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Lunedì 29 aprile 2024


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Supplementi autore Bukowski Charles


Biografia di Charles Bukowski

16 agosto 1920 - 9 marzo 1994.

Voglio una vita maleducata, di quelle vite fatte così. Voglio una vita che se ne frega, che se ne frega di tutto sì. Voglio una vita spericolata, di quelle che non dormi mai.
Se Henry Charles Bukowski, detto Hank, avesse sentito la famosa canzone di Vasco Rossi, c'è da scommettere che se ne sarebbe innamorato al volo. Probabilmente ne avrebbe fatto un suo inno. Non paia troppo azzardato ai fan di Hank (come spesso chiamava, con civetteria autobiografica, molti personaggi dei sui libri) l'accostamento con il cantautore nostrano, ma Bukowski, nato il 16 agosto 1920 ad Andernach (una piccola cittadina tedesca nei pressi di Colonia), la vita spericolata, la vita da strada e randagia, l'ha probabilmente incarnata al meglio, come pochi altri al mondo.
Figlio di un ex artigliere delle truppe americane, Charles ha solo 3 anni quando la famiglia si trasferisce a Los Angeles, negli Stati Uniti. Qui trascorre l'infanzia costretto dai genitori a un quasi totale isolamento dal mondo esterno. Già si notano i primi segni della sua vena ribellistica e di una fragile, confusa vocazione alla scrittura. A sei anni, era un bambino con un carattere già ben formato: schivo e impaurito, escluso dalle partite di baseball giocate sotto casa, irriso per il suo tenue accento teutonico, manifesta difficoltà di inserimento.
A tredici anni inizia a bere e a frequentare una chiassosa banda di teppisti. Nel 1938 Charles Bukowski si diploma senza troppi entusiasmi alla L.A. High School e a vent'anni abbandona la casa paterna. Inizia così un periodo di vagabondaggio segnato dall'alcol e da una sequenza infinita di lavori saltuari. Bukowski è a New Orleans, a San Francisco, a St. Louis, soggiorna in una pensione-bordello di tagliagole filippini, fa il lavapiatti, il posteggiatore, il facchino, si sveglia sulle panchine dei parchi pubblici, per qualche tempo finisce perfino in galera. E continua a scrivere.

I suoi racconti e le sue poesie trovano spazio su giornali come Story ma soprattutto sulle pagine delle riviste underground. Non è infatti una fugace o poetica linfa creativa che lo induce a scrivere, ma la rabbia verso la vita, l'amarezza perenne del giusto di fronte ai torti e all'insensibilità degli altri uomini. Le storie di Charles Bukowski sono imperniate su un autobiografismo quasi ossessivo. Il sesso, l'alcol, le corse dei cavalli, lo squallore delle vite marginali, l'ipocrisia del sogno americano sono i temi sui quali vengono intessute infinite variazioni grazie a una scrittura veloce, semplice ma estremamente feroce e corrosiva. Assunto dal Postal Office di Los Angeles e inaugurato un burrascoso rapporto sentimentale con Jane Baker, Bukowski attraversa gli anni '50 e '60 continuando a pubblicare semiclandestinamente, soffocato dalla monotonia della vita d'ufficio e minato da eccessi di ogni genere. Nel settembre dei 1964 diviene padre di Marina, nata dalla fugace unione con Frances Smith, giovane poetessa.

Comincia l'importante collaborazione con il settimanale alternativo Open City: le sue velenose colonne verranno raccolte nel volume Taccuino di un vecchio sporcaccione, che gli regalerà ampi consensi fra gli ambienti della protesta giovanile. La speranza di poter divenire uno scrittore full time gli diede il coraggio di licenziarsi dall'insopportabile ufficio postale all'età di 49 anni (quegli anni sono condensati nel memorabile Post Office). Comincia il periodo dei readings poetici, vissuti come vero e proprio tormento.

Nel 1969, dopo la tragica morte di Jane stroncata dall'alcol, Bukowski conosce l'uomo destinato a cambiargli la vita: John Martin. Manager di professione e appassionato di letteratura per vocazione, Martin era rimasto fortemente impressionato dalle poesie di Bukowski tanto da proporgli di lasciare l'impiego all'ufficio postale per dedicarsi completamente alla scrittura. Lui si sarebbe occupato della fase organizzativa di tutta l'operazione, provvedendo a versare a Bukowski un assegno periodico quale anticipo sui diritti d'autore e impegnandosi a promuovere e a commercializzare le sue opere. Bukowski accetta la proposta.

