Ricerca su Wikipedia

Giuliano Poletti

Giuliano Poletti (Imola, 19 novembre 1951) è un politico italiano, ministro del lavoro e delle politiche sociali dal 22 febbraio 2014 al 1º giugno 2018 nei governi Renzi e Gentiloni, con delega alle politiche giovanili, il servizio civile nazionale e universale e l'integrazione.


== Biografia ==

Nato a Spazzate Sassatelli (frazione di Imola), in una famiglia di contadini, si diploma all'istituto tecnico agrario G. Scarabelli a Imola come agrotecnico.
Iscritto al Partito Comunista Italiano, è stato assessore comunale all'Agricoltura e alle Attività Produttive di Imola dal 1976 al 1979. All'impegno politico-amministrativo ha affiancato quello professionale, esercitando, in qualità di presidente dell'ESAVE, (Studi e promozione della viticoltura e dell'enologia per l'Emilia-Romagna), un’intensa attività volta al rilancio del settore vitivinicolo in regione, dopo lo scandalo del vino al metanolo scoppiato nel 1986.
Dal 1982 al 1989 è stato segretario imolese del PCI. Successivamente è entrato nel Consiglio della Provincia di Bologna per il PDS. Dal 2007 è iscritto al Partito Democratico, dove tuttora milita. Dal 1992 al 2000 è stato presidente di Efeso, ente di formazione della Legacoop Emilia-Romagna, quindi, fino al settembre 2000, presidente della Legacoop di Imola, poi presidente della Legacoop Regionale Emilia-Romagna e vicepresidente Legacoop Nazionale. Dal 2002 al 2014 è stato presidente di Legacoop Nazionale. Nel febbraio 2013 diviene presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane.
Appassionato di pallamano è stato vicepresidente vicario della Federazione Italiana Giuoco Handball.
È sposato con Anna Venturini, assessore nel comune di Castel Guelfo di Bologna. Hanno due figli.


== Incarico ministeriale ==


=== Ministro del lavoro e delle politiche sociali ===

Il 21 febbraio 2014 viene designato come Ministro del lavoro e delle politiche sociali nel governo Renzi. Con DPCM 23 aprile 2014 sono state delegate a Poletti le funzioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia di politiche giovanili e servizio civile nazionale, politiche della famiglia e integrazione. Pochi giorni dopo la sua nomina il Movimento Cinque Stelle presenta al Senato una mozione di sfiducia nei suoi confronti per conflitti d'interesse relativo alla presidenza di Legacoop e Alleanza delle Cooperative Italiane, ma il Senato ne boccia la calendarizzazione, per cui non sarà nemmeno discussa. Il 12 dicembre 2016 viene riconfermato alla guida del Ministero per il Governo Gentiloni. Alla guida del Ministero del lavoro, l'occupazione in Italia, dati ufficiali per l’anno 2018, si attesta al 58,3%, (il valore più alto da ottobre 2008): 23.134.000 cittadini occupati a marzo 2018, contro i 23.271.000 del secondo trimestre 2008. Nello specifico, per quel che concerne l'inizio del mandato del Ministro, nei 4 anni di attività ministeriale, sono stati recuperati 1.040.000 posti di lavoro rispetto al dato del primo trimestre 2014, in cui il livello degli occupati era di 22.026.000. Per la sola componente femminile, l’occupazione ha toccato un record storico, salendo al 49,3%. Allo stesso modo il tasso di inattività (che comprende chi non cerca lavoro) è sceso al più basso livello di sempre, posizionandosi al 43,7%. Il tasso di occupazione delle donne resta comunque di quasi 20 punti percentuali inferiore a quello degli uomini (67%). La disoccupazione, a gennaio 2018 all’11,1%, si attesta (dati di febbraio 2018) al 10,9%, ai livelli minimi da Agosto 2012 recuperando più di 2 punti percentuali rispetto al valore del primo trimestre 2014, quando in Italia il tasso era al 13,5%. Mentre, nella dimensione giovanile, nonostante il livello resti ancora alto, la disoccupazione (dati di gennaio 2018) è scesa al 31,5% , il valore è ai minimi dal dicembre 2011, recuperando 14.7 punti percentuali rispetto al 46,2% del primo trimestre 2014 (valore massimo toccato in quel periodo).


