte di Larsson, la serie è stata continuata dagli scrittori svedesi David Lagercrantz e Karin Smirnoff.


    Supplementi autore Lenin Vladimir Ilic


    Lenin (Che cos'è il potere sovietico).mp3 (361.7 kb)

    Supplementi autore Levi Primo


    Biografia di Primo Levi

    31 luglio 1919 - 11 aprile 1987

    Primo Levi è uno scrittore italiano di origini ebraiche. Ed è ricordato soprattutto per essere stato testimone delle deportazioni naziste, sopravvissuto ai lager nazisti di Hitler. Ha descritto in alcuni suoi libri le pratiche e le tradizioni tipiche del suo popolo e ha rievocato alcuni episodi che vedono al centro la sua famiglia.

    Formazione e studi

    Nasce il 31 luglio 1919 a Torino. Due anni più tardi, nel 1921, nasce la sorella Anna Maria Levi, cui resterà legatissimo per il resto della vita.
    Fin da bambino Primo Levi è cagionevole di salute. È fragile e sensibile. La sua infanzia è contrassegnata dalla solitudine, a cui mancano i tipici giochi condotti dai coetanei.
    Nel 1934 frequenta il Ginnasio - Liceo D'Azeglio di Torino, istituto noto per aver ospitato docenti illustri e oppositori del fascismo; tra questi vi sono Augusto Monti, Franco Antonicelli, Umberto Cosmo, Zini Zini, Norberto Bobbio e molti altri.
    Levi si dimostra un eccellente studente: è uno dei migliori. Ciò grazie alla sua mente lucida ed estremamente razionale. A questo si aggiunga - come poi dimostreranno i suoi libri - una fantasia fervida e una grande capacità immaginativa: tutte doti che gli permettono di brillare sia nella materie scientifiche che letterarie.
    In prima Liceo, fra l'altro, ha per qualche mese come professore d'italiano nientemeno che Cesare Pavese.
    È comunque già evidente in Levi a questa età la predilezione per la chimica e la biologia, le materie del suo futuro professionale.
    Dopo il Liceo si iscrive alla Facoltà di Scienze alla locale Università; nell'ambiente accademico stringe amicizie che dureranno tutta la vita. Consegue la laurea con lode nel 1941.
    Un piccolo particolare macchia però quell'attestato. Esso infatti riporta la dicitura Primo Levi, di razza ebraica.
    Levi al proposito commenta:
    Le leggi razziali furono provvidenziali per me, ma anche per gli altri: costituirono la dimostrazione per assurdo della stupidità del fascismo. Si era ormai dimenticato il volto criminale del fascismo (quello del delitto Matteotti per intenderci); rimaneva da vederne quello sciocco.

    Gli anni della guerra

    Nel 1942, per ragioni di lavoro è costretto a trasferirsi a Milano.
    La guerra impazza in tutta Europa ma non solo: i nazisti hanno anche occupato il suolo italico. È inevitabile la reazione della popolazione italiana. Lo stesso Primo Levi ne è coinvolto.
    Nel 1943 si rifugia sulle montagne sopra Aosta, unendosi ad altri partigiani; viene però quasi subito catturato dalla milizia fascista.
    Un anno dopo si ritrova internato nel campo di concentramento di Fossoli; successivamente Primo Levi viene deportato ad Auschwitz.

    Se questo è un uomo

    L'orribile esperienza della sua prigionia è raccontata con dovizia di particolari in una delle sue opere più celebri: il romanzo-testimonianza, Se questo è un uomo, pubblicato nel 1947.
    Nel libro traspare il grandissimo senso di umanità e di altezza morale, nonché di piena dignità, di Primo Levi.
    Ancora oggi l'opera è considerata un imperituro documento delle violenze naziste, scritto da un uomo di limpida e cristallina personalità.
    In un'intervista concessa poco dopo la pubblicazione - e spesso integrata al romanzo - Primo Levi afferma di essere disposto a perdonare i suoi aguzzini e di non provare rancore nei confronti dei nazisti. Ciò che gli importa, dice, è solo rendere una testimonianza diretta, allo scopo di fornire un contributo personale affinché si eviti il ripetersi di tali e tanti orrori.
    Primo levi viene liberato il 27 gennaio 1945 in occasione dell'arrivo dei Russi al campo di lavoro Buna-Monowitz (in Polonia, situato nelle vicinanze di Auschwitz). Il suo rimpatrio in Italia avviene solo nell'ottobre successivo.

    Primo Levi scrittore.

    Nel 1963 Primo Levi pubblica il suo secondo libro La tregua, cronache del ritorno a casa dopo la liberazione (il seguito di Se questo è un uomo). Per questa opera gli viene assegnato il premio Campiello.
    Altre opere da lui composte sono: una raccolta di racconti dal titolo Storie naturali, con il quale gli viene conferito il Premio Bagutta; una seconda raccolta di racconti, Vizio di forma, una nuova raccolta Il sistema periodico, con cui gli viene assegnato il Premio Prato per la Resistenza; una raccolta di poesie L'osteria di Brema e altri libri come La chiave a stella, La ricerca delle radici, Antologia personale e Se non ora quando, con il quale vince per la seconda volta il Premio Campiello.

    Gli ultimi anni

    Scrive nel 1986 un altro testo assai ispirato, dall'emblematico titolo I sommersi e i salvati.
    Primo Levi muore suicida l'11 aprile 1987, nella sua Torino, probabilmente lacerato dalle strazianti esperienze vissute e dal quel sottile senso di colpa che talvolta, assurdamente, si ingenera negli ebrei scampati all'Olocausto: di essere cioè colpevoli di essere sopravvissuti.

    Bibliografia essenziale di Primo Levi

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Primo Levi.txt (5.3 kb)

    Supplementi autore Liu Cixin


    Cenni biografici

    Liu Cixin (Pechino, 23 giugno 1963) è uno scrittore di fantascienza cinese, conosciuto nel suo paese come il più prolifico e popolare. Cresciuto a Yangquan, i suoi genitori lavoravano in una miniera dello Shanxi. A causa della rivoluzione culturale si spostò a vivere nella Contea di Luoshan, nello Henan.
    Liu si è laureato presso la North China University of Water Conservancy and Electric Power nel 1988 e poco dopo iniziò a lavorare in una centrale elettrica nello Shanxi. È sposato e ha una figlia.

    Liu Cixin ha introdotto nuovi temi nella fantascienza cinese, e quello che scrive si concentra soprattutto sul ruolo della Cina nel mondo futuro. Di Liu è stato detto che «ha immagini potenti ma soprattutto ha il gusto per esplorare il cambiamento che le tecnologie e le trasformazioni indotte dalla tecnologia e dalle nuove opportunità che questo tipo di approccio porta nei rapporti sociali».
    Ha vinto per nove volte il Premio Galaxy (il più importante premio letterario cinese dedicato alla fantascienza) ed è stato l'unico asiatico ad aggiudicarsi il Premio Hugo nel 2015 con il romanzo Il problema dei tre corpi.

    Le principali opere pubblicate in italiano sono Fulmine globulare (2022) e la Trilogia Three Body composta dai volumi intitolati Il problema dei tre corpi (2017), La materia del cosmo (2018) e Nella quarta dimensione (2018).

    Per approfondimenti consultare la pagina di Liu Cixin su Wikipedia.


    Supplementi autore Llewellyn David William Alun


    Alun Llewellyn prestato alla fantascienza

    Delle scarse notizie sull'autore siamo debitori a Brian W. Aldiss e Riccardo Valla, i quali ricordano il suo interesse per la politica, l'archeologia e la storia.
    Nato nel 1903 e scomparso nel 1987, in campo politico Llewelyn è stato candidato liberale al parlamento nel distretto londinese di Croydon. Oltre a Gli invasori ha scritto un altro romanzo, Jubilee John (1939), un'ironica presa di posizione sulla città di Londra che porta il sottotitolo Diario di un Pellegrino nel mondo delle Mille e una notte. Gli invasori (Strange Invaders, 1934) è il suo unico contributo alla science fiction ed è ambientato in un paese reale come la vecchia Russia, ma stravolto dalle conseguenze di un conflitto catastrofico e di una nuova glaciazione.
    In campo storico e scientifico Llewellyn ha pubblicato una serie di studi su testi dell'alto medioevo da molti ritenuti indecifrabili, per scoprire che in realtà si trattava di osservazioni sul sistema solare espresse in termini pitagorici, ossia matematici. Un analogo interesse archeologico è evidente nello studio sull'arca di Sit Napishtim di cui parla il poema di Gilgamesh, e in cui per la prima volta tempo e spazio vengono ridotti a rapporti matematici. In campo politico, le sue considerazioni sull'Europa di quegli anni sono raccolte nel saggio Confound Their Politics, piuttosto famoso alla sua apparizione, ed emergono anche dal nostro romanzo nell'episodio in cui il Padre Superiore espone le sue teorie sui dissidenti. Come ha scritto Riccardo Valla: Alun Llewellyn appartiene in questo alla tradizione Whig che va da Swift a Shaw e a Huxley. È una tradizione di spiriti liberali che ragionano sul filo dell'ironia e la sua caratteristica principale è forse la difesa della libertà individuale dalle pressioni dell'establishment (i Whig affondano le proprie radici nelle idee di Cromwell e della rivolta contro la monarchia). A questo filone appartiene anche Lewis Carroll, se teniamo presente che l'amore per il gioco di parole era già una caratteristica di Swift e che, mentre Swift usava l'ironia contro il partito opposto dei Tory, Carroll usava il nonsense contro il perbenismo vittoriano. Ai Whig non appartiene invece Wells, che alla vecchia teoria liberale dell'individuo sostituisce le nuove idee socialiste ed evoluzioniste. Wells diffida degli spiriti liberi in conflitto con l'establishment: essi sono il dottor Moreau e l'uomo invisibile, scienziati che si ostinano a portare avanti ricerche vietate dalle leggi dei perbenisti....
    Come vedremo leggendo il romanzo, anche in Llewellyn troviamo alcuni spunti wellsiani: a parte l'ambiente della glaciazione, che Wells aveva adombrato in Una storia dell'età della pietra, il concetto stesso che l'evoluzione, come ha portato un tempo all'estinzione dei dinosauri, possa decretare quella dell'uomo, è un tipico tema del grande precursore, come pure la descrizione dell'attacco da parte di un nemico che porta quasi alla distruzione la civiltà. Gli invasori è uno di quei romanzi catastrofici cari agli autori inglesi, arricchito in Llewellyn dal fatto che una catastrofe si è già svolta prima che iniziasse il racconto e che ora se ne deve affrontare un'altra (l'arrivo dei rettili).
    Pubblicato originariamente nel 1934, il libro vanta la singolare idea che il marxismo si trasformerà in una religione, con le tre icone di Marx, Lenin e Stalin nel ruolo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. È certamente l'aspetto che colpisce di più a una prima lettura, ma non si tratta tanto di una profezia, quanto di una constatazione. Nelle tirannidi moderne di stampo sovietico o fascista la politica fa leva infatti sulle emozioni e sulla propria autoconsacrazione invece che sulla ragione, come voleva la tradizione politica anglosassone. Brian W. Aldiss, infine, ha messo in luce che nella seconda parte del romanzo vi siano addirittura delle anticipazioni della successiva heroic fantasy (con le lotte tra uomini e draghi), in una ripresa di motivi mitologici molto antichi e fondanti della poesia anglosassone. Dunque un romanzo che non si esaurisce in un genere e un'opera che può essere affrontata sotto molte chiavi di lettura. La sua scoperta italiana si deve indubbiamente a Valla, che lo ha proposto alla redazione di Urania ormai molti anni fa. La decisione di ripubblicarlo testimonia della sua freschezza e vuole essere contemporaneamente un omaggio al grande talento dello studioso torinese, l'unico ad avere approfondito in Italia le origini della science fiction e il suo rapporto con l'evolversi della cultura europea e americana.

    Vedere la voce Alun Llewellyn sulla Encyclopedia of Science Fiction.

    Giuseppe Lippi
    (Tratto da Urania Collezione 160, maggio 2016.)


    Supplementi autore Loeb Abraham (Avi)


    Cenni biografici su Abraham (Avi) Loeb

    Abraham (Avi) Loeb è professore di scienze all'Università di Harvard e autore di bestseller (nelle liste del New York Times, Wall Street Journal, Publishers Weekly, Die Zeit, Der Spiegel, L'Express e altro ancora). Ha conseguito un dottorato in fisica presso l'Università Ebraica di Gerusalemme in Israele all'età di 24 anni (1980-1986), ha guidato il primo progetto internazionale sostenuto dalla Strategic Defense Initiative (1983-1988) e successivamente è stato membro a lungo termine dell'Istituto per gli studi avanzati di Princeton (1988-1993). Loeb ha scritto 8 libri, fra i più recenti Extraterrestrial e Interstellar, oltre a quasi un migliaio di articoli (con h-index di 123 e i10-index di 562) su una vasta gamma di argomenti, tra cui i buchi neri, le prime stelle, la ricerca della vita extraterrestre e il futuro dell'Universo.
    Loeb è il direttore dell'Institute for Theory and Computation (dal 2007 ad oggi) all'interno dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysicals e ricopre anche il ruolo di capo del progetto Galileo (dal 2021 ad oggi). È stato il presidente più longevo del Dipartimento di Astronomia di Harvard (2011-2020) e il direttore fondatore della Black Hole Initiative di Harvard (2016-2021). È membro eletto dell'American Academy of Arts & Sciences, dell'American Physical Society e dell'International Academy of Astronautics. Loeb è un ex membro del President's Council of Advisors on Science and Technology (PCAST) alla Casa Bianca, ex presidente del Board on Physics and Astronomy delle National Academies (2018-2021) e attuale membro dell'Advisory Board per «Einstein: Visualizza l'impossibile» dell'Università Ebraica. Presiede inoltre il comitato consultivo per l'iniziativa Breakthrough Starshot (2016-oggi) e ricopre il ruolo di direttore della teoria scientifica per tutte le iniziative della Breakthrough Prize Foundation.
    Nel 2012, la rivista TIME ha selezionato Loeb come una delle 25 persone più influenti nello spazio e nel 2020 Loeb è stato selezionato tra i 14 israeliani più stimolanti dell'ultimo decennio.


    Supplementi autore Lorenz Konrad


    Konrad Lorenz

    7 novembre 1903 - 27 febbraio 1989
    Padre e madre delle anatre

    Figura storica della scienza del Novecento, non è eccessivo affermare che Konrad Lorenz è un gigante del pensiero, di quelli che nascono solo ogni numero imprecisato di anni. Fondatore dell'etologia, ossia lo studio comparato del comportamento degli animali e dell'uomo, è divenuto esemplare grazie al suo metodo scientifico, basato naturalmente sull'osservazione di animali, in modo particolare delle sue amate anatre.
    Nato il 7 novembre 1903 a Vienna, figlio minore della famiglia, Konrad Lorenz frequenta le migliori scuole private della città dove si rivela un allievo modello. L'amore per gli animali sboccia da subito soprattutto grazie alle frequentazioni della residenza estiva di famiglia, ad Altenberg, in Austria.

    La scelta della facoltà universitaria fu però un'imposizione di famiglia che lo desiderava medico. La sua vera passione era la zoologia. Nel 1922 inizia un tirocinio presso la Columbia University di New York, poi torna in Austria per proseguire gli studi all'Università di Vienna. Nel tempo libero il giovane studioso continuava ad interessarsi alla sua passione: teneva ad esempio un dettagliato diario sulle attività del suo uccellino Jock. Questo diario fu la sua fortuna nel campo dell'etologia. Nel 1927 un giornale di ornitologia pubblicò le osservazioni quotidiane sulle attività di Jock, e Konrad Lorenz acquisì una certa popolarità.
    Lo stesso anno Konrad sposò la sua amica di infanzia Margarethe - detta Gretl - Gebhardt, ginecologa, da cui ebbe due figlie, Agnes e Dagmar ed un figlio, Thomas.

    L'anno successivo si laurea in medicina e diviene assistente del professore dell'istituto di anatomia a Vienna. Lorenz ricordò questo periodo in un suo libro del 1982, "I fondamenti dell'etologia".

    Fu così che si dedicò finalmente al solo studiò della zoologia, sempre all'interno dell'Univeristà di Vienna. Nel 1933 ottenne la sua seconda laurea.

    Lorenz torna quindi alla ricerca scientifica sugli animali e durante questo periodo, dal 1935 al 1938, sviluppa le teorie per cui oggi è famoso, in particolare partendo dallo studio del comportamente delle anatre: un aspetto che diverrà una specie di suo marchio di fabbrica.

    La sua passione per le anatre, spiegò poi in un suo libro, derivava dal fatto che esse avevano abitudini familiari molto simili a quelle umane. Lavorando sulle anatre, Konrad Lorenz formulò, fra le altre, l'ormai celebre teoria dell'"imprinting", ossia quel fenomeno per il quale quando un piccolo riceve le cure e l'affetto di una madre diversa da quella biologica, riconoscerà quest'ultima come la madre effettiva, anche qualora appartenga addirittura ad una specie diversa.

    Fu così che Lorenz si propose come "madre sostitutiva" per molte piccole anatre e si accorse che esse si attaccavano affettivamente a lui come avrebbero fatto con la propria madre.

    Lorenz si fece fotografare molto spesso nei giardini di Altenberg insieme alle sue anatre che lo seguivano in fila, come avrebbero fatto con la propria madre biologica.
    Insieme al suo collega Nikolaas Tinbergen, che poi vinse insieme a Konrad il Premio Nobel, sviluppò anche la teoria di un meccanismo innato che rimane inutilizzato nelle specie animali fino a che uno specifico evento non agisce da stimolo e l'animale produce il comportamento per la prima volta.

    Dal 1937, Lorenz è impegnato in una frenetica attività accademica. Insegna psicologia animale e anatomia comparativa all'Università di Vienna e, tre anni dopo, diviene professore di psicologia all'Università di Konigsberg, in Germania. Un anno più tardi si arruola nell'esercito tedesco e nel 1944 viene fatto prigioniero dai russi e spedito in un campo di prigionia fino al 1948.

    Al suo ritorno, Lorenz torna all'Università di Vienna e accetta di lavorare per la Max Plance Society for the Advancement of Science, riprendendo i suoi studi ad Altenberg.

    Nel 1952 pubblica un libro famoso in tutto il mondo, "l'Anello di Re Salomone", uno studio sul comportamento animale presentato con taglio divulgativo, con molte esperienze divertenti compiute con gli animali e molte illustrazioni.

    Nel 1955 il supporto della Max Plance Society diviene più consistente ed insieme all'etologo Gustav Kramer ed al fisiologo Erich von Holst crea e condirige l'Istituto di fisiologia comportamentale di Seewiesen, in Bavaria, vicino Monaco.
    Durante questo periodo Lorenz si convince sempre più delle enormi analogie fra il comportamento umano ed il comportamento animale.

    In seguito alla morte del condirettore Von Holst e di Kramer, nel 1961 Lorenz rimane l'unico direttore dell'Istituto.

    Nel 1973 Lorenz, Tinbergen e Frisch, che studiavano le forme di comunicazione nelle api, ottengono congiuntamente il premio Nobel per le loro ricerche nel campo del comportamento animale.
    Lo stesso anno Lorenz si ritira dal Seewiesen Institute tornando ad Altenberg dove continua a scrivere e dirige il dipartimento di sociologia animale all'Accademia Austriaca delle Scienze. Inoltre la Max Plance Society gli crea un laboratorio scientifico nella sua abitazione di Altenberg.
    Konrad Lorenz muore il 27 febbraio 1989, all'età di 85 anni.

    Aforismi

    «Il nostro amore per gli animali si misura dai sacrifici che siamo pronti a fare per loro.»
    «Cane che abbaia talvolta morde. Uomo che ride non spara mai.»
    «Essere donna è terribilmente difficile, perchè consiste soprattutto nell'avere a che fare con gli uomini.»
    «Le donne hanno una maniera tutta particolare di tormentarsi.»
    «Tutte le ambizioni sono giustificate, ad eccezione di quelle che si arrampicano sulle miserie e sulla credulità umana.»

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Konrad Lorenz.txt (5.6 kb)

    Supplementi autore Luciani Albino (Papa Giovanni Paolo I)


    Albino Luciani
    Canale d'Agordo, 17 ottobre 1912
    Città del Vaticano, 29 settembre 1978

    Albino Luciani nacque il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale (dal 1964 Canale d'Agordo), villaggio montano presso Belluno. Proveniva da una povera famiglia della classe operaia: suo padre andava spesso a lavorare in Svizzera e la sua famiglia era nota come apertamente socialista.
    Dopo aver studiato nei seminari locali e aver prestato servizio militare, Luciani fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1935. Compiuti gli studi conseguendo il dottorato nell'università Gregoriana, fu dapprima curato nella sua parrocchia natale e nell'autunno del 1937 divenne vice-rettore del seminario di Belluno. Per dieci anni insegnò le materie più importanti, ricoprendo anche la carica di vicario generale del vescovo di Belluno. Nel 1949 fu incaricato delle questioni catechistiche in occasione del congresso eucaristico di Belluno e descrisse le sue esperienze in un libro intitolato Catechetica in briciole. A quel tempo mantenne un valido rapporto con i comunisti locali.
    Nel dicembre del 1958 Giovanni XXIII lo nominò vescovo di Vittorio Veneto, dove esercitò un ministero decisamente improntato a uno spirito pastorale adatto all'ambiente rurale. Rimasto in secondo piano durante il concilio Vaticano 11(1962-1965), svolse poi una notevole attività nella commissione dottrinale della conferenza episcopale italiana.
    Il 15 dicembre 1969, per espresso desiderio della chiesa locale, venne nominato patriarca di Venezia. Durante i nove anni trascorsi in quella città ospitò cinque conferenze ecumeniche, compreso il raduno della Commissione internazionale tra anglicani e cattolici che nel 1976 concordò una dichiarazione riguardante l'autorità.
    Pubblicò Illustrissimi, una serie di lettere umoristiche e argute a autori e personaggi della storia o della narrativa (Pinocchio, Figaro etc.) che rivelavano fra l'altro la sua passione per Dickens e per Mister Pickwick; una volta pare abbia confessato che, se non si fosse fatto prete, avrebbe potuto senz'altro intraprendere la carriera giornalistica.
    Dal 1972 al 1975 fu vice-presidente della conferenza episcopale italiana e il 5 marzo 1973 ricevette il cappello cardinalizio. Prese energicamente le difese dell'Humanae vitae e della libertà di coscienza.
    In campo disciplinare era un riformista: trovava infatti inutile la pompa ecclesiastica; incoraggiò i parroci a vendere i vasi sacri e altri oggetti preziosi della chiesa a beneficio dei poveri. Nel 1971 poi propose che le chiese ricche dell'Occidente dessero l'uno per cento delle loro rendite alle chiese povere del terzo mondo.
    Dopo la morte di Paolo VI, pur essendo praticamente sconosciuto all'estero, fu eletto nel terzo scrutinio del primo giorno del conclave riunitosi il 26 agosto del 1978. La sua candidatura si impose quando divenne evidente che la maggioranza dei cardinali voleva un papa dallo stile completamente nuovo, senza relazioni con l'ambiente curiale. Dopo l'elezione lo stato d'animo che prevalse fra gli elettori fu una gioia incontenibile; l'uomo che avevano scelto era "il candidato di Dio". Si disse che l'avere scelto il nome di Giovanni Paolo esprimeva il desiderio di combinare le qualità progressiste e quelle tradizionali di Giovanni XXIII e di Paolo VI; il 27 agosto egli annunciò ai cardinali, leggendo un testo ufficiale precedentemente preparato, la sua intenzione di continuare a mettere in atto le deliberazioni del concilio Vaticano II, conservando intatta allo stesso tempo "la grande disciplina della chiesa nella vita dei sacerdoti e dei fedeli".
    Un atto genuinamente spontaneo fu quello di tenere una conferenza stampa durante la quale affascinò i mille giornalisti presenti. Tre settimane più tardi, intorno alle undici di sera di giovedì 28 settembre, morì per un attacco cardiaco mentre era a letto intento a leggere delle carte contenenti appunti personali. La luce era ancora accesa quando fu trovato morto il giorno dopo, intorno alle cinque e mezza del mattino.
    Fu il primo papa di cui si può dimostrare che ebbe origine dalla classe operaia: un uomo dotato di buon senso pratico che attirava la gente con il suo sorriso cordiale; è impossibile indovinare che tipo di politica avrebbe seguito se fosse vissuto.
    (Tratto da Associazione Amici di Papa Luciani.)

    Il seguente file MP3 contiene alcuni stralci tratti dal documentario Albino Luciani, il Papa Del Sorriso della serie La grande storia - trasmesso dalla RAI nel 2012.

    Albino Luciani - Giovanni Paolo I, il Papa Del Sorriso.mp3 (10.4 Mb)

    Supplementi autore MacDonald Ross


    Bibliografia di Ross MacDonald.txt (0.4 kb)

    Supplementi autore Manfredi Nino


    Biografia di Nino Manfredi

    22 marzo 1921 - 4 giugno 2004

    Più di cento film per il cinema, una quarantina di partecipazioni televisive, tre regie, dodici sceneggiature e tanto teatro. E' stato Geppetto, ladro, barista di Ceccano, emigrante, commissario, sottoproletario avaro, finto paracadutista, l'innocente perseguitato Girolimoni, padre di famiglia, fino a diventare Federico Garcia Lorca in La fine di un mistero Saturnino Manfredi con il suo percorso artistico ha segnato a fianco di Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi e Alberto Sordi un'intera stagione del cinema italiano.
    Nato il 22 marzo 1921 a Castro dei Volsci (Frosinone), il grande attore ciociaro si laurea in giurisprudenza per compiacere i genitori ma subito dopo frequenta l'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico a Roma.

    Esordisce in teatro al Piccolo di Roma dove recita con quello che considererà sempre il suo maestro: Orazio Costa. Muove i primi passi tra Shakespeare e Pirandello al Piccolo di Milano, e in seguito collabora con il grande Eduardo De Filippo.
    Nel 1956 compare in TV nello sceneggiato L'alfiere di Anton Giulio Majano, mentre nel 1958 è con Delia Scala fra gli interpeti di Un trapezio per Lisistrata. L'anno successivo ottiene un clamoroso successo in Canzonissima (condotta assieme a Delia Scala e Paolo Panelli), con la sua celebre macchietta del barista di Ceccano.

    Al cinema la sua figura non si impone subito. Dopo inizi poco esaltanti ottiene un discreto successo con L'impiegato (1959); sarà il teatro a riservargli le più importanti soddisfazioni. Nel 1963 è protagonista di una straordinaria edizione del Rugantino, poi seguita, finalmente, da numerosi successi anche in celluloide, probabilmente propiziati dal traino della commedia teatrale: a partire dal capolavoro L'audace colpo dei soliti ignoti (di Nanny Loy, con Vittorio Gassman e Claudia Cardinale), a La ballata del boia e Questa volta parliamo di uomini (l'acrobatica prova in questo film di Lina Wertmuller gli vale un Nastro d'argento come migliore attore protagonista), da Made in Italy a Operazione San Gennaro, da Il padre di famiglia a Straziami ma di baci saziami, fino a Vedo nudo e Nell'anno del Signore: tutti questi titoli lo vedono al massimo della forma.
    Nel frattempo debutta anche dietro la macchina da presa con L'avventura di un soldato, episodio de L'amore difficile (1962), tratto dall'omonima novella di Italo Calvino, cui seguiranno Per grazia ricevuta (1971) e Nudo di donna (1981): come attore avrà ancora modo di distinguersi in Girolimoni (1972) di Damiano Damiani, e nel televisivo, straordinario, Le avventure di Pinocchio (1972) di Luigi Comencini, tratto dal celeberrimo romanzo di Carlo Collodi. Qui, nel ruolo di Geppetto, offre una prestazione davvero superlativa, indimenticabile, infusa di luce mesta e commovente che la rende altamente drammatica.
    Negli anni successivi il cinema lo chiamerà ancora, alla ricerca di quella maschera eclettica così rara nel nostro panorama artistico. Lo vediamo allora in Brutti, sporchi e cattivi (1976) di Ettore Scola, ne La mazzetta (1978) di Sergio Corbucci, ne Il giocattolo (1979) di Giuliano Montaldo o in Spaghetti house (1982) di Giulio Paradisi. Ruoli diversi che mettono in risalto il suo ventaglio espressivo.
    Negli anni '80, prima della malattia che sembra avergli definitivamente stroncato la carriera, è tornato in teatro nei panni di autore-regista e interprete: ricordiamo Viva gli sposi! (1984) e Gente di facili costumi (1988).
    Per il piccolo schermo è stato protagonista dei serial TV Un commissario a Roma e del fortunato Linda e il brigadiere.
    Dopo una lunga malattia Nino Manfredi è morto a Roma all'età di 83 anni il 4 giugno 2004.

