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Narratore di fama e di successo, alchimista della fantasia sui cui binari fa
sapientemente scorrere le contraddizioni del reale, in un continuo gioco di
scambi, Alberto Bevilacqua è nato a Parma il 27 giugno 1934. Attira fin da
giovane l'attenzione di Leonardo Sciascia, che gli fa pubblicare la prima
raccolta di racconti La polvere sull'erba (1955).
Esordisce come poeta nel 1961 pubblicando L'amicizia perduta. Il successo
internazionale arriva però con l'ormai celeberrimo La Califfa (1964),
diventato film (da lui stesso diretto) e interpretato da Ugo Tognazzi e Romy
Schneider. La protagonista, Irene Corsini, nel suo vitalistico vibrare tra
fierezze e abbandoni, inaugura la galleria dei grandi personaggi femminili
di Bevilacqua, mentre Annibale Doberdò incarna un'emblematica figura di
industriale nella provincia italiana degli anni '60.
Romanzo tra i più importanti del decennio è Questa specie d'amore (1966,
premio Campiello), nel quale il dissidio tra il richiamo della propria
terra, la provincia parmigiana e l'impegno della vita nella capitale, scuote
la coscienza inquieta dell'intellettuale protagonista; tema onnipresente
nella narrativa di Bevilacqua, assieme alla vicenda della passione amorosa e
alle atmosfere liriche, visionarie e fantastiche, rese corporee da uno stile
denso e non alieno da un seppur cauto sperimentalismo linguistico.
Dell'epopea provinciale dei suoi eroi grandi e meschini, Bevilacqua aveva
già fornito uno splendido affresco inUna città in amore (1962,
ripubblicato in una nuova stesura nel 1988).
Intellettuale impegnato e presente nella vita italiana fin dagli inizi degli anni '60, giornalista
critico del costume, polemista, l'attività di Alberto Bevilacqua è sempre
stata multimediale. La sua produzione narrativa, sempre accompagnata da
grande successo, ha ottenuto anche numerosi riconoscimenti, fra cui
l'apprezzamento dei maggiori premi letterari italiani: fra i suoi titoli
premiati troviamo L'occhio del gatto (1968, Premio Strega),
Un viaggio misterioso (1972, Premio Bancarella) e I sensi incantati (1991, premio
Bancarella).
Intensa e continua, da sempre parallela e mai subordinata all'attività di
narratore, la produzione poetica di Bevilacqua è raccolta nelle opere:
La crudeltà (1975), Immagine e somiglianza (1982), Vita mia (1985),
Il corpo desiderato (1988),
Messaggi segreti (1992) e
Piccole questioni di eternità (Einaudi 2002). Le opere di Bevilacqua sono state ampiamente
tradotte in Europa, Stati Uniti, Brasile, Cina e Giappone. Come ha scritto
efficacemente Maurizio Cucchi
Amore ed erotismo, consapevolezza degli
indissolubili legami non solo con la propria terra d'origine, ma anche con
le figure parentali, costituiscono altri elementi irrinunciabili della sua
poesia, la cui tendenza, evidente anche nella sua più recente raccolta
(Legami di sangue), parrebbe quella di ricondurre incessantemente al
presente suggestioni, vicende, situazioni prelevate da una memoria anche
remota.
Alberto Bevilacqua è morto il 9 settembre 2013 all'età di 79 anni, dopo una
lunga malattia. Lascia la sua compagna, l'attrice e scrittrice Michela Miti
(Michela Macaluso).
Frasi di Alberto Bevilacqua
«La poesia è registrazione rapidissima di momenti chiave della nostra
esistenza. In ciò è pura, assoluta, non ha tempo di contaminarsi con nulla.
Nemmeno con i nostri dubbi.»
«i>Gli editori credono ciecamente, con apriorismo razzistico, che la poesia
sia tabù per la libreria. E lo credono anche i librai.»
«Bertolucci, mi ha insegnato a leggere i libri giusti e il sapore di quello
che è il gusto letterario.»
Biografia di Alberto Bevilacqua.txt (3.7 kb)
Alberto Bevilacqua
Una città in amore
e arie scelte da
La festa parmigiana
I libri
di Alberto Bevilacqua
Copyright 1998
Arnorldo Mondadori Editore
S'p'A', Milano
I edizione maggio 1998
Mondadori
Una citt… in amore, pubblicato nel 1962 e accolto dalla critica
come "un piccolo gioiello", rappresenta il vero, compiuto esordio di
Bevilacqua nella narrativa.
Romanzo corale, prisma di tonalit… - l'epopea, l'ironia di una
terra e della sua gente - primo atto di una ricerca di radici e di
...insomma, di puri peccatori che potrebbero tranquillamente affrontare
un giudizio universale. Senza con questo togliere nulla ai diritti e
ai meriti dello "Stato grande come una tovaglia" di cui scriveva
Jules de Goncourt a Gavarni nel dicembre del 1855, fondendo
inconsapevolmente i poteri delle armi con quelli della mensa:
"Ah! Gavarni. Non c'Š nessuna probabilit… che io diventi un giorno
duca di Parma, ed Š un peccato!
...
[Fine del testo di assaggio]
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