=== Jobs Act ===
Tra le attività e le iniziative legislative portate a compimento nel corso del suo incarico, quella più famosa e discussa è stata la riforma del mercato del lavoro, il cosiddetto “Jobs Act” (Legge delega 10 dicembre 2014, nº 183, e otto successivi decreti legislativi attuativi) con il quale è stato riordinato e semplificato l’impianto complessivo delle relazioni contrattuali con l’introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, più moderno e in linea con l’Europa, e l’eliminazione di forme particolarmente precarizzanti come le collaborazioni a progetto e l’associazione in partecipazione, procedendo, al contempo, ad una importante ridefinizione delle caratteristiche del lavoro subordinato e del lavoro autonomo. Altri effetti della riforma sono la semplificazione delle procedure e degli adempimenti connessi alla costituzione e alla gestione dei rapporti di lavoro; l’estensione del diritto all’indennità di maternità a tutte le lavoratrici e il rafforzamento della strumentazione per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; la razionalizzazione del sistema dei controlli e delle ispezioni; il divieto della pratica delle “dimissioni in bianco”. Sono inoltre stati modificati gli ammortizzatori sociali, ampliando le coperture ed estendendole anche ai lavoratori delle imprese di minori dimensioni e distinguendo con maggiore precisione le situazioni di disoccupazione involontaria da quelle di effettiva continuità dei rapporti di lavoro. Infine, è stato riformato il sistema delle politiche attive, con l’obiettivo di realizzare un modello di sostegno e di accompagnamento dei lavoratori più efficace e coerente con il costante processo di cambiamento legato alla digitalizzazione e all’automazione.
La riforma ha toccato alla radice i nodi storici della flessibilità, della produttività (bassa) e delle tutele (elevate) che tutte le istituzioni nazionali e internazionali consideravano “troppo rigidi” nel nostro paese, tali da scoraggiare investimenti e sviluppo economico. Dalla sua introduzione (febbraio 2014) il numero di occupati è cresciuto di 1.029.000 unità (dato ufficiale di novembre 2017), rimettendo di fatto in moto il mercato del lavoro in Italia.
Diverse sono le opinioni positive sulla riforma da parte di economisti, professori universitari e giuslavoristi italiani, tra i quali Pietro Ichino, Tommaso Nannicini, Stefano Sacchi e Carlo Dell'Aringa.

In campo europeo anche il Primo Ministro francese Macron e in parte il Premier spagnolo, nelle loro riforme del lavoro, hanno preso spunto dal jobs act.


=== Lavoro autonomo e agile ===
Ancora in tema di lavoro, il disegno di legge in materia di lavoro autonomo non imprenditoriale e lavoro agile (legge 22 maggio 2017, nº 81), che punta a sostenere e valorizzare il lavoro autonomo non imprenditoriale, attraverso un sistema di tutele specifiche, e a migliorare la qualità della vita dei lavoratori dipendenti, favorendo la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. Per quanto riguarda, specificamente, il lavoro autonomo, le misure contenute nella legge prevedono più tutele nelle transazioni commerciali e contro i ritardi nei pagamenti, la deducibilità delle spese collegate all’attività professionale ed alla formazione, la possibilità di aggregarsi per accedere a bandi di gara nazionali ed internazionali.
Di particolare significato il riconoscimento dell’indennità di maternità a prescindere dall’effettiva astensione dal lavoro e l’aumento del congedo parentale da tre a sei mesi, fruibili entro i primi tre anni di vita del bambino. Altra tutela di rilievo è quella introdotta dalla disposizione che rende strutturale la Dis.Coll, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori, tra l’altro ampliando la platea dei beneficiari, che ora comprende anche gli assegnisti e i dottorandi di ricerca.
Per quanto riguarda il lavoro agile, le misure approvate definiscono strumenti innovativi per favorire una modalità di organizzazione del lavoro che da una parte risponde all’evoluzione del sistema produttivo e, dall’altra, permette una migliore conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi di vita. Tutto questo, delineando un quadro di tutele dei lavoratori che vanno dal diritto ad un trattamento economico non inferiore a quello complessivamente applicato nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda, alle garanzie in tema di salute e sicurezza, all’assicurazione obbligatoria per gli infortuni e le malattie professionali.


=== La riforma del terzo settore ===
Altro provvedimento di rilievo è stato la legge delega per la riforma del terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale (Legge 6 giugno 2016, nº 106 e cinque successivi decreti legislativi attuativi).
Fra i principali obiettivi della Riforma, sia il riordino e la semplificazione di una normativa che si è andata stratificando nel corso degli anni, sia la promozione e il sostegno dell’operato di quei soggetti (secondo i dati del censimento permanente Istat, al 2015 le istituzioni non profit erano oltre 330.000, con più di 5,5 milioni di volontari e circa 800.000 dipendenti) che contribuiscono in maniera determinante al bene comune, alla coesione sociale e che intervengono in contesti e situazioni di disagio e povertà.
Da un lato, si è quindi voluto procedere alla razionalizzazione della legislazione (primaria e secondaria) relativa al Terzo settore, affinché rispondesse pienamente al dettato dell’art.118 della Costituzione volto a “favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”; dall’altro, si è inteso definire con maggiore chiarezza il ruolo delle Istituzioni nel rapporto con i soggetti e le organizzazioni di Terzo settore.
Tra le novità più significative, la riforma dei Centri di Servizio per il Volontariato, l’introduzione di misure agevolative volte a favorire gli investimenti delle imprese e delle cooperative sociali, l’istituzione del Servizio Civile Universale, la revisione dei criteri di accesso all’istituto del 5 per mille.