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Nino Manfredi.txt (3.9 kb)

    Supplementi autore Manzoni Alessandro


    Alessandro Manzoni
    7 marzo 1785
    22 maggio 1873

    Alessandro Manzoni nasce a Milano il 7 marzo 1785 da una relazione extra-matrimoniale tra Giulia Beccaria e Giovanni Verri, fratello di Alessandro e Pietro (noti esponenti dell'Illuminismo); viene immediatamente riconosciuto dal marito di lei, Pietro Manzoni. Nel 1791 entra nel collegio dei Somaschi a Merate, dove rimane fino al 1796, anno in cui viene ammesso presso il collegio dei Barnabiti.
    Dal 1801 abita col padre a Milano, ma nel 1805 si trasferisce a Parigi, dove a quel tempo invece risiedeva la madre insieme con il suo compagno, Carlo Imbonati (lo stesso a cui Giuseppe Parini aveva dedicato l'ode "L'educazione"), morto poi in seguito quello stesso anno. Proprio in onore di lui, in segno della stima che gli portava, Manzoni compone il carme "In morte di Carlo Imbonati". A Parigi rimane fino al 1810 e si accosta, stabilendo anche forti amicizie, all'ambiente degli ideologi, che ripensavano in forme critiche e con forti istanze etiche la cultura illuminista.
    Rientrato a Milano nel 1807, incontra e si innamora di Enrichetta Blondel, con la quale si sposa con rito calvinista e dalla quale avrà negli anni ben dieci figli (otto dei quali gli morirono tra il 1811 e il 1873). Il 1810 è l'anno della conversione religiosa della coppia: il 22 maggio Enrichetta abbraccia la fede cattolica e, tra l'agosto ed il settembre, il Manzoni si comunica per la prima volta. Dal 1812 lo scrittore compone i primi quattro "Inni Sacri", che verranno pubblicati nel '15; l'anno seguente inizia la stesura de "Il conte di Carmagnola".
    È questo, per il Manzoni, un periodo molto triste dal punto di vista familiare (dati i numerosi lutti) ma molto fecondo da quello letterario: nei due decenni successivi (all'incirca fino al '38-'39) compone, tra gli altri, "La Pentecoste", le "Osservazioni sulla morale cattolica" (che, a parte le ragioni ideologiche, sono un prezioso documento della sensibilità psicologica del Manzoni), la tragedia "l'Adelchi", le odi "Marzo 1821" e "Cinque Maggio", le "Postille al vocabolario della crusca" ed avvia la stesura del romanzo "Fermo e Lucia", uscito poi nel 1827 col titolo "I promessi sposi" (ma la cui seconda e definitiva stesura avverrà nel 1840, con la pubblicazione a dispense corredata dalle illustrazioni del Godin).
    Il lungo lavoro di stesura del romanzo si caratterizza sostanzialmente per la revisione linguistica, nel tentativo di dare un orizzonte nazionale al suo testo, orientandosi sulla lingua "viva", cioè parlata dai ceti colti della Toscana contemporanea. Per questo si recò a Firenze nel 1827 allo scopo di "risciacquare i panni in Arno".
    Nel 1833 muore la moglie, ennesimo lutto che getta lo scrittore in un grave sconforto. Passano quattro anni e nel 1837 si risposa con Teresa Borri. La tranquillità familiare, però, è ben lungi dal profilarsi all'orizzonte, tanto che nel 1848 viene arrestato il figlio Filippo: è proprio in questa occasione che scrive l'appello dei milanesi a Carlo Alberto. Di due anni dopo è la lettera al Carena "Sulla lingua italiana". Tra il '52 e il '56 si stabilisce in Toscana. La sua fama di letterato, di grande studioso di poetica ed interprete della lingua italiana si andava sempre più consolidando e i riconoscimenti ufficiali non si fanno attendere, tanto che nel 1860 ha il grande onore di essere nominato Senatore del Regno.
    Purtroppo, accanto a questa soddisfazione di rilievo segue sul piano privato un altro incommensurabile dolore: appena un anno dopo la nomina, perde la seconda moglie. Nel 1862 viene incaricato di prendere parte alla Commissione per l'unificazione della lingua e sei anni dopo presenta la relazione "Dell'unità della lingua e dei mezzi per diffonderla".
    Alessandro Manzoni muore a Milano il 22 maggio 1873, venerato come il letterato italiano più rappresentativo del secolo e come il padre della lingua italiana moderna.
    Per la sua morte Giuseppe Verdi compose la stupenda e laica "Messa da Requiem".

    Frasi di Alessandro Manzoni «Il vero male non è quello che si soffre, ma quello che si fa.»
    «Le parole fanno un effetto in bocca e un altro negli orecchi.»
    «Non sempre ciò che vien dopo è progresso.»

    Breve biografia e opere
    I promessi sposi, film di Mario Camerini.



    Supplementi autore Marconi Guglielmo


    Marconi ricorda la prima trasmissione radio.mp3 (998.6 kb)
    Rai - Annuncio prima trasmissione radiofonica - 1924.mp3 (736.3 kb)

    Supplementi autore Marinetti Filippo Tommaso


    Filippo Tommaso Marinetti

    22 dicembre 1876 - 2 dicembre 1944
    Il poeta combattente

    Filippo Tommaso Marinetti nasce ad Alessandria d'Egitto il 22 dicembre 1876, secondogenito dell'avvocato civilista Enrico Marinetti e di Amalia Grolli.
    Alcuni anni dopo, la famiglia torna in Italia e si stabilisce a Milano. Fin da giovanissimi i fratelli Marinetti manifestano uno smisurato amore per le lettere, ed un temperamento esuberante.
    Nel 1894 Marinetti consegue il baccalaureato a Parigi e si iscrive alla facoltà di Legge di Pavia già frequentata dal fratello maggiore Leone, che morirà nel 1897 a soli 22 anni a causa di complicazioni cardiache.

    Trasferitosi all'ateneo di Genova un anno prima della laurea, che conseguirà nel 1899, collabora all'Anthologie revue de France et d'Italie, e vince il concorso parigino dei Samedis populaires con il poemetto La vieux marins.
    Nel 1902 viene pubblicato il suo primo libro in versi La conquete des ètoiles nel quale già si scorgono i primi versi sciolti e quelle figure che caratterizzeranno la letteratura futurista.

    Vicino all'area politica socialista non vi aderisce mai a pieno per via delle sue idee nazionaliste, e nonostante la pubblicazione sull'Avanti del suo Re Baldoria, riflessione politico satirica.
    Nel 1905 fonda la rivista Poesia, tramite la quale inizia la sua battaglia per l'affermazione del verso libero, per il quale dapprima incontra un'ostilità diffusa. Il 20 febbraio del 1909 pubblica su Le Figaro' il manifesto del Futurismo, fondato su undici punti che conglobano tutte le arti, il costume e la politica, facendo del futurismo l'unica avanguardia poliedrica. Il futurismo dichiara Marinetti: "E' un movimento anticulturale, antifilosofico, di idee, di intuiti, di istinti, di schiaffi, pugni purificatori e velocizzatori. I futuristi combattono la prudenza diplomatica, il tradizionalismo, il neutralismo, i musei, il culto del libro."

    La rivista Poesia viene soppressa pochi mesi dopo perchè considerata sorpassata dallo stesso Marinetti, il quale conclude la sua pubblicazione facendo apparire sull'ultimo numero il poema futurista Uccidiamo il chiaro di luna, atto d'accusa all'arcaico sentimentalismo dominante nella poesia italiana, e vero e proprio inno alla follia creativa.

    Da principio, oltre ai frizzanti e provocatori Manifesti, le serate a teatro sono la principale cassa di risonanza del futurismo, il pubblico composto da aristocratici, borghesi e proletari, viene provocato con abilità e maestria e spesso le serate futuriste si concludono con l'intervento delle forze dell'ordine.
    Nel 1911 allo scoppio del conflitto in Libia, Marinetti, vi si reca come corrispondente per il giornale parigino L'intransigeant, e sui campi di battaglia trova l'ispirazione che consacrerà definitivamente le parole in libertà.
    Nel 1913, mentre in Italia sempre più artisti aderiscono al futurismo, Marinetti parte per la Russia per un ciclo di conferenze. Nel 1914 pubblica il libro parolibero Zang Tumb tumb.

    Alla vigilia del primo conflitto mondiale Marinetti ed i futuristi si proclamano accesi interventisti, e partecipano al conflitto, alla fine del quale al leader futurista sono conferite due medaglie al valore militare.
    Alla fine della prima guerra mondiale Marinetti stipula un programma politico futurista, i suoi intenti rivoluzionari portano alla formazione dei fasci futuristi e alla fondazione del giornale Roma futurista. Nello stesso anno avviene l'incontro con la poetessa e pittrice Benedetta Cappa che nel 1923 diventerà sua moglie, e da cui avrà tre figlie.

    Nonostante una certa vicinanza all'area comunista e anarchica, Marinetti non è convinto che una rivoluzione bolscevica come quella russa sia prospettabile per il popolo italiano, e ne propone un'analisi nel suo libro Al di là del comunismo pubblicato nel 1920.
    Il programma politico futurista affascina Mussolini trascinandolo a fare suoi molti degli innumerevoli punti del manifesto programmatico. Nel 1919 alla riunione al San Sepolcro per la cerimonia di fondazione dei fasci dei combattenti, Mussolini si avvale della collaborazione dei futuristi e della loro abilità propagandistica.

    Nel 1920 Marinetti si allontana dal fascismo, accusandolo di reazionarietà e passatismo, rimanendo comunque una personalità rispettata e piena di considerazione da parte di Mussolini. Durante i primi anni di regime fascista Marinetti intraprende varie tournee all'estero per la divulgazione del futurismo, durante questi suoi viaggi partorisce l'idea per un nuovo tipo di teatro, "regno del chaos e della molteplicità."
    Il 1922 è l'anno che vede la pubblicazione del, a detta del suo stesso autore, "indefinibile romanzo" Gl'Indomabili, a cui seguiranno altri romanzi e saggi.

    Nel 1929 viene insignito della carica di letterato d'Italia. Seguono la pubblicazione di poemi ed aeropoemi.
    Nel 1935 si reca volontario in Africa orientale; di ritorno nel 1936 comincia una lunga serie di studi e sperimentazioni sulle parole in libertà.
    A luglio del 1942 riparte per il fronte, stavolta nella campagna di Russia. Il suo stato di salute all'arrivo del rigido autunno si aggrava ulteriormente e viene rimpatriato. Nel 1943 dopo la destituzione di Mussolini, con la moglie e le figlie, si trasferisce a Venezia.

    Verso l'una e venti del 2 dicembre 1944 a Bellagio sul Lago di Como, mentre dimorava in un albergo in attesa di ricovero in una clinica svizzera, muore a causa di una crisi cardiaca; quella stessa mattina all'alba aveva composto i suoi ultimi versi.

    Di lui ha detto il poeta Ezra Pound: "Marinetti e il futurismo hanno dato un grande impulso a tutta la letteratura europea. Il movimento al quale Joyce, Eliot, io stesso e altri abbiamo dato origine a Londra non sarebbe esistito senza il futurismo".

    Aforismi

    «Ogni idea politica è un organismo vivo. I partiti sono quasi sempre destinati a diventare dei grandi cadaveri gloriosi.»
    «Il matrimonio è il comune purgatorio di tutti i temperamenti rigogliosi e potenti.»
    «Il comunismo è l'esasperazione del cancro burocratico che ha sempre roso l'umanità.»
    «La guerra sta all'uomo come la maternità alle donne.»
    «Non tutto ciò che viene fischiato è necessariamente bello o nuovo.»
    «L'avvocato e il professore: due malattie italiane.»
    «La massima originalità, la massima sintesi, il massimo dinamismo, la massima simultaneità e la massima portata mondiale. Ecco che cos'è la pubblicità.»
    «L'arte è per noi inseparabile dalla vita. Diventa arte-azione e come tale è sola capace di forza profetica e divinatrice.»

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Filippo Tommaso Marinetti.txt (6.5 kb)

    Supplementi autore Markaris Petros


    Cenni biografici su Petros Markaris

    Petros Markaris nasce a Istanbul, in Turchia, da padre armeno, di professione imprenditore, e da madre greca. Compie i propri studi presso il St. Georgs-Kolleg[2] di Istanbul e, una volta conseguito il diploma, studia economia presso le Università di Vienna e di Stoccarda. Facendo parte della minoranza armena per parte di padre, per molti anni non ebbe alcuna cittadinanza[3]; stabilitosi in Grecia, ad Atene, nel 1964, acquisí la cittadinanza greca soltanto nel 1974, poco dopo la caduta del regime dei colonnelli, assieme al resto della minoranza armena residente nel Paese balcanico[3].
    Markaris parla e scrive in greco, turco e tedesco. Ha tradotto in greco diverse opere teatrali tedesche, tra cui i due Faust di Goethe e Madre Coraggio di Brecht.
    Sceneggiatore e autore di teatro, ha collaborato con Theo Anghelopulos. Questo aspetto è ripetuto pedissequamente in tutte le biografie, ma senza precisare la qualità e la quantità di questa collaborazione né concretamente quale contributo Markakis abbia dato, posto che il regista che ha diretto i detti film rimane sempre e solo Anghelopulos, cui va attribuita la sola paternità delle scenografie e sceneggiature, come è ricordato nei titoli in coda di tutti i suoi film. Tra questi contributi di Markakis alle citate sceneggiature è ricordata quella del film L'eternità e un giorno, Palma d'oro al Festival di Cannes 1998. Durante la lavorazione del film, Markaris ha tenuto un diario pubblicato in Grecia nell'ottobre 2000.
    Il suo primo romanzo, «Ultime della notte», è stato adattato per una serie poliziesca di grande successo alla televisione greca.

    Il commissario Charitos

    Il cognome greco del personaggio principale è Cháritos (nel greco moderno la lettera χ, translitterata come ch- , va pronunciata come una c aspirata, alla maniera un po' della fonetica fiorentina nella pronuncia della parola casa)
    La celebrità di Markaris in Europa è soprattutto legata alla figura del commissario Kostas Charitos, definito dalla critica internazionale «il fratello greco di Maigret» e «il Montalbano di Atene» per la vicinanza col personaggio di Andrea Camilleri, attivo come lui nell'area mediterranea.Queste definizioni però indicano già per sé i limiti di originalità del personaggio del Commissario Charitos, che viene infatti qualificato con un rinvio a romanzi di altri autori più celebri.
    Kostas Charitos è il protagonista di una serie di libri (15 romanzi e alcune serie di racconti fra cui la raccolta I labirinti di Atene), che sono stati tradotti in italiano, inglese, tedesco, spagnolo e turco.
    Il commissario - che racconta in prima persona - fa parte della squadra omicidi ateniese. Come libri possiede praticamente soltanto vocabolari che consulta per rilassarsi, spesso in orari che dovrebbe dedicare al sonno. Nei racconti è accompagnato spesso da personaggi di poco spessore o decisamente marginali per la comprensione del romanzo, come la moglie Adriana, litigiosa, pessimista, sentenziosa e tv dipendente, ma apprezzata cuoca e molto amata, dalla caparbia figlia Caterina, prima studentessa di legge e poi tirocinante, a cui da un certo punto dei racconti si aggiungerà il fidanzato e in seguito marito Fanis, medico ospedaliero. Decisamente di maggior rilievo nella trama delle storie del commissario Charitos è il capo Ghikas, che appare con un ruolo fondamentale nelle attività investigative sin dai primi racconti, e da alcuni collaboratori di polizia.
    L'altro personaggio costante in questa narrativa è l'Atene moderna, afflitta da eterni ingorghi, urbanizzazione dissennata, burocrazia infingarda, piccola e grande corruzione, di cui Markaris descrive puntigliosamente i percorsi, con la precisione di itinerari turistici.

    Per ulteriori informazioni consultare la pagina di Petros Markaris su Wikipedia.


    Supplementi autore Mazzini Giuseppe


    Biografia di Giuseppe Mazzini

    patriota, politico e filosofo italiano.
    22 giugno 1805 - 10 marzo 1872

    Il padre del Risorgimento italiano nasce a Genova il 22 giugno 1805, terzogenito di tre bambini. Era stato preceduto dalle due sorelle, Rosa e Antonietta.
    Ragazzino sveglio e vivace, già adolescente sente vivo e forte l'interesse per le tematiche politiche, soprattutto quelle concernenti l'Italia, vero e proprio destino annunciato.
    Nel 1820 è ammesso all'Università; avviato in un primo tempo agli studi di medicina, passa a quelli di legge. Nel 1826 scrive il suo primo saggio letterario, "Dell'amor patrio di Dante", pubblicato l'anno successivo. Poco dopo la laurea, entra a far parte della cosiddetta Carboneria, ossia una società segreta con finalità rivoluzionarie.
    Per dare un valore sempre più propulsivo alle sue idee, inizia una collaborazione con "L'indicatore genovese", giornale che si professava letterario a mò di copertura, presto soppresso dal governo Piemontese il 20 dicembre. Detto fatto, si sposta e comincia a collaborare invece all'"Indicatore livornese". Intanto, parallelamente all'attività pubblicistica, svolge una ben più concreta attività di persuasione fra la gente, viaggiando in Toscana e cercando aderenti alla Carboneria. Una violenta delusione è però pronta ad attenderlo. Il 21 ottobre, a Genova, è tradito e denunciato alla polizia quale carbonaro. Il 13 novembre è arrestato e chiuso in carcere nella fortezza di Savona.
    Non essendo emerse prove a suo carico gli fu offerto o di vivere al "confino" in qualche sperduto borgo del regno sotto la sorveglianza della polizia o di andare in esilio a Marsiglia: decide per la seconda soluzione: esce dal Regno Sardo il 10 febbraio 1831. L'animo è provato ma non certo abbattuto. L'attività di lotta prosegue. Si reca così a Ginevra, dove incontra alcuni esuli; passa a Lione e vi trova alcuni proscritti italiani; con essi parte per la Corsica, sperando di portare aiuto agli insorti dell'Italia centrale. Rientrato in Francia fonda a Marsiglia la Giovine Italia che si propone di costituire la Nazione "Una, Indipendente, Libera, Repubblicana". Fa stampare una lettera aperta a Carlo Alberto, appena salito al trono per esortarlo a prendere l'iniziativa della riscossa italiana.
    Grazie allo spirito profondamente religioso e alla dedizione verso lo studio degli avvenimenti storici, egli aveva compreso come solo una stato di tipo repubblicano avrebbe potuto permettere il raggiungimento degli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità propri della Rivoluzione Francese. Per questo formulò il programma più radicale fra tutti quelli dibattuti nel corso del Risorgimento italiano e, fedele alle sue idee democratiche, avversò la formazione di uno stato monarchico.
    Nel 1832, a Marsiglia, inizia la pubblicazione della rivista "La Giovine Italia", che ha come sottotitolo "Serie di scritti intorno alla condizione politica, morale e letteraria dell'Italia, tendenti alla sua rigenerazione". L'iniziativa ha buon successo e ben presto L'associazione Giovine Italia si estende anche nell'ambito militare. Nel Regno Sardo sono condannati a morte vari affiliati. Per la sua attività rivoluzionaria, Mazzini è condannato a morte in contumacia il 26 ottobre dal Consiglio Divisionale di Guerra di Alessandria.
    Il 2 febbraio 1834 fallisce il tentativo di invasione della Savoia. Mazzini ripara nella Svizzera. si accorda con patrioti esuli di tutte le nazionalità oppresse; Favorisce la costituzione delle società, più o meno segrete, Giovine Polonia, Giovine Germania, che, collegate con la Giovine Italia formano la Giovine Europa, tendente a costituire le libere nazioni europee affratellate. Il Gran Consiglio di Berna espelle Mazzini che aveva anche promosso la Costituzione della Giovine Svizzera. Nell'ottobre, con i fratelli Ruffini, è a Grenchen. Seguono numerosi spostamenti.
    1836 Il 28 maggio è arrestato a Soletta; poco dopo la Dieta Svizzera lo esilia in perpetuo dallo Stato. Si reca a Parigi, dove il 5 luglio è arrestato; è rilasciato a patto che parta per l'Inghilterra. Nel 1837 gennaio giunge a Londra. È in miseria: riceverà più tardi modesti compensi per la collaborazione a giornali e riviste inglesi.
    Siamo ormai nel 1840. Il 30 aprile ha ricostituito la Giovine Italia. Il 10 novembre inizia a Londra la pubblicazione del periodico "Apostolato popolare", che reca nel sottotitolo "Libertà, Eguaglianza, Umanità, Indipendenza, Unità - Dio e il popolo - Lavoro e frutto proporzionato".
    1841 Fonda una scuola gratuita per i fanciulli poveri in Londra.
    L'8 settembre 1847, da Londra, sottoscrive una lunga lettera a Pio IX indicandogli ciò che dovrebbe e potrebbe fare poi si reca a Parigi dove detta lo statuto dell'Associazione Nazionale Italiana. Il 7 aprile giunge a Milano liberata dagli austriaci. Fonda il quotidiano "L'Italia del popolo", nel quale chiarisce le proprie idee sul modo di condurre la guerra. Nell'agosto lascia Milano per l'arrivo degli austriaci, raggiunge Garibaldi a Bergamo e lo segue in qualità di alfiere. L'8 agosto ripara in Svizzera, dove rimarrà fino al 5 gennaio 1849.
    Il 9 febbraio 1849 è proclamata la Repubblica Romana. Goffredo Mameli telegrafa a Mazzini: "Roma Repubblica, venite!". Il 5 marzo entra in Roma "trepidante e quasi adorando". Il 29 marzo è nominato triumviro. Il 30 giugno, di fronte all'impossibilità di resistere oltre in Roma, respinta la sua proposta di uscire con l'esercito e trasferire altrove la guerra, si dimette con gli altri triumviri perché dichiara di essere stato eletto a difendere, non a sotterrare la Repubblica. Entrati i nemici, parte il 12 luglio per Marsiglia. Si reca quindi a Ginevra e successivamente a Losanna, dove è costretto a vivere nascostamente.
    Nel 1851 torna nel gennaio a Londra, dove si fermerà fino al 1868, salvo numerose visite di settimane o di pochi mesi nel continente. Fonda nella capitale inglese la società "Amici d'Italia" per estendere simpatie alla causa nazionale. Focolai di protesta e rivoluzione, intanto, si spandono dappertutto. È il 6 febbraio 1853 quando, ad esempio, a Milano è represso nel sangue un tentativo insurrezionale contro gli austriaci.
    Dopo alcuni anni ancora fuori dall?Italia, nel '57 torna a Genova per preparare con Carlo Pisacane l'insurrezione che dovrebbe poi scoppiare nel capoluogo ligure. La polizia non riesce ad arrestare Mazzini che, per la seconda volta, sarà condannato a morte in contumacia (28 marzo 1858).
    Londra, ancora una volta accoglie l'esule in pericolo. Da lì scrive a Cavour per protestare contro alcune dichiarazioni pronunciate dallo statista e si oppone, sostenuto da numerosi altri repubblicani, alla guerra all'Austria in alleanza con Napoleone III. Escluso dall'amnistia concessa all'inizio della guerra, si reca clandestinamente a Firenze. La speranza è quella di poter raggiungere Garibaldi per l'impresa dei Mille cosa che si avvera solo nel 1861, grazie ad un'adunanza di mazziniani e garibaldini in soccorso a Garibaldi in difficoltà in Sicilia e Napoli.
    L'11 agosto parte per la Sicilia sperando in un movimento insurrezionale. A Palermo prima di scendere dalla nave, è dichiarato in arresto; il 14 agosto è portato al carcere del forte di Gaeta. Il 14 ottobre è liberato, in virtù dell'amnistia concessa ai condannati politici per la presa di Roma. Dopo brevi soste a Roma, Livorno, Genova, riprese la via dell'esilio. È a Lugano alla fine di ottobre; ritorna a Londra alla metà di dicembre.
    1871 Il 9 febbraio esce a Roma il numero - programma del settimanale "La Roma del popolo". Il 10 febbraio lascia Londra per Lugano. Nel novembre promuove il Patto di Fratellanza tra le società italiane operaie.
    1872 Giunge in incognito a Pisa il 6 febbraio, ospite dei Nathan-Rosselli, dove muore il 10 marzo. Il 17 successivo si svolgono a Genova i funerali solenni, vi partecipano, secondo i calcoli della polizia, circa centomila persone.
    Una perculiarità di Mazzini è quella di non aver mai aderito alla visione marxista della storia e di aver rigettato sia la teoria della divisine per classi che l'impostazione rivoluzionaria violenta propria del comunismo, pur essendo legato ad una concezione solidaristica dei rapporti sociali. La sua rivolta era una rivolta di libertà, non un tentativo di cambiare la società per instaurarne una "più giusta".
    Le sue ultime battaglie politiche si erano dirette, per l'appunto, contro il progressivo affermarsi dell'egemonia marxista all'interno del movimento operaio italiano, contro la quale aveva promosso, nel 1864, un Patto di fratellanza fra le società operaie aderenti a un programma moderato e interclassista.

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Giuseppe Mazzini.txt (8.5 kb)

    Supplementi autore McCarthy Cormac


    Biografia di Cormac McCarthy.txt (6.8 kb)

    Supplementi autore Melis Francesco


    Profilo di Francesco Melis

    Francesco Melis si occupa da oltre trenta anni di tifloinformatica come componente dell'équipe riabilitativa dell'ASP Sant'Alessio Margherita di Savoia per i ciechi di Roma.
    I suoi interessi, derivanti dai suoi studi di ingegneria elettronica ad indirizzo informatico, e le sue attività, vertono, oltre al contatto diretto riabilitativo con l'utenza disabile visiva, sulla formazione tifloinformatica, ricerca, sviluppo e sperimentazione di strumenti e metodiche tifloinformatiche volte al superamento delle barriere/difficoltà che si presentano in particolare nei processi di studio ed in ambienti lavorativi.

    FlowML
    Trasposizione di flow chart in formato testo

    Nelle prime fasi di avvicinamento alla programmazione e agli algoritmi, i docenti utilizzano i diagrammi di flusso (Flow Chart) come strumento di rappresentazione degli algoritmi. Ovviamente gli allievi non vedenti incontrano difficoltà nel comprendere tali schemi grafici. La metodica proposta in questo lavoro mira a rappresentare in forma testuale, semanticamente equivalente, lo schema grafico dei flow chart in modo che, con l'aiuto dell'assistente didattico, lo studente disabile della vista possa essere facilitato nel comprenderne la struttura.
    Scarica qui il lavoro originale.
    Il file PDF contiene alcuni schemi di flow chart in forma grafica destinati agli assistenti didattici. Sono presenti, tra l'altro, delle frecce colorate per indicare, ed associare, i punti dello schema grafico alle relative didascalie rese in formato testuale.


    Supplementi autore Merini Alda


    Alda Merini, all'anagrafe Alda Giuseppina Angela Merini (Milano, 21 marzo 1931 - Milano, 1 novembre 2009) è stata una poetessa, aforista e scrittrice italiana.

