Biblioteca Digitale per i Ciechi
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Giovedì 25 aprile 2024
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Supplementi autore Bellini Vincenzo
Vincenzo Bellini
3 novembre 1801
23 settembre 1835
Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini, compositore italiano, tra i
più celebri operisti dell'800, nasce a Catania il 3 novembre 1801. Studia
musica a Catania, poi a Napoli (1819). Tra i suoi maestri vi è Nicola
Antonio Zingarelli, che lo indirizza verso lo studio dei classici. Conosce
il calabrese Francesco Florimo, con cui instaura una profonda e duratura
amicizia; Florimo diventerà bibliotecario del conservatorio di Napoli e sarà
biografo dell'amico Bellini, prematuramente scomparso.
Tra le sue prime composizioni, in questo periodo, vi sono opere di musica
sacra, alcune sinfonie e alcune arie per voce e orchestra, tra cui la
celebre "Dolente immagine", oggi nota per i successivi adattamenti per voce
e pianoforte.
Presenta nel 1825 al teatrino del conservatorio "Adelson e Salvini", sua
prima opera e lavoro finale del corso di composizione. Solo un anno dopo con
"Bianca e Fernando", arriva il primo grande e inaspettato successo. Per non
mancare di rispetto al principe Ferdinando di Borbone, l'opera va in scena
al teatro San Carlo di Napoli con il titolo modificato in "Bianca e
Gernando".
Nel 1827 gli viene commissionata un'opera da rappresentare al Teatro alla
Scala di Milano. Bellini lascia Napoli e anche Maddalena Fumaroli, la
ragazza di cui è innamorato ma che non aveva potuto sposare a causa
dell'opposizione del padre.
A Milano vanno in scena "Il pirata" (1827) e "La straniera" (1829) ottenendo
clamorosi successi; nelle pagine della stampa milanese dell'epoca si può
apprezzare come Bellini fosse considerato l'unico operista italiano con uno
spiccato stile personale in grado di tener testa a quello di Gioacchino
Rossini.
"Zaira" nel 1829, rappresentata a Parma, ottiene meno fortuna: sembra che lo
stile di Bellini mal si adattasse ai gusti del tradizionalista pubblico di
provincia. Delle opere successive le più riuscite sono quelle scritte per il
pubblico di Milano: "La sonnambula" (1831), "Norma" (1831) e "Parigi" (I
puritani - 1835).
Nello stesso periodo compone anche due opere per il teatro La Fenice di
Venezia: "I Capuleti e i Montecchi" (1830), per i quali adatta parte della
musica scritta per "Zaira", e la poco fortunata "Beatrice di Tenda" (1833).
La svolta decisiva nella sua carriera come nella sua evoluzione artistica
coincide con il suo trasferimento a Parigi. Qui Vincenzo Bellini entra in
contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa (tra cui Fryderyk
Chopin); pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre, il
linguaggio musicale dell'italiano si arricchisce di colori e soluzioni
nuove.
A Parigi compone numerose romanze da camera di grande interesse, alcune
delle quali in francese. È ormai maturo e pronto per comporre un'opera in
francese per il Teatro dell'Opéra di Parigi: purtroppo la carriera e la sua
vita vengono stroncate alla giovane età di 33 anni, da un'infezione
intestinale probabilmente contratta qualche anno prima.
Vincenzo Bellini viene sepolto vicino a Chopin e Cherubini nel cimitero Père
Lachaise, dove la salma rimarrà per oltre quarant'anni, fino al 1876, quando
verrà portata nel Duomo di Catania.
A partire dal 1985 fino all'entrata in vigore dell'Euro, la banconota
italiana da 5.000 Lire ha mostrato la raffigurazione del volto di Vincenzo
Bellini.
Testo di assaggio
Bellini Vincenzo: Il pirata
Grandezza del file: 35 kb
Informazioni sull'autore
Approfondimenti sull'opera
Il pirata
Melodramma in due atti di Felice Romani
PERSONAGGI
Ernesto, Duca di Caldora, partigiano della casa d Angiò, Baritono
Imogene, sua moglie anticamente amante di Soprano
Gualtiero, già Conte di Montalto, e partigiano del Re Manfredi,
ora fuoruscito e capo de' Pirati Aragonesi, Tenore
Itulbo, compagno di Gualtiero, Tenore
Goffredo, tutore un tempo di Gualtiero, ora Solitario, Basso
Adele, damigella di Imogene, Mezzosoprano
Cori e comparse
Pescatori, Pescatrici, Pirati, Cavalieri, Dame, Damigelle
...Vieni, fuggi... tu sei fra nemici.
GUALTIERO
Né poss'io disfidarli, e morir!
Per te di vane lagrime
Mi nutro ancor, mio bene:
Speranza mi fa vivere
Di possederti ancor.
Se questo avessi a perdere
Conforto in tante pene,
Ah! non potrei più reggere,
Vorrei la morte allor.
SOLITARIO, ITULBO
Deh! taci, incauto, e frenati;
Non dar di te sospetto:
Mill'occhi in te si affissano,
Ti svela il tuo furor.
CORO
(in disparte)
Donde sì cupi gemiti?
Perché sì tristo aspetto?
...
[Fine del testo di assaggio]
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Curatore della Biblioteca Digitale per i Ciechi: Carmelo Ottobrino
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