=== Lotta alla povertà; il reddito di inclusione ===
Nel campo delle politiche sociali, l’intervento di maggior rilievo è quello indirizzato al contrasto della povertà e dell’esclusione sociale, definito in collaborazione con l’Alleanza contro la povertà. Si tratta della legge delega 15 marzo 2017, nº 33 (recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali) e del successivo decreto legislativo di attuazione, 15 settembre 2017, nº 147.
Con questi provvedimenti, si colma un vuoto annoso nel sistema italiano di protezione degli individui a basso reddito. Oltre a definire un Piano nazionale per la lotta alla povertà, l’Italia si dota, per la prima volta, di una misura unica e permanente di contrasto alla povertà fondata sul sostegno al reddito e sull’inclusione sociale: viene infatti istituito il Reddito di inclusione (REI), che non è solo un sostegno economico, ma un progetto per l’autonomia.
In sostanza, il Reddito di inclusione (che può essere richiesto a partire dal 1º dicembre 2017 ed è finanziato con oltre 2 miliardi di risorse per il 2018, che saliranno a circa 3 nel 2020) rappresenta il pilastro fondamentale del Piano nazionale per la lotta alla povertà ed è il segno di un nuovo approccio alle politiche sociali, in quanto si fonda sul principio dell’inclusione attiva, ovvero sull’affiancamento al sussidio economico di misure di accompagnamento capaci di promuovere il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro di coloro che ne sono esclusi. Insomma, non una misura assistenzialistica, un beneficio economico ‘passivo’, in quanto al nucleo familiare beneficiario è richiesto un impegno ad attivarsi, sulla base di un progetto personalizzato condiviso con i servizi territoriali, che accompagni il nucleo verso l’autonomia.
Per l’attuazione della misura di contrasto alla povertà, viene prevista l’attivazione della rete nazionale per l’inclusione e la protezione sociale come infrastruttura stabile per la collaborazione tra le istituzioni e le organizzazioni sociali, con l’obiettivo di analizzare gli elementi di criticità sociale e di favorire una collaborazione permanente tra tutti questi soggetti, indispensabile per costruire una risposta condivisa ed efficace a bisogni diversi ed in rapida evoluzione. L’obiettivo del Ministero, è quello di raggiungere (entro luglio 2018) 700.000 famiglie sotto la soglia di povertà assoluta per un totale di 2,5 milioni di persone. Secondo fonti ufficiali, le persone che attualmente hanno beneficiato del Reddito di inclusione, nel solo primo trimestre dell’anno 2018, sono state 900.000 (sette su dieci risiedono al Sud). In soli tre mesi sono stati raggiunti 250.000 nuclei familiari, in linea con gli obiettivi, cioè 700.000 famiglie entro luglio, corrispondenti a 2,5 milioni di persone.


=== Garanzia Giovani ===
Ufficialmente chiamata "European Youth Guarantee" è un'iniziativa europea approvata nell'aprile 2013, per venire incontro a tutti quei paesi europei che hanno una percentuale di disoccupazione giovanile superiore al 25%, rivolta a tutti i giovani "Neet"(acronimo di Not education, employment or training), sotto i 25 anni di età.
La strategia generale, approvata 22 aprile 2013 sotto forma di raccomandazione del consiglio Ue, prevede che ciascuno dei 28 Paesi disegni un proprio Piano nazionale per l’attuazione, col supporto della Commissione, da cui dovrà anche arrivare il via libera definitivo. Il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha varato il piano Nazionale (iniziato in via sperimentale il primo maggio 2014) aumentando la platea anagrafica dei neet fino ai 29 anni di età. Accanto al Piano nazionale che individua le azioni comuni su tutto il territorio nazionale, ciascuna Regione, che con lo Stato condivide una strategia unitaria, ha l'impegno di adottare un proprio piano attuativo per definire quali sono le misure del Programma che vengono attivate sul territorio, in coerenza con la strategia nazionale.
Per ottenere le misure del programma, il Ministero ha creato una piattaforma on line ad hoc dedicata ai giovani e alle imprese, nel quale occorre registrarsi e aderire. Nel dettaglio, le misure prevedono: accompagnamento al lavoro, formazione, apprendistato, tirocinio extracurriculare, servizio civile, auto-imprenditorialità, mobilità professionale.
A oggi, secondo le fonti ufficiali, i Neet che si sono iscritti al programma sono 1.204.670, quelli presi in carico dai centri per l'impiego 982.589 e, coloro che dopo l’esperienza con Garanzia giovani hanno trovato un’occupazione, sono 359.348 di cui il 30,5% con un contratto indeterminato.
A tre anni dal lancio, e sulla scorta dei buoni risultati che l’Unione Europea ha riconosciuto al programma mirato a migliorare l’occupabilità dei NEET, Garanzia Giovani è stata rilanciata con nuove risorse ed un aggiustamento della strategia complessiva. L’annuncio è stato dato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel corso di un incontro con i rappresentanti delle Regioni e delle organizzazioni sindacali. Le nuove risorse, che ammontano a 1,3 miliardi di euro, consentiranno di portare il programma fino alla scadenza del ciclo di programmazione dei fondi europei (2020), consolidando l’esperienza accumulata e correggendo le problematiche emerse dal monitoraggio attento e continuo.


