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Vittorio Gregotti
Vittorio Gregotti (Novara, 10 agosto 1927 – Milano, 15 marzo 2020) è stato un architetto, urbanista e teorico dell'architettura italiano.
== Biografia ==
Laureato in architettura al Politecnico di Milano, Gregotti ha insegnato architettura a Venezia, Milano e Palermo, e animato conferenze nelle università di Tokyo, Buenos Aires, San Paolo, Losanna, Harvard, Filadelfia, Princeton e Cambridge, tra le altre.
Svolge la sua prima esperienza lavorativa durante un soggiorno di sei mesi a Parigi nel 1947, presso l'importante studio dei fratelli Gustave, Claude e Auguste Perret, dove lavora per due settimane. Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1952. Poi continua nel lavoro presso lo studio BBPR, considerando Ernesto Nathan Rogers il suo maestro. Nel 1951 firma insieme a Rogers la sua prima sala alla Triennale di Milano per poi sbarcare al CIAM di Londra.
Come Aldo Rossi inizia la sua carriera collaborando con la storica rivista Casabella, diretta da Ernesto Nathan Rogers e di cui diverrà a sua volta direttore a partire dal 1982 fino al 1996. Negli anni '50 partecipa ad un seminario internazionale a Hoddesdon, dove ebbe modo di conoscere Le Corbusier, Ove Arup, Cornelis van Eesteren, Gropius, ma soprattutto il maestro dello stile liberty Henry van de Velde. Dal 1953 al 1968 ha svolto la sua attività in collaborazione con Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino (Architetti Associati).
La sua opera si lega inizialmente a quei movimenti come il Neoliberty di reazione al Movimento moderno ed alla sua interpretazione italiana definita Razionalismo italiano, di questo genere l'esempio più significativo è il palazzo per uffici a Novara del 1960. Giungerà poi, a progettare una megastruttura architettonica per le università di Palermo (1969), di Firenze (1972) e della Calabria (1974).
Gran premio internazionale alla 13ª Triennale di Milano nel 1964, Vittorio Gregotti è stato direttore delle arti visive alla Biennale di Venezia dal 1974 al 1976.
Nel 1974 crea il suo studio professionale "Gregotti Associati International", che da allora ha realizzato opere in una ventina di paesi. Nel 1999, Gregotti Associati International ha fondato la società Global Project Development, specializzata in progettazione e sviluppo architettonico sostenibile per i paesi in boom turistico, con l'obiettivo di rispettare l'ambiente.
Fu ideatore del controverso progetto del quartiere ZEN di Palermo, di cui anni dopo Massimiliano Fuksas proporrà la demolizione. Gregotti ha sempre dato la responsabilità del fallimento del progetto dello ZEN al fatto che non fosse mai stato ultimato a causa di infiltrazioni mafiose nella fase di appalto.
È morto a 92 anni il 15 marzo 2020 a Milano, a seguito di una polmonite da COVID-19.
Il 2 novembre 2020 il suo nome è stato iscritto nel Famedio di Milano.
== Elementi teorici ==
Come architetto, Gregotti prese le distanze dalle teorie e dai modelli dominanti, ereditati dal movimento moderno, per trovare ispirazione nelle culture locali e regionali. Nei suoi progetti adotta un approccio volto a metterli in relazione con la storia del luogo e non a un'astrazione che mira alla sua riproducibilità in qualsiasi sito.
Gli sono stati attribuiti diversi orientamenti nel suo lavoro. A volte è considerato legato ai nuovi razionalisti italiani, come Giorgio Grassi, riferendosi alle tesi di Jane Jacobs, Robert Venturi e Aldo Rossi, che avevano indotto un riorientamento della creazione architettonica in relazione ai dati del sito, questo già negli anni '60 e '70. L'interesse di questi teorici per la vita urbana e per la pianificazione urbana ha trovato un'eco nei successi dei membri della scuola del Ticino e di Tendenza - nome dato a questo gruppo di architetti storicisti.
I valori ad esso attribuiti si basano su due principi anti-modernisti: da un lato, il rifiuto della tendenza universalizzante del razionalismo modernista e, dall'altro, il potenziamento delle fonti storiche, l'accoglienza delle tradizioni locali nelle logiche dei progetti e costruzione. Questi aspetti sono visibili sia nei progetti della sua agenzia, sia nella sua densa produzione bibliografica.
=== Opere principali ===
==== Il territorio dell'architettura (1966) ====
È un classico della letteratura del XX secolo sull'architettura. In esso, Gregotti discute alcune delle principali domande nella pratica architettonica: la complessità dei materiali da costruzione in architettura, il suo rapporto con la storia, la genesi del concetto di razionalità e la delimitazione della "tradizione dei moderni", la complessità del concetto di tipologia e geografia come tema centrale che costituisce sia il materiale che il motore delle intenzioni del progetto.
Tenendo conto nelle sue riflessioni delle categorizzazioni tracciate in fenomenologia, strutturalismo e semiologia, Gregotti sviluppa una concezione della pratica architettonica che, dice, non viene praticata "come [da un] trattato, ma piuttosto come un esercizio”, volto a definire “il campo di competenza e l'articolazione esistente tra le discipline del progetto architettonico”.
Manfredo Tafuri (Progetti e architettura, 1982) ha scritto che il tema principale dell'opera è il dialogo tra geografia e segni architettonici, imponendo un cambio di scala implicando una nuova metodologia nella progettazione architettonica, di cui la poetica resta la base.