    Per ulteriori informazioni consultare la pagina di Alda Merini su Wikipedia.

    La madre (Poema della croce) di Alda Merini. (poesia letta dall'autrice.mp3 (1.4 Mb)
    vita e opere di Alda Merini.txt (26.9 kb)

    Supplementi autore Michaels Kasey


    Kasey Michaels.
    Scrittrice statunitense nata nel 1943, Kasey Michaels è una prolifica autrice di romanzi d'amore, con più di cento romanzi pubblicati.
    Michaels è nota per i suoi libri romantici ambientati nell'era storica della Reggenza in Inghilterra, sebbene abbia mescolato altri generi, come il paranormale, i viaggi nel tempo o il mistero.

    Saga dei Becket

    Pubblicata negli anni 2007-2008, la serie è composta da sette volumi che raccontano la storia degli otto figli di Geoffrey Baskin, alias Ansley Becket. La storia inizia 13 anni prima del primo libro dedicato a Change Becket.
    Quello che accadde, cioè la causa scatenante di tutto, è descritta un po' spezzettata per tutti e 7 i libri della saga e via via i dettagli di quel tragico evento diventano sempre meno nebulosi, fino alla definitiva esplicazione nell'ultimo libro dedicato al secondo figlio adottivo Courtland e la vera figlia di Ansley, Cassandra.
    Per arrivare a capire i protagonisti dei singoli libri, non bisogna dimenticare né il loro passato come bambini orfani, né il loro passato come famiglia in fuga dal passato.
    Geoffrey Baskin è un corsaro inglese che agisce nei Caraibi, ha una ciurma di fedelissimi e ha creato per loro un mondo in un isola segreta, dove l'equipaggio fa ritorno alle famiglie dopo le loro avventure. Probabilmente per riscattare se stesso dal mestiere scelto, Geoffrey decide di prendere con sé il primo orfanello, salvandolo da un destino di miseria e così che arriva ad addottare altri 6 bambini.
    Nel frattempo Geoffrey conosce la donna della sua vita Isabella, la sposa e nasce Cassandra, l'unica figlia naturale. Sembra tutto perfetto, una famiglia numerosa, amici fedeli... finalmente la voglia di cambiare vita e ritornare in patria con tutta la famiglia e vivere una vita onesta!
    Purtroppo arriva la tragedia, viene tradito dal suo socio e miglior amico, anche lui innamorato della moglie. Tornando da una nuova incursione, scopre che il sedicente amico ha trucidato senza nessuna pietà gli abitanti dell'isola e ucciso l'amata moglie! Si sono salvati solo i figli e pochi abitanti, decidono quindi di scappare dall'isola, cambiare identità e nascondersi in una regione desolata dell'Inghilterra per protteggersi... Questa pace durerà 13 anni, finché il cattivo che credevano morto, ritorna sulla scena per terminare la vendetta.
    Spiegato a grandi linee questo "evento scatenante", forse si riesce a seguire meglio il filo conduttore che unisce questa saga, un libro per ciascun figlio... Storia del figlio, storia che coinvolge il nemico che si interseca alla storia vera della guerra con la Francia e con gli Stati Uniti.
    Tutti i Becket condividono un segreto, che li unisce gli uni agli altri, che fa si che si proteggano e si aiutino, nonostante le loro diversità e la non parentala di sangue! Ecco i figli in ordine dal maggiore al minore, che non è però l'ordine di adozione. Titoli dei libri della serie.
    1. Ritorno a Becket Hall (titolo originale «A Gentleman by Any Other Name»).
      Inghilterra, 1811.
      Protagonisti Change Becket e Julia Carruthers.
    2. Una debuttante pericolosa (titolo originale «The Dangerous Debutante»).
      Inghilterra, 1812.
      Protagonisti Morgan Becket e Ethan Tanner, Conte di Aylesford.
    3. Il segreto di Eleanor (titolo originale «Beware of Virtuous Women»).
      Inghilterra, 1813.
      Protagonisti Eleanor Becket e Jack Eastwood.
    4. Un matrimonio di convenienza (titolo originale «A Most Unsuitable Groom»).
      Inghilterra, 1813.
      Protagonisti Spencer Becket e Mariah Rutledge.
    5. L'impavida miss Becket (titolo originale «A reckless beauty»).
      Inghilterra, 1815.
      Protagonisti Fanny Becket e Valentine Clement, Conte di Brede.
    6. Il ritorno di Rian (titolo originale «The return of the prodigal»).
      Francia - Inghilterra, 1815.
      Protagonisti Rian Becket e Lisette Beatty.
    7. L'ultima sfida dei Becket (titolo originale «Becket's Last Stand»).
      Inghilterra, 1815.
      Protagonisti Courtland Becket e Cassandra Becket.
    Tratto da:
    http://www.junerossblog.com/2008/07/saga-becknet-di-kasey-michaels.html


    Supplementi autore Millar Margaret


    Bibliografia di Margaret Millar.txt (0.5 kb)

    Supplementi autore Mittner Ladislao


    Storia della letteratura tedesca

    Quest'opera monumentale di Ladislao Mittner si divide in tre volumi e dieci tomi così suddivisi:
    1. Primo volume: 2 tomi (1° e 2°).
    2. secondo volume: 3 tomi (3°, 4° e 5°).
    3. terzo volume: diviso in due parti: III* 2 tomi (6° e 7°) e III** 3 tomi (8°, 9° e 10°).

    Note per consultare la versione presente nella Biblioteca Digitale




    Supplementi autore Montale Eugenio


    Eugenio Montale
    12 ottobre 1896
    12 settembre 1981

    Eugenio Montale, uno dei massimi poeti italiani, nasce a Genova il 12 ottobre 1896 nella zona di Principe. La famiglia commercia prodotti chimici (il padre era curiosamente fornitore dell'azienda dello scrittore Italo Svevo). Eugenio è ultimo di sei figli.
    Trascorre l'infanzia e la sua giovinezza tra Genova e lo splendido paese di Monterosso al Mare, nelle Cinque Terre, dove la famiglia è solita recarsi in vacanza.
    Frequenta l'istituto tecnico commerciale e si diploma in Ragioneria nel 1915. Tuttavia Montale coltiva i propri interessi letterari, frequentando le biblioteche della sua città e assistendo alle lezioni private di filosofia della sorella Marianna.
    La sua è una formazione da autodidatta: Montale scopre interessi e vocazione attraverso un percorso senza condizionamenti. Le lingue straniere e la letteratura (ha un amore speciale per Dante) sono la sua passione. Negli anni tra il 1915 e il 1923 inoltre studia musica insieme al baritono Eugenio Sivori.
    Entra all'Accademia militare di Parma dove richiede di essere inviato al fronte, e dopo una breve esperienza in Vallarsa e Val Pusteria, Montale viene congedato nel 1920.
    Questi sono gli stessi anni in cui il nome di D'Annunzio è conosciuto in tutta la nazione.
    Terminata la prima guerra mondiale Montale inizia a frequentare i circoli culturali liguri e torinesi. Nel 1927 si trasferisce a Firenze dove collabora con l'editore Bemporad. Nella capitale toscana gli anni precedenti erano stati fondamentali per la nascita della poesia italiana moderna. Le prime liriche di Ungaretti per "Lacerba", e l'accoglienza di poeti come Cardarelli e Saba presso gli editori fiorentini avevano gettato le basi di un profondo rinnovamento culturale che neppure la censura fascista avrebbe potuto spegnere. Montale entra in punta di piedi nell'officina della poesia italiana con un "signor biglietto da visita", l'edizione degli "Ossi di Seppia" del 1925.
    Nel 1929 è chiamato a dirigere il Gabinetto scientifico letterario G.P.
    Vieusseux, dal quale verrà espulso nel 1938 per antifascismo. Nel frattempo collabora con la rivista "Solaria", frequenta il circolo letterario del caffè delle "Giubbe Rosse" - dove tra gli altri conosce Gadda e Vittorini - e scrive per quasi tutte le nuove riviste letterarie che nascono e muoiono in quegli anni.
    Mentre la sua fama di poeta cresce, si dedica anche a traduzioni di poesie e testi teatrali, in prevalenza inglesi.
    Terminata la Seconda Guerra mondiale si iscrive al Partito d'Azione e inizia un'intensa attività con varie testate giornalistiche. Nel 1948 si trasferisce a Milano dove inizia la sua collaborazione con il Corriere della Sera, per conto del quale compie molti viaggi e si occupa di critica musicale.
    Montale raggiunge fama internazionale, attestata dalle numerose traduzioni in svariate lingue delle sue poesie.
    Nel 1967 viene nominato senatore a vita.
    Nel 1975 arriva il riconoscimento più importante: il Premio Nobel per la Letteratura.
    Muore a Milano il 12 settembre 1981, poco prima di compiere 85 anni, nella clinica San Pio X dove si trovava ricoverato per problemi conseguenti a una vascolopatia cerebrale. Viene sepolto accanto alla moglie Drusilla nel cimitero vicino alla chiesa di San Felice a Ema, sobborgo nella periferia sud di Firenze.

    Frasi di Eugenio Montale.
    «L'uomo dell'avvenire dovrà nascere fornito di un cervello e di un sistema nervoso del tutto diversi da quelli di cui disponiamo noi, esseri ancora tradizionali, copernicani, classici.»
    «L'uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi.»
    «Molti affetti sono abitudini o dovèri che non troviamo il coraggio di interrompere.»

    Biografia di Eugenio Montale.txt (170.9 kb)

    Supplementi autore Montanelli Indro


    Indro Montanelli
    22 aprile 1909
    22 luglio 2001

    Da quando Indro Montanelli è scomparso la sua mancanza all'interno della cultura italiana si nota in maniera importante; il ricordo della sua presenza sanguigna e amante della verità riacutizza sempre più il dolore per la sua perdita. Montanelli era, oltre un cane sciolto, un personaggio incapace di aderire ai luoghi comuni più conclamati, l'ultimo vero inviato d'assalto, un esempio di quel tipo di giornalismo che sembra ormai scomparso, quello che produceva storia nel suo farsi.
    Nato il 22 aprile 1909 a Fucecchio, un paesino a metà strada tra Pisa e Firenze, a sentire quanto disse lui stesso crebbe con la passione del giornalismo scritta nel sangue, forse trasmessa dal DNA del nonno, Giuseppe Montanelli, anch'egli scrittore nonché politico.
    Dopo aver conseguito due lauree, una in giurisprudenza e l'altra in scienze politiche, emigra in Francia dove assunto da "Paris Soir" inizia la sua carriera come reporter. Cresciuto e plasmato però sotto l'egida del fascismo nel 1935 decide di partire e arruolarsi nel ventesimo battaglione eritreo, esperienza raccontata in un diario pubblicato e recensito in Italia in maniera entusiastica da Ugo Ojetti (un mostro sacro della carta stampata purtroppo caduto nel dimenticatoio). Questa del diario è ancora la fase dello "scrittore" Montanelli, in cui però si intravede già la stoffa del grande testimone.
    Intanto si reca in Spagna per il "Messaggero", dove nei suoi resoconti si esprime senza peli sulla lingua contro il regime. Un atteggiamento che non può piacere al regime nostrano che ne ordina il rimpatrio, espellendolo non solo dal partito ma anche dall'albo professionale. Come contropartita, forse nell'illusione di addomesticarlo, viene mandato da Bottai a dirigere l'Istituto italiano di cultura in Estonia per un anno. Tornato in Italia, gli viene riconsegnata la tessera di giornalista, ma rifiuta di richiedere quella del Partito fascista.
    È in questo momento storico che nella vita di Montanelli si affaccia il "Corriere della sera", il quotidiano diventato poi per lui una sorta di seconda casa. L'allora direttore Aldo Borelli memore del contenuto e dello stile del famoso 'Diarì, e consapevole delle qualità ormai dimostrate dal giovane inviato, lo vuole caparbiamente con sé nella sua scuderia. Mai intuizione si è rivelata più azzeccata, se è vero che il legame fra Montanelli e il quotidiano di via Solferino si è succeduto, pur con alti e bassi, per più di quaranta anni.
    In seguito numerose sono state le testimonianze rese da questo acuto osservatore in una serie di reportages divenuti memorabili e che lo hanno innalzato al rango di principe del giornalismo.
    È in Germania quando il Terzo Reich avanza verso Danzica e parla con Adolf Hitler in persona.
    Poi va in Finlandia e Norvegia, e proprio le corrispondenze sul conflitto russo-finlandese lo impongono definitivamente come grande inviato. Nel 1944 finisce in prigione a San Vittore per antifascismo e viene condannato a morte dai nazisti, ma scampa miracolosamente alla fucilazione per intervento della madre, che riesce a far intercedere per lui l'allora arcivescovo di Milano, cardinale Ildefonso Schuster (ma questo lo scoprirà lui stesso solo qualche decennio dopo). La prigionia gli suggerisce uno dei suoi libri più belli, "Il generale Della Rovere", che tradotto in film da Roberto Rossellini riceverà il Leone d'oro a Venezia.
    Uscito da S. Vittore si rifugia in Svizzera ma finita la guerra, torna al "Corriere della sera" come inviato. Tra i primi a giungere nella Budapest insorta, Montanelli scrisse che non si trattava di ribelli borghesi, ma di "comunisti antistalinisti", un'affermazione che gli attirerà gli strali della sinistra italiana.
    Dalle colonne del Corriere il gran toscano ha giudicato negli anni l'Italia e gli italiani secondo un modello interpretativo che era stato proprio di alcuni suoi maestri come Prezzolini, il più ricordato e forse il preferito (anche per via di alcune affinità caratteriali). Ma il giornalista, pur fustigando da par suo tutti i difetti della gente italica e del suo stile, è sempre rimasto legato alla sua terra, testimoniando negli anni indiscutibile fedeltà ed attaccamento sentimentale.
    Dopo le amarezze subite per via della conduzione orientata a sinistra del Corriere negli anni '70, quando direttore era Piero Ottone, un Corriere che ormai il vecchio Indro non riconosceva più come suo, nel 1974 fondò con l'ausilio di alcuni colleghi e fuoriusciti del Corriere il "Giornale Nuovo", oggi conosciuto semplicemente come il "Giornale" (ma solo qualche anno fa chiamato ancora familiarmente "Il Giornale di Montanelli").
    È la stagione del terrorismo, delle Br e anche Montanelli subisce un'attentato, per fortuna non mortale: gli sparano alle gambe il 2 giugno del 1977, accanto ai giardini di via Palestro, a Milano. La sua vecchia "casa", il Corriere, nel darne la notizia non lo nomina neanche ma si limita a dedicargli una colonnina con l'indegno titolo di "Gambizzato un giornalista".
    Partito bene, con gli anni, però, anche il Giornale cominciò a perdere copie, entrando in un'insanabile crisi economica. Il quotidiano fu così rilevato da Silvio Berlusconi, che lo portò di nuovo ad alti livelli. Ma con la discesa in campo sul terreno della politica dell'imprenditore milanese vennero alla luce alcuni contrasti fra quest'ultimo e il grande giornalista circa la linea editoriale. L'anarchico Indro mai e poi mai avrebbe potuto piegarsi ad un diktat, da qualsiasi parte venisse, e così, all'alba degli ottant'anni decise di buttarsi nella direzione di un nuovo quotidiano "La Voce", espressione di una destra liberale e anticonformista.
    Purtroppo, nonostante le premesse, il risultato non fu dei migliori. "La Voce" chiuse ufficialmente il 12 aprile del 1995. A quel punto prima decise di collaborare con la rete tv TMC, non senza continuare a pubblicare sapidi editoriali sul Corriere, poi, con l'invenzione de "La stanza di Montanelli", una rubrica basata sul dialogo con i lettori, decise di tornare alla grande al centro del dibattito politico e storico. Prima della Stanza l'allora direttore Paolo Mieli con un gesto che lo stesso Montanelli disse di non aver mai dimenticato, gli offrì la direzione del Corriere al posto suo, ma Indro forse ormai stanco preferì la formula più rilassata della posta dei lettori.
    Il grande giornalista si è spento domenica 22 luglio 2001 all'età di 92 anni, dopo essere stato ricoverato per tre settimane in una clinica di Milano in seguito ad un malore.
    Memorabile è rimasto il suo necrologio-epitaffio scritto di suo pugno nello stile asettico che gli era proprio quando parlava di se stesso ma per ciò stesso altamente commovente.

    Frasi di Indro Montanelli.
    «È pericoloso porre in modo sbagliato questioni sostanzialmente giuste.»
    «Non ho paura della morte, ma di morire.»
    «La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi.»


    Supplementi autore Moravia Alberto


    Biografia di Alberto Moravia.txt (9.3 kb)

    Supplementi autore Mori Claudia


    Biografia di Claudia Mori

    attrice, cantante e produttrice italiana.
    12 febbraio 1944

    Claudia Moroni nasce a Roma il 12 febbraio 1944. Il padre è attore di arte filodrammatica; nel 1958 grazie ad una sua foto pubblicata sulle pagine di Paese Sera, entra nel mondo dello spettacolo.
    Viene notata e partecipa da protagonista ad una pellicola del regista Raffaello Matarazzo dal titolo Cerasella, ispirata ad una famosa canzone napoletana. Assieme alla giovanissima Claudia Mori c'è un altrettanto giovane Massimo Girotti (Terence Hill).
    Dopo questa esperienza seguono film come Rocco e i suoi fratelli (di Luchino Visconti), Sodoma e Gomorra (di Robert Aldrich). Ben presto, nel 1963, sul set del film di Lucio Fulci dal titolo Uno Strano tipo, arriva l'incontro con Adriano Celentano. Quest'ultimo a sorpresa lascia la fidanzata Milena Cantù e nel 1964 sposa in segreto Claudia Mori, di notte, nella chiesa di San Francesco a Grosseto. Dalla felice unione nascono tre figli: Rosita (1965), Giacomo (1966), e Rosalinda (1968).
    Nel 1964 Claudia Mori recita in Super rapina a Milano, primo film di cui Adriano Celentano firma la regia. Da questo momento in poi la carriera di attrice viene accantonata in favore di quella di cantante. Sempre nel 1964 incide infatti il suo primo disco 45 giri Non guardarmi. Il retro una cover di Little Eva, Quello che ti dico (The locomotion).
    In duetto con il marito canta La coppia più bella del mondo, che nel 1967 riscuote un grandissimo successo. Insieme vincono inoltre il Festival di Sanremo del 1970 con Chi non lavora non fa l'amore. Nello stesso anno duetta nuovamente con il marito in 30 donne del West e sul lato B del 45 giri incide come solista Più forte che puoi, firmata con lo pseudonimo LEI.
    Claudia Mori torna sui set cinematografici nel 1971: ancora una volta al suo fianco c'è Adriano Celentano e il film si intitola Er più - Storia d'amore e coltello (regia di Sergio Corbucci, con Vittorio Caprioli, Romolo Valli, Maurizio Arena e Ninetto Davoli).
    Nel 1973 gira la versione cinematografica di Rugantino (regia di Pasquale Festa Campanile), sempre con Adriano Celentano come protagonista. L'attrice interpreta inoltre il ruolo di Rosita Flores ne L'emigrante (di Pasquale Festa Campanile), film di cui incide anche la colonna sonora.
    Per l'etichetta CGD nel 1974 incide l'album Fuori tempo, in cui collabora Paolo Limiti, che scrive tra le altre la famosa canzone Buonasera dottore. Inizialmente destinata a Mina - che l'avrebbe ricantata molti anni dopo - la canzone viene pubblicata su singolo e raggiunge la vetta delle classifiche nel 1975, diventando il più grande successo di Claudia Mori, quale interprete solista.
    Nel 1975 recita una piccola parte nel pluripremiato film Yuppi du (per la regia di Adriano Celentano). Nello stesso anno gira anche Come una Cenerentola (con Marcello Mastroianni), interpretandone l'omonima colonna sonora. L'anno successivo lavora ancora con Mastroianni, Lino Toffolo e Anna Miserocchi in Culastrisce nobile veneziano di Flavio Mogherini.
    Torna alla musica nel 1977 con l'album È amore. Il disco contiene l'omonimo brano, scritto da Shel Shapiro; il singolo Ehi, ehi, ehi, scritto da Roberto Vecchioni; Mi vuoi, scritta da Ivano Fossati (e pubblicata l'anno dopo su singolo nella versione di Marcella Bella); Io bella figlia, cover di una canzone di Roberto Carlos.
    L'anno seguente interpreta Marcella nel film Geppo il folle (di Adriano Celentano), mentre nel 1979 prende parte al film Linea di sangue (di Terence Young, con Audrey Hepburn, Ben Gazzara, Irene Papas, Omar Sharif e Romy Schneider).
    Nel 1980 è Mirandolina in una versione cinematografica de La locandiera di Carlo Goldoni (regia di Paolo Cavara, con Adriano Celentano, Paolo Villaggio e Milena Vukotic).
    Torna al Festival di Sanremo nel 1982 in qualità di ospite, dove presenta la canzone Non succederà più, una delle sue canzoni più conosciute, che ottiene successo anche in Spagna e Germania. L'anno seguente esce Il principe, brano di successo scritto con Giancarlo Bigazzi e Raf, sigla del programma tv Hit parade. Nel 1984 pubblica il disco Claudia canta Adriano, dedicato al repertorio del marito.
    Nel 1985 è diretta per l'ultima volta dal marito in Joan Lui - Ma un giorno nel paese arrivo io di lunedì e nello stesso anno torna al Festival di Sanremo per presentare il brano Chiudi la porta, rifacimento della canzone Un'altra volta chiudi la porta, incisa dieci anni prima da Celentano. L'anno successivo viene pubblicata la colonna sonora del film, in cui la Mori interpreta il brano La prima stella.
    A fianco di Pino Caruso nel 1989 partecipa come conduttrice al programma tv Du du du (Rai Due).
    Dal 1991 è amministratore delegato dell'etichetta discografica Clan Celentano Srl, dove coordina tutte le attività editoriali ed artistiche, producendo alcuni tra gli album più venduti dal marito (tra cui ricordiamo Mina Celentano del 1998).
    L'ultima apparizione come cantante al Festival di Sanremo è quella del 1994, dove è in gara con il brano Se mi ami Nel 2009 esce Claudia Mori Collection che comprende un cd con tutti i suoi successi e alcune B-sides tratte da vecchi 45 giri, più un DVD in cui è presente anche un filmato privato della famiglia Celentano, autorizzato dalla stessa Claudia Mori.
    Torna in tv nel settembre del 2009 partecipando come giudice a X Factor, talent show di Rai Due.
    Ha prodotto anche fiction televisive con la compagnia Ciao Ragazzi!.

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Claudia Mori.txt (5.5 kb)

    Supplementi autore Morin Edgar


    Biografia di Edgar Morin.txt (6.8 kb)

    Supplementi autore Morley Christopher


    Biografia di Christopher Morley

    Christopher Morley (Bryn Mawr, 5 maggio 1890 - Roslyn Estates, 28 marzo 1957) è stato uno scrittore statunitense. Nei suoi raffinati romanzi intreccia motivi umoristici e sentimentali in atmosfere incantate e assurde, interpretando con ironica eleganza di epigono le lezioni dello sperimentalismo europeo.

    Morley nacque a Bryn Mawr, in Pennsylvania. Suo padre, Frank Morley, era professore di matematica all'Haverford College; sua madre, Lilian Janet Bird, era una violinista dalla quale Christopher ereditò molto del suo successivo amore per la letteratura e la poesia.
    Nel 1900, la famiglia si trasferì a Baltimora. Nel 1906 Christopher entrò come matricola all'Haverford College e si laureò nel 1910; in seguito frequentò per tre anni il New College di Oxford grazie al programma della borsa di studio Rhodes, studiando storia moderna.
    Nel 1913 completò gli studi a Oxford e si trasferì a New York. Il 14 giugno 1914 sposò Helen Booth Fairchild, con la quale ebbe quattro figli, tra i quali la futura sceneggiatrice e produttrice televisiva per la BBC Louise Cochrane. La famiglia in seguito si trasferì a Filadelfia e nel 1920 in una casa che chiamarono "Green Escape" a Roslyn Estates, Long Island, dove rimasero per il resto delle loro vite. Nel 1936 Morley costruì un bungalow sul retro della proprietà che chiamò The Knothole, per utilizzarlo come studio. Nel 1966 il bungalow fu smontato e ricostruito in un parco della Contea di Nassau che prese il suo nome. Oggi ospita un museo a lui dedicato.
    Nel 1951 Morley fu colpito da diversi ictus che ridussero notevolmente il suo consistente flusso di pubblicazioni. Morì il 28 marzo 1957, e fu sepolto nel cimitero di Roslyn. Dopo la sua morte, il New York Times e il New York Herald Tribune pubblicarono il suo ultimo messaggio ai suoi amici:

    «Leggete, ogni giorno, qualcosa che nessun altro sta leggendo. Pensate, ogni giorno, qualcosa che nessun altro sta pensando. Fate, ogni giorno, qualcosa che nessun altro sarebbe così sciocco da fare. È un male, per la mente, fare continuamente parte dell'unanimità.»

    Carriera

    Morley iniziò a scrivere quando ancora frequentava l'università e fu direttore della rivista universitaria The Haverfordian. A Oxford pubblicò una raccolta di poesie, The Eighth Sin, nel 1912. Dopo la laurea a Oxford, Morley iniziò la sua carriera lavorando per la casa editrice Doubleday come agente pubblicitario e redattore. Nel 1917 ebbe il suo primo incarico come direttore di una rivista per il Ladies' Home Journal, passando poi come giornalista e editorialista al Philadelphia Evening Public Ledger.
    I membri dei Baker Street Irregulars Fletcher Pratt, Christopher Morley, e Rex Stout nel 1944 Il suo primo romanzo, Il Parnaso ambulante, fu pubblicato nel 1917. Un secondo romanzo con lo stesso protagonista, il libraio itinerante Roger Mifflin, La libreria stregata, fu pubblicato nel 1919.
    Nel 1920 Morley tornò a New York, dove iniziò a tenere una rubrica fissa (The Bowling Green) sul New York Evening Post.
    Morley fu uno dei fondatori della Saturday Review of Literature, alla quale continuò a contribuire per molto tempo. Dotato di natura socievole e gregaria, fu l'animatore di club letterari come il "Three Hours for Lunch Club" (il Club delle tre ore di pausa pranzo). Appassionato delle storie di Sherlock Holmes, fu tra i fondatori dei Baker Street Irregulars, la società letteraria che raccoglie i più accesi fan del personaggio a livello mondiale e scrisse la prefazione per l'edizione standard in unico volume delle storie complete di Sherlock Holmes pubblicata nel 1930. Morley scrisse anche una prefazione per l'edizione standard dell'opera completa di William Shakespeare nel 1936. Fu anche uno dei primi giudici per il Book of the Month Club, posizione che mantenne fino ai primi anni cinquanta.
    Morley scrisse oltre 100 tra romanzi, raccolte di saggi e libri di poesie. Il suo lavoro più famoso è probabilmente il romanzo del 1939 Kitty Foyle, dal quale nel 1940 fu tratto un film di successo, Kitty Foyle, ragazza innamorata per il quale la protagonista, Ginger Rogers, vinse un Oscar come miglior attrice e che ottenne nomination anche per il miglior film, migliore regia e migliore sceneggiatura non originale. Un altro romanzo di successo fu Tuono a sinistra del 1925.