=== Gli interventi in materia di previdenza ===
In questi anni, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha anche svolto un ruolo di primo piano nella definizione e nella realizzazione di interventi in materia previdenziale.
Da ricordare, in riferimento alla necessità di porre rimedio ad alcuni problemi originati dalla riforma Fornero, l’azione a tutela dei cosiddetti “esodati” (8 salvaguardie, per un totale di circa 170.000 persone tutelate). Accanto a questo, da segnalare l’introduzione, attraverso un rapporto di collaborazione e dialogo con i sindacati che ha portato ad un accordo siglato a settembre 2016, di elementi di flessibilità in uscita, sostenuti da un impegno finanziario cospicuo (nella legge di bilancio approvata a fine 2016, sono stati stanziati 7 miliardi per il triennio 2017-2019). Una flessibilità delineata con un’attenzione particolare alle persone in condizioni di maggiore difficoltà ed impegnate in attività più gravose (ape sociale; uscita anticipata per lavoratori precoci: eliminazione delle penalizzazioni prima dei 62 anni e fissazione requisito di 41 anni di contributi per i precoci disoccupati, o che svolgono lavori pesanti o attività usuranti, o con disabilità propria o con esigenze di cura per parenti di 1º grado).
Per quanto riguarda i lavori usuranti, è stato previsto il pensionamento anticipato di 12/18 mesi (dipendenti/autonomi), mediante eliminazione delle finestre di accesso, insieme con l’eliminazione dell’adeguamento alla speranza di vita (dal 2019) e con requisiti soggettivi “semplificati” per tutti.
Tra le altre modifiche della normativa previdenziale, l’introduzione del cumulo gratuito dei contributi versati a gestioni diverse, l’estensione della 14ª mensilità ai pensionati che non la percepivano (quelli con assegno compreso tra 1,5 e 2 volte il minimo Inps) e l’aumento del 30% dell’importo di quella erogata a chi già ne beneficiava (pensionati con assegno fino a 1,5 volte il minimo Inps).
Infine, nell’ultima legge di bilancio sono stati ulteriormente rafforzati gli interventi, prevedendo la proroga a tutto il 2019 dell’Ape volontario, un requisito contributivo ridotto per le lavoratrici con figli ai fini dell’accesso all’Ape sociale (uno “sconto” fino ad un massimo di due anni), l’impegno ad una revisione strutturale del meccanismo di calcolo dell’adeguamento alla speranza di vita dei requisiti anagrafici di accesso al pensionamento di vecchiaia e l’immediata esenzione di 15 categorie di occupazioni particolarmente gravose dall’innalzamento che scatterà dal 2019, l’istituzione di una commissione tecnica di studio per la rilevazione su base scientifica della gravosità delle occupazioni, l’istituzione di una commissione tecnica di studio per approfondire la comparazione della spesa previdenziale a livello internazionale.


== Aspetti controversi e polemiche ==
Il 4 dicembre 2014, Roberto Saviano, con un articolo su Repubblica, gli chiese conto dei suoi rapporti con Salvatore Buzzi, arrestato nell’ambito dell’inchiesta denominata Mafia Capitale. I fatti citati da Saviano, si riferiscono all’anno 2010 e fanno riferimento a una cena a cui il Ministro partecipò, nella quale, tra i presenti, c’era anche Salvatore Buzzi, allora presidente della "29 giugno", la più grande cooperativa sociale della regione Lazio. A seguito dell’articolo di Saviano, Poletti rispose attraverso una lettera aperta su Repubblica, che cita: “Caro direttore, nell’articolo pubblicato ieri su questo quotidiano, Roberto Saviano mi invita a spiegare la mia presenza a una cena organizzata nel 2010 dalla cooperativa 29 giugno. Rispondo subito — in un momento in cui provo rabbia, amarezza, delusione — perché sento il dovere di rassicurare i cittadini italiani. Il solo fatto di vedere il mio nome associato a queste indecenze mi fa star male. Tante persone che mi conoscono possono confermare la correttezza del mio comportamento. Alla foto pubblicata in questi giorni dai mezzi di informazione potrei affiancare una galleria di belle immagini che mi ritraggono in tante occasioni legate alla mia attività di presidente di Legacoop. Voglio ricordarne solo una: quella scattata nell’aprile 2008, quando ho riunito la presidenza nazionale a Corleone, nella masseria confiscata a Totò Riina e affidata in gestione ai ragazzi di una cooperativa di Libera. Una delle tante che Legacoop ha sostenuto e sostiene con aiuti concreti, in quanto simbolo della volontà di riscatto contro i soprusi e la violenza della criminalità mafiosa. Come presidente di Legacoop ho partecipato sempre alle iniziative e alle assemblee delle cooperative aderenti (più di 14.000) alle quali venivo invitato. Un giorno farò il conto di quante sono state; sicuramente molte centinaia. Era dunque assolutamente normale che partecipassi alla cena organizzata dalla cooperativa sociale 29 giugno, che aveva per obiettivo il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti e delle persone più deboli”.Il 19 dicembre 2016, a dei giornalisti a Fano, Poletti dichiara:"Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi. Bisogna correggere un’opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori. Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui: sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei pistola. Permettetemi di contestare questa tesi. Detto questo è bene che i nostri giovani abbiano l'opportunità di andare in giro per l'Europa e per il mondo. È un'opportunità di fare la loro esperienza, ma debbono anche avere la possibilità di tornare nel nostro Paese. Dobbiamo offrire loro l'opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare".La frase genera notevole indignazione e risentimento tra l'opinione pubblica, che si scatena attraverso la stampa e i social media, portando il ministro a scusarsi prontamente. Nello stesso giorno afferma in un comunicato stampa:“Evidentemente mi sono espresso male. Non mi sono mai sognato di pensare che è un bene per l’Italia il fatto che dei giovani se ne vadano all’estero. Penso, semplicemente, che non è giusto affermare che a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri. Ritengo, invece, che è utile che i nostri giovani possano fare esperienze all’estero, ma che dobbiamo dare loro l’opportunità di tornare nel nostro paese e di poter esprimere qui le loro capacità e le loro energie”.Il 27 marzo Poletti afferma che nel mondo del lavoro si creano più opportunità giocando a calcetto che spedendo curricula. Questa dichiarazione venne strumentalizzata dai media, i quali interpretarono il concetto della frase, fuori del contesto in cui la stessa venne pronunciata. La stessa sera il Ministro precisò l’accaduto in una nota ufficiale e attraverso un video:"Vedo che si stanno strumentalizzando alcune frasi che ho pronunciato in occasione di un incontro con gli studenti di una scuola di Bologna per parlare di alternanza scuola-lavoro e che gli studenti hanno compreso e condiviso nel loro significato. Per questo voglio chiarire che non ho mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità. Ho sottolineato l’importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell’utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola".La stessa scuola in cui Poletti incontrò gli studenti replicò in difesa del Ministro con una lettera aperta a lui indirizzata, pubblicata nel sito dell’istituto:"Non possiamo condividere le critiche emerse sui giornali e sui media basate su una sua affermazione che, nel contesto sociale e comunicativo in cui è stata espressa aveva una connotazione tipica di un linguaggio familiare e che quindi, se estrapolata, assume un significato del tutto opposto".Diverse testate online replicarono con articoli a sostegno della bontà delle dichiarazioni del Ministro tra i quali huffingtonpost.it, che scrisse:“Quando Poletti dice ai ragazzi di andare a giocare a calcio, con un linguaggio da uomo semplice, ma con cervello fino - altra caratteristica che gli fa onore - intende sottolineare che le competenze della vita e del lavoro sono - paradossalmente -, più importanti dei saperi tradizionali”.