Incoraggiato dai buoni risultati ottenuti dalle prime plaquette stampate in poche centinaia di copie, John Martin fonda la Black Sparrow Press, ripromettendosi di pubblicare tutte le opere di Charles Bukowski. In pochi anni è il successo. Inizialmente i consensi sembrano essere limitati all'Europa, poi la leggenda di Hank Bukowski, ultimo scrittore maledetto, sbarca negli Stati Uniti. Inizia il periodo dei reading poetici, vissuti da Bukowski come un vero e proprio incubo e documentati magnificamente in molti dei suoi racconti. Proprio durante una di queste letture, nel 1976, Bukowski conosce Linda Lee, unica tra le sue molte compagne a mitigarne la vena autodistruttiva, l'unica tra le sue bizzose compagne capace di mettere freno alla pericolosa imprevedibilità di Hank. Gli stenti del vagabondo paiono d'altronde ormai terminati: Hank è ricco e universalmente conosciuto come il bizzarro scrittore di Storie di ordinaria follia.

Linda gli fa cambiare regime alimentare, gli riduce l'alcol, lo incoraggia a non alzarsi mai prima di mezzogiorno. Il periodo degli stenti e del vagabondaggio si chiude definitivamente. Gli ultimi anni sono vissuti in grande serenità e agiatezza. Ma la vena creativa non viene meno. Si ammala ammala di tubercolosi nel 1988, tuttavia, in condizioni fisiche via via più precarie, Bukowski continua a scrivere e a pubblicare. Alle sue opere si ispirano i due registi Marco Ferreri e Barbet Schroeder per altrettante riduzioni cinematografiche. Documentata dalle ormai celeberrime sue ultime parole: Ti ho dato tante di quelle occasioni che avresti dovuto portarmi via parecchio tempo fa. Vorrei essere sepolto vicino all'ippodromo... per sentire la volata sulla dirittura d'arrivo, la morte lo colpisce il 9 marzo 1994.

Aforismi di Charles Bukowski

«La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare.»
«La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ne impiega troppo.»
«Detesto i prati perchè tutti hanno un prato con l'erba e, quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri, si diventa tutti gli altri.»
«Genio è l'uomo capace di dire cose profonde in modo semplice.»
«I grandi uomini sono i più soli.»
«La mia unica ambizione è quella di non essere nessuno, mi sembra la soluzione più sensata.»
«Scrivere poesie non è difficile. Difficile è viverle.»
«Le due più grandi invenzioni dell'uomo sono il letto e la bomba atomica: il primo ti tiene lontano dalle noie, la seconda le elimina.»
«Parlare di morte è come parlare di denaro. Noi non sappiamo nè il prezzo nè il valore.»
«Ospedali, galere e puttane: sono queste le università della vita. Io ho preso parecchie lauree. Chiamatemi dottore.»
«Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri.»
«Viaggiare non è altro che una seccatura: di problemi ce ne sono sempre più che a sufficienza dove sei.»
«La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto.»
«L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perchè provi un senso di benessere quando gli sei vicino.»
«Non essere giù perchè la tua donna ti ha lasciato: ne troverai un'altra e ti lascerà anche quella.»
«Ovviamente è possibile amare un essere umano, se non lo si conosce abbastanza bene.»
«Solo i poveri riescono ad afferrare il senso della vita, i ricchi possono solo tirare a indovinare.»

Tratto da biografieonline.it

Biografia di Charles Bukowski.txt (7.6 kb)


Testo di assaggio


Bukowski Charles: Lo sciupafemmine di Hollywood Est
Grandezza del file: 44 kb
Informazioni sull'autore
Approfondimenti sull'opera

Charles Bukowski

Lo sciupafemmine di Hollywood Est

Ecco cos’era. Tod Hudson andava continuamente a segno, con regolarità quasi noiosa. Credo di averlo incontrato per la prima volta a una festa nel mio caseggiato giù a DeLongpre. “Festa” non è il termine giusto. Lasciavo la porta di casa aperta. La gente veniva tutte le sere e si fermava a bere. Non ne conoscevo la maggior parte. Il motivo, per tutta quella gente intorno, mi raccontavo, era che stavo raccogliendo materiale. Era una stronzata, naturalmente, volevo solo una scusa per ubriacarmi più spesso possibile.
...“Come dicevo...”

“Non ti accorgi che è pazza. È una pazza intelligente quando le serve. Riesce a mascherarlo perfettamente. La sua follia la scambi per anima. È solo quando ti conosce bene che te la scarica addosso.”

“D’accordo, portala.”

“E verrai in libreria?”

“Seee...”

Rissy tornò.

“Mio Dio, quel bagno è un posto terribile! È incrostato in lungo e in largo di cose schifose!”

“Scusa,” dissi, “la mia donna di servizio è scappata con l’uomo della spazzatura.
...
[Fine del testo di assaggio]


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