    Opere tradotte in italiano

    Il Parnaso ambulante (Parnassus on Wheels, 1917), trad. di Rosanna Pelà ed Enrico Piceni, Milano, Garzanti, 1953; Collana La memoria n.263, Palermo, Sellerio, 1992, ISBN 978-88-389-0850-7; Collana Promemoria n.25, Sellerio, 2022, ISBN 978-88-389-4455-0.
    La libreria stregata (The Haunted Bookshop, romanzo, 1919), trad. di Rosanna Pelà ed Enrico Piceni, Milano, Garzanti, 1953; Collana La memoria n.264, Palermo, Sellerio, 1992, ISBN 978-88-389-0851-4.
    La macchina da scrivere (Tales from a Rolltop Desk, 1921), trad. di Cintia Ruccellai, Collana La memoria n.373, Palermo, Sellerio, 1997, ISBN 978-88-389-1307-5.
    Tuono a sinistra (Thunder on the Left, romanzo, 1925), trad. di Enrico Piceni, Collana Medusa n.116, Milano, Mondadori, 1940; Collana Il castello n.55, Palermo, Sellerio, 1992, ISBN 978-88-389-0847-7; Collana Raggi, Roma, Elliot, 2015, ISBN 978-88-699-3488-9.
    Il cavallo di Troia (The Trojan Horse, romanzo, 1937), traduzione di Cesare Pavese, Milano-Roma, Bompiani, 1941; Milano, Mondadori, 1957; Collana Garzanti per tutti. Romanzi e realtà, Milano, Garzanti, 1967; Collana Scrittori tradotti da scrittori, Torino, Einaudi, 1991, ISBN 978-88-061-2378-9; Roma, l'Unità-Einaudi, 1996.
    Kitty Foyle (Kitty Foyle, romanzo, 1939).

    Tratto da Wikipedia.


    Supplementi autore Mozart Wolfgang Amadeus


    Wolfgang Amadeus Mozart
    27 gennaio 1756
    5 dicembre 1791

    Compositore nato a Salisburgo nel 1756, figlio del violinista Leopold e di Anna Maria Pertl, mostra fin da piccolo la sua predisposizione alla musica, così come la sorella Anna. Entrambi esprimono una tale e indiscutibile attitudine per le sette note, da indurre il padre a rinunciare a qualsiasi impegno professionale per dedicarsi a insegnare musica esclusivamente ai figli.
    A quattro anni suona il violino e il cembalo, ed è ormai assodato che la sua prima composizione risale a qualcosa come solo due anni dopo. Conscio delle doti straordinarie del figlio, il padre porta Wolfang e la sorella, soprannominata Nannerl, in viaggio per l'Europa dove entrambi hanno modo di esibirsi nei salotti ma, soprattutto, di venire a contatto con i fermenti artistici che circolano in Europa.
    L'infanzia di Mozart è un crescendo di episodi sbalorditivi. Ne è un esempio un aneddoto riportato da Stendhal: "Mozart padre tornava un giorno dalla chiesa in compagnia di un amico; a casa trovò suo figlio impegnato a scrivere musica. "Che stai facendo, figliolo?", gli chiese. "Compongo un concerto per clavicembalo. Ho quasi finito il primo tempo." "Vediamo un po' questo scarabocchio." "No, vi prego; non ho ancora finito". Ciononostante il padre prese il foglio e mostrò al suo amico un groviglio di note che si riuscivano a stento a decifrare a causa delle macchie d'inchiostro. A tutta prima i due amici risero bonariamente di quello sgorbio; ma ben presto, dopo che Mozart padre lo ebbe osservato con un po' di attenzione, i suoi occhi rimasero a lungo fissi sulla carta, e alla fine si riempirono di lacrime d'ammirazione e di gioia. "Guardate, amico mio", disse commosso e sorridente, "come è tutto composto secondo le regole; è un vero peccato che questo brano non si possa eseguire: è troppo difficile e nessuno potrà mai suonarlo".
    Seguono gli studi a Salisburgo nel corso dei quali Amadeus compone la "Finta semplice", piccolo capolavoro teatrale di una mente che proprio nel teatro partorirà in età adulta le massime espressioni del genere. I viaggi, ad ogni modo, proseguono instancabili, tanto che finiranno per minare la sua già
    fragile salute. Bisogna infatti considerare, in primo luogo, che i viaggi dell'epoca si svolgevano su umide e pericolanti carrozze, che percorrevano fra l'altro strade dissestate e precarie.
    Celebri, ad ogni modo, molti dei suoi pellegrinaggi e in particolare le sue "visite" italiane. A Bologna conosce padre Martini, mentre a Milano si avvicina alle composizioni di Sammartini. A Roma, invece, ascolta le polifonie ecclesiastiche, mentre a Napoli prende coscienza dello stile diffuso in Europa. In questo periodo fa allestire con successo "Mitridate, re di Ponto" e "L'Ascanio in Alba".
    Finita l'esperienza italiana, torna a Salisburgo e precisamente al servizio dell'iroso arcivescovo Colloredo. Quest'ultimo, oltre ad essere sostanzialmente poco interessato alla musica non è affatto ben disposto nei confronti del compositore, tanto che, paradossalmente, lo lascia spesso viaggiare piuttosto che commissionargli nuove opere o approfittare del suo genio per sentirlo suonare.
    Viaggia dunque verso Parigi insieme alla madre (che muore proprio in quella città), toccando Manheim, Strasburgo e Monaco e scontrandosi per la prima volta con insuccessi professionali e sentimentali. Deluso, torna a Salisburgo. Qui compone la bellissima "Messa dell'Incoronazione K 317" e l'opera "Idomeneo, re di Creta", molto ricca dal punto di vista del linguaggio e delle soluzioni sonore.
    Sulla spinta del successo ottenuto, si libera dell'opprimente e antipatico arcivescovo Colloredo, dando inizio così ad una carriera di musicista autonomo, aiutato dalla proverbiale "pedata" dell'arcivescovo (uno degli episodi più umilianti della vita del genio salisburghese). Si può dire che è
    proprio con Mozart che il ruolo del musicista nella società comincia a svincolarsi dal servilismo che l'aveva sempre caratterizzato, anche se questo processo sarà portato al massimo compimento, e definitivamente, da Beethoven.
    Non bisogna dimenticare, infatti, che all'epoca i compositori o i maestri di cappella, sedevano al tavolo insieme alla servitù ed erano perlopiù
    considerati dei semplici artigiani piuttosto che artisti nel senso moderno del termine. Anche in questo caso, sarà Beethoven a "riabilitare" con forza la categoria. Grazie alla nuova carriera, insomma, si stabilisce insieme alla neo sposa Costanze a Vienna, città ricca di fermenti ma culturalmente assai conservatrice, anche se attraversata dalle menti più innovatrici, contraddizione che sembra appartenere alla sostanza di questa città.
    L'ultimo decennio della sua breve esistenza è per Mozart il più fecondo e foriero di immensi capolavori. I contatti con impresari e i pochi agganci con l'aristocrazia (favoriti dal successo dell'opera buffa "Ratto dal serraglio") gli permettono un'esistenza precaria ma dignitosa.
    Fondamentale è il suo incontro con il librettista Da Ponte che darà vita agli immortali capolavori teatrali conosciuti anche con il nome di "trilogia italiana" (chiamata in questo modo per via dei libretti appunto in lingua italiana), ossia "Le nozze di Figaro", "Don Giovanni" e "Così fan tutte".
    Successivamente, compone altre due opere per teatro, il "Flauto magico" (in realtà un "Singspiel", ovvero un ibrido fra teatro cantato e recitato), considerato il momento di avvio del teatro tedesco e la "Clemenza di Tito", in realtà un passo indietro stilistico di Mozart per venire incontro ai gusti retrivi del pubblico viennese, ancora legato ai soggetti storico-mitologici e incapace di apprezzare l'abissale scandaglio dei sentimenti erotico-amorosi affrontati nelle opere precedenti.
    Infine, non si può tralasciare di parlare del contributo mozartiano alla musica strumentale. Nel suo "Una storia della Musica" (Bur), Giordano Montecchi sostiene che "Mozart ha dato il più grande contributo alla storia della musica per i suoi concerti per pianoforte, se non altro perché in sua assenza gli altri generi, come la sinfonia e la musica da camera, sono state ben rappresentate anche da altri compositori con apporti ugualmente determinanti. Sarebbe stato, insomma, sostituito da qualche altro suo contemporaneo; non però nel campo dei concerti pianistici dove Mozart deve essere considerato come "Pigmalione supremo e insostituibile" (pagg.
    298-299).
    Il 5 dicembre del 1791, all'una di notte, si spegne all'età di soli 35 anni una delle più alte espressioni dell'arte (musicale ma non solo) di tutti i tempi. A causa delle avverse disponibilità economiche i suoi resti verranno tumulati in una fossa comune e mai più ritrovati. Le cause della sua morte restano a tutt'oggi un rompicapo difficilmente risolvibile.
    Di recente Mozart è anche diventato fenomeno di costume, alimentato dal celebrato film di Milos Forman "Amadeus" (1985), tanto che una vera e propria "mozartmania" ha contagiato anche chi, prima di allora, non aveva mai ascoltato la musica del maestro austriaco.
    Ricordiamo che la presenza della K e della numerazione è dovuta alla classificazione, in ordine cronologico, delle opere mozartiane, compiuta da Ludwig von Köchel nel suo catalogo pubblicato nel 1862.

    Aforismi di Wolfgang Amadeus Mozart.
    «Tre cose sono necessarie per un esecutore: l'intelligenza, il cuore, le dita.»
    «Pensano che, essendo piccolo e giovane, da me non possa venire niente di grande.»
    «Io sono un compositore e sono nato per fare il maestro di cappella. Non devo e non posso seppellire in questo modo il mio talento di compositore, quel talento di cui il buon Dio mi ha così generosamente dotato.»


    Supplementi autore Murakami Haruki


    Profilo biografico di Haruki Murakami

    Haruki Murakami, scrittore e saggista giapponese nato il 12 gennaio del 1949 a Kyoto, in Giappone, in corrispondenza del boom delle nascite che caratterizza il Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale: sua madre, Miyuki, è un'insegnante figlia di negozianti, mentre suo padre, Chiaki, è un ex insegnante, priore del tempio, figlio di un monaco buddista.
    Ad appena un anno di età, Haruki si trasferisce con la famiglia in un piccolo paese della prefettura di Hyogo, denominato Ashiya: qui frequenterà, crescendo, la scuola locale.

    Haruki Murakami: gli studi

    Iscrittosi al liceo a Kobe, entra in contatto con diversi autori di lingua inglese e inizia a scrivere sul giornalino scolastico.
    Terminata la scuola superiore prova a iscriversi all'università statale ma fallisce l'esame di ammissione; quindi, passa un anno da ronin (letteralmente "uomo alla deriva", "persona che impara a diventare samurai" o "uomo-onda"), prima di trasferirsi a Tokyo.
    È il 1968, e nella capitale Haruki Murakami decide di studiare drammaturgia presso la facoltà di Lettere dell'università Waseda. Riesce a essere accettato dall'ateneo e va a vivere nel dormitorio Waki-juku, non lontano dalla struttura.
    Durante gli anni universitari, si concede qualche sbronza di troppo: una sera ruba l'insegna dell'Università Femminile del Giappone, mentre è evidentemente ubriaco, ma viene fermato da un poliziotto.
    Espulso dal dormitorio in cui aveva trovato una sistemazione, trova un altro alloggio, più lontano dall'università, e anche per questo motivo le sue presenze alle lezioni cominciano a farsi sempre più rare.
    In quegli anni, sono molte le rivolte studentesche che si materializzano in Giappone, ma Haruki Murakami se ne tiene sempre lontano, anche a causa del suo carattere solitario.

    La famiglia e i primi lavori

    Mantenendosi con vari lavoretti, un giorno Murakami incontra Takahashi Yoko, che diventa dapprima sua amica e poi compagna: i due si sposano nel 1971. In seguito Haruki decide di non frequentare più l'università e inizia a lavorare per la televisione: il nuovo posto di lavoro, però, non lo soddisfa, e così egli sceglie di aprire, insieme con la moglie, un jazz bar, anche in virtù dei finanziamenti concessigli da una banca.
    È il 1974, e il bar, denominato "Peter Cat", viene aperto a Kokubunji.

    L'esordio di Murakami nella scrittura

    Nel frattempo, Haruki Murakami si avvicina alla scrittura, scoprendo quasi all'improvviso la propria vocazione letteraria, e dà vita a "Kaze no uta o kike" (in italiano, "Ascolta la canzone nel vento"), il suo romanzo di debutto, che verrà pubblicato nel 1979 e che gli permetterà di vincere il Gunzo Shinjin Bungaku Sho, il premio Gunzo destinato al miglior esordiente.

    Gli anni '80

    Nel 1980 Haruki pubblica "1973-nen no pinboru" (in italiano, "Il flipper del 1973"), per poi dare alle stampe, due anni più tardi, "Hitsuji o meguru boken" (in italiano, "Sotto il segno della pecora"), grazie al quale si aggiudica il Noma Bungei Shinjin Sho, il premio Noma destinato agli scrittori emergenti.
    Questi primi tre libri vengono riuniti sotto il nome di "Trilogia del Ratto", in quanto il Ratto è uno dei personaggi principali delle storie raccontate.
    All'inizio degli anni Ottanta, quindi, Murakami sceglie di vendere il bar e inizia a vivere con i proventi che ricava dai suoi libri. Nell'autunno del 1984 si trasferisce nella prefettura di Kanagawa, a Fujisawa, a circa cinquanta chilometri da Tokyo, per poi tornare l'anno successivo vicino alla capitale, a Sendagawa. Nel 1985 si aggiudica il Tanizaki Junichiro Sho, il Premio Tanizaki, per "Sekai no owari to Hado-boirudo Wandarando" (in italiano, "La fine del mondo e il paese delle meraviglie"), mentre l'anno dopo cambia nuovamente casa, spostandosi ancora nella prefettura di Kanagawa.
    Nell'autunno del 1986 viaggia in Grecia e soprattutto in Italia: nel 1987 mentre è a Roma scrive "Noruwi no mori" (in italiano, "Tokyo blues, Norwegian wood"), che nel giro di breve tempo si trasforma in un caso letterario, riuscendo a vendere in un solo anno circa due milioni di copie.

    Gli anni '90

    Dopo avere dato alle stampe "Dansu dansu dansu" (in italiano, "Dance dance dance"), all'inizio degli anni Novanta Haruki si trasferisce negli Stati Uniti: qui, presso l'Università di Princeton, è dapprima ricercatore associato e poi professore associato. Prima di spostarsi in California, a Santa Ana, dove insegna all'Università "William H. Taft", l'autore giapponese scrive "Kokkyo no minami, taiyo no nishi" (in italiano, "A sud del confine, a ovest del sole").
    A metà degli anni Novanta firma i tre volumi di "Nejimaki-dori kuronikuru" (in italiano, "L'uccello che girava le viti del mondo"), che gli permettono di ricevere il prestigioso Premio Yomiuri nel 1996. L'anno successivo vede la luce il saggio "Underground. Racconto a più voci dell'attentato alla metropolitana di Tokyo", in cui intervista i parenti delle vittime e i sopravvissuti dell'attentato andato in scena nel 1995 nella metro della capitale giapponese per opera della setta Aum.

    Haruki Murakami negli anni 2000 e 2010

    Autore di "Suputoniku no koibito" (in italiano, "La ragazza dello Sputnik") nel 1999, Murakami si trasferisce a Oiso e inizia ad appassionarsi alla corsa. Nella seconda metà degli anni Duemila vince il Frank O'Connor International Short Story Award grazie a "I salici ciechi e la donna addormentata", una raccolta di racconti brevi.
    Nel 2001 si trasferisce infine a Oiso, prefettura di Kanagawa, dove vive tuttora dedicandosi, oltre che alla scrittura, alla corsa: vanta all'attivo oltre venti maratone disputate e una ultramaratona. Nel 2007 pubblica inoltre il saggio "L'arte di correre".
    Nel 2006 vince il World Fantasy Award con il romanzo "Kafka sulla spiaggia".
    Tra i saggi di questi anni segnaliamo "Il mestiere dello scrittore" (2015. Einaudi, 2017). Tra i suoi lavori più recenti: "Prima persona singolare" (2021), un libro che raccoglie 8 racconti.

    Influenze

    Haruki Murakami è il traduttore in giapponese delle opere di Raymond Carver, che considera uno dei suoi mentori letterari. Tra gli altri numerosi autori che hanno maggiormente influenzato l'opera di Murakami ricordiamo Raymond Chandler, John Irving, Kurt Vonnegut, Philip K. Dick e Truman Capote.

    Tratto da biografieonline.it.


    Supplementi autore Murgia Michela


    Michela Murgia

    Cabras, 3 giugno 1972 - Roma, 10 agosto 2023.
    Michela Murgia è stata una scrittrice, intellettuale e conduttrice radiofonica (Radio Capital) sarda. Nel 2006 ha pubblicato con Isbn Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro che ha ispirato il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti.
    Per Einaudi ha pubblicato nel 2008 Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell'isola che non si vede, nel 2009 il romanzo Accabadora con cui ha vinto l'edizione 2010 del Premio Campiello, nel 2011 Ave Mary (ripubblicato nei Super ET nel 2012), nel 2012 Presente (con Andrea Bajani, Paolo Nori e Giorgio Vasta) e nel 2012 il racconto L'incontro. È fra gli autori dell'antologia benefica Sei per la Sardegna (Einaudi 2014, con Francesco Abate, Alessandro De Roma, Marcello Fois, Salvatore Mannuzzu e Paola Soriga), i cui proventi sono stati destinati alla comunità di Bitti, un paese gravemente danneggiato dall'alluvione. Nel 2018 il suo L'inferno è una buona memoria. Visioni da Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley ha inaugurato la collana PassaParola di Marsilio. Nel 2019 per Mondadori pubblica Morgana insieme a Chiara Tagliaferri a cui segue Morgana. L'uomo ricco sono io. Per Einaudi è uscito nel 2021 Stai zitta e nel 2022 God Save the Queer. Catechismo femminista. Del 2023 Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, edito da Mondadori, che si apre con la diagnosi di un male incurabile. "È il racconto di quello che mi sta succedendo. Diagnosi compresa".
    ?«Sono nata in Sardegna, e per quanti indirizzi abbia cambiato in questi anni, dentro non ho mai smesso di abitarla, sognandola indipendente in ogni accezione del termine. Mi sono diplomata in una scuola tecnica e dopo ho fatto studi teologici, ma questo non ha fatto di me una teologa, almeno non più di quanto studiare filosofia faccia diventare la gente filosofa. Non mi piace essere definita giovane, a 37 anni essere considerati adulti dovrebbe essere un diritto. Non fumo, non porto gioielli preziosi, detesto i graziosi cadaveri dei fiori recisi, i giornalisti che mi chiedono quanto c'è di autobiografico e gli aspiranti pubblicatori che mi mandano da valutare romanzi che non leggerò mai, perché preferisco di gran lunga i saggi. Sono vegetariana, ma so riconoscere le occasioni in cui si può fare uno strappo. Per etica politica mi definisco di sinistra, e nel mio ordine interiore quella parola ha ancora senso. Sono sposata, e questo mi ha resa una persona più trattabile, anche se mi rendo conto che a leggere questa biografia non si direbbe. C'è tempo.»
    (Dal sito ufficiale della scrittrice)
    Michela Murgia è morta il 10 agosto 2023 per le metastasi di un carcinoma ai reni di cui ha parlato con coraggio, affrontando la malattia insieme alla sua famiglia queer. "Ho cinquant'anni, ma ho vissuto dieci vite" aveva detto in un'intervista ad Aldo Cazzullo.

    Opere

    Saggistica
    Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell'isola che non si vede, Torino, Einaudi, 2008. ISBN 978-88-06-19244-0.
    Ave Mary. E la chiesa inventò la donna, Torino, Einaudi, 2011. ISBN 978-88-06-20134-0.
    L'ho uccisa perché l'amavo (falso!), con Loredana Lipperini, Roma-Bari, Laterza, 2013. ISBN 978-88-581-0730-0.
    Futuro interiore, Torino, Einaudi, 2016. ISBN 978-88-58-42341-7.
    Persone che devi conoscere, Padova, EMP, 2018. ISBN 978-88-25-03959-7.
    L'inferno è una buona memoria. Visioni da «Le nebbie di Avalon» di Marion Zimmer Bradley, Venezia, Marsilio, 2018. ISBN 978-88-31-72990-1.
    Istruzioni per diventare fascisti, Torino, Einaudi, 2018. ISBN 978-88-06-24060-8.
    Noi siamo tempesta, Milano, Salani, 2019. ISBN 978-88-93-81774-5
    Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe, con Chiara Tagliaferri, Milano, Mondadori, 2019. ISBN 978-88-04-71711-9.
    Morgana. L'uomo ricco sono io, con Chiara Tagliaferri, Milano, Mondadori, 2021. ISBN 978-88-04-74501-3.
    Persone che devi conoscere. Vol. 2, Padova, EMP, 2021. ISBN 978-88-25-05103-2
    Stai Zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più, Torino, Einaudi, 2021. ISBN 978-88-06-24918-2.
    God Save the Queer. Catechismo femminista, Torino, Einaudi, 2022. ISBN 978-88-06-25910-5.
    Dare la vita, Rizzoli, 2024. ISBN 978-88-17-14779-8.
    Narrativa
    Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria, Milano, ISBN, 2006. ISBN 88-7638-044-2. [Rist. Einaudi, 2017]
    Accabadora, Torino, Einaudi, 2009. ISBN 978-88-06-19780-3.
    L'incontro, Milano, Corriere della Sera, 2011. ISBN 978-88-06-21266-7. [rist. Torino, Einaudi, 2012]
    Chirú, Torino, Einaudi, 2015. ISBN 978-88-06-20633-8.
    Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, Milano, Mondadori, 2023. ISBN 978-88-04-77489-1.
    Contributi
    Presente, con Andrea Bajani, Paolo Nori e Giorgio Vasta, Torino, Einaudi, 2011. ISBN 978-88-06-20945-2.
    L'aragosta, in Piciocas. Storie di ex bambine dell'Isola che c'è, Bologna-Napoli, Caracò, 2012. ISBN 978-88-97567-10-3.
    L'eredità, in Sei per la Sardegna, Torino, Einaudi, 2014. ISBN 978-88-06-22157-7.
    Elena, in Le nuove Eroidi, Milano, Harper Collins, 2019. ISBN 8869055582
    La sfida di una santità rivoluzionaria, in Maschilità in questione. Sguardi sulla figura di san Giuseppe, Brescia, Queriniana, 2021. ISBN 978-88-399-3435-2
    Televisione
    Le invasioni barbariche (LA7, 2010-2015)
    Quante storie (Rai 3, 2016-2023)
    Chakra (Rai 3, 2017)
    Ghost Hotel (Sky Arte, 2022)

    Michela Murgia su Wikipedia



    Supplementi autore Murnane Gerald


    Murnane Gerald-Opere in lingua inglese.rar (171.8 kb)

    Supplementi autore Mussolini Benito


    Discorso del Duce Benito Mussolini a Napoli, 25 ottobre 1931.mp3 (3.0 Mb)
    Discorso del Duce Benito Mussolini a Taranto, 7 settembre 1934.mp3 (3.2 Mb)
    Il Duce scherza con la folla.mp3 (1.1 Mb)
    Il discorso di Mussolini a Trieste del 18 settembre 1938.mp3 (2.9 Mb)
    Mussolini - Dichiarazione di Guerra.mp3 (10.5 Mb)
    Storico discorso del Duce Benito Mussolini contro la Germania nazista, Bari, 6 settembre 1934.mp3 (1.4 Mb)
    Ultimo Discorso Di Mussolini.mp3 (5.1 Mb)

    Supplementi autore Navarro Tomas


    Cenni biografici

    Tomás Navarro è uno psicologo che ama le persone e ciò che pensano, sentono, fanno. Ha ispirato i lettori di tutto il mondo con i suoi libri, tradotti in più di trenta lingue. Attraverso il suo lavoro di consulenza, promuove lo sviluppo di politiche di leadership rispettosa, benessere emotivo e resilienza nelle aziende. Collabora inoltre con numerosi media e tiene conferenze internazionali su questi temi. Attualmente risiede nei Pirenei, dove può dedicarsi anche ai suoi sport preferiti quali sci, arrampicata, ciclismo e trekking. Per Giunti ha pubblicato Kintsukuroi (2018), Wabi sabi (2019), La via del pensiero positivo (2022) e Ai ai gasa (2024).


    Supplementi autore Odifreddi Piergiorgio


    Biografia di Piergiorgio Odifreddi.txt (6.5 kb)

    Supplementi autore Omero


    Omero

    Omero (secc. VIII-VII a.C.), poeta epico greco, supposto autore dell'Iliade e dell'Odissea.

    La biografia di Omero è leggendaria e contraddittoria: ne sapevano poco già gli antichi, che ritenevano fosse vissuto ai tempi della guerra di Troia (sec. XII a.C.) oppure nei secc. IX o VII; Chio, Smirne, Atene, Argo, Salamina, Rodi, Colofone se ne contesero i natali; diffusi erano i dati della cecità e della professione di cantore. La sua condizione sociale non doveva essere elevata: le similitudini dei suoi poemi, tratte prevalentemente dai costumi umili del popolo e dalla osservazione assidua delle abitudini degli animali e degli uccelli, sembrano indicare origini modeste. I poemi omerici non descrivono la civiltà micenea come contemporanea, ma la rievocano in forma leggendaria: l'uso della falange, lo scudo di Agamennone e alcuni riferimenti archeologici sembrano datare l'Iliade non anteriormente al sec. VIII a.C. Nell'antichità l'Iliade e l'Odissea furono molto note e ammirate ed esercitarono una profonda influenza letteraria; fornirono anche il testo base per l'educazione scolastica. Entrambi i poemi, esaltazione dei valori eroici, sono redatti con una tecnica compositiva che risente dell'epica orale (epiteti, ripetizioni). La lingua è il risultato di una stratificazione di diversi dialetti. L'incertezza biografica e di attribuzione dei poemi fece sorgere la questione omerica: gli ellenisti avanzarono la tesi di due poeti distinti; G.B. Vico e F.A. Wolf sostennero che Omero non era mai esistito e i due poemi erano una fusione di vari canti di rapsodi anonimi; nel secolo scorso si affermò la tesi che i poemi erano canti sparsi riuniti da un "poeta-redattore", oppure nuclei originari via via arricchiti. Oggi si tende a vedere i due poemi come opere di due diversi autori, che avrebbero rielaborato artisticamente la materia tradizionale.
    Gli Inni omerici, la Batracomiomachia (La Battaglia delle rane e dei topi, poemetto con intento parodistico), il Margite (poemetto satirico) costituiscono la poesia detta pseudo-omerica.