== Note ==


== Voci correlate ==
Decreto Poletti
Garanzia giovani
Jobs Act


== Altri progetti ==

 Wikiquote contiene citazioni di o su Giuliano Poletti
 Wikinotizie contiene notizie di attualità su Un anno di Garanzia Giovani: sui media più critiche che elogi
 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giuliano Poletti


== Collegamenti esterni ==

 Sito ufficiale, su governo.it. 
 Poletti, Giuliano, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 
 Registrazioni di Giuliano Poletti, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.

Francesco Guicciardini

Ser Francesco Guicciardini (Firenze, 6 marzo 1483 – Arcetri, 22 maggio 1540) è stato uno scrittore, storico e politico italiano.
Amico e interprete di Niccolò Machiavelli, è considerato uno dei maggiori scrittori politici del Rinascimento italiano. Nel suo capolavoro, la Storia d'Italia, Guicciardini aprì la strada a un nuovo stile nella storiografia caratterizzato dall'uso di fonti governative a supporto delle argomentazioni e dall'analisi realistica delle persone e degli eventi del suo tempo.


== Biografia ==

Francesco Guicciardini nacque a Firenze il 6 marzo 1483, terzogenito dei Guicciardini, famiglia tra le più fedeli al governo mediceo. Dopo una prima formazione umanistica in ambito familiare dedicata alla lettura dei grandi storici dell'antichità (Senofonte, Tucidide, Livio, Tacito), studiò a Firenze giurisprudenza, seguendo le lezioni del celebre Francesco Pepi. Dal 1500 soggiornò a Ferrara per circa due anni, per poi trasferirsi a Padova per seguire le lezioni di docenti di maggior importanza. Rientrato a Firenze nel 1505, vi esercitò, sebbene non fosse ancora laureato, l'incarico di istituzioni di diritto civile; nel novembre dello stesso anno ottenne il dottorato in ius civile ed iniziò la sua carriera forense.
Nel 1506 si concluse la sua attività accademica; nel frattempo, contrasse matrimonio, contro il volere paterno, con Maria Salviati, figlia di Alamanno Salviati e appartenente ad una famiglia politicamente esposta ed apertamente contraria a Pier Soderini, all'epoca gonfaloniere a vita di Firenze. Guicciardini si curò poco di queste rivalità, in quanto il suo interesse principale era avere un futuro ruolo politico, alla luce soprattutto del prestigio di cui godeva la famiglia della moglie, che avrebbe potuto avere per lui un effetto positivo.
Questo matrimonio infatti funse per lui da trampolino di lancio, garantendogli una brillante e rapida ascesa politica: con l'aiuto del suocero fu nominato tra i capitani dello Spedale del Ceppo, una carica non molto significativa di per sé, ma prestigiosa in quanto a membri insigniti dell'onorificenza. Nel 1508 curò l'istruttoria contro il podestà Piero Ludovico da Fano, iniziando la stesura delle Storie fiorentine e dei Ricordi. Esattamente dieci anni prima, ossia con l'anno 1498, si chiudono quelle Cronache forlivesi di Leone Cobelli che espongono le premesse degli avvenimenti riguardanti Caterina Sforza e Cesare Borgia di cui Guicciardini si occupa, nelle sue Storie, per i notevoli riflessi che hanno sulla politica fiorentina.
Nel 1509, in occasione della guerra contro Pisa, venne chiamato a pratica dalla signoria, ottenendo, grazie all'aiuto del Salviati, l'avvocatura del capitolo di Santa Liberata. Questi progressi portarono il Guicciardini anche ad una rapida ascesa nella politica internazionale, ricevendo dalla Repubblica Fiorentina l'incarico di ambasciatore in Spagna presso Ferdinando il Cattolico nel 1512. Da questa sua esperienza nell'attività diplomatica nacque la Relazione di Spagna, una lucida analisi delle condizioni sociopolitiche della Penisola Iberica e anche il "Discorso di Logrogno", un'opera di teoria politica in cui Guicciardini sostiene una riforma in senso aristocratico della Repubblica fiorentina.