==== La città visibile (Torino, 1991) ====
Come scrive lo stesso Gregotti nell'introduzione, "negli ultimi quarant'anni, la trasformazione più significativa derivante dalla critica positiva della modernità nell'architettura è stata il riconoscimento dell'importanza di tener conto del contesto - storico e geografico - nonché di specifici elementi significativi del sito. Il moderno progetto architettonico diventa quindi consapevole della sua stessa natura, un dialogo tra l'esistente e le modifiche che farà. " Questo libro cerca quindi risposte ai problemi posti dal progetto urbano e più in generale dalle trasformazioni che ha subito l'attuale contesto fisico. Tali riflessioni non sono esclusivamente teoriche e sono supportate da esempi di progetti architettonici che riflettono i diversi modi di costruire una nuova città "a partire dalla città stessa e dalla sua storia". Gregotti è guidato dalla convinzione che è sempre possibile "per la cultura della pianificazione urbana e territoriale proporre un nuovo stato di equilibrio", basato sul "riordino e chiarezza, che sono gli strumenti più importanti dell'architettura ".
== Progetti ==
== Scritti ==
Quando il moderno non era uno stile, Archinto, 2018
(presentazione di) Noi sogniamo il silenzio, Roma, Edizioni di Comunità, 2015
Contro la fine dell'architettura, G. Einaudi editore 2008
Autobiografia del XX secolo, Ginevra-Milano, Skira, 2005;
L'architettura del realismo critico, Bari, Laterza, 2004;
Sulle orme di Palladio. Ragioni e pratica dell'architettura, Bari, Laterza, 2003;
Architettura, tecnica, finalità, Bari, Laterza, 2002;
Diciassette lettere sull'architettura, Bari, Laterza, 2001, 2a ed;
Sulle orme di Palladio. Ragioni e pratica dell'architettura, Bari, Laterza, 2000;
Identità e crisi dell'architettura europea, Torino, Einaudi, 1999;
Recinto di fabbrica, Torino, Bollati Boringhieri, 1996;
Le scarpe di Van Gogh. Modificazioni nell'architettura, Torino, Einaudi, 1994;
Il territorio dell'architettura, Feltrinelli, 1993, 4ª ed.;
Città visibile, Einaudi, 1993;
Dentro l'architettura, Torino, Bollati Boringhieri, 1991;
Cinque dialoghi necessari, Milano, Electa, 1990;
Il disegno del prodotto industriale. Italia [1860-1980], Milano, Electa Mondadori, 1986;
Questioni di architettura. Editoriali di Casabella, Torino, Einaudi, 1986;
Quattordici lettere a proposito della P, Bompiani;
con Valerio Castronovo, Rossana Bossaglia, Cento anni di industria, Milano, Electa Mondadori.
Il territorio dell'architettura, Feltrinelli, Milano, 1966
L'ultimo hutong, lavorare in architettura nella nuova Cina, Skira, Milano, 2009
== Note ==
== Bibliografia ==
P. Colao e G. Vragnaz [a cura di], Gregotti associati 1973-1988, Milano, Electa, 1990, pagg. 164-166;
Manfredo Tafuri, Vittorio Gregotti, progetti e architetture, Documenti di architettura, Electa, Milano, 1988;
Agostino Renna, Antonio De Bonis e Giuseppe Gangemi, Costruzione e progetto, La valle del Belice, CULP, Milano, 1979, pagg. 258-261;
G. Marinoni, Metamorfosi del centro urbano, Il caso Gibellina, Lotus, n. 69, pagg. 74-75;
Pierre Alain Croset, Salemi e il suo territorio, Casabella 536, giugno 1987, pag. 18;
Progetto per un parco urbano a Salemi, Casabella 536, giugno 1987, pag. 24;
U. Graf e W. Blaser, Gibellina nuova, Docu-bullettin, n. 4, 1990;
Antonello Marotta, Cinquanta domande a Vittorio Gregotti, Clean, Napoli, 2002;
Antonio Angelillo, Verso una primavera siciliana?, Casabella 617, novembre 1994, pag. 50-51;
S. Crotti [a cura di], Vittorio Gregotti, Bologna, Zanichelli, 1986;
Joseph Rykwert, Gregotti Associati, Milano, Rizzoli, 1995;
Guido Morpurgo, Gregotti Associati [1953-2003], Milano, Rizzoli, 2004;
La forme du territoire : une analyse de paysage à travers de l'œuvre de Vittorio Gregotti (1989). Bulletin de l'Association de Géographes Français. 66. 3. 199-204.
== Voci correlate ==
BCV Progetti srl.
== Altri progetti ==
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Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Vittorio Gregotti
== Collegamenti esterni ==
Gregòtti, Vittorio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Cinzia Corradini, GREGOTTI, Vittorio, in Enciclopedia Italiana, V Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1992.
Vittorio Gregotti, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
Opere di Vittorio Gregotti, su MLOL, Horizons Unlimited.
(EN) Opere di Vittorio Gregotti, su Open Library, Internet Archive.
(EN) Vittorio Gregotti, su Goodreads.
Registrazioni di Vittorio Gregotti, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
Gregotti associati, su gregottiassociati.it.
intervista all'architetto Gregotti sullo ZEN di Palermo, su it.youtube.com.
traarchit - architetture - Vittorio Gregotti, su traarchit.it.
Intervista a Gregotti sulle trasformazioni urbanistiche di Milano, su milanomag.it.
Pierluigi Panza, Morto Vittorio Gregotti, l'illuminista dell’architettura che amava la città, su corriere.it, 15 marzo 2020.
Manuel Orazi, “Il faut être absolument moderne”. In morte di Vittorio Gregotti [1], su Domusweb.it, 16 marzo 2020.