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    Supplementi autore Palladio Andrea


    Andrea Palladio, architetto italiano.
    Padova, 30 novembre 1508 - Maser, 19 agosto 1580

    Andrea Palladio, il cui nome vero è Andrea di Pietro della Gondola, nasce il 30 novembre del 1508 a Padova, nella Repubblica di Venezia, figlio di Pietro, mugnaio di umili origini, e di Marta, casalinga.
    A tredici anni il giovane Andrea comincia l'apprendistato, presso Bartolomeo Cavazza, come scalpellino: rimane con Cavazza per diciotto mesi, perché nel 1523 la famiglia si trasferisce a Vicenza.
    Nella città berica il figlio di Pietro della Gondola si iscrive alla fraglia dei muratori e inizia a lavorare presso lo scultore Girolamo Pittoni e nella bottega del costruttore Giovanni di Giacomo da Porlezza.
    Nel 1535 incontra Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro, conte vicentino che eserciterà, da quel momento in avanti, una forte influenza su di lui.
    Impegnato nel cantiere della villa suburbana di Cricoli di Trissino, Andrea viene da lui accolto: è proprio Giangiorgio, umanista e poeta, a conferirgli lo pseudonimo Palladio.
    Negli anni successivi, il giovane padovano sposa Allegradonna, ragazza povera che gli darà cinque figli (Leonida, Marcantonio, Orazio, Zenobia e Silla). Dopo avere lavorato al portale della Domus Comestabilis a Vicenza, nel 1537 egli realizza la villa di Gerolamo Godi a Lonedo di Lugo di Vicenza e si occupa del monumento al vescovo di Vaison Girolamo Schio nella cattedrale cittadina.
    Due anni più tardi avvia l'edificazione, ancora a Lonedo di Lugo di Vicenza, di Villa Piovene, mentre nel 1540 collabora alla realizzazione di Palazzo Civena. Nello stesso periodo Andrea Palladio è impegnato anche con Villa Gazzotti, a Bertesina, e con Villa Valmarana, a Vigardolo di Monticello Conte Otto.
    Nel 1542 progetta per Marcantonio e Adriano Thiene Palazzo Thiene a Vicenza e per i fratelli Pisani, Villa Pisani a Bagnolo di Lonigo.
    Dopo avere avviato la costruzione di Villa Thiene a Quinto Vicentino, si occupa di un Palazzo Garzadori che non verrà mai portato a termine, per poi dedicarsi alle Logge del Palazzo della Ragione a Vicenza.
    Nel 1546 Palladio lavora a Villa Contarini degli Scrigni a Piazzola sul Brenta, nel Padovano, oltre che a Palazzo Porto per Iseppo da Porto, prima di occuparsi di Villa Arnaldi a Meledo di Sarego e di Villa Saraceno a Finale di Agugliaro.
    Nel 1554 intraprende un viaggio a Roma, in compagnia di Marco Thiene e di Giovanni Battista Maganza, allo scopo di preparare la prima edizione del trattato "De architectura" di Vitruvio con traduzione critica che viene stampata due anni più tardi a Venezia. A causa dell'influenza dei Barbaro, in seguito Andrea comincia a lavorare proprio nella città lagunare, dedicandosi in particolar modo all'architettura religiosa.
    Nel 1570 riceve l'incarico di Proto della Serenissima, vale a dire architetto capo della Repubblica Veneta, prendendo il posto di Jacopo Sansovino, per poi pubblicare un trattato a cui lavorava sin da quando era ragazzo, intitolato "I quattro libri dell'architettura", che illustra gran parte delle sue creazioni. In esso, l'architetto veneto definisce i canoni classici degli ordini architettonici, ma affronta anche la progettazione di palazzi pubblici, di ville patrizie e di ponti in muratura e in legno.
    "I quattro libri dell'architettura" è il più famoso trattato di architettura rinascimentale, considerato anticipatore dello stile dell'architettura neoclassica, in grado di esercitare una forte influenza su tutta la produzione dei secoli successivi, anche perché vi viene sviluppata la teoria vitruviana delle proporzioni architettoniche.
    Nel 1574, Palladio dà alle stampe i "Commentari" di Cesare. Nello stesso periodo si occupa delle Sale di Palazzo Ducale a Venezia ed esegue alcuni studi per la facciata della Basilica di San Petronio a Bologna. Poco dopo, si occupa della Chiesa delle Zitelle a Venezia e della Cappella Valmarana nella Chiesa di Santa Corona a Vicenza, per Isabella Nogarola Valmarana.
    È il 1576, anno in cui egli progetta l'Arco delle Scalette - che verrà completato solo dopo la sua morte - e la Chiesa del Redentore a Venezia.
    Dopo essersi impegnato nella progettazione della Chiesa di Santa Maria Nova a Vicenza, Palladio dà vita alla Porta Gemona di San Daniele del Friuli, per poi dedicarsi ai disegni per gli interni della Chiesa di Santa Lucia a Venezia e al Teatro Olimpico di Vicenza.
    Una costruzione maestosa, che rappresenta l'ultima opera dell'artista: all'interno di uno spazio chiuso vengono riportati i motivi del teatro classico romano (che, come noto, era all'aperto), mentre la ripida cavea parte dall'orchestra per arrivare al colonnato trabeato, con un fondale architettonico fisso che definisce il palcoscenico appena rialzato e che rappresenta il punto di partenza di cinque strade in apparenza lunghissime.
    Le prospettive profonde oltre i portali esaltano un concetto di dinamismo spaziale molto moderno, e sono un lascito prezioso del maestro.
    Il 19 agosto del 1580, infatti, Andrea Palladio muore all'età di 72 anni, in condizioni economiche non buone: non si conosce il motivo del decesso (e anche sulla data precisa ci sono molti dubbi), mentre il luogo della morte è stato individuato in Maser, località in cui l'architetto stava lavorando a Villa Barbaro per la costruzione di un tempietto.
    I funerali di Palladio vengono celebrati a Vicenza, senza troppo clamore, e il suo cadavere viene seppellito nella chiesa di Santa Corona.


    Supplementi autore Parker B. Robert


    Cenni biografici su Robert B. Parker

    Nato il 17 settembre 1932 a Springfield, Massachusetts, Robert B. Parker frequenta il Colby College a Waterville, nel Maine, si laurea in lettere nel 1954, entra nell'esercito e partecipa alla guerra di Corea fino al 1956. Congedato, lavora prima in una compagnia di assicurazioni, poi in un'agenzia di pubblicità. Dal 1963 intraprende la carriera universitaria alla Northeastern di Boston. La tesi di dottorato The Violent Hero, Wilderness Heritage and Urban Reality: A Study of the Private Eye in the. Novels of Dashiell Hammett, Raymond Chandler and Ross Macdonald gli apre la porta del poliziesco. «Philip Marlowe mi mancava così tanto che ho pensato di crearne uno...» confessa. Nasce così il detective privato Spenser, nome di un poeta elisabettiano come d'altra parte lo era Marlowe. Spenser è un investigatore che lavora a Boston e dintorni, dedito allo jogging e al sollevamento pesi. È legato sentimentalmente a Susan Silverman. Gli piace la birra Amstel e ama prepararsi gustosi manicaretti. I buongustai però non gli perdonano il grave difetto di bere vino rosso ghiacciato! «...sapevo che i conoscitori di vini mi consideravano un barbaro, ma avevo ormai preso questa abitudine e mi piaceva il vino rosso fresco...»
    Parker ha vinto il premio Edgar per il miglior romanzo dell'anno nel 1976 con Promised Land.
    Ecco come racconta l'inizio della sua carriera:
    Un bel giorno, avevo circa 14 anni, ho scoperto che non sarei mai stato capace di bloccare una palla da baseball. Ma fin da ragazzo mi è sempre piaciuto scrivere. Questi erano i miei desideri: sposarmi, avere figli, diventare un giocatore di baseball e, scrittore. Un sogno è crollato a 14 anni. Con gli anni invece sono riuscito a realizzare gli altri tre. Prima quello di diventare marito, poi padre e solo dopo molto tempo, visto che dovevo mantenere una famiglia, scrittore. Il mio primo romanzo l'ho scritto a 42 anni.
    Riguardo a Spenser, afferma:
    All'inizio non ho cercato di differenziare Spenser da Marlowe, ma piuttosto di considerarlo una 'continuazione' dell'eroe chandleriano. Come scrittore alle prime armi, mi chiedevo cosa Chandler avrebbe fatto in questa o in quella circostanza e così via. Col passare del tempo, mi sono allontanato da Chandler e Spenser da Marlowe. Non è stata una separazione intenzionale, ma senza dubbio salutare. Man mano che prendevo confidenza con il personaggio e avevo coscienza di quello che stavo facendo, mi veniva spontaneo pensare come si sarebbe comportato Spenser e solo lui in quella data occasione. Sono una persona diversa da Chandler, per cui alla fine anche Spenser è diventato un uomo diverso da Marlowe.
    Per quanto riguarda il suo lavoro, spiega:
    Scrivo cinque pagine al giorno. Non ho problemi economici, per cui non scrivo sotto la pressione di guadagnare soldi. Comunque, pur non avendo bisogno di mettermi alla macchina per scrivere ogni giorno, non mi sento a mio agio se non scrivo regolarmente.
    Il mattino mi alzo molto presto, leggo il giornale e bevo il caffè. Poi faccio le solite telefonate, rispondo alle lettere, infine comincio a lavorare: sono le undici e non smetto prima delle quattro. Alle cinque, vado al club dove faccio anche dello sport. Questo per cinque giorni alla settimana.
    Parker e sua moglie Joan hanno avuto due figli, David e Daniel T. Originalmente, il personaggio (col cognome) di Spenser doveva esser chiamato "David", ma Parker non voleva sembrar preferire uno dei suoi figli a discapito dell'altro. Allora decise di non rivelare per niente il nome di Spenser, e a tutt'oggi il nome di Spenser è ignoto.
    Parker è morto improvvisamente di infarto, mentre sedeva alla sua scrivania a Cambridge (Massachusetts) il 18 gennaio 2010, all'età di 77 anni. Stava scrivendo il suo ultimo thriller di Spenser.

    Per altre informazioni andare alla pagina di Robert B. Parker su Wikipedia

    Parker B. Robert-Serie Jesse Stone (in inglese).rar (533.3 kb)
    Parker B. Robert-Serie del detective Spenser (in inglese).rar (2.3 Mb)
    Serie di Spenser. Elenco e trame.txt (6.3 kb)

    Supplementi autore Parker Dorothy


    Dorothy Parker

    Intellettuale loquace ed eccentrica, nonché brillante scrittrice newyorchese, Dorothy Parker si è dedicata sia al giornalismo mondano che alla stesura di romanzi, distinguendosi sempre per uno stile elegante e finemente arguto. Nelle sue poesie e nei suoi racconti trasparivano soventemente la sua profonda malinconia e il suo senso di auto-distruzione, da lei filtrati però con impeccabile stile e squisito cinismo.

    Nasce come Dorothy Rothschild a Long Branch, nel New Jersey (USA), il 22 agosto 1893. Cresciuta in una famiglia agiata, rimane orfana della madre ancora molto piccola. Riceve un'ottima educazione e poco più che adolescente comincia a scrivere poesie.
    Notata per il suo stile spregiudicato e pungente, nel 1917 viene chiamata a lavorare come cronista per la nota rivista "Vanity Fair", a cui seguiranno apprezzate collaborazioni anche per il "New Yorker" e "Vogue". In breve si fa notare per lo spietato cinismo con cui distrugge un brutto spettacolo e per l'elegante sarcasmo con cui sparla di tutto e di tutti.

    Sempre nel 1917 la scrittrice sposa Edward Pond Parker II, che la lascerà poco dopo per partire in guerra. Tornerà qualche anno dopo con gravi problemi d'alcolismo, tanto che nel 1928 la Parker deciderà per il divorzio.
    Intanto, a partire dai primi anni '20, Dorothy Parker è diventata l'eccentrica animatrice dell'ambiente giornalistico, letterario e teatrale che fa capo al ristorante dell'hotel Algonquin a Manhattan, il celebre "circolo vizioso", costituito da un gruppo di noti scrittori, giornalisti e critici, come George S. Kaufman, Alexander Woollcott, Edna Ferber e Robert Sherwood.
    Nel gruppo c'è anche il critico letterario Robert Benchley, con cui l'autrice instaurerà una forte amicizia, anche se molti sostengono si sia trattato più che altro di un amore non consumato.

    Nel 1922 conosce il commediografo Charles MacArthur, con cui instaura un'infuocata relazione che le costerà un abbandono ed un aborto, inacidendo ancor di più il suo carattere pungente e scettico. La lingua tagliente, la passione per gli alcolici e lo stile di vita disinibito contribuiscono a fare di lei un personaggio: per tutti è la "donna più spiritosa di New York".

    Nel 1929 vince il celebre premio letterario O. Henry Prize per la sua squisita novella "Big Blonde".
    Negli anni '30 continua a pubblicare decine di racconti e poesie di grande successo, ma l'alcolismo e le storie d'amore fallite la fanno entrare in una cupa depressione, tanto che tenta addirittura di suicidarsi. Ma lei riuscirà a scherzare anche su questo. Infatti nella sua poesia più famosa, "Rèsumé", la scrittrice scrive con un amara ironia: "I rasoi fanno male,/i fiumi sono freddi,/l'acido lascia tracce,/le droghe danno i crampi,/le pistole sono illegali,/i cappi cedono,/ il gas è nauseabondo.../Tanto vale vivere". Questo era il suo stile: amaro e disincantato, in cui non c'è spazio per la speranza e l'auto-commiserazione, ma carico di passione e umorismo.

    Nel 1933 sposa lo scrittore Alan Campbell, di undici anni più giovane di lei, con cui avvierà un'affiatata collaborazione quando, verso la metà degli anni '30, viene chiamata ad Hollywood come sceneggiatrice. E' loro la sceneggiatura delle prima versione di "È nata una stella" (A Star is Born, 1937) di William A. Wellman, nominato all'Oscar. È nel 1939 comunque che la scrittrice, grazie alla pubblicazione della raccolta di racconti "Il mio mondo è qui" (Here Lies), ottiene la fama internazionale, venendo riconosciuta ufficialmente come "grande scrittrice".

    Le sue idee apertamente socialiste - nel 1922 appoggia la protesta contro la pena di morte decisa per Sacco e Vanzetti, e nel 1937 si reca nella Spagna della Guerra Civile per appoggiare le azioni Lealiste - la fanno allontanare da Hollywood e le causano problemi con il governo, che nel 1943 le nega il visto per andare in Europa come inviata di guerra, e negli anni '50 la indaga e la condanna.
    Ma a spezzarle la vena e la vita è il crollo del suo mondo. Nel 1945 infatti l'amato Robert Benchley muore per un'emorragia cerebrale, e intanto i rapporti con Campbell non sono dei migliori: i due infatti divorziano nel 1947, si risposano nel 1950 e si separano di nuovo nel 1953, per riconciliarsi di nuovo nel 1957, stando così insieme fino alla morte di lui, avvenuta nel 1963.

    Negli anni '50 ormai Dorothy Parker è sempre più amareggiata e totalmente vittima dell'alcol. Fortunatamente nel 1958 riceve un importante premio letterario che sembra risollevarle il morale. Trascorre gli ultimi anni in una stanza d'hotel a New York, con gravi problemi di salute e pochi soldi in tasca.

    La straordinaria Dorothy Parker si spegne sola e alcolizzata il 7 giugno 1967, all'età di settantaquattro anni.

    L'autrice lascia erede universale dei suoi scritti nientemeno che Martin Luther King, di cui era una sostenitrice. L'ultimo suo colpo di genio è l'epitaffio che si è fatta scrivere sulla tomba: "Scusate la polvere".
    Dorothy Parker ha lasciato il ricordo di uno straordinario talento letterario, rivalutato purtroppo solo negli ultimi anni. Della sua opera ci restano commedie, versi - le sue "Poesie raccolte" (Collected poetry) sono state pubblicate nel 1944 -, e libri di narrativa - tra cui il già citato "Il mio mondo" (Here Lies, 1939) e "Racconti" (Collected Stories, 1942) -, in cui ha saputo ironizzare, come nessun'altro mai prima e dopo, sulla fatuità della vita, sulla follia dell'amore e sui conformismi del mondo alto-borghese.

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Dorothy Parker.txt (5.4 kb)

    Supplementi autore Patterson James e altri


    bibliografia di James Patterson James.txt (2.6 kb)

    Supplementi autore Pertini Sandro


    Pertini Legge Il Proclama Del Cnl - Milano 25-4-1945.mp3 (256.4 kb)
    Sandro Pertini, Storia di un presidente.mp3 (98.9 Mb)

    Supplementi autore Petroni Paolo 1


    Cenni biografici su Paolo Petroni (esperto di cucina)

    Paolo Petroni, nato a Firenze il 25 agosto 1942, è laureato in Economia e Commercio. Oltre alla sua attività di esperto di Marketing, si è dedicato alla ricerca e alla riscoperta della cucina, in particolare in Toscana.
    È Delegato Onorario della Delegazione di Firenze dell'Accademia Italiana della Cucina, coordinatore e supervisore del ricettario nazionale dell'Accademia Italiana della Cucina «La tradizione a tavola» e direttore della rivista «Civiltà della tavola». È Delegato Onorario di Firenze, Vice Presidente dell'Académie Internationale de la Gastronomie e Presidente dell'Accademia Italiana della Cucina.
    I suoi numerosi libri di cultura gastronomica sono noti e apprezzati sia in Italia che all'estero per la chiarezza espositiva, il rigore storico, la completezza e la semplicità delle ricette che propone.
    È autore di molti libri di cucina: Il libro della vera cucina toscana (Demetra, 2023), Il libro della vera cucina fiorentina (Demetra, 2022), Il libro della vera cucina marinara (Demetra, 2021).

    Per altre informazioni consultare le pagine di Wikipedia dedicate a Paolo Petroni. e Giunti.


    Supplementi autore Petroni Paolo 2


    Cenni biografici su Paolo Petroni (critico teatrale ed esperto di spettacolo)

    PAOLO PETRONI, nato a Roma nel 1946, giornalista dal 1970, inizia collaborando con varie testate (dall'Avanti! a Il Mondo, da Aut a Il Dramma, dal Gr3 e Gr2 al Tg2). Già capo servizio alla Cultura e Spettacolo dell'Ansa, per cui cura anche i settimanali di libri e teatro, è critico teatrale del Corriere della Sera dal 1985, oltre che curatore di manifestazioni e festival culturali. È stato Presidente dell'Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporaneo presso la Casa Museo di Pirandello a Roma e ha organizzato, col sostegno del Ministero, le importanti manifestazioni pirandelliane per i 150 anni dalla nascita. Nel 2019 ha curato la mostra sui 100 anni dei Sei personaggi al Teatro Valle. È presidente del Premio Letterario città di Lugnano in Teverina. Ha curato volumi e pubblicato saggi letterari e teatrali, in particolare sulla drammaturgia italiana contemporanea. Per 11 anni ha redatto l'introduzione critica dell'annuario Teatro in Italia per la Siae. Tra i suoi libri, Romano Bilenchi - cultura fiorentina tra fascismo e dopoguerra (La nuova Italia) e Goffredo Parise (Mursia).

    Vai alla pagina originale che contiene le informazioni riportate sopra


    Supplementi autore Pilcher Rosamunde


    Note biografiche

    Rosamunde Pilcher, nata Rosamunde Scott (Lelant, 22 settembre 1924 - Dundee, 6 febbraio 2019), è stata una scrittrice britannica autrice di romanzi sentimentali ambientati nelle isole britanniche, da cui sono stati tratti numerosissimi film.

    Nata in Cornovaglia, Rosamunde Scott, dopo aver sposato, nel dicembre del 1946, Graham Hope Pilcher, prese il cognome Pilcher con cui è conosciuta in tutto il mondo.
    Nel 1949 pubblicò i suoi primi dieci racconti sotto il nome di Jane Fraser. Nel 1955 venne pubblicato A Secret To Tell, suo primo romanzo firmato come Rosamunde Pilcher. Da allora usò sempre più sporadicamente lo pseudonimo Jane Fraser, fino al 1963, quando lo mise definitivamente da parte.
    I suoi lavori sono molto popolari in Germania, dove dal 1993 al 2010 sono stati trasposti in oltre 80 film televisivi.
    Nel 2000 scrisse il suo ultimo romanzo, Winter Solstice (Solstizio d'inverno). Nel 2002 ricevette dalla Regina Elisabetta II il riconoscimento O.B.E. (Officer of the Order of British Empire).
    Rosamunde Pilcher è morta il 6 febbraio 2019 a Dundee, in Scozia, a seguito di un infarto all'età di 94 anni. L'annuncio del decesso è stato dato dal figlio Robin.

    Per approfondimenti consultare la pagina di Rosamunde Pilcher su Wikipedia.


    Supplementi autore Pratchett Terry


    Terry Pratchett.
    Sir Terence David John Pratchett, meglio conosciuto come Terry Pratchett (Beaconsfield, 28 aprile 1948 - Broad Chalke, 12 marzo 2015), è stato uno scrittore britannico, noto per i suoi romanzi di fantasy umoristico. È conosciuto dai suoi fan come Pterry, suo nickname nel newsgroup dedicato alle sue opere. È principalmente noto per la sua lunga serie di romanzi ambientati nel Mondo Disco (Discworld). Il suo primo romanzo, Il popolo del tappeto (The Carpet People), venne pubblicato nel 1981, il primo romanzo del Mondo Disco, Il colore della magia (The Colour of Magic) fu pubblicato dal 1983. Ha scritto in media due libri all'anno. Snuff, il trentanovesimo romanzo della serie del Mondo Disco, è stato il terzo romanzo per rapidità di vendite nel Regno Unito, con 55.000 copie vendute nei primi tre giorni.
    Pratchett è stato l'autore più venduto degli anni novanta e al 2010 ha venduto complessivamente 65 milioni di copie dei suoi libri, tradotti in 37 lingue. Nel dicembre 2007 ha pubblicamente annunciato di soffrire dei primi sintomi della malattia di Alzheimer. Successivamente ha fatto una sostanziosa donazione pubblica all'Alzheimer's Research Trust e ha registrato un programma che racconta la sua esperienza con la malattia per la BBC. Il suo ultimo romanzo venne pubblicato nel settembre 2015, a 6 mesi dalla morte, ultimo libro della saga del Mondo Disco.
    Pratchett è stato nominato ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico (OBE) nel 1998 e ha ricevuto il titolo di cavaliere (Knight Bachelor) nel 2009 per i servizi resi alla letteratura. Nel 2002 gli è stata assegnata la Carnegie Medal per il suo romanzo per bambini Il prodigioso Maurice e i suoi geniali roditori (The Amazing Maurice and his Educated Rodents).
    (Da Wikipedia.)

    Terry Pratchett-Serie Discworld (ininglese).rar (4.6 Mb)

    Supplementi autore Proietti Gigi


    Gigi Proietti (Roma, 2 novembre1940 - Roma, 2 novembre2020[1]), è stato un attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico e insegnante italiano. Faceva parte di quella cerchia di artistidi formazione teatrale, campo nel quale ha mietuto notevole successo sin dagli inizi degli anni sessanta. Noto per le sue doti di affabulatore e trasformista, è considerato uno dei massimi esponenti della storia del teatro italiano.
    Continua la lettura su Wikipedia

    GIGI PROIETTI Recita C’è un paio di scarpette rosse di Joyce Lussu.mp3 (1.3 Mb)
    Gigi Proietti - Lonfo.mp3 (3.5 Mb)
    Gigi Proietti - Mio padre è morto a 18 anni, partigiano.mp3 (3.0 Mb)

    Supplementi autore Quasimodo Salvatore


    Biografia di Salvatore Quasimodo.txt (7.4 kb)

    Supplementi autore Rajaniemi Hannu


    Hannu Rajaniemi (nato il 9 marzo 1978) è un matematico e fisico finlandese che vive a Oakland (California). È autore di fantascienza e fantasy, sia in inglese sia in finlandese. Ha avuto successo internazionale con la trilogia Jean Le FlambeurThe Quantum Thief (2010), The Fractal Prince (2012), The Causal Angel (2014) — e con il romanzo Summerland (2018).
    Alcuni suoi romanzi in lingua originale sono qui disponibili per gli iscritti alla Biblioteca Digitale.

    Rajaniemi Hannu-Opere in lingua inglese.rar (342.9 kb)

    Supplementi autore Rame Franca


    Biografia di Franca Rame.txt (3.6 kb)

    Supplementi autore Ratzinger Joseph (Papa Benedetto XVI)


    Annuncio Elezione E Discorso Nuovo Papa Benedetto XVI.mp3 (12.1 Mb)
    Ultima udienza di Benedetto XVI 27 febbraio 2013.mp3 (12.0 Mb)

    Supplementi autore Reich Christopher


    Biografia di Christopher Reich

    (Genere: giallo.)
    Christopher Reich è nato a Tokyo nel 1961. Laureato alla Georgetown University e all'University of Texas di Austin, ha lavorato in un'importante banca di Ginevra prima di rientrare negli Stati Uniti e intraprendere la carriera di scrittore.

    Il suo primo romanzo, Il conto cifrato (1999), è subito diventato un best seller. In seguito ha pubblicato Il velocista (2000).

    Vive in California con la moglie e i figli.


    Supplementi autore Riccardi Andrea


    Biografia di Andrea Riccardi.txt (3.3 kb)

    Supplementi autore Rice Anne


    Cenni biografici su Anne Rice

    (genere: horror, vampiri.)
    Anne Rice è nata a New Orleans nel 1941.
    Ha ottenuto il successo internazionale con Intervista col vampiro diventando un'autrice di culto della narrativa horror, generando una nuova mitologia del vampiro, inedita incarnazione dell'intensità del dolore e delle esperienze di una vita perduta per sempre


    Supplementi autore Rivista di Isaac Asimov


    Brevi informazioni sulla «Rivista di Isaac Asimov»

    La rivista Asimov's Science Fiction inizialmente si chiamava Isaac Asimov's Science Fiction Magazine (o IASFM). Joel Davis della Davis Publications contattò Asimov per chiedergli di dare il suo nome ad una rivista di fantascienza. Asimov accettò, rifiutando l'invito ad esserne il curatore editoriale ma accettando di collaborare come direttore editoriale, scrivendo gli editoriali e le risposte alle lettere dei lettori fino alla sua morte nel 1992.

    La rivista era inizialmente un trimestrale e il suo primo numero fu quello della primavera 1977. Nel 1978 divenne un bimestrale e l'anno successivo un mensile. Negli anni ottanta era pubblicata ogni 4 settimane, con un numero extra a metà dicembre. I numeri doppi vennero introdotti nei primi anni novanta, e successivamente le uscite annuali furono ridotte alle attuali 10.
    La rivista venne venduta all'editore Bantam Doubleday Dell nel gennaio 1992, cambiando il proprio nome in Asimov's Science Fiction. Nel 1996 Dell Magazines fu acquisita da Crosstown Publications e dal 2012 è parte di Penny Publications.

    Edizione italiana

    La rivista ha avuto edizioni estere in varie lingue. In Italia in particolare si sono succedute dal 1979 al 1995 numerose edizioni diverse di breve durata per varie case editrici. La prima versione, intitolata La Rivista di Isaac Asimov, fu pubblicata da Arnoldo Mondadori Editore dal 1978 al 1980 per un totale di 11 uscite. Contemporaneamente la SIAD Edizioni ubblicò per breve tempo dal 1979 al 1980 Rivista di Isaac Asimov. Avventure Spaziali e Fantasy (4 uscite) e poco dopo, dal 1981 al 1982, Asimov. Rivista di Fantascienza (11 numeri) curata da Vittorio Curtoni.
    La rivista, col nome Isaac Asimov Science Fiction Magazine e con Daniele Brolli come direttore responsabile, venne pubblicata per 6 numeri dall'editrice Telemaco nel 1993, per poi passare alla Phoenix Enterprise Publishing Company, che dal 1994 al 1995 pubblicò 18 numeri.

    Tratto da Wikipedia.


    Supplementi autore Riviste di fantascienza


    Questa cartella raccoglie alcune riviste di fantascienza, fra le quali Analog, Delos Science Fiction, Fantascienza Garzanti, Galaxy, Gamma e Nova SF.

    Note.

    • Le riviste Analog, Fantascienza Garzanti, Galaxy, Nova SF sono complete, le altre contengono attualmente solo una parte dei numeri.
    • La Rivista di Isaac Asimov è collocata in una cartella ad essa espressamente dedicata.
    • I titoli di Galassia sono censiti nelle cartelle dei rispettivi autori, in quanto i volumi erano principalmente di carattere monografico. In questa cartella è disponibile un file con alcuni cenni storici e l'elenco completo dei titoli pubblicati.