Nel 1513 fece ritorno a Firenze, dove da circa un anno era stata restaurata la Signoria Medicea con l'appoggio dell'esercito ispano-pontificio. Dal 1514 fece parte degli Otto di Guardia e Balia e nel 1515 entrò a far parte della signoria, divenendo, grazie ai suoi servigi resi ai Medici, avvocato concistoriale e governatore di Modena nel 1516, con la salita al soglio pontificio di Giovanni de' Medici, col nome di Leone X. Il suo ruolo di primo piano nella politica emiliano-romagnola si rinforzò notevolmente nel 1517, con la nomina a governatore di Reggio Emilia e di Parma, proprio nel periodo del delicato conflitto franco-imperiale. Fu nominato nel 1521 commissario generale dell'esercito pontificio, alleato di Carlo V contro i francesi; in questo periodo maturò quell'esperienza che sarebbe stata cruciale nella redazione dei suoi Ricordi e della Storia d'Italia.
Alla morte di Leone X, avvenuta nel 1521, Guicciardini si trovò a contrastare l'assedio di Parma, argomento trattato nella Relazione della difesa di Parma. Dopo l'assunzione al papato di Giulio de' Medici, col nome di Clemente VII, venne inviato a governare la Romagna, una terra agitata dalle lotte tra le famiglie più potenti; qui Guicciardini diede ampio sfoggio delle sue notevoli abilità diplomatiche.
Per contrastare lo strapotere di Carlo V, propagandò un'alleanza fra gli stati regionali allora presenti in Italia e la Francia, in modo da salvaguardare in un certo qual modo l'indipendenza della penisola.  L'accordo fu sottoscritto a Cognac nel 1526, ma si rivelò ben presto fallimentare; di questo periodo è il Dialogo del reggimento di Firenze, in due libri, scritti fra il 1521 e il 1526, in cui si ripropone il modello della repubblica aristocratica; nel 1527 la Lega subì una cocente disfatta e Roma fu messa al sacco dai Lanzichenecchi, mentre a Firenze veniva instaurata (per la terza ed ultima volta) la repubblica. Coinvolto in queste vicissitudini, e visto con diffidenza dai repubblicani per i suoi trascorsi medicei, si ritirò in un volontario esilio nella sua villa di Finocchieto, nei pressi di Firenze. Qui compose due orazioni, l'Oratio accusatoria e la defensoria, ed una Lettera Consolatoria, che segue il modello dell'oratio ficta, nella quale espose le accuse imputabili alla sua condotta con le adeguate confutazioni, e finse di ricevere consolazioni da un amico. Nel 1529 scrisse le Considerazioni intorno ai "Discorsi" del Machiavelli "sopra la prima deca di Tito Livio", in cui accese una polemica nei confronti della mentalità pessimistica dell'illustre concittadino. In questi mesi completa anche la redazione definitiva dei Ricordi.
Dopo la confisca dei beni, nel 1529 lasciò Firenze e ritornò a Roma, per rimettersi di nuovo al servizio di Clemente VII, che gli offrì l'incarico di diplomatico a Bologna. Dopo il rientro dei Medici a Firenze (1531), fu accolto alla corte medicea come consigliere del duca Alessandro e scrisse i Discorsi del modo di riformare lo stato dopo la caduta della Repubblica e di assicurarlo al duca Alessandro; non fu tenuto tuttavia in altrettanta considerazione dal successore di Alessandro, Cosimo I, che lo lasciò in disparte. Guicciardini allora si ritirò nella sua villa di Santa Margherita in Montici ad Arcetri, dove trascorse i suoi ultimi anni dedicandosi alla letteratura: riordinò i Ricordi politici e civili, raccolse i suoi Discorsi politici e soprattutto scrisse la Storia d'Italia. Morì ad Arcetri nel 1540, quando da circa due anni si era ormai ritirato a vita privata.


