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Domenica 12 maggio 2024


Frase del giorno: E tu, coraggio, non volere, non inseguirla, come un miserabile, se fugge, ma con tutta la tua volontà resisti, non cedere (Catullo)
Santi del giorno: San Leopoldo da Castelnuovo, San Nereo, Sant'Achille, San Pancrazio, San Domenico della Calzada, Sant'Efrem di Gerusalemme, San Filippo di Agira, Beata Imelda Lambertini, Beato Domenico Malaj, Beato Luciano Galan, Beata Giovanna di Portogallo


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Lawrence R. D: I miei amici lupi
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Testo di assaggio


Lawrence R. D: I miei amici lupi
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Informazioni sull'autore
Approfondimenti sull'opera

R. D. LAWRENCE.

I miei amici lupi.

pubblicato da SELEZIONE DELLA Narrativa mondiale.

Testo revisionato.

Quando R.D. Lawrence li acquistò da un cacciatore indiano, salvandoli da una morte sicura, i due cuccioli di lupo erano solo due teneri batuffoli di pelo, lunghi venticinque centimetri e completamente ciechi.
Giorno dopo giorno, con l'aiuto della moglie Joan e del fedele Tundra - un robusto cane da slitta - Lawrence insegnò ai lupacchiotti a difendersi dai porcospini, dagli orsi e a predare i cervi.
preparandoli così per il ritorno alla vita selvaggia nelle sterminate foreste canadesi.
Raccontata con dovizia di particolari questa è LA MERavigliosa esperienza di un uomo che, anche a costo di grandi rinunce personali, ha posto al di sopra di ogni cosa il suo amore per la natura e per gli animali.

UNO.

LA VECCHIA canoa scalcinata scivolava lungo l'ansa del fiume Mattawa con il motore fuoribordo che tossicchiava in modo poco rassicurante.
Troppo preoccupato a tenere d'occhio il motore, l'uomo accucciato a poppa non si era neppure accorto che la canoa stava entrando in una zona di acque più agitate, ove la corrente, fortissima, precipitava ribollendo verso una strettoia del fiume, a poca distanza dall'imbarcazione.
Intuendo quello che stava per accadere, mi misi a gridare per attirare la sua attenzione.
Ancora qualche istante e la vecchia e fradicia barca si sarebbe quasi certamente piegata su un fianco, riempiendosi d'acqua.
L'uomo sulla canoa non mi udì.
In quel momento, il motore emise un ultimo stridulo lamento e si spense.
La mia imbarcazione, una canoa di circa cinque metri, si trovava in secco sulla riva, a poca distanza da me.
A prua c'era una fune arrotolata lunga circa trenta metri.
Lasciai cadere la canna da pesca e stavo per correre a prendere la fune quando vidi che l'uomo, ormai persa ogni speranza nel motore, afferrava una pagaia rotta per cercare di cavarsela a remi.
Ma in quel modo non aveva nessuna probabilità di farcela.
Gridai di nuovo, levando la fune sopra la testa.
Questa volta l'uomo si accorse di me e fece un cenno con la mano: aveva capito le mie intenzioni e stava raddoppiando i suoi sforzi con la pagaia per avvicinarsi alla riva.
Rischiò due volte di rovesciarsi e, quando finalmente riuscì ad arrivarmi a tiro, la corrente lo trascinò via di poppa.
Lanciai la fune, la cui estremità ricadde oltre il bordo del parapetto di dritta; l'uomo la
afferrò e io cominciai a tirare.
Prima che riuscissi a trascinarla in secco, tuttavia, la canoa aveva imbarcato moltissima acqua gelida.
Ribaltai il motore fuoribordo per estrarlo dalla sabbia e alzai gli occhi: l'uomo era un indiano e, a giudicare dal suo alito, era anche completamente ubriaco.
In effetti, non appena mise piede fuori dall'imbarcazione, cadde lungo disteso sulla sabbia impugnando ancora la pagaia rotta e giacque ridacchiando.
Dopo qualche istante, lasciò andare l'attrezzo che scivolò in acqua e fu trascinato via dalla corrente.
Tirai la canoa al sicuro sulla riva, notando che conteneva una quantità di carabattole di ogni tipo e un sacco rigonfio intriso di sangue e d'acqua al cui interno qualcosa si muoveva.
L'indiano si era rimesso in piedi e in quel momento udii provenire dal sacco un debole lamento.
Cosa c'è lì dentro? domandai.
Makekun-shish.
Nesho.
Conoscevo abbastanza la lingua dei Cree - una tribù indiana che, in parte, vive ancora oggi di nomadismo e caccia- per capire la risposta.
Makekun: lupo, shish: giovane, nesho: due.
In quel sacco vi erano due cuccioli di lupo.
E quel sangue da dove viene? Keisays skwao makekun rispose che, tradotto alla lettera, significa: "vecchia lupa".
La madre, immaginai.
Sono riuscito a catturarla proseguì, mostrando di avere una certa conoscenza dell'inglese.
E poi l'ho scuoiata.
Il governo dell'Ontario, una delle più importanti province canadesi, pagava una taglia di venticinque dollari per ogni lupo ucciso.
Ho preso con me i piccoli per venderli a un negozio di animali concluse l'indiano.
Quindi, avvicinandosi con passo incerto, mi batté sulla spalla.
Diavolo, te la cavi bene con la corda.
Bisogna bere un goccio! Mentre si dirigeva barcollando verso la sua canoa e ne estraeva una bottiglia di whisky mezza piena, sollevai il sacco, lo appoggiai a terra e dopo aver reciso la corda che ne chiudeva l'imboccatura, diedi un'occhiata all'interno.
Era difficile distinguere i cuccioli dalla pelle insanguinata della lupa, ma appena mi arrischiai ad affondare il braccio nel sacco, le mie dita sfiorarono immediatamente i piccoli corpi tremanti.
Li estrassi stringendoli al petto e cercando di trasmettere loro un po' di calore e di fiducia.
Attraverso la camicia, avvertivo il tremito violento che li scuoteva, dovuto senza dubbio alla paura, al freddo e al trauma che avevano subìto.
Erano povere creaturine patetiche, bagnate fradice, con la pelliccia incrostata del sangue della loro madre.
...
[Fine del testo di assaggio]


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