    Analog

    A molti lettori italiani il nome Analog dirà poco. E per spiegare cosa rappresenti questa testata per la fantascienza bisogna partire con un altro titolo: Astounding. La mitica Astounding diretta da John W. Campbell, su cui Jack Williamson, Ed Hamilton, Murray Leinster, Eric Frank Russell, Clifford D. Simak, Hal Clement, Van Vogt, Henry Kuttner e Isaac Asimov (per dirne solo alcuni) scrissero i loro capolavori che sono diventati dei classici della fantascienza. Ecco spiegato in poche parole cosa sia Analog. Sì, perché Analog è la trasformazione di quella rivista mitica operata per aggiornare il nome della testata ai tempi, svecchiando le meraviglie dello spazio e del tempo tramite un rapporto dichiarato di analogia tra fatti scientifici e le loro trascrizioni immaginarie e narrative nella science fiction. Quindi una pubblicazione di fantascienza tecnologica e avventurosa che, sin da subito, si presenta con una parata di grossi calibri!
    Con questa presentazione nel 1994 viene fatto l'unico tentativo di portare Analog anche in Italia, portando in edicola la rivista in edizione trimestrale. Un tentativo durato solo 5 numeri. A differenza dell'originale la versione italiana di Analog assomiglia di più ad un'antologia di racconti piuttosto che una rivista. Editoriale stringatissimo di mezza paginetta, assenza totale di articoli e saggi: solo racconti, più o meno lunghi, ed un romanzo completo.

    Fantascienza (Garzanti)

    La rivista Fantascienza, edita da Garzanti tra il 1954 e il 1955, è stata la versione italiana della statunitense The Magazine of Fantasy and Science Fiction. Il primo numero uscì nel novembre 1954, con un costo di 120 lire, e la pubblicazione proseguì mensilmente fino al maggio 1955, raggiungendo un totale di sette numeri. Ogni numero contava tra le 96 e le 112 pagine, con testi in caratteri piuttosto piccoli. Le copertine presentavano illustrazioni di artisti come Chesley Bonestell ed Edmund Emshwiller, mentre le illustrazioni interne non erano firmate. Nonostante la cura editoriale, la rivista non ebbe il successo sperato e cessò le pubblicazioni dopo soli sette numeri.

    Galaxy

    La rivista italiana Galaxy è stata pubblicata mensilmente dal giugno 1958 al maggio 1964, per un totale di 72 numeri. I primi 10 numeri sono stati editi dalla Editrice Due Mondi, mentre i successivi 62 dalla Casa Editrice La Tribuna.
    Per l'elenco completo dei numeri pubblicati, consultare l'apposito file disponibile in questa cartella.

    Nova SF

    Nova SF è una longeva rivista italiana di fantascienza in formato libro, fondata e diretta da Ugo Malaguti e pubblicata dal 1967 dalla Libra Editrice, poi da Perseo Libri, quindi da Elara. Questa collana di volumi rilegati ospita opere della science fiction internazionale; con romanzi, cicli letterari, antologie personali, e classici in rigorosa versione letteraria, vuole offrire un panorama fedele e globale dei fermenti e delle idee della science fiction di ogni tempo e paese. Parallelamente alla rivista, nel 1989 fu iniziata la collana di volumi monografici intitolata Biblioteca di Nova SF, con lo scopo di offrire testi più lunghi o organici che non trovavano spazio nella rivista Nova SF.
    Per l'elenco dei titoli e altre informazioni, consultare l'apposito file disponibile in questa cartella.

    Collana Galassia. Breve storia ed elenco dei numeri pubblicati.txt (17.1 kb)
    Rivista Galaxy. Elenco dei numeri pubblicati.txt (1.6 kb)
    Rivista Nova SF. Breve storia ed elenco dei numeri pubblicati.txt (15.9 kb)

    Supplementi autore Robb J. D


    Robb J. D.-Opere in lingua inglese.rar (4.1 Mb)

    Supplementi autore Roberts Nora


    Roberts Nora-Opere in lingua inglese.rar (5.9 Mb)

    Supplementi autore Robeson Kenneth


    Doc Savage

    Autore: Kenneth Robeson, pseudonimo di Lester Dent.
    Doc Savage è uno dei più famosi ed imitati personaggi dei pulp magazine statunitensi. Fu ideato da Lester Dent che scrisse la maggior parte delle 181 storie uscite tra il 1933 ed il 1949, tutte pubblicate dalla Street and Smith. Fino al 1947 la periodicità fu mensile, mentre nei due anni successivi divenne a cadenza irregolare. Dopo i primi due anni a Dent si alternarono autori come Norman Danberg, Alan Hathway e William Bogart.

    Conosciuto anche con il soprannome di Uomo di bronzo, il vero nome di Doc Savage è Clark Savage, Jr. È un medico chirurgo, scienziato, avventuriero, esploratore, ricercatore e, come rivelato in The Polar Treasure, persino musicista.

    Lester Dent dovette usare lo pseudonimo di Kenneth Robeson, imposto dalla casa editrice, per pubblicare le avventure di questo precursore di Superman.

    Il personaggio

    Un gruppo di scienziati finanziato da suo padre lo ha appositamente allenato fin dalla nascita nel corpo e nella mente per dargli abilità quasi superumane: grande forza e resistenza, memoria fotografica, maestria nelle arti marziali e vaste conoscenze scientifiche, da cui il soprannome "Doc". Per mantenere le sue capacità egli si dedica ogni giorno a due ore di intenso allenamento psicofisico. Doc è inoltre un maestro del travestimento e un eccellente imitatore delle voci. "Egli raddrizza torti e punisce i malvagi." Dent descrisse il suo eroe come un misto delle capacità deduttive di Sherlock Holmes, delle eccezionali doti fisiche di Tarzan, dell'istruzione scientifica di Craig Kennedy[1] e della bontà di Abraham Lincoln. Dent descrive Doc Savage come dotato di "spirito cristiano" (Christliness). Il carattere e la visione del mondo di Doc sono mostrati nel suo giuramento, che è il seguente:
    «Che io mi sforzi ogni attimo della mia vita per rendermi migliore e migliore, al meglio delle mie capacità, affinché tutti possano trarre profitto da ciò. Che io pensi al giusto e a dare tutto il mio aiuto a chi ne ha bisogno, senza riguardo per null'altro che la giustizia. Che io possa accettare ciò che viene con un sorriso, senza perdere coraggio. Che io sia rispettoso del mio paese, dei miei concittadini e dei miei collaboratori in tutto ciò che dico e faccio. Che io possa fare il bene a tutti e male a nessuno.»
    Il suo quartier generale è all'ottantaseiesimo piano di un grattacielo. Anche se non viene mai detto, lo si identifica generalmente con l'Empire State Building a Manhattan, New York che però conta 85 piani escludendo l'osservatorio. Inoltre in un magazzino in riva al fiume tiene numerosi veicoli che usa nelle sue missioni: auto, aerei, elicotteri (inizialmente un autogiro), un dirigibile e varie imbarcazioni, fra cui un sommergibile.

    Possiede in Alaska una base dove ogni tanto si ritira e che ha ribattezzato la Fortezza della solitudine. Nelle storie del Superman pre-Crisis viene mostrata spesso un analogo posto dove il kriptoniano colleziona i reperti delle sue avventure, un omaggio neanche tanto velato al padre putativo di tutti i supereroi.

    Nei combattimenti corpo a corpo è solito neutralizzare gli avversari con una stretta sui centri nervosi alla base del collo precedendo di trent'anni la "stretta Vulcaniana" di Star Trek mentre nel romanzo The Vanisher (L'uomo che scompariva) il villain di turno si serve di un apparecchio di teletrasporto.

    (Tratto da Wikipedia.)

    Collana Doc Savage pubblicata da Urania

    1. La terra dell'eterna notte.
    2. L'orrore negli occhi.
    3. L'isola che non esisteva.
    4. Morte per fuoco.
    5. Mercanti di sterminio.
    6. L'autostrada stregata.
    7. La piramide d'oro.
    8. La gang delle comete.
    9. L'oasi dei diamanti.
    10. Il segreto delle navi scomparse.
    11. La fortezza della solitudine.
    12. I teschi d'argento.
    13. Il pericolo dell'oro.
    14. Il fantasma che rideva.
    15. Taz.
    16. L'uomo che scompariva.
    17. La pelliccia misteriosa.
    18. La legione degli spettri.


    Supplementi autore Ross Kat


    Kat Ross ha lavorato come giornalista alle Nazioni Unite per dieci anni prima di ritornare felicemente a ciò che le piace di più: inventare cose. È autrice della nuova serie fantasy epica/urbana Nightmarked, della trilogia western steampunk Lingua Magika, delle serie fantasy storiche Quarto Elemento e Quarto Talismano, dei misteri paranormali Gaslamp Gothic e del thriller distopico Some Fine Day. Ama i miti, i mostri e gli scenari apocalittici.


    Supplementi autore Ross Kate


    Cenni biografici

    Katherine Jean Ross (21 giugno 1956 - Boston, 12 marzo 1998) è stata una scrittrice statunitense specializzata in narrativa poliziesca.

    Nata nel 1956 da Edward A. Ross, studia al Wellesley College e alla Yale Law School prima di diventare avvocatessa per Sullivan & Worcester fino al 1981.
    Esordisce nella narrativa gialla nel 1994 con La camera chiusa, primo di quattro libri ambientati durante la Reggenza inglese e aventi per protagonista il dandy Julian Kestrel.
    Vincitrice nel 1998 di un premio Agatha, muore a 41 anni il 12 marzo 1998 a causa di un cancro al seno.

    Per approfondimenti consultare la pagina di Kate Ross su Wikipedia.


    Supplementi autore Rossini Gioacchino


    Gioachino Rossini
    29 febbraio 1792
    13 novembre 1868

    Compositore grande, grandissimo, addirittura immenso e che è tutto nostro.
    Un artista dal carattere peculiare che ha saputo imporre al suo tempo il nome dell'Italia in tutto il mondo civilizzato e che ancora oggi è sinonimo di italianità: il suo nome rappresenta una delle ragioni per essere fieri di appartenere al Bel Paese.
    Gioacchino Rossini nasce a Pesaro il 29 febbraio 1792, figlio di un suonatore d'orchestra e di una cantante d'opera attivi nei teatri di provincia italiani. Di talento musicale precocissimo, è allievo del Mattei al Conservatorio di Bologna dove studia in particolare le opere di Cimarosa, Haydn e Mozart.
    A vent'anni già scrive "opere buffe" e "opere serie" per vari teatri italiani, mostrando sorprendente freschezza e vitalità.
    A quel tempo la suddivisione fra questi due generi era molto rigida: l'Opera seria cosiste sempre in tre atti (con molte arie) che escludono le scene allegre e divertenti mentre, com'è intuibile, l'Opera buffa è in buona sostanza una commedia musicale spesso basata sulla "Commedia dell'arte".
    Inoltre l'Opera seria si distingue anche per avere uno schema fisso della situazione e dei ruoli dal fatto di essere contrassegnata dal "lieto fine", cioè dalla conciliazione dei contrasti e delle contraddizioni alla fine dell'opera. Rossini nella sua carriera contribuirà grandemente a sovvertire molti di questi luoghi comuni operistici.
    Dopo il successo di "Tancredi" e de "L'italiana in Algeri" comincia un'ascesa inarrestabile. Diviene popolarissimo grazie all'irresistibile vivacità dei suoi ritmi, alla bellezza delle melodie e all'irrefrenabile vena e vigore teatrale che circolano nelle sue composizioni.
    Dal 1816 al 1822 Barbaja, potente e accorto impresario del Teatro San Carlo di Napoli, lo scrittura per infondere nuovo vigore al mondo operistico napoletano in declino. Disponendo di un teatro tutto suo, di una buona orchestra e di grandi cantanti, Rossini matura come drammaturgo e amplia i propri mezzi musicali che culminano con l'opera "Semiramide", l'ultima del suo periodo italiano. A Napoli Rossini pone le basi della sua fortuna finanziaria e sposa la contralto spagnola Colbran che, con il suo grande talento vocale, contribuisce al successo delle sue opere.
    Dopo un soggiorno a Vienna e Londra, dove vengono allestiti due festival delle sue opere, nel 1824 Rossini si reca a Parigi come direttore del Théâtre Italien. Qui fa rappresentare le sue opere migliori revisionandole per adattarle ai gusti della società parigina, poi con il "William Tell" (Guglielmo Tell) affronta un nuovo soggetto romantico: con questa opera riesce a fondere gli elementi dello stile italiano e francese aprendo la strada al "grand-opera", tipo di spettacolo dal soggetto storico, ricco di effetti scenici, balletti e masse corali.
    Ormai al culmine della celebrità internazionale Rossini chiude tuttavia la sua attività operistica, forse per motivi di salute o forse per stanchezza creativa, dopo anni di intensa attività compositiva, ma anche per la raggiunta sicurezza finanziaria. Resta ancora a Parigi curando i propri affari, seguendo gli allestimenti dei compositori contemporanei e concedendosi numerosi viaggi.
    Nel 1836 fa ritorno a Bologna in uno stato di grande abbattimento fisico e psichico poi si sposta a Firenze. Rientrato a Parigi nel 1855 riprende a comporre brevi pezzi da camera.
    Muore a Passy il 13 novembre 1868.
    Vent'anni dopo la sua salma viene traslata nella chiesa di Santa Croce a Firenze, accanto a quella degli altri grandi Italiani.
    Molti sono i meriti e le strade aperte da questo eccezionale compositore italiano. Ha saputo rendere brillante e imprevedibile l'orchestra, ravvivando i colori strumentali e accentuando le dinamiche con il celebre uso del crescendo (poi denominato appunto "crescendo rossiniano"), e del concertato finale. Rossini ha inoltre regolato il cosiddetto "bel canto", sino ad allora lasciato al gusto degli interpreti, e imposto alle voci un inedito virtuosismo. L'espressione musicale acquista così un effetto fortemente teatrale, dall'impatto quasi fisico, che è storicamente unico e innovativo.

    Frasi di Gioachino Rossini.
    «L'amore soddisfatto è un piacevole passatempo. L'amore infelice è un dente guasto del cuore.»
    «Per mangiare un tacchino, dobbiamo essere in due: io e il tacchino.»<


    Supplementi autore Rovelli Carlo


    Carlo Rovelli Certezze E Incertezze Nella Scienza, Metodo Scientifico E Filosofia Della Scienza.mp3 (48.7 Mb)

    Supplementi autore Rucker Rudy


    Romanzi del ciclo Il ciclo del ware

    Il ciclo del ware è una tetralogia di romanzi di fantascienza dello scrittore statunitense Rudy Rucker. L'intero ciclo è stato pubblicato in Italia nella collana Urania (Mondadori).
    1. Software - I nuovi robot (1982)
      Urania n. 1382, premiato con il premio Philip K. Dick nel 1983.
    2. Wetware - Gli uomini robot (1988)
      Urania n. 1419, premiato con il premio Philip K. Dick nel 1989.
    3. Freeware - La nuova carne (1997)
      Urania n. 1428.
    4. Realware - La materia infinita (2000)
      Urania n. 1497.
    (Tratto da Wikipedia).


    Supplementi autore Rulfo Juan


    Juan Rulfo

    Juan Rulfo (Sayula, 16 maggio 1917 - Città del Messico, 7 gennaio 1986) è stato uno scrittore e fotografo messicano.
    rimasto orfano dda piccolo, fu allevato, dapprima dalla nonna, poi in un orfanotrofio.
    Fin dagli anni trenta scrisse articoli e racconti.
    E' considerato il fondatore del realismo magico e la sua produzione letteraria influienzò diversi autori latinoamericani come Jorge Luis Borges e Gabriel Garcia Marquez.
    Le sue uniche opere pubblicate in vita sono due romanzi, La pianura in fiamme (El llano en lamas, 1953) e Pedro Páramo (1955) e un volume di canovacci cinematografici, Il gallo d'oro (El gallo de oro y otros textos para cine, 1980). Postumi, sono usciti alcuni racconti riuniti in Los cuadernos (1995), e i frammenti di un romanzo incompiuto, Aire de las colinas (2000). Le sue fotografie sono raccolte in Juan Rulfo: Letras e imágenes (a cura di Víctor Jiménez, 2001).
    Tratto da Wikipedia.


    Supplementi autore Russell Bertrand


    Biografia di Bertrand Russell (da Wikipedia).txt (30.4 kb)
    Vita e pensiero di Bertrand Russell.txt (39.6 kb)

    Supplementi autore Saba Umberto


    Biografia di Umberto Saba.txt (7.0 kb)

    Supplementi autore Salgari Emilio


    Da questa pagina si può scaricare il file Emilio Salgari. Una vita per l'avventura.txt con un'introduzione inclusa nella prima uscita di «Tutte le opere di Emilio Salgari», edizioni Fabbri.

    Emilio Salgari. Cenni biografici

    Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgàri (Verona, 21 agosto 1862 - Torino, 25 aprile 1911) è stato uno scrittore italiano di romanzi d'avventura molto popolari.
    Autore straordinariamente prolifico, è ricordato soprattutto per aver creato le saghe d'avventura del ciclo indo-malese (o ciclo dei pirati della Malesia, del quale è protagonista il suo personaggio più celebre, Sandokan) e dei corsari delle Antille (in cui spicca il personaggio del Corsaro Nero). Scrisse anche romanzi storici, come Cartagine in fiamme, e diverse storie fantastiche, come Le meraviglie del Duemila in cui prefigura la società di allora a distanza di un secolo, un romanzo scientifico precursore della fantascienza in Italia . Molte sue opere hanno avuto trasposizioni cinematografiche e televisive. La popolarità di Salgari è testimoniata anche dalla grande diffusione di apocrifi: oltre un centinaio le opere pubblicate col suo nome in realtà scritte da altri romanzieri .

    I primi anni

    Nacque a Verona il 21 agosto 1862 da madre veneziana, Luigia Gradara (1830-1887), e padre veronese, Luigi Salgari (1826-1889), commerciante di tessuti presso Porta Borsari a Verona , e fu battezzato il 7 settembre nella chiesa di S. Eufemia. Crebbe poi in Valpolicella, nel comune di Negrar, in frazione Tomenighe di Sotto, poi abbandonata per trasferirsi nell'attuale "Ca' Salgàri". A partire dal 1878 studiò poi al Regio Istituto Tecnico e Nautico "Paolo Sarpi" di Venezia, ma non arrivò mai a essere capitano di marina come avrebbe voluto. Abbandonati gli studi al secondo corso nel 1881, tornò a Verona per intraprendere l'attività giornalistica.

    Esordio

    Ispirato dai racconti avventurosi di Assollant, Louis Boussenard, del capitano Mayne-Reid e dai libri storici e anche romanzeschi dell'orientalista Louis Jacolliot, Salgàri esordì come scrittore nelle appendici dei giornali. La sua prima opera pubblicata fu un racconto, I selvaggi della Papuasia, scritto all'età di vent'anni e in quattro puntate apparso, sul settimanale milanese La Valigia, con la sigla S.E. Tra il 15 settembre e il 12 ottobre 1883 pubblicò a puntate sul giornale veronese La Nuova Arena il romanzo Tay-See (riedito poi in volume con il titolo La Rosa del Dong-Giang nel 1897), quindi sullo stesso giornale il romanzo La tigre della Malesia (riedito come Le tigri di Mompracem), che riscosse un notevole successo, ma dal quale non ebbe alcun ritorno economico significativo, seguito da La favorita del Mahdi (1883-1884), scritto otto anni prima. Sempre nel 1883 divenne redattore del giornale stesso. Svolse un'intensa attività con gli pseudonimi Ammiragliador ed Emilius. Due anni dopo diventò redattore de L'Arena. Il 25 settembre 1885 arrivò a sfidare a duello un collega del quotidiano rivale l'Adige.
    Nel 1887 morì la madre, mentre il 27 novembre 1889 vi fu il suicidio del padre che, credendosi malato di una malattia incurabile, si gettò dalla finestra di casa. Qualche anno dopo, il 30 gennaio 1892, Emilio sposò Ida Peruzzi (1866-1922), un'attrice di teatro; dopo la nascita della figlia primogenita Fatima (1893-1914), i Salgari decisero di trasferirsi in Piemonte, dove Emilio aveva trovato un contratto con l'editore Speirani e, stabilitisi inizialmente a Ivrea nel 1894, vissero poi in una casa di piazza Pinelli a Cuorgnè e successivamente nella vicina Alpette. In questo periodo nacquero altri tre figli: Nadir (1896-1936), Romero (1899-1931) e Omar (1901-1963). Verso la fine del 1897, l'editore Anton Donath, con cui aveva iniziato a collaborare, lo convinse a trasferirsi a Genova e la famiglia si sistemò a Casa Rebora, nel quartiere di Sampierdarena. Durante il soggiorno ligure scrisse Il Corsaro Nero, pubblicato nel 1898 e considerato il capolavoro di Emilio Salgari. Qui strinse anche amicizia con Giuseppe Garuti, in arte Pipein Gamba, che fu uno dei primi illustratori dei suoi lavori.

    La vita a Torino

    Nel 1900, richiamato dall'editore Speirani, Salgari si trasferì, con moglie e figli, definitivamente a Torino, in corso Casale, prima al civico 298 e poi al 205. Da qui Salgari poteva facilmente raggiungere in tram la biblioteca civica centrale, dove trovava mappe e racconti di viaggi esotici che costituivano la base e lo spunto per le sue storie. Tra il 1892 e il 1898 pubblicò una trentina di opere, di cui 16 nel solo triennio 1894-1896: tra queste, sempre con Speirani, Il tesoro del presidente del Paraguay, Le novelle marinaresche di Mastro Catrame, Il re della montagna, Attraverso l'Atlantico in pallone e I naufragatori dell'Oregon. Il motivo di tutto questo lavoro erano i debiti che Salgari continuava ad accumulare; nel 1896 lo scrittore firmò un altro contratto con l'editore genovese Donath e nel 1906 anche con il fiorentino Bemporad.
    Il 3 aprile 1897, su proposta della regina d'Italia Margherita di Savoia, Salgari venne insignito dalla Real Casa del titolo di "Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia" . Ciononostante, la sua situazione economica non migliorò; a partire dal 1903 - quando la moglie iniziò a dare segni di follia - si moltiplicarono i debiti per potere pagare le cure. Nel 1910 la salute mentale della donna peggiorò ulteriormente e fu costretta a entrare in manicomio.
    Nella sua vita Salgari fu un "viaggiatore virtuale" : il creatore della Tigre di Mompracem viaggiò pochissimo, ma fu un "divoratore di atlanti e dizionari", grazie ai quali inventò più di 1.300 personaggi, basando ogni suo libro su scrupolosi approfondimenti, e scontrandosi con gli editori dell'epoca a causa di gravi problemi economici .

    Declino e morte

    «A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna.»
    (Emilio Salgari)

    I contratti di lavoro obbligarono Salgari a scrivere tre libri l'anno e, per mantenere quei ritmi, fu costretto a scrivere tre pagine al giorno. A causa del conseguente stress scriveva fumando un centinaio di sigarette al giorno e beveva un bicchiere di vino marsala dopo l'altro . Inoltre dirigeva contemporaneamente un periodico di viaggi. Più che un problema di sottocompensi in proporzione alla mole di lavoro il suo esaurimento nervoso fu dovuto soprattutto alla fatica e alla stanchezza. Non solo non guadagnava, ma non era nemmeno considerato dai circoli letterari dell'epoca, ultimo smacco alla sua dignità. All'amico pittore Gamba scriveva nel 1909:

    «La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno e alcune della notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi. Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza avere avuto il tempo di rileggere e correggere.»

    I suoi nervi non ressero. A ciò si aggiunse la nostalgia della moglie, ricoverata da mesi in manicomio. Stressato e umiliato rimase da solo e con i figli da accudire. Sempre più depresso, nel 1909 tentò per la prima volta il suicidio, gettandosi sopra una spada, ma venne salvato in tempo dalla figlia Fatima. Poi, l'ultima intervista, quella di un giornalista, tal Antonio Casulli, inviato de Il Mattino di Napoli, che incontrò Salgari nel dicembre 1910, e che anni più tardi dichiarò di avere respirato nella sua casa un'atmosfera come minimo triste e malinconica.
    Infine decise di tentare nuovamente di togliersi la vita la mattina di martedì 25 aprile 1911. Salgari lasciò sul tavolo tre lettere note (ma pare che le lettere fossero 13 e i destinatari delle altre lettere abbiano via via smentito e poi confermato che le lettere esistessero, ma il contenuto è rimasto ignoto) e uscì da casa prendendo il suo solito tram con in tasca un rasoio. Le lettere erano indirizzate ai figli, ai direttori di giornali, ai suoi editori. Ai figli Omar, Nadir, Romero e Fatima scrisse:
    «Sono un vinto: non vi lascio che 150 lire, più un credito di altre 600 che incasserete dalla signora...»

    Li informava poi su dove avrebbero potuto trovare il suo cadavere, ovvero in uno dei "burroncelli" del bosco di Val San Martino, sopra la chiesetta della Madonna del Pilone, la zona collinare che sovrasta il corso Casale di Torino, dove con la famiglia andava solitamente a fare i pic-nic. La zona esatta è quella del parco di Villa Rey, nei pressi dell'omonimo ex campeggio cittadino. A trovarlo morto non furono i figli, bensì Luigia Quirico, una lavandaia ventiseienne che era andata nel bosco per fare legna. Il corpo di Salgari presentava la gola e il ventre squarciati in modo atroce. In mano stringeva ancora il rasoio. Si uccise come avrebbe potuto uccidersi uno dei suoi personaggi, in una sorta di seppuku, con gli occhi rivolti al sole che si leva. I suoi funerali avvennero al Parco del Valentino, ma passarono inosservati perché in quei giorni Torino era impegnata a inaugurare l'imminente Esposizione internazionale per il cinquantenario dell'Unità d'Italia. La sua tomba, provvista di dedica, fu subito traslata nel famedio del cimitero monumentale di Verona.

    Tratto dalla pagina di Wikipedia su Emilio Salgari.

    Emilio Salgari-Biografia da Wikipedia.txt (31.7 kb)
    Emilio Salgari. Una vita per l'avventura.txt (27.8 kb)

    Supplementi autore Sallusti Alessandro - Palamara Luca


    Si riporta qui l'intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all'assemblea plenaria del CSM, in quanto in esso si fa riferimento direttamente ad alcune delle vicende che sono in parte oggetto di questo volume e delle quali uno dei protagonisti sarebbe appunto Luca Palamara, co-autore del testo stesso.

    Intervento del Presidente Mattarella all’Assemblea del CSM.mp4 (37.8 Mb)

    Supplementi autore Shenker George L


    Metodo Sandwich per lo studio della lingua inglese.
    L'allegato seguente contiene le lezioni separate in formato txt e i corrispondenti file audio in formato MP3.

    shenker.zip (404.8 Mb)

    Supplementi autore Silone Ignazio


    Biografia di Ignazio Silone.txt (5.1 kb)

    Supplementi autore Simenon Georges


    Vita e opere dell'autore(da Wikipedia).
    Romanzi con Maigret protagonista (da Wikipedia)
    Biografia (da biografieonline.it)

    Bibliografia di Georges Simenon.txt (39.0 kb)
    Il Commissario Maigret - La Vecchia Signora Di Byeux - Gino Cervi.mp3 (42.6 Mb)
    Vita, opere, personaggi di Simenon.txt (154.8 kb)

    Supplementi autore Smith Wilbur


    Bibliografia di Wilbur Smith.txt (1.3 kb)

    Supplementi autore Sontag Susan


    Biografia di Susan Sontag

    Susan Sontag (1933 - 2004) è stata una intellettuale e scrittrice statunitense. Nata a New York nel 1933, a cinque anni perse il padre e, quando la madre malata di alcolismo si risposò, venne adottata dal patrigno, Nathan Sontag, da cui prese il cognome. Ebbe un'infanzia costellata da incertezza e sofferenza. Ragazza intellettualmente vispa, si diplomò anzitempo a quindici anni e si laureò in Filosofia alla Berkeley University a diciotto. Appena diciassettenne, si sposò con il suo professore di sociologia, Philip Rieff, da cui, ad appena diciannove anni, ebbe il figlio David Rieff. Rimase legata al marito fino al 1958, quando divorziò da lui tornando a vivere a New York con il piccolo David. Sontag terminò successivamente i suoi studi ad Harvard, specializzandosi in letteratura inglese, e, nel corso degli anni Cinquanta, frequentò anche le università di Oxford e di Parigi. Morì il 28 dicembre 2004.

    Per informazioni complete consultare la scheda su Wikipedia.