== Il pensiero politico ==

Guicciardini è noto soprattutto per la Storia d'Italia, vasto e dettagliato affresco delle vicende italiane tra il 1494 (anno della discesa in Italia del Re francese Carlo VIII) e il 1534 (anno della morte di Papa Clemente VII) e capolavoro della storiografia della prima epoca moderna e della storiografia scientifica in generale. Come tale, è un monumento al ceto intellettuale italiano del XVI secolo, e più specificamente alla scuola toscano-fiorentina di storici filosofici (o politici) di cui fecero parte anche Niccolò Machiavelli, Bernardo Segni, Jacopo Pitti, Jacopo Nardi, Benedetto Varchi, Francesco Vettori e Donato Giannotti.
L'opera districa la rete attorcigliata della politica degli stati italiani del Rinascimento con pazienza ed intuito. L'autore volutamente si pone come spettatore imparziale, come critico freddo e curioso, raggiungendo risultati eccellenti come analista e pensatore (anche se più debole è la comprensione delle forze in gioco nel più vasto quadro europeo).
Guicciardini è l'uomo dei programmi che mutano "per la varietà delle circunstanze" per cui al saggio è richiesta la discrezione (Ricordi, 6), ovvero la capacità di percepire "con buono e perspicace occhio" tutti gli elementi da cui si determina la varietà delle circostanze. 
Altro concetto saliente del pensiero guicciardiniano è infatti il particulare (Ricordi, 28) a cui si deve attenere il saggio, cioè il proprio interesse inteso nel suo significato più nobile come realizzazione piena della propria intelligenza e della propria capacità di agire a favore di se stesso e dello stato. In altre parole il particulare non va inteso egoisticamente, come un invito a soddisfare solamente l'interesse personale, bensì a considerare pragmaticamente quanto ognuno può effettivamente realizzare nella specifica situazione in cui si trova.
In netta polemica con Francesco Guicciardini, per alcuni passi della Storia d'Italia, Jacopo Pitti scrisse l'opuscolo Apologia dei Cappucci (1570-1575), a difesa della fazione dei democratici, soprannominati i Cappucci.


== Fortuna ==
Guicciardini è considerato il progenitore della storiografia moderna, per il suo pionieristico impiego di documenti ufficiali a fini di verifica della sua Storia d'Italia.
Fino al 1857 la reputazione di Guicciardini poggiava sulla Storia d'Italia e su alcuni estratti dai suoi aforismi. Nel 1857 i suoi discendenti, i conti Piero e Luigi Guicciardini, aprirono gli archivi di famiglia e diedero incarico a Giuseppe Canestrini di pubblicare, in 10 volumi, le sue memorie.
Negli anni dal 1938 al 1972 furono pubblicati i suoi Carteggi, che contribuirono in modo determinante ad un'accurata conoscenza della sua personalità.


=== La critica seicentesca ===

L’angolo di prospettiva dal quale si prese a considerare, nella prima metà del secolo XVII, l’opera guicciardiniana, la posizione di questa nel giudizio dei lettori secenteschi, sono bene indicati da uno spirito acuto dell’epoca, A. G. Brignole Sale (1636): «quindi non per altro, a mio giudizio, porta pregio il Guicciardini sopra il Giovio, sol che questi, qual pittor gentile, de' soggetti ch'egli ha per le mani colorisce agli occhi altrui con vivacissimi ritratti, senza inviscerarsi, la superficie, quegli per contrario, qual esperto notomista, trascurando anzi dilacerando la vaghezza della pelle, vien con l'acutezza della sua sagacità fino a mostrarci il cuore e il cervello de' famosi personaggi ben penetrato». All'affiatamento con lo spirito dell'opera guicciardiniana si accompagnò, sul piano letterario, una migliore intelligenza del suo stile, di cui si cominciò ad ammirare, superando le pedanti riserve linguistiche, la scorrevolezza, l'intima misura e precisione pur nel tono sostenuto. Tuttavia, proprio dal più accreditato esponente letterario del tacitismo, T. Boccalini (1612), fu formulato un giudizio tra i meno benevoli alla Storia.»


=== Il giudizio di Francesco De Sanctis ===

Francesco De Sanctis non ebbe simpatia per Guicciardini ed infatti non nascose di apprezzare maggiormente il Machiavelli.
Nella sua Storia della letteratura italiana il critico irpino mise in evidenza come Guicciardini fosse, sì, in linea con le aspirazioni di Machiavelli, ma se il secondo agì in linea con i suoi ideali, il primo invece "non metterebbe un dito a realizzarli".

Sempre nella sua Storia della letteratura italiana De Sanctis affermò: 
E poco più in basso aggiunse: «Questa base intellettuale è quella medesima del Machiavelli, l'esperienza e l'osservazione, il fatto e lo «speculare» o l'osservare. Né altro è il sistema. Il Guicciardini nega tutto quello che il Machiavelli nega, e in forma anche più recisa, e ammette quello che è più logico e più conseguente. Poiché la base è il mondo com'è, crede un'illusione a volerlo riformare, e volergli dare le gambe di cavallo, quando esso le ha di asino, e lo piglia com'è e vi si acconcia, e ne fa la sua regola e il suo istrumento».
Nel Romanticismo, la mancanza di evidenti passioni per l'oggetto dell'opera era infatti vista come un grave difetto, nei confronti sia del lettore che dell'arte letteraria. A ciò si aggiunga che il Guicciardini vale più come analista e pensatore che come scrittore. Lo stile è infatti prolisso, preciso a prezzo di circonlocuzioni e di perdita del senso generale della narrazione: «qualsiasi oggetto egli tocchi, giace già cadavere sul tavolo delle autopsie».


