Biblioteca Digitale per i Ciechi |
Distributore BDCiechi |
Frase del giorno: | La corona della vittoria non si promette se non a coloro che combattono (Sant'Agostìno) |
Santi del giorno: | San Pietro Nolasco, San Lucio di Cirene, Santa Giuditta di Prussia, Santa Benedetta di Roma, San Venerio di Milano, Sant' Edberto di Lindisfarne, San Francesco De Montmorency-Laval, Santi Mariano e Giacomo di Lambesa, Beata Maria Caterina Troiani, Beati Enrico Kaczorowski e Casimiro Gostynski, Beati Edoardo Jones e Antonio Middleton, Beata Anna Rosa Gattorno |
Compositore grande, grandissimo, addirittura immenso e che è tutto nostro.
Un artista dal carattere peculiare che ha saputo imporre al suo tempo il
nome dell'Italia in tutto il mondo civilizzato e che ancora oggi è sinonimo
di italianità: il suo nome rappresenta una delle ragioni per essere fieri di
appartenere al Bel Paese.
Gioacchino Rossini nasce a Pesaro il 29 febbraio 1792, figlio di un
suonatore d'orchestra e di una cantante d'opera attivi nei teatri di
provincia italiani. Di talento musicale precocissimo, è allievo del Mattei
al Conservatorio di Bologna dove studia in particolare le opere di Cimarosa,
Haydn e Mozart.
A vent'anni già scrive "opere buffe" e "opere serie" per vari teatri
italiani, mostrando sorprendente freschezza e vitalità.
A quel tempo la suddivisione fra questi due generi era molto rigida: l'Opera
seria cosiste sempre in tre atti (con molte arie) che escludono le scene
allegre e divertenti mentre, com'è intuibile, l'Opera buffa è in buona
sostanza una commedia musicale spesso basata sulla "Commedia dell'arte".
Inoltre l'Opera seria si distingue anche per avere uno schema fisso della
situazione e dei ruoli dal fatto di essere contrassegnata dal "lieto fine",
cioè dalla conciliazione dei contrasti e delle contraddizioni alla fine
dell'opera. Rossini nella sua carriera contribuirà grandemente a sovvertire
molti di questi luoghi comuni operistici.
Dopo il successo di "Tancredi" e de "L'italiana in Algeri" comincia
un'ascesa inarrestabile. Diviene popolarissimo grazie all'irresistibile
vivacità dei suoi ritmi, alla bellezza delle melodie e all'irrefrenabile
vena e vigore teatrale che circolano nelle sue composizioni.
Dal 1816 al 1822 Barbaja, potente e accorto impresario del Teatro San Carlo
di Napoli, lo scrittura per infondere nuovo vigore al mondo operistico
napoletano in declino. Disponendo di un teatro tutto suo, di una buona
orchestra e di grandi cantanti, Rossini matura come drammaturgo e amplia i
propri mezzi musicali che culminano con l'opera "Semiramide", l'ultima del
suo periodo italiano. A Napoli Rossini pone le basi della sua fortuna
finanziaria e sposa la contralto spagnola Colbran che, con il suo grande
talento vocale, contribuisce al successo delle sue opere.
Dopo un soggiorno a Vienna e Londra, dove vengono allestiti due festival
delle sue opere, nel 1824 Rossini si reca a Parigi come direttore del
Théâtre Italien. Qui fa rappresentare le sue opere migliori revisionandole
per adattarle ai gusti della società parigina, poi con il "William Tell"
(Guglielmo Tell) affronta un nuovo soggetto romantico: con questa opera
riesce a fondere gli elementi dello stile italiano e francese aprendo la
strada al "grand-opera", tipo di spettacolo dal soggetto storico, ricco di
effetti scenici, balletti e masse corali.
Ormai al culmine della celebrità internazionale Rossini chiude tuttavia la
sua attività operistica, forse per motivi di salute o forse per stanchezza
creativa, dopo anni di intensa attività compositiva, ma anche per la
raggiunta sicurezza finanziaria. Resta ancora a Parigi curando i propri
affari, seguendo gli allestimenti dei compositori contemporanei e
concedendosi numerosi viaggi.
Nel 1836 fa ritorno a Bologna in uno stato di grande abbattimento fisico e
psichico poi si sposta a Firenze. Rientrato a Parigi nel 1855 riprende a
comporre brevi pezzi da camera.
Muore a Passy il 13 novembre 1868.
Vent'anni dopo la sua salma viene traslata nella chiesa di Santa Croce a
Firenze, accanto a quella degli altri grandi Italiani.
Molti sono i meriti e le strade aperte da questo eccezionale compositore
italiano. Ha saputo rendere brillante e imprevedibile l'orchestra,
ravvivando i colori strumentali e accentuando le dinamiche con il celebre
uso del crescendo (poi denominato appunto "crescendo rossiniano"), e del
concertato finale. Rossini ha inoltre regolato il cosiddetto "bel canto",
sino ad allora lasciato al gusto degli interpreti, e imposto alle voci un
inedito virtuosismo. L'espressione musicale acquista così un effetto
fortemente teatrale, dall'impatto quasi fisico, che è storicamente unico e
innovativo.
Frasi di Gioachino Rossini.
«L'amore soddisfatto è un piacevole passatempo. L'amore infelice è un dente guasto del cuore.»
«Per mangiare un tacchino, dobbiamo essere in due: io e il tacchino.»<
La Gazza Ladra
Atto I
Atto II
Atto I
Coro
Oh, che giorno fortunato! Oh, che gioia si godrà!
Pippo
Dopo tanti e tanti mesi spesi in guerra e fra gli stenti,
oggi alfine a'suoi parenti il padron ritornerà.
Coro
Vieni, vieni, o padroncino! Vieni a noi, Giannetto amato!
Oh, che giorno fortunato! Oh, che gioia si godrà!
La gazza
Pippo! Pippo!
Pippo
Chi ha chiamato?
Coro
Non so niente. Ah! Ah! Ah!
La gazza
Pippo?
Pippo
Ancora?
Coro
Vé chi è stato!
Pippo
...Ninnetta
Oh me felice!
Fabrizio
Taci, che vien Lucia.
Ninnetta
Caro Fabrizio!
Lucia
Ma brava! E tu quando farai giudizio?
Prendi queste posate, e bada bene che non si perda nulla.
Ninnetta
Ah no, vorrei in pria morir, che ancora mancar dovesse.
Lucia
Solite proteste… ma intanto la forchetta se n'è ita.
Ninnetta
Io non ci ho colpa!
Lucia
Ma però…
Fabrizio
(Che vita!) Andiamo.
Lucia
Andiamo pure.
Fabrizio
Addio, Ninnetta.
...
[Fine del testo di assaggio]
Torna a inizio pagina
Curatore della Biblioteca Digitale per i Ciechi: Carmelo Ottobrino |
Software Copyright © 2010-2024 Giuliano Artico |