    Sontag Susan-Opere in lingua inglese.rar (1.1 Mb)

    Supplementi autore Spindler Erica


    Bibliografia di Erica Spindler.txt (0.3 kb)

    Supplementi autore Stalin Giuseppe


    Annuncio della morte di Stalin da Radio Mosca.mp3 (349.3 kb)
    Joseph Stalin - (03.04.1941) L'invasione tedesca continua.mp3 (487.0 kb)

    Supplementi autore Stross Charles


    Dati biografici di Charles Stross

    Charles David George Stross (Leeds, 18 ottobre 1964) è un autore di fantascienza britannico.
    Fa parte di una nuova generazione di scrittori di fantascienza britannici specializzati nei sottogeneri della fantascienza hard e della space opera. Suoi contemporanei sono Alastair Reynolds, Ken MacLeod e Liz Williams. Il suo primo racconto pubblicato, The Boys, apparve in Interzone nel 1987. Il suo primo romanzo, Singularity Sky, fu pubblicato da Ace nel 2003 e fu candidato al Premio Hugo. Una raccolta di suoi racconti, Toast: And Other Rusted Futures apparve nel 2002. Successivamente altri suoi racconti furono candidati al Premio Hugo, il Premio Nebula e altri premi letterari di fantascienza.
    Negli anni settanta e ottanta, Stross pubblicò alcuni articoli sui giochi di ruolo per Dungeons & Dragons nella rivista White Dwarf. Alcune sue creazioni come i githyanki (presi in prestito dal libro La luce morente (Dying of the Light) di George R.R. Martin), i githzerai, e gli slaadi furono inseriti in seguito nelle espansioni ufficiali del gioco.
    Oltre al lavoro di scrittore Charles Stross è stato anche autore tecnico, giornalista freelance, programmatore e farmacista. Ha ottenuto una laurea in farmacia e informatica.

    Il Ciclo della Lavanderia (The Laundry Files)

    Il Ciclo della Lavanderia è una serie di romanzi di Charles Stross che mescolano abilmente horror grottesco e thriller spionistico, Le Carré e Doctor Who, Lovecraft e Douglas Adams.
    Questa serie di racconti e romanzi costituisce una rivisitazione fantascientifica dei Miti di Cthulhu, in un approccio spionistico alla James Bond intriso di una consistente punta di ironia demenziale.
    Dalla serie sono stati tratti degli audiolibri, delle storie spin off e un gioco di ruolo.

    Charles Stross è un acclamato autore britannico di romanzi di fantascienza il cui ciclo della Lavanderia omaggia vari maestri del genere spionistico come Ian Fleming, Peter O'Donnell e Len Deighton. Stross ha rivisitato i Miti di Cthulhu anche in un altro racconto dalla connotazione simile, «Guerra Gelida», che però non ha le venature comiche della serie e non appartiene alla continuity della saga. 1 Il ciclo della Lavanderia: l'ambientazione 1.1 Rapporto sulle atrocità 1.2 Giungla di cemento 1.3 Giù alla fattoria 1.4 Il Memorandum Fuller 1.5 Il Progetto Jennifer 1.6 Equinoide 1.7 The Apocalypse Codex 1.8 The Annihilation Score 1.9 The Rhesus Chart 1.10 The Nightmare Stacks 1.11 The Delirium Brief 1.12 The Labyrinth Index 2 Analisi dei Miti di Cthulhu 2.1 Post simili:

    L'ambientazione

    Robert Francis Howard, anche se questo nome viene detto essere falso, siccome i veri nomi hanno potere sulle persone, è un «demonologo informatico» che lavora per la Lavanderia, un ente governativo segreto britannico ultra burocratizzato nato durante la Seconda Guerra Mondiale per affrontare le minacce occulte del Reich. Nei decenni successivi l'ente si è ultra statalizzato diventando un'organizzazione elefantiaca dal punto di vista burocratico, nella quale ogni eccesso di spesa provoca enormi sconvolgimenti a livello amministrativo.
    Vessato da una burocrazia contorta oltre ogni limite, Bob si batte assieme a sua moglie Dominique «Mo» O'Brien e ai suoi colleghi ogni giorno contro fenomeni che sfidano la ragione umana e che mettono in pericolo la sicurezza del mondo intero.
    Lo scopo ultimo della Lavanderia è quello di scongiurare l'avverarsi di una serie di scenari terribili tra i quali il famigerato CASE NIGHTMARE GREEN che prevede «l'allineamento delle stelle nelle giuste posizioni» e il ritorno dell'equivalente dei Grandi Antichi.

    In questa ambientazione l'informatica è la vera attuazione della magia, e i computer altro non sono che mezzi più efficaci rispetto a grimorii e pentacoli. Anche solo sviluppare delle equazioni troppo complesse rischia quindi di aprire portali non richiesti verso altri mondi da incubo.
    A seconda dei volumi, l'attenzione si concentra sulla matematica pura o sull'informatica, che vengono presentate come discipline molto pericolose siccome, portate a un certo livello, rischiano di richiamare nel nostro mondo orrori indescrivibili.

    I libri della serie vengono presentati come memorie di Bob scritti su insistenza del suo superiore, probabilmente a scopo di farne manuali di addestramento in vista di terribili eventi che possono seguire. Nel primo romanzo «Rapporto sulle atrocità» Bob viene descritto come un impiegato da scrivania che anela all'azione sul campo. Bob è l'anti-James Bond per eccellenza: non è chic, non è un donnaiolo, non ha modi snob e soprattutto non è il perno dell'organizzazione, che in caso di sua dipartita semplicemente lo rimpiazzerebbe con qualcun altro.
    Benché non sia un individuo estremamente coraggioso, in tutte le storie ha effettivamente una prontezza di spirito invidiabile e una buona conoscenza della magia e dei meccanismi burocratici che gli consentono di sopravvivere a minacce di inaudito pericolo, ivi compresi i suoi superiori gerarchici.
    Bob infatti non è un eroe impeccabile stereotipato bensì un mix di senso di sopravvivenza, acume, conoscenze geek e fortuna che gli consentono di sopravvivere a scenari terrificanti e catastrofici.
    Nel corso delle storie effettivamente fa carriera diventando l'assistente di James Angleton, uno dei funzionari più influenti, e in Il Memorandum Fuller viene confermato che ha tutte le carte in regola per diventare a sua volta un esponente di primo piano nella Lavanderia.

    Andare qui per l'articolo completo


    Supplementi autore Swann Ingo


    Ingo Swann

    Swann, Ingo (n. 1933) - Sensitivo americano, famoso per le sue presunte abilità di bilocazione.
    Fu il primo sensitivo «di fama» studiato da Targ e Puthoff allo SRI International, per i quali compì un'impresa sensazionale: si teleportò su Giove e descrisse ciò che vide. Anni dopo, in seguito alle missioni Mariner 10 e Pioneer 10 che passarono vicino al pianeta raccogliendo informazioni, Targ e Puthoff si dissero meravigliati dell'accuratezza con cui Swann l'aveva descritto. In realtà, da un confronto dettagliato delle affermazioni fatte da Swann con i dati riportati dalle missioni NASA, emerge che molte delle notizie date da Swann erano precedentemente reperibili su libri di testo; altre erano semplici ovvietà (per esempio: «Il Sole da qui è più piccolo»); altre erano troppo vaghe e non erano verificabili e, infine, la maggior parte erano sbagliate. Come risposta a questi fatti, Swann dichiarò in seguito che, probabilmente, nel suo viaggio astrale si era proiettato su un pianeta di un altro sistema solare.
    (Tratto dall'Enciclopedia del CICAP.)

    Non sono disponibili opere in italiano di questo autore. L'archivio qui proposto contiene alcuni contributi in inglese recuperati da Internet.

    Ingo Swann. Opere in lingua inglese.rar (337.1 kb)

    Supplementi autore Szymborska Wislawa


    Biografia di Wislawa Szymborska

    Cracovia 2 luglio 1923 - Cracovia 1 febbraio 2012

    La grande poetessa Wislawa Szymborska nasce il 2 luglio del 1923 a Cracovia, in Polonia. La sua infanzia e l'adolescenza sono funestate dallo scoppio della seconda guerra mondiale. La giovane Wislawa è costretta, infatti, a proseguire gli studi in clandestinità, ed è in questo modo che riesce a diplomarsi nel 1941. Nel 1943, grazie al lavoro come dipendente delle ferrovie, evita la deportazione in Germania in qualità di lavoratrice forzata. Nello stesso periodo inizia anche la sua carriera artistica: si dedica a illustrare un libro scolastico in inglese.
    Si iscrive all'università nel 1945 alla facoltà di letteratura per poi passare a quella di sociologia, ma non terminerà mai gli studi. Dopo tre anni deve abbandonare definitivamente per il sopraggiungere di seri problemi economici. Ha però la fortuna di incontrare il saggista e poeta Czeslaw Milosz, Premio Nobel per la letteratura nel 1980, che la coinvolge nella vita culturale della capitale polacca.
    Si impiega come illustratrice e segretaria presso una rivista bisettimanale, e nel 1948 si sposa. Il matrimonio ha vita breve, e Wislawa divorzia dopo sei anni per poi risposarsi con lo scrittore e poeta Kornel Filipowicz.
    La sua prima poesia, «Cerco una parola», viene pubblicata nel 1945 su un quotidiano. Inizialmente tutti i suoi scritti subiscono la stessa sorte, in quanto prima di essere pubblicati in formato cartaceo devono passare il vaglio della censura. La sua prima vera e propria raccolta poetica, «Per questo viviamo», sarà pubblicata molto più tardi nel 1952, favorita dalle poesie che inneggiano al regime socialista. Una precedente raccolta, infatti, non viene data alle stampe come previsto perché giudicata troppo priva di contenuti socialisti. Eppure Wislawa, come molti altri intellettuali in quel periodo, abbraccia l'ideologia socialista in maniera ufficiale, tramite cioè la partecipazione attiva alla vita politica del suo paese. Aderisce inoltre al Partito Operaio Polacco, rimanendone un membro fino al 1960.
    Più tardi prende le distanze da queste sue posizioni ideologiche, che lei stessa definisce «Un peccato di gioventù» e rende pubbliche le sue riflessioni in una raccolta di poesie, «Domande poste a me stessa», del 1954. Nonostante il suo allontanamento definitivo dal partito sia datato 1960, già prima si mette in contatto con i dissidenti e rinnega quanto scritto nelle sue prime due raccolte poetiche.
    Alterna l'attività poetica, baciata dalla fortuna nel 1957 con la raccolta «Appello allo yeti», con il lavoro di redattrice presso la rivista «Vita Letteraria» sulla quale pubblica una serie di saggi «Letture facoltative» poi riprese in volume. Nello stesso periodo collabora anche alla rivista «Kultura», curata da immigrati polacchi a Parigi.
    Le sue poesie, spesso molto brevi, sono costituite da versi liberi, scritti in maniera semplice e con una scelta accurata delle parole. Wislawa Szymborska utilizza l'arma dell'ironia e del paradosso per affrontare problemi etici e umani di ampio respiro che diventano motivo di denuncia per lo stato delle cose in cui il mondo intero si ritrova a vivere. Tutte le sue poesie sono legate all'attualità del suo tempo storico. Scrive, infatti, componimenti che hanno come tema la compilazione del curriculum vitae, o che ritraggono l'infanzia di personaggi come Adolf Hitler.
    La sua opera vive e si nutre anche di una intensa attività di contestatrice che diviene sempre più significativa negli anni Ottanta durante i quali si impegna a favore del sindacato Solidarnosc di Lech Walesa. Nel 1996 viene insignita del Premio Nobel per la letteratura. La motivazione che accompagna il premio recita: «per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà».
    La poetessa accoglie il premio con sorpresa ed emozione, lei stessa si domanda come sia possibile un tale successo.
    Contribuisce alla diffusione della poesia francese in Polonia grazie alla traduzione di alcuni poeti barocchi e cura un'antologia di poesia ebraica. La sua ultima raccolta, pubblicata nel 2005, ha un enorme successo, e in una settimana ne vengono vendute quarantamila copie.
    Wislawa Szymborska muore il giorno 1 febbraio 2012 a Cracovia dopo una lunga malattia. Nelle sue poesie ha affrontato più volte la tematica della morte affermando: «Non c'è vita che almeno per un attimo non sia stata immortale».

    Tratto da biografieonline.it


    Biografia di Wislawa Szymborska.txt (4.4 kb)

    Supplementi autore Tasso Torquato


    Torquato Tasso
    11 marzo 1544 - 25 aprile 1595

    Il "figlio" più famoso di Sorrento è Torquato Tasso. La tradizione ci ha tramandato la figura di Tasso, valoroso cavaliere e grande poeta : "Con la penna e con la spada nessuno val quanto Torquato" si diceva.
    Nato l'11 marzo 1544 a Sorrento da famiglia principesca, il padre Bernardo, anche lui insigne poeta, apparteneva ai Della Torre mentre la madre, Porzia De Rossi, bella e virtuosa, era di nobile stirpe. Le doti di Bernardo si trasferirono copiose e ancor più potenziate in Torquato il quale a diciotto anni esordì con il poema "Rinaldo", splendida opera dedicata al cardinale Luigi D'Este.
    La sua vita tuttavia può considerarsi distinta in due periodi: quello che va dalla nascita fino al 1575 e quello successivo dal 1575 in poi.
    Dagli otto ai dieci anni dovette assistere all'esilio del padre, alle persecuzioni politiche, alla cupidigia dei parenti ed all'allontanamento dell'amata madre che non rivedrà più. Studiò a Napoli e Roma per poi seguire il padre grazie al quale conobbe letterati insigni.
    Fu questo il periodo più felice della sua vita durante il quale compose quel capolavoro che è la "Gerusalemme liberata".
    Nella seconda metà del 1574 è colpito da una violenta febbre e dal 1575 compie una serie di azioni che possono trovare spiegazione solo nella sua ossessione di essere perseguitato e nella sua sensibilità morbosa; uno stato d'animo che lo getterà nella solitudine più estrema e vicino allo squilibrio mentale totale (il duca Alfonso lo fece rinchiudere nell'ospedale di S.
    Anna, dove rimase per sette anni).
    Negli ultimi anni vagò così di corte in corte, di città in città ritornando, nel 1577, vestito da pastore a Sorrento presso la sorella Cornelia.
    Alla fine del suo pellegrinare, durante il quale continuò a comporre, si trovò a Roma dove accolse l'invito del Papa di recarsi al Campidoglio per ricevere l'alloro solenne. Morirà il 25 aprile 1595 alla vigilia dell'incoronazione che avverrà postuma.

    Frasi di Torquato Tasso.
    «Nel mondo mutabile e leggero costanza è spesso il variar pensiero.»
    «A re malvagio consiglier peggiore.»
    «Cogliam d'amor la rosa: amiamo or quando esser si puote riamato amando.»



    Supplementi autore Thompson Carlene


    Cenni biografici su Carlene Thompson

    (Genere: thriller.)
    La "voce nuova" del brivido scrive da quando aveva otto anni, e si vede.
    Suo padre è un medico condotto che accetta come compenso... animali domestici. L'idea di scrivere le viene dopo aver visto La carica dei 101.
    Immagina la "scaletta" del suo primo thriller vero e proprio molti anni dopo, mentre porta a passeggio due cani.
    Dalla campagna e dagli animali proprio non si separerà mai. Oggi, a cinquantadue anni, Carlene Thompson vive in una fattoria che sembra un "albergo degli animali" a Point Pleasant, una cittadina alla confluenza fra i fiumi Ohio e Kanawa, in West Virginia. Point Pleasant è teatro della maggior parte degli efferati crimini raccontati nei suoi thriller. Carlene Thompson ha al suo attivo una decina di romanzi, tradotti in varie lingue, tra cui ricordiamo Non dirlo a nessuno, In caso di mia morte e Come sei bella stasera, romanzi promossi a pieni voti dai lettori, che scrivono pareri entusiastici sui siti di tutto il mondo.


    Supplementi autore Toscanini Arturo


    Arturo Toscanini
    25 marzo 1867
    16 gennaio 1957

    Arturo Toscanini nasce a Parma il 25 marzo del 1867. Suo padre Claudio combatte accanto a Giuseppe Garibaldi nella famosa giornata di Aspromonte.
    La sua partecipazione a questa battaglia gli costa la condanna a morte, poi commutata in una pena detentiva di tre anni. La mamma di Arturo, Paola, fa la sarta e si occupa di portare avanti l'economia famigliare, perché il marito, piuttosto che lavorare, preferisce intrattenersi con gli amici davanti ad un buon bicchiere di vino. Arturo cresce tra silenzi e liti, sviluppando una forte passione per la musica, alimentata anche dalle arie del "Rigoletto" e de "La Traviata" che il padre suole cantare. In famiglia non si accorgono della sua passione. Se ne rende conto però la maestra Vernoni, che gli offre gratuitamente lezioni di solfeggio e pianoforte.
    A nove anni ottiene una borsa di studio per la classe di violoncello del professor Carini al conservatorio di Parma. Ma la sua passione resta il pianoforte, che, nonostante le punizioni, corre a suonare appena può. La sua bravura gli procura il soprannome di genio e forbicione.
    Arturo si diploma nel 1885 e parte quasi immediatamente per una tournée in Sud America. Durante una rappresentazione, il direttore d'orchestra Leopoldo Miguez abbandona il podio per protesta contro l'indisciplina degli orchestrali italiani. Il sostituto, Carlo Superti, viene a tal punto contestato, che non riesce a proseguire. Su consiglio di alcuni colleghi, Toscanini prende la bacchetta per dirigere l'orchestra a soli diciannove anni, ed è un trionfo.
    Tornato in Italia, riesce a farsi scritturare come secondo violoncello alla rappresentazione scaligera dell'"Otello" di Giuseppe Verdi. Il grande compositore mostra della simpatia per il serio e rigido violoncellista, ma non il direttore d'orchestra che lo multa svariate volte. Arturo finisce per non ritirare neppure la paga, nel timore che le multe possano essere più
    salate della paga stessa.
    Nel 1892 dirige la prima di "Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo al Teatro Dal Verme di Milano. Viene nominato direttore artistico del Teatro Regio di Torino nel 1895 e inaugura la stagione con "La Bohéme" di Giacomo Puccini.
    Dopo tre anni a Torino, sposa Carla De Martini. Avrebbe voluto sposarsi in segreto in una villa a Conegliano Veneto, ma trova ad aspettarlo alla stazione la banda del paese con il sindaco. Questa sarà una delle tante occasioni in cui le sue sfuriate rimarranno celebri.
    Dirige la prima messa in scena italiana delle opere di Richard Wagner "Il crepuscolo degli dei e "Tristano e Isotta". A soli trentuno anni, nel 1898, diventa direttore del Teatro alla Scala di Milano, dove impone una rivoluzione dei costumi che prevede niente richiesta del bis, ingresso vietato ai ritardatari e niente cappello in sala per le signore. Le sue innovazioni, volte a mettere al centro la musica e non le esigenze del pubblico borghese, gli valgono l'appellativo di campagnolo, ma risulteranno poi fondamentali per apprezzare l'opera.
    Diventa presto un direttore di fama internazionale, e, dal 1908 al 1914, dirige il Metropolitan di New York, dove vengono messe in scena il "Falstaff e la "Traviata" di Giuseppe Verdi, e "La fanciulla del West" di Giacomo Puccini, interpretata da Enrico Caruso.
    Allo scoppio della prima guerra mondiale, assume la posizione di interventista e si spinge quasi in prima linea. Nel 1928 viene nominato direttore della Philarmonica di New York, dove rimane fino al 1936.
    Si oppone al regime fascista sin dagli inizi e, grazie al prestigio internazionale che ha acquisito, riesce a mantenere la perfetta autonomia dell'orchestra della Scala. Nonostante l'amicizia che lo lega a Giacomo Puccini, si rifiuta persino di dirigere la "Turandot" con la presenza in sala di Benito Mussolini. Nel 1931 dirige un concerto al teatro Comunale di Bologna: in sala è presente Galeazzo Ciano, ma Arturo si rifiuta di eseguire "Giovinezza" così un fascista lo schiaffeggia vicino agli ingressi laterali del teatro. A causa di questa aggressione, rifiuta di dirigere altre orchestre italiane fino a quando ci sarà al potere il regime fascista.
    Abbandona così l'Italia per gli Stati Uniti, dove viene fondata la NBC Symphony Orchestra che dirige fino al 1954. Durante la seconda guerra mondiale organizza molte raccolte fondi per i militari statunitensi e modifica l'"Inno delle Nazioni" di Giuseppe Verdi in chiave antifascista.
    Torna in Italia nel dopoguerra per riassumere la direzione del Teatro alla Scala ricostruito dopo i bombardamenti, e vi dirige il "Nabucco", e il "Te deum" di Giuseppe Verdi, ma la sua casa rimarranno gli Stati Uniti dove vive con la moglie. Nell'ultimo periodo comincia a interessarsi anche alla musica sinfonica. La sua vera passione rimane tuttavia l'opera lirica, come testimonia anche la registrazione del "Falstaff", che realizza nel 1950 a New York all'età di 83 anni.
    Il 5 dicembre 1949 viene nominato il Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi lo nomina senatore a vita per meriti artistici, ma Toscanini decide di rinunciare alla carica il giorno successivo.
    Si ritira dalle scene all'età di 87 dirigendo un concerto dedicato a Richard Wagner. Arturo Toscanini muore nella sua casa di Riverdale nel Bronx (New York City), il 16 gennaio 1957.
    Toscanini e la moglie Carla De Martini hanno avuto quattro figli: Walter, nato il 19 marzo 1898, Wally, nata il 16 gennaio del 1900 (che nel corso della seconda guerra mondiale è stato elemento importante della resistenza), Giorgio, nato nel settembre 1901 ma morto di difterite 5 anni più tardi, e Wanda, nata nel 1906 e diventata celebre per avere sposato il pianista russo-ukraino e amico di famiglia Vladimir Horowitz.

    Frasi di Arturo Toscanini.
    «Suonare "pressappoco" è orribile. Tanto vale suonare male!»
    «[Alla NBC Orchestra] Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi.»
    «Quando ero giovane ho dato il mio primo bacio a una ragazza e fumato la mia prima sigaretta nello stesso giorno. Credete, da allora non ho più perso tempo con il tabacco.»


    Supplementi autore Travaglio Marco


    Biografia di Marco Travaglio.txt (4.2 kb)

    Supplementi autore Ungaretti Giuseppe


    GIUSEPPE UNGARETTI
    Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d'Egitto nel 1888, da genitori lucchesi.
    Ad Alessandria egli trascorre la giovinezza, entrando anche in contatto con la piccola colonia di anarchici toscani (tra i quali il romanziere Enrico Pea) che vivono in città.
    La sua formazione culturale è tutta francese: Ungaretti si trasferisce infatti a Parigi nel 1912, e si laurea all'università della Sorbona.
    Nel frattempo entra in contatto con letterati animati da un forte spirito avanguardistico (soprattutto Guillaum e Apollinaire).
    Alcune sue poesie raccolte nell'"Allegria" (1919), ma il nucleo originario dell'opera è più antico, e risale al 1916 ("Il porto sepolto", un libretto stampato in pochi esemplari che confluirì poi nell'"Allegria.".
    Il fatto che nel frattempo Ungaretti continui anche a far uscire poesie in francese mostra il suo legame profondo con quella cultura, il suo essere radicato in un clima culturale internazionale.
    L'avvento del fascismo lo vede favorevole: egli ne aveva condiviso i principi sin dal 1919 e ne sarà a lungo un aperto sostenitore, tanto che la seconda edizione dell'"Allegria" reca una prefazione di Benito Mussolini.
    Nel 1923 esce la seconda fondamentale opera di Ungaretti , "Sentimento del tempo", dove appare evidente un recupero della tradizione italiana, e tre anni dopo il poeta si trasferisce in Brasile, nella città di San Paolo, dove lavora come professore di italiano nella locale università.
    Nel 1939 fa ritorno in Italia, dove insegna letteratura italiana moderna e contemporanea presso l'università di Roma.
    Continua a curare nuove edizioni delle sue due opere e d intensifica l'attività di traduttore: alcune traduzioni di Ungaretti restano memorabili; si possono ricordare almeno quelle da Shakespeare, Blake e Racine.
    Nel 1947 esce "Il dolore", seguito poi da "La terra promessa" (1950) e da "Un grido e paesaggi" (1952).
    Le poesie de "Il dolore" sono ispirate soprattutto alla morte del figlio Antonietto, avvenuta a San Paolo nel 1939.
    Il "Taccuino del vecchio" (1960) raccoglie le ultime importanti poesie di Ungaretti, che muore a Milano nel 1970, un anno dopo la raccolta di tutte le sue poesie nel volume "Vita d'un uomo".


    Supplementi autore Vance Jack


    Jack Vance, pseudonimo di John Holbrook Vance (San Francisco, 28 agosto 1916 - Oakland, 26 maggio 2013), è stato uno scrittore statunitense di narrativa fantasy, fantascientifica e poliziesca, considerato fra le voci più alte e sofisticate entro la narrativa "di genere". Ha firmato gran parte delle sue opere come Jack Vance, ma ha anche usato il suo nome completo oltre agli pseudonimi Ellery Queen, Alan Wade, Peter Held e John van See.

    Approfondisci su Wikipedia.

    L'articolo proposto di seguito è tratto da Urania Collezione 234, luglio 2022]

    Jack Vance, avventuriero del fantastico.txt (20.2 kb)

    Supplementi autore Vasari Giorgio


    Biografia di Giorgio Vasari

    Pittore e architetto, 30 luglio 1511 - 27 giugno 1574.

    Giorgio Vasari, pittore e architetto, esponente di una pittura eclettica che segna il passaggio alla stagione manieristica, nasce il 30 luglio 1511 ad Arezzo, da Antonio Vasari e Maddalena Tacci. Più che per la sua produzione artistica Vasari è ricordato come scrittore e storico per aver raccolto e descritto con grande cura le biografie degli artisti del suo tempo.
    Inizia il suo percorso artistico nella bottega del francese Guglielmo Marcillat, pittore ed autore dei cartoni delle vetrate del Duomo di Arezzo. Nel 1524 si reca a Firenze, dove frequenta la bottega di Andrea del Sarto e l'accademia di disegno di Baccio Bandinelli. Ritorna ad Arezzo dopo tre anni, nel 1527, dove incontra il Rosso Fiorentino.

    Insieme a Francesco Salviati, nel 1529 Giorgio Vasari lavora nella bottega di Raffaello da Brescia: poi si dedica anche all'arte orafa presso Vittore Ghiberti. Poco dopo, chiamato e protetto dal cardinale Ippolito de' Medici, Vasari parte per Roma, dove con l'amico Salviati, condivide lo studio dei grandi testi figurativi della maniera moderna.

    Negli anni dal 1536 al 1539 viaggia tra Roma, Firenze, Arezzo e Venezia, dipingendo varie opere, tra cui ricordiamo il ritratto del Duca Alessandro de' Medici, una Natività per l'eremo di Camaldoli, l'Allegoria dell'Immacolata Concezione per la chiesa di S.Apostoli a Firenze.

    Rientra poi ad Arezzo e intraprende la decorazione pittorica della sua casa. Dal 1542 al 1544 divide la sua attività fra Roma e Firenze; la sua produzione di pale di altare si fa sempre più intensa, e va sempre più definendosi il suo linguaggio figurativo.

    Nel 1550 esce la prima edizione dell'opera a cui più legata la fama del Vasari: le Vite E' in questo periodo che Giorgio Vasari conosce Michelangelo, il quale gli consiglia Qui rimane fino al 1553, mantenendo un rapporto stretto con Michelangelo e lavorando al servizio di Papa Giulio III.

    Nel 1554 torna di nuovo ad Arezzo, chiamato a progettare il coro del Duomo. Si trasferisce con la famiglia a Firenze, su invito del duca Cosimo I de' Medici, che finalmente lo assume stabilmente al suo servizio.
    Inizia un periodo di più costante dimora fiorentina, durante il quale Vasari rivede una posizione egemone nell'ambito artistico della città.