== Le opere ==

Storie fiorentine (dal 1508 al 1509), rimasta inedita fino al 1859
Discorso di Logrogno (1512)
Considerazioni sui Discorsi del Machiavelli, (1527 - 1529)
Ricordi politici e civili
Dialogo del Reggimento di Firenze (dal 1521 al 1526)
Storia d'Italia (dal 1537 al 1540)
Scritti inediti sopra la politica di Clemente VII dopo la battaglia di Pavia, a cura di P. Guicciardini, Firenze, Olschki, 1940.
Le cose fiorentine, a cura di R. Ridolfi, Firenze, Olschki, 1945.
Carteggi, 17 voll., 1938-72 (voll. 1-2 presso Zanichelli, Bologna; vol. 3 presso Istituto per gli studi di politica internazionale, Firenze; vol. 4 presso Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea, Roma; voll. 5-17 presso P. G. Ricci, Roma)


== Note ==


== Bibliografia ==


=== Testi ===
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia. Libri 1.-16., In Venetia, appresso Giorgio Angelieri, 1574.
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia, vol. 1, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1819.
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia, vol. 2, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1819.
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia, vol. 3, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1819.
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia, vol. 4, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1819.
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia, vol. 5, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1819.
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia, vol. 6, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1819.
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia, vol. 7, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1819.
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia, vol. 8, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1820.
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia, vol. 9, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1820.
 Francesco Guicciardini, Historia di Italia, vol. 10, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1820.
 Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, vol. 1, Bari, G. Laterza, 1929.
 Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, vol. 2, Bari, G. Laterza, 1929.
 Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, vol. 3, Bari, G. Laterza, 1929.
 Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, vol. 4, Bari, G. Laterza, 1929.
 Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, vol. 5, Bari, G. Laterza, 1929.
 Francesco Guicciardini, Storie fiorentine dal 1378 al 1509, Bari, G. Laterza, 1931.
 Francesco Guicciardini, Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, Bari, Gius. Laterza & Figli, 1932.
 Francesco Guicciardini, Scritti politici, Bari, G. Laterza, 1933.
 Francesco Guicciardini, Scritti autobiografici e rari, Bari, G. Laterza e Figli, 1936.
Francesco Guicciardini, Storia d’Italia: la Novara rinascimentale, a cura di Claudio Groppetti, Novara, Interlinea edizioni, 2014
Francesco Guicciardini, Storia d'Italia. Versione nella lingua italiana di oggi, a cura di Claudio Groppetti, 2 vol., Novara, Interlinea edizioni, 2019


=== Studi ===
Paolo Treves, Il realismo politico di Francesco Guicciardini, Firenze, La Nuova Italia, 1931.
Vittorio De Caprariis, Francesco Guicciardini. Dalla politica alla storia, Bari, Laterza, 1950; ristampa, Bologna, Il Mulino, 1993, ISBN 978-88-150-4045-9.
Raffaello Ramat, Il Guicciardini e la tragedia d'Italia, Firenze, Olschki, 1953.
Roberto Ridolfi, Vita di Francesco Guicciardini, nuova ed., Milano, Rusconi, 1982 (I ed. 1960).
Gennaro Sasso, Per Francesco Guicciardini. Quattro studi, Roma, Istituto Storico per il Medio Evo, 1985.
Emanuele Cutinelli-Rèndina, Guicciardini, Roma, Salerno Editrice, 2009, ISBN 978-88-840-2665-1.


== Voci correlate ==
Famiglia Guicciardini


== Altri progetti ==

 Wikisource contiene una pagina dedicata a Francesco Guicciardini
 Wikiquote contiene citazioni di o su Francesco Guicciardini
 Wikibooks contiene testi o manuali su Francesco Guicciardini
 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Francesco Guicciardini


== Collegamenti esterni ==

 Guicciardini, Francesco, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 
 Federico Chabod, GUICCIARDINI, Francesco, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1933. 
 Guicciardini, Francesco, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. 
(IT, DE, FR) Francesco Guicciardini, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. 
(EN) Nicolai Rubinstein, Francesco Guicciardini, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. 
 Pierre Jodogne e Gino Benzoni, GUICCIARDINI, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 61, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004. 
 Francesco Guicciardini, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. 
 Francesco Guicciardini, in Storia e Memoria di Bologna, Comune di Bologna. 
 Opere di Francesco Guicciardini, su Liber Liber. 
 Opere di Francesco Guicciardini, su MLOL, Horizons Unlimited. 
(EN) Opere di Francesco Guicciardini, su Open Library, Internet Archive. 
(EN) Edmund Garratt Gardner, Francesco Guicciardini, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. 
Propositioni, overo Considerationi in materia di cose di Stato, sotto titolo di Avvertimenti, Avvedimenti Civili, & Concetti Politici di Guicciardinii, Lottini, Sansovini, Venezia, Presso Altobello Salicato, 1583.
Opere inedite di Francesco Guicciardini illustrate da Giuseppe Canestrini e pubblicate per cura dei conti Piero e Luigi Guicciardini, 10 voll., Firenze, Barbera, Bianchi e Comp., 1857-67: vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4, vol. 5, vol. 6, vol. 7, vol. 8, vol. 9, vol. 10.
Opere, 9 voll., Bari, Gius. Laterza & figli, 1929-36: vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4, http://www.bibliotecaitaliana.it/indice/visualizza_scheda/si150 vol. 5], vol. 6, vol. 7, vol. 8, vol. 9.