    Nel 1555 Cosimo I gli affida i lavori di ristrutturazione e di decorazione di Palazzo Vecchio, che vuole trasformare in residenza principesca. Successivamente gli viene affidata la fabbrica di Palazzo degli Uffizi. L'opera verrà compiuta nel 1580, solo dopo la sua morte.

    Del 1563 è l'inizio degli affreschi della volta del Salone di Cinquecento di Palazzo Vecchio, la cui decorazione complessiva sarà la più grandiosa. Terminerà nel 1565, anno in cui gli verrà affidato l'incarico del cosiddetto Corridoio vasariano, che congiunge gli Uffizi a Palazzo Vecchio attraverso l'antico Ponte Vecchio.

    Sospesi i lavori nel 1556, intraprende un viaggio in Italia, al fine di raccogliere ulteriori informazioni per la seconda stesura delle La nuova edizione, accresciuta, è considerata la prima storia critica della pittura italica oltre che fonte documentaria ancora oggi indispensabile per oggettività e onestà di giudizi, nonchè di chiarezza espositiva. Mentre la prima edizione risulta più compatta, più vivace ed entusiastica nel succedersi delle tre Nel 1570 torna a Roma chiamato da Pio V, dove in soli otto mesi dipinge tre cappelle in Vaticano: la Cappella di San Michele, San Pietro Martire e Santo Stefano; contemporaneamente avvia la decorazione della Sala Regia.
    Alla morte del pontefice Vasari torna a Firenze dove, dopo una lavorazione quasi decennale, conclude la decorazione del Salone dei Cinquecento. Gli viene successivamente affidato l'incarico di affrescare la volta della cupola Brunelleschiana di Santa Maria del Fiore, con un Giudizio Finale.
    Dopo pochi mesi è richiamato a Roma da papa Gregorio XIII per proseguire la decorazione della Sala Regia.

    Nel 1573, a Roma, mentre lavora all'ultimo incarico, prepara i disegni per la Cupola del Duomo fiorentino. In aprile rientra a Firenze, dove viene inaugurato lo studiolo di Francesco I, di cui aveva iniziato la decorativa. Iniziano i lavori per le logge aretine, su suo disegno.

    Giorgio Vasari muore a Firenze il 27 giugno 1574. La sua casa di Arezzo è oggi un museo a lui dedicato.

    Tratto da biografieonline.it

    Biografia di Giorgio Vasari.txt (5.3 kb)

    Supplementi autore Veil Simone


    Cenni biografici su Simone Veil (1927 - 2017)

    Simone Veil, sopravvissuta alla Shoah, prima donna Presidente del Parlamento europeo.

    Nata a Nizza il 13 luglio 1927, figlia di ebrei parigini, Simone fa appena in tempo a conseguire la maturità prima che lei e la sua famiglia (madre, padre, due sorelle e un fratello) vengano deportati nel marzo del '44. Il primo campo che conoscerà è quello di Auschwitz. Quando viene catturata dai nazisti - che avevano stabilito il loro quartier generale all'Hotel Excelsior nel capoluogo del dipartimento delle Alpi Marittime - i suoi documenti falsi non servono a nulla. Nonostante il lavoro massacrante, la fame e le condizioni insopportabili delle baracche del campo, la sedicenne Simone - che si era dichiarata 18enne per evitare la camera a gas, insieme alla madre e la sorella Milou - conserva un'aria luminosa e viene notata da una Kapo polacca: «sei troppo carina per morire qui», le dice. Le tre donne vengono quindi fatte trasferire nella fabbrica del campo «meno duro» di Bobrek e poi a Bergen-Belsen, dove la madre Yvonne morirà di tifo. Quando il 14 aprile 1945 gli inglesi liberano quest'ultimo campo, Simone e le due sorelle Milou e Denise sono le uniche sopravvissute della famiglia.

    Una volta tornata in Francia, nel '47 si sposa con Antoine Veil, dal quale prenderà il cognome e con cui avrà tre figli. Due anni dopo si laurea in giurisprudenza. Addetta al ministero della Giustizia dal '57 al '59, diventa poi consigliere tecnico per i problemi giuridici del primo ministro Pleven, nel '69. Dal '70 al '74 è segretario generale del Consiglio superiore della magistratura. Non aderisce a partiti politici, ma sostiene la politica di Giscard d'Estaing, che la nomina ministro della Sanità, carica che ricoprirà fino al 1979. In questa veste, lotta per i diritti delle donne, svolgendo un ruolo primario nella complicata approvazione della legge sull'aborto. La Veil deve infatti affrontare un dibattito molto duro: un deputato arriva addirittura a posare un feto sotto formalina sui banchi dell'aula, nel tentativo di fomentare ancora di più la destra conservatrice. Né questo né gli attacchi verbali alla sua persona fermano la ministra: la legge sulla depenalizzazione dell'interruzione di gravidanza sarà ricordata come Loi Veil.

    Nel 1979 Simone diventa la prima donna Presidente del Parlamento europeo e anche la prima a presiedere il Parlamento europeo direttamente eletto. Sarà inoltre guida del gruppo liberale a Bruxelles. Queste esperienze di leadership in Europa le ridanno, in parte, il sentimento di appartenenza ad una comunità e di fiducia verso le persone che aveva perso. Negli anni '90 per la seconda volta le viene affidato il ruolo di ministro della sanità in Francia. La sua forza e il suo impegno sono inesauribili: sarà presidente e poi presidente onorario della Fondation pour la Mémoire de la Shoah (Fondazione per la memoria della Shoah), membro dell'Accademia di Francia e del Consiglio costituzionale. Simone Veil è stata un esempio dal punto di vista umano, politico e culturale, ha portato avanti in modo instancabile tutti gli incarichi che le sono stati affidati, e creato un'istituzione che lavora affinché la memoria storica sia la base di una società migliore.

    Dal 1 luglio 2018, a un anno dalla morte, avvenuta il 30 giugno 2017, Simone Veil riposa nel Pantheon, dove sono sepolti gli altri grandi nomi di Francia, tra cui Voltaire e Zola.

    Dal 14 marzo 2019 a Simone Veil è dedicata una targa al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano.

    Garivo
    Wikipedia

    Da non confondere con Simone Weil


    Supplementi autore Verdi Giuseppe


    Giuseppe Verdi
    10 ottobre 1813
    27 gennaio 1901

    Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nasce il 10 ottobre 1813 a Roncole di Busseto, in provincia di Parma. Il padre, Carlo Verdi, è un oste, la madre invece svolge il lavoro della filatrice. Fin da bambino prende lezioni di musica dall'organista del paese, esercitandosi su una spinetta scordata regalatagli dal padre. Gli studi musicali proseguono in questo modo sconclusionato e poco ortodosso fino a quando Antonio Barezzi, commerciante e musicofilo di Busseto affezionato alla famiglia Verdi e al piccolo Giuseppe, lo accoglie in casa sua, pagandogli studi più regolari ed accademici.
    Nel 1832 Verdi si trasferisce quindi a Milano e si presenta al Conservatorio, ma incredibilmente non viene ammesso per scorretta posizione della mano nel suonare e per raggiunti limiti di età. Poco dopo viene richiamato a Busseto a ricoprire l'incarico di maestro di musica del comune mentre, nel 1836, sposa la figlia di Barezzi, Margherita.
    Nei due anni successivi nascono Virginia e Icilio. Intanto Verdi comincia a dare corpo alla sua vena compositiva, già decisamente orientata al teatro e all'Opera, anche se l'ambiente milanese, influenzato dalla dominazione austriaca, gli fa anche conoscere il repertorio dei classici viennesi, soprattutto quello del quartetto d'archi.
    Nel 1839 esordisce alla Scala di Milano con "Oberto, conte di San Bonifacio" ottenendo un discreto successo, purtroppo offuscato dall'improvvisa morte, nel 1840, prima di Margherita, poi di Virginia e Icilio. Prostrato e affranto non si dà per vinto. Proprio in questo periodo scrive un'opera buffa "Un giorno di regno", che si rivela però un fiasco. Amareggiato, Verdi pensa di abbandonare per sempre la musica, ma solo due anni più tardi, nel 1942, il suo "Nabucco" ottiene alla Scala un incredibile successo, anche grazie all'interpretazione di una stella della lirica del tempo, il soprano Giuseppina Strepponi.
    Iniziano quelli che Verdi chiamerà "gli anni di galera", ossia anni contrassegnati da un lavoro durissimo e indefesso a causa delle continue richieste e del sempre poco tempo a disposizione per soddisfarle. Dal 1842 al 1848 compone a ritmi serratissimi. I titoli che sforna vanno da "I Lombardi alla prima crociata" a "Ernani", da "I due foscari" a "Macbeth", passando per "I Masnadieri" e "Luisa Miller". Sempre in questo periodo, fra l'altro, prende corpo la sua relazione con Giuseppina Strepponi.
    Nel 1848 si trasferisce a Parigi iniziando una convivenza alla luce del sole con la Strepponi. La vena creativa è sempre vigile e feconda, tanto che dal 1851 al 1853 compone la celeberrima "Trilogia popolare", notissima per i tre fondamentali titoli ivi contenuti, ossia "Rigoletto", "Trovatore" e "Traviata" (a cui si aggiungono spesso e volentieri anche "I vespri siciliani").
    Il successo di queste opere è clamoroso.
    Conquistata la giusta fama si trasferisce con la Strepponi nel podere di Sant'Agata, frazione di Villanova sull'Arda (in provincia di Piacenza), dove vivrà gran parte del tempo.
    Nel 1857 va in scena "Simon Boccanegra" e nel 1859 viene rappresentato "Un ballo in maschera". Nello stesso anno sposa finalmente la sua compagna.
    Alla sua vita artistica si aggiunge dal 1861 anche l'impegno politico. Viene eletto deputato del primo Parlamento italiano e nel 1874 è nominato senatore. In questi anni compone "La forza del destino", "Aida" e la "Messa da requiem", scritta e pensata come celebrazione per la morte di Alessandro Manzoni.
    Nel 1887, all'incredibile età di ottant'anni, dà vita all'"Otello", confrontandosi ancora una volta con Shakespeare; nel 1893 con l'opera buffa "Falstaff", altro unico e assoluto capolavoro, dà addio al teatro e si ritira a Sant'Agata. Giuseppina muore nel 1897.
    Giuseppe Verdi muore il 27 gennaio 1901 presso il Grand Hotel et De Milan, in un appartamento dove era solito alloggiare durante l'inverno. Colto da malore spira dopo sei giorni di agonia. I suoi funerali si svolgono come aveva chiesto, senza sfarzo né musica, semplici come la sua vita era sempre stata.

    Frasi di Giuseppe Verdi «La melodia e l'armonia non devono essere che mezzi nella mano dell'artista per fare della Musica, e se verrà un giorno in cui non si parlerà più né di melodia né di armonia né di scuole tedesche, italiane, né di passato né di avvenire, allora forse comincerà il regno dell'arte.»> «Tornate all'antico e sarà un progresso.»> «Gli artisti veramente superiori giudicano senza pregiudizi di scuole, di nazionalità, di tempo. Se gli artisti del Nord e del Sud hanno tendenze diverse, è bene siano diverse.»


    Supplementi autore Verga Giovanni


    Giovanni Verga
    2 settembre 1840
    27 gennaio 1922

    Il grande scrittore siciliano nasce il 2 settembre 1840 a Catania (secondo alcuni a Vizzini, dove la famiglia aveva delle proprietà), da Giovanni Battista Verga Catalano, discendente dal ramo cadetto di una famiglia nobile, e da Caterina di Mauro, appartenente alla borghesia catanese. I Verga Catalano erano una tipica famiglia di "galantuomini" ovvero di nobili di provincia con scarse risorse finanziarie, ma costretti a ben comparire data la posizione sociale. Insomma, il perfetto ritratto di una tipica famiglia uscita dai romanzi di Verga.
    Non manca al quadro la lite con i parenti ricchi: le zie zitelle, le avarissime "mummie" e lo zio Salvatore che, in virtù del maggiorascato, aveva avuto in eredità tutto il patrimonio, a patto che restasse celibe, per amministrarlo in favore anche dei fratelli. Le controversie si composero probabilmente negli anni Quaranta e i rapporti familiari furono in seguito buoni come rivelano le lettere dello scrittore e la conclusione di un matrimonio in famiglia tra Mario, il fratello di Giovanni detto Maro, e Lidda, figlia naturale di don Salvatore e di una contadina di Tèbidi.
    Compiuti gli studi primari e medi sotto la guida di Carmelino Greco e di Carmelo Platania, Verga segue le lezioni di don Antonino Abate, poeta, romanziere e acceso patriota, capo di un fiorente studio in Catania. Alla sua scuola, oltre ai poemi dello stesso maestro, legge i classici: Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Monti, Manzoni e le opere di Domenico Castorina, poeta e narratore di Catania, di cui l'Abate era un commentatore entusiasta.
    Nel 1845, a causa di un'epidemia di colera, la famiglia Verga si trasferisce a Vizzini quindi nelle sue terre di Tèbidi, fra Vizzini e Licodia. Qui termina di scrivere il suo primo romanzo, iniziato nel 1856 a soli quindici anni, "Amore e Patria", che al momento non viene però pubblicato per consiglio del canonico Mario Torrisi, di cui il Verga fu alunno. Per desiderio del padre si iscrive alla facoltà di legge dell'Università di Catania, senza dimostrare tuttavia molto interesse per gli studi giuridici, che abbandona definitivamente nel 1861 per dedicarsi, incoraggiato dalla madre, all'attività letteraria.
    Nel 1860 si arruola nella Guardia Nazionale istituita dopo l'arrivo di Garibaldi a Catania, prestandovi servizio per circa quattro anni. Fonda, dirigendolo per soli tre mesi, insieme a Nicolò Niceforo e ad Antonino Abate, il settimanale politico "Roma degli Italiani", con un programma unitario e anti-regionalistico. Nel 1861 inizia la pubblicazione, a sue spese presso l'editore Galatola di Catania, del romanzo "I carbonari della montagna", cui aveva lavorato già dal 1859; nel 1862 uscirà il quarto e ultimo tomo del libro che l'autore invierà, fra gli altri, anche ad Alexandre Dumas. Collabora alla rivista "L'ltalia contemporanea", probabilmente pubblicandovi una novella o meglio il primo capitolo di un racconto realista. L'anno successivo lo scrittore viene colpito da un lutto famigliare: perde infatti l'amato padre. Nel maggio si reca, per la prima volta, rimanendovi almeno fino al giugno, a Firenze, dal 1864 capitale d'Italia e centro della vita politica e intellettuale. Di questo periodo è la commedia, inedita, "I nuovi tartufi" (in testa alla seconda stesura si legge la data 14 dicembre 1886), che fu inviata, anonima, al Concorso Drammatico Governativo.
    Nel 1867 una nuova epidemia di colera lo costringe a rifugiarsi con la famiglia nelle proprietà di Sant'Agata li Battiati. Ma il 26 aprile 1869 parte da Catania alla volta di Firenze, dove soggiornerà fino al settembre. Viene introdotto negli ambienti letterari fiorentini e prende a frequentare i salotti di Ludmilla Assing e delle signore Swanzberg, venendo a contatto con scrittori e intellettuali dell'epoca come il Prati, l'Aleardi, il Maffei, il Fusinato e l'Imbriani (quest'ultimo autore di capolavori a tutt'oggi ancora poco conosciuti). In questo stesso periodo, ha inizio l'amicizia con Luigi Capuana, scrittore e intellettuale meridionale.
    Conosce anche Giselda Fojanesi, con la quale compie il viaggio di ritorno in Sicilia. Comincia a scrivere "Storia di una capinera" (che uscirà a puntate nel giornale di moda "La Ricamatrice"), e il dramma "Rose caduche".
    Corrisponde regolarmente con i familiari, informandoli minutamente della sua vita fiorentina (da una lettera del '69: "Firenze è davvero il centro della vita politica e intellettuale d'Italia qui si vive in un'altra atmosfera [ ...] e per diventare qualche cosa bisogna [...] vivere in mezzo a questo movimento incessante, farsi conoscere, e conoscere, respirarne l'aria, insomma").
    Nel novembre 1872 si trasferisce a Milano, dove rimarrà, pur con frequenti ritorni in Sicilia, per circa un ventennio. Grazie alla presentazione di Salvatore Farina e di Tullo Massarani, frequenta i più noti ritrovi letterari e mondani: fra l'altro i salotti della contessa Maffei, di Vittoria Cima e di Teresa Mannati-Vigoni. Si incontra con Arrigo Boito, Emilio Praga, Luigi Gualdo, amicizie da cui deriva uno stretto e proficuo contatto con temi e problemi della Scapigliatura. Inoltre, ha modo di frequentare la famiglia dell'editore Treves e il Cameroni. Con quest'ultimo intreccia una corrispondenza epistolare di grande interesse per le posizioni teoriche sul verismo e sul naturalismo e per i giudizi sulla narrativa contemporanea (Zola, Flaubert, Vallés, D'Annunzio).
    Il 1874, al ritorno a Milano in Gennaio, ha una crisi di sconforto: il 20 del mese, infatti, il Treves gli aveva rifiutato "Tigre reale", cosa che lo spinge quasi a decidere il rientro definitivo in Sicilia. Supera però rapidamente la crisi buttandosi nella vita mondana milanese (anche in questo caso un documento prezioso sono le lettere ai familiari, in cui è possibile leggere un minutissimo resoconto, oltre che dei suoi rapporti con l'ambiente editoriale, di feste, veglioni e teatri), scrivendo così in soli tre giorni "Nedda". La novella, pubblicata il 15 giugno nella "Rivista italiana di scienze, lettere e arti", ha un successo tanto grande quanto inaspettato per l'autore che continua a parlarne come di "una vera miseria" e non manifesta alcun interesse, se non economico, al genere del racconto.
    "Nedda" è subito ristampata dal Brigola, come estratto dalla rivista. Verga, spinto dal buon esito del bozzetto e sollecitato dal Treves, scrive nell'autunno, tra Catania e Vizzini, alcune delle novelle di "Primavera" e comincia a ideare il bozzetto marinaresco "Padron 'Ntoni" (che confluirà poi nei "Malavoglia"), di cui, nel dicembre, invia la seconda parte all'editore.
    Raccoglie intanto in volume le novelle scritte fino ad allora, pubblicandole presso il Brigola con il titolo "Primavera ed altri racconti".
    Il romanzo procede lentamente, anche a causa di un altro duro contraccolpo emotivo, la perdita di Rosa, la sorella prediletta.
    Il 5 dicembre muore la madre, alla quale era legato da profondo affetto.
    Questo evento lo getta in un grave stato di crisi. Lascia allora Catania per recarsi nuovamente a Firenze e successivamente a Milano, dove riprende con accanimento il lavoro.
    Nel 1880 pubblica presso Treves "Vita dei campi" che raccoglie le novelle apparse in rivista negli anni 1878-80. Continua a lavorare ai "Malavoglia" e nella primavera ne manda i primi capitoli al Treves, dopo aver tagliato le quaranta pagine iniziali di un precedente manoscritto. Incontra, a distanza di quasi dieci anni, Giselda Fojanesi, con la quale ha una relazione che durerà circa tre anni. "Di là del mare", novella epilogo delle "Rusticane", adombra probabilmente il rapporto sentimentale con Giselda, descrivendone in certo modo l'evoluzione e l'inevitabile fine.
    L'anno successivo escono finalmente, per i tipi sempre di Treves, "I Malavoglia", invero accolti assai freddamente dalla critica. Inizia i contatti epistolari con Edouard Rod, giovane scrittore svizzero che risiede a Parigi e che nel 1887 darà alle stampe la traduzione francese dei "Malavoglia". Frattanto, stringe rapporti di amicizia con De Roberto.
    Comincia a ideare "Mastro-don Gesualdo" e pubblica in rivista "Malaria" e "Il Reverendo" che all'inizio dell'anno aveva proposto a Treves per la ristampa di "Vita dei campi" in sostituzione di "Il come, il quando ed il perché". Nasce anche il progetto di ridurre per le scene "Cavalleria rusticana"; a questo scopo intensifica i rapporti con Giacosa, che sarà il "padrino" del suo esordio teatrale. Sul piano della vita privata continua la relazione con Giselda che viene cacciata di casa da Rapisardi per la scoperta di una lettera compromettente. Ha inizio la lunga e affettuosa amicizia (durerà oltre la fine del secolo: l'ultima lettera è datata 11 maggio 1905) con la contessa Paolina Greppi.
    Il 1884 è l'anno dell'esordio teatrale con "Cavalleria rusticana". Il dramma, letto e bocciato durante una serata milanese da un gruppo di amici (Boito, Emilio Treves, Gualdo), ma approvato da Torelli-Viollier (il fondatore del "Corriere della Sera"), è rappresentato per la prima volta, con Eleonora Duse nella parte di Santuzza, con grande successo il 14 gennaio al teatro Carignano di Torino dalla compagnia di Cesare Rossi. Si conclude, con la pubblicazione della prima redazione di "Vagabondaggio" e di "Mondo piccino", ricavati dagli abbozzi del romanzo, la prima fase di stesura del "Mastro-don Gesualdo" per il quale era già pronto il contratto con l'editore Casanova. Il 16 maggio 1885 il dramma "In portineria", adattamento teatrale de "Il canarino" (una novella di "Per le vie"), viene accolto freddamente al teatro Manzoni di Milano. Ha inizio una crisi psicologica aggravata dalla difficoltà di portare avanti il "Ciclo dei Vinti" e soprattutto da preoccupazioni economiche personali e della famiglia, che lo assilleranno alcuni anni, toccando la punta massima nell'estate del 1889.
    Confida il suo scoraggiamento a Salvatore Paola Verdura in una lettera del 17 gennaio da Milano. Si infittiscono le richieste di prestiti agli amici, in particolare a Mariano Salluzzo e al conte Gegè Primoli. Per distendersi, passa lunghi periodi a Roma e lavora contemporaneamente alle novelle pubblicate dal 1884 in poi, correggendole e ampliandole per la raccolta "Vagabondaggio", che uscirà nella primavera del 1887 presso l'editore Barbèra di Firenze. Nello stesso anno esce la traduzione francese de "I Malavoglia", anch'essa senza riscontrare alcun successo di critica né di pubblico.
    Dopo aver soggiornato a Roma alcuni mesi, all'inizio dell'estate ritorna in Sicilia, dove rimane (tranne brevi viaggi a Roma nel dicembre 1888 e nella tarda primavera del 1889), sino al novembre 1890, alternando alla residenza a Catania lunghi soggiorni estivi a Vizzini. Nella primavera conduce a buon fine le trattative per pubblicare "Mastro-don Gesualdo" nella "Nuova Antologia" (ma in luglio romperà col Casanova, passando alla casa Treves).
    Il romanzo esce a puntate nella rivista dal 1° luglio al 16 dicembre, mentre Verga vi lavora intensamente per rielaborare o scrivere ex novo i sedici capitoli. Nel novembre ne ha già iniziata la revisione.
    Ad ogni modo, continua l'"esilio" siciliano, durante il quale si dedica alla revisione o, meglio, al rifacimento di "Mastro-don Gesualdo" che, sul finire dell'anno, uscirà presso Treves. Pubblica nella "Gazzetta letteraria" e nel "Fanfulla della Domenica" le novelle che raccoglierà in seguito nei "Ricordi del capitano d'Arce" e dichiara a più riprese di esser sul punto di terminare una commedia. Incontra, probabilmente a Villa d'Este, la contessa Dina Castellazzi di Sordevolo cui rimarrà legato per il resto della vita.
    Rinfrancato dal successo di "Mastro-don Gesualdo "progetta di continuare subito il "Ciclo" con la "Duchessa di Leyra" e "L'onorevole Scipioni". In questo periodo, inizia la causa contro Mascagni e l'editore Sonzogno per i diritti sulla versione lirica di "Cavalleria rusticana". A fine ottobre, però, si reca in Germania per seguire le rappresentazioni di "Cavalleria", che è pur sempre un capolavoro della musica, a Francoforte a Berlino.
    Nel 1893 si conclude, in seguito a transazione col Sonzogno, la causa per i diritti su "Cavalleria", già vinta da Verga nel 1891 in Corte d'appello. Lo scrittore incassa così circa 140.000 lire, superando finalmente i problemi economici che lo avevano assillato nel precedente decennio. Prosegue intanto le trattative, iniziate nel '91 (e che si concluderanno con un nulla di fatto), con Puccini per una versione lirica della "Lupa" su libretto di De Roberto. Si stabilisce definitivamente a Catania dove rimarrà sino alla morte, tranne brevi viaggi e permanenze a Milano e a Roma. Nel biennio 1894-1895, pubblica l'ultima raccolta, "Don Candeloro e C.", che comprende novelle scritte e pubblicate in varie riviste tra 1889 e il '93. Nel '95 incontra a Roma, insieme a Capuana, Emile Zola, importante esponente della letteratura francese e fautore della corrente letteraria del Naturalismo, una poetica assai affine a quella del Verismo (anzi, si può dire che quest'ultimo sia la "versione" italiana di quello).
    Nel 1903 sono affidati alla sua tutela i figli del fratello Pietro, morto nello stesso anno. Verga rallenta sempre più la sua attività letteraria e si dedica assiduamente alla cura delle proprie terre. Continua a lavorare alla "Duchessa di Leyra", di cui sarà pubblicato postumo un solo capitolo a cura del De Roberto nel 1922. Tra il 1912 e il 1914 affida sempre a De Roberto la sceneggiatura cinematografica di alcune sue opere tra cui "Cavalleria rusticana" e "La Lupa", mentre egli stesso stende la riduzione della "Storia di una capinera", pensando anche di ricavarne una versione teatrale. Nel 1919 scrive l'ultima novella: "Una capanna e il tuo cuore", che uscirà pure postuma nell'"Illustrazione italiana", il 12 febbraio 1922. Nel 1920 pubblica, infine, a Roma presso "La Voce" una edizione riveduta delle "Novelle rusticane". Nell'ottobre è nominato senatore.
    Colpito da paralisi cerebrale il 24 gennaio 1922, muore il 27 dello stesso mese a Catania nella casa di via Sant'Anna, 8. Tra le opere uscite postume, oltre alle due citate, vi sono la commedia "Rose caduche", in "Le Maschere", giugno 1928 e il bozzetto "Il Mistero", in "Scenario", marzo 1940.

    Frasi di Giovanni Verga.
    «Siamo degli umili fiorellini avezzi alla dolce tutela della stufa, che l'aria libera uccide.»
    «Il matrimonio è come una trappola di topi; quelli che son dentro vorrebbero uscirne, e gli altri ci girano intorno per entrarvi.»
    «A buon cavallo non gli manca sella.»


    Supplementi autore Vichi Marco


    Marco Vichi (Firenze, 20 novembre 1957) è uno scrittore italiano.

    Per informazioni aggiornate consultare la pagina di Marco Vichi su Wikipedia oppure la pagina Web dell'autore.

    Biografia e opere di Marco Vichi.txt (6.4 kb)

    Supplementi autore Vitali Andrea


    Bibliografia di Andrea Vitali.txt (0.6 kb)

    Supplementi autore Xiao-Mei Zhu


    Zhu Xiao-Mei, nata a Shanghai nel 1949, è l'autrice del libro Il Pianoforte Segreto, la storia della terribile e allo stesso tempo toccante esperienza da lei vissuta all'epoca della rivoluzione culturale in Cina. Oggi insegna al Conservatoire National Supérieur de Musique et de Danse di Parigi. Proponiamo qui, nella sua esecuzione, un saggio di ascolto delle Variazioni Goldberg di Bach, delle quali è una dei maggiori interpreti.

    Zhu Xiao-Mei, Bach variazioni Goldberg-Aria, variazioni 14, 19, 20.mp3 (4.3